La diplomazia culturale di Putin. Nadiia Koval: “La cultura russa come strumento di influenza e dominio”

(Foto di A.Savin - Own work, CC BY-SA 3.0, Link)

Intervista alla sociologa dell’Ukrainian Institute sul ruolo dell’agenzia Russotrudničestvo e delle fondazioni Russkij Mir e Gorčakov prima e dopo l’invasione russa in Ucraina, molto attive, anche in occidente, nella promozione di una particolare immagine della Russia e nei progetti di russificazione.

Grigorij Sinčenko, detenuto ucraino in Russia: “Non ho cercato di uccidermi, mi sono tagliato le vene per protesta”

Foto di engin akyurt su Unsplash

Il racconto dal carcere di Rostov sul Don, in cui è in detenzione preventiva: “Ho usato il mio sangue come inchiostro per descrivere le torture sulle pareti della cella”. Il Tribunale militare del distretto meridionale lo accusa di “spionaggio e sabotaggio” e di 40 altri reati commessi sul territorio della cosiddetta Repubblica popolare di Donec’k..

Ai confini della guerra, tra i 22 milioni di ucraini in fuga. Conversazione con Francesco Vietti

Moldova (foto di Foto di Vlad Gregurco su Unsplash ridimensionata)

L’antropologo parla di quello che è stato il più grande spostamento di popolazione in Europa dai tempi della Seconda guerra mondiale, con uno sguardo particolare a quanto avvenuto in Moldavia: “Fermarsi lì per queste persone significa anche rimanere vicino a casa, pensare il ritorno come possibile”… “La guerra non insegna mai niente, ma sui migranti qualcosa dovrebbe insegnarcela”.

In arte Joker James. Aleksej Ponomarëv: “Con podcast e hip hop vogliamo aprire qualche spiraglio in Russia”

Raccontare l’attualità (e riflettere sul passato) con il giornalista e rapper. “Forse in molti si aspettano da me dei brani ancora più radicali e univoci, in cui invito a rovesciare il regime di Putin e infiammo gli animi. Ma non ci riesco, perché comunque le mie canzoni non sono propaganda politica: sono solo dei piccoli frammenti di me e della mia coscienza, a cui voglio dare voce”.

Emorragia cerebrale. Gli scienziati stanno lasciando di nuovo la Russia

Quanti hanno abbandonato il paese di Putin. Come si trasforma un professore in “agente del Mossad”. Quali libri spariscono dalle biblioteche. Chi viene finanziato oggi.

L’Ungheria e Putin. Storia di un amore improbabile

(EU2017EE Estonian Presidency, CC BY 2.0, via Wikimedia Commons)

L’interrogativo sui motivi che stanno spingendo Orbán a trasformare un paese dalle tradizioni antirusse nella testa di ponte dell’influenza russa in Europa appare irrisolvibile. In questo momento, non possiamo che limitarci a esplorare il fenomeno, segnalandone la gravità.

Il Kazakistan all’ombra della guerra: come Toqaev è uscito dal gennaio di sangue

Putin e Qataev nel 2019 (foto: Kremlin.ru, CC BY 4.0, via Wikimedia Commons, con modifiche)

La guerra in Ucraina ha polarizzato notevolmente una società kazaca già divisa. La leadership politica kazaca è stata in grado di sfruttare le opportunità che si sono aperte e di assumere una posizione accettabile per tutte le parti interessate, risolvendo al contempo i propri problemi politici interni e di immagine all’estero.

“Guardiamo in faccia la catastrofe: il nostro mondo ci sta sfuggendo di mano”

Copertina del libro Terra sorella di Dmitrij Strocev

Non è vero che gli abitanti dell’Europa occidentale sono indifferenti; è vero che non capiscono le proporzioni del terrore in Belarus’ e della guerra in Ucraina. Hanno bisogno di essere presi per mano e guidati in mezzo agli eventi.

Con la sua guerra d’indipendenza l’Ucraina si è guadagnata un posto come nazione europea

Foto di Max Kukurudziak su Unsplash

Il fatto di essere stata attaccata da uno dei più sanguinosi dittatori del mondo contemporaneo non poteva che aiutare Kyiv a ergersi a baluardo della democrazia e della difesa dei diritti umani nell’arena internazionale.

La guerra e l’università. Testimonianza di un professore russo, costretto a emigrare

Università Statale Lomonosov di Mosca (foto: Dmitry A. Mottl, CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons, con modifiche)

“Il sistema universitario statale in Russia si è già totalmente screditato; non ci sono più margini di miglioramento e non si capisce come ricostruirlo (o se sia davvero necessario), perché il virus putiniano lo sta penetrando sempre più in profondità.”