La mia vita nel Gulag. Memorie da Vorkuta 1945-1956 di Anna Szyszko-Grzywacz.

La mia vita nel Gulag. Memorie da Vorkuta 1945-1956 di Anna Szyszko-Grzywacz con curatela di Luca Bernardini (Guerini e Associati, 2024). Una testimonianza al femminile sull’universo del Gulag e sugli orrori del totalitarismo sovietico. Arrestata nel 1945 a ventidue anni per la sua attività nell’AK (Armia Krajowa), l’organizzazione militare clandestina polacca, Anna Szyszko-Grzywacz viene internata nel lager di Vorkuta, nell’Estremo Nord della Siberia, dove trascorre undici anni. Nella ricostruzione dell’esperienza concentrazionaria, attraverso una descrizione vivida ed empatica delle dinamiche interpersonali tra le recluse e della drammatica quotidianità da loro vissuta, narra con semplicità e immediatezza la realtà estrema e disumanizzante del Gulag. Una realtà dove dominano brutalità e sopraffazione e dove la sopravvivenza per le donne, esposte di continuo alla minaccia della violenza maschile, è particolarmente difficile. Nell’orrore quotidiano raccontato da Anna Szyszko-Grzywacz trovano però spazio anche storie di amicizia e solidarietà femminile, istanti di spensieratezza ed emozioni condivise in una narrazione in cui alla paura e alla dolorosa consapevolezza della detenzione si alternano le aspettative e gli slanci di una giovane donna che non rinuncia a sperare, malgrado tutto, nel futuro. Anna Szyszko-Grzywacz nasce il 10 marzo 1923 nella parte orientale della Polonia, nella regione di Vilna (Vilnius). Entra nella resistenza nel settembre 1939 come staffetta di collegamento. Nel giugno 1941 subisce il primo arresto da parte dell’NKVD e viene rinchiusa nella prigione di Stara Wilejka. Nel luglio 1944 prende parte all’operazione “Burza” a Vilna come infermiera da campo. Dopo la presa di Vilna da parte dei sovietici i membri dell’AK, che rifiutano di arruolarsi nell’Armata Rossa, vengono arrestati e internati a Kaluga. Rilasciata, Anna Szyszko cambia identità, diventando Anna Norska, e si unisce a un’unità partigiana della foresta come tiratrice a cavallo in un gruppo di ricognizione. Arrestata dai servizi segreti sovietici nel febbraio 1945, viene reclusa dapprima a Vilna nel carcere di Łukiszki, e poi a Mosca alla Lubjanka e a Butyrka. In seguito alla condanna del tribunale militare a venti anni di lavori forzati, trascorre undici anni nei lager di Vorkuta. Fa ritorno in patria il 24 novembre 1956 e nel 1957 sposa Bernard Grzywacz, come lei membro della Resistenza polacca ed ex internato a Vorkuta, con cui aveva intrattenuto per anni all’interno del lager una corrispondenza clandestina. Muore a Varsavia il 2 agosto 2023, all’età di cento anni. Recensioni “La mia vita nel Gulag” in “Archivio storico”.

Il caso Sandormoch. La Russia e la persecuzione della memoria.

Il caso Sandormoch. La Russia e la persecuzione della memoria di Irina Flige. A cura di Andrea Gullotta con traduzione di Giulia De Florio (Stilo Editrice, 2022). Il protagonista del libro di Irina Flige è Sandormoch (Carelia), la radura boschiva in cui, negli anni Novanta, Veniamin Iofe, Irina Flige e Jurij Dmitriev scoprirono la fossa comune dove era stata sepolta un’intera tradotta di detenuti del primo lager sovietico, sulle isole Solovki. Sandormoch è un luogo chiave per comprendere il ruolo della memoria storica nella Russia contemporanea e la battaglia ingaggiata dagli attivisti e storici indipendenti contro l’ideologia ufficiale. La scoperta di questa fossa comune e la creazione del cimitero commemorativo sono soltanto due “atti” della tragedia che ruota intorno a Sandormoch e che ha portato all’arresto e alla condanna di Jurij Dmitriev, attualmente detenuto in una colonia penale. Nella peculiare e coinvolgente narrazione di Flige, adatta anche a un pubblico di non specialisti, la memoria si fa vivo organismo, soggetto a interpretazioni, manipolazioni, cancellazioni e riscritture. Il trauma del Gulag si delinea così come il terreno di scontro tra uno Stato autoritario e repressivo e l’individuo libero che vuole conoscere la verità e custodire la memoria del passato. Irina Anatol’evna Flige (1960), attivista per i diritti civili e ricercatrice, collabora da anni con antropologi e storici per condurre ricerche legate alla scoperta e preservazione dei luoghi della memoria del periodo staliniano. Nel 1988 entra a far parte di Memorial, associazione all’epoca non ancora ufficialmente registrata. Ne diventa collaboratrice nel 1991 e dal 2002 ricopre la carica di direttrice di Memorial San Pietroburgo.

Sopravvivere nel Gulag. La resistenza quotidiana delle prigioniere ucraine di Oksana Kis’

Sopravvivere nel Gulag. La resistenza quotidiana delle prigioniere ucraine di Oksana Kis’ con traduzione e curatela di Simone Attilio Bellezza e Iryna Kashchey (Viella Editrice, 2024). Centinaia di migliaia di donne ucraine furono condannate al Gulag negli anni Quaranta e Cinquanta. Solo la metà di loro sopravvisse. Oksana Kis’ ha prodotto il primo studio sulla vita quotidiana delle prigioniere politiche ucraine nei campi sovietici. Basato su memorie scritte, autobiografie e storie orali di oltre 150 sopravvissute, il volume descrive la resistenza delle donne alla brutalità delle condizioni dei campi, che si facevano forza non solo attraverso la conservazione dei costumi e delle tradizioni, ma anche superando spesso le differenze regionali e confessionali. Questo libro costituisce un unicum nella storiografia sull’argomento, perché affronta direttamente e per la prima volta la questione di genere nei Gulag, e lo fa tramite l’ottica particolare della storia orale e della specificità nazionale ucraina. Si rivela una lettura fondamentale per conoscere, sempre in una prospettiva di genere, le strategie di sopravvivenza, adattamento e resistenza agli effetti disumanizzanti del Gulag. Oksana Kis’ è una storica e antropologa che si occupa di storia delle donne, antropologia femminista, storia orale e trasformazioni di genere nei paesi post-socialisti. È ricercatrice senior presso l’Accademia nazionale delle scienze dell’Ucraina e presidente dell’Associazione ucraina per la ricerca sulla storia delle donne.

L’eredità difficile. La Russia, la rivoluzione e la memoria (1917-2017) di Maria Ferretti

L’eredità difficile. La Russia, la rivoluzione e la memoria (1917-2017) di Maria Ferretti a cura di Alexis Berelowitch, Maddalena Carli, Leonardo Rapone, Antonella Salomoni (Viella Editrice, 2019). L’eredità difficile propone una selezione ragionata degli studi che Maria Ferretti ha dedicato alle rivoluzioni russe del 1917, alla resistenza operaia di fronte all’industrializzazione forzata, alla genesi dello stalinismo e al sistema del Gulag, alla memoria storica e agli usi pubblici del passato nella Russia contemporanea, selezione da cui emerge una coerente e originale analisi di processi spesso colti nella loro “dimensione umana” e con un’attenzione fuori dal comune per i fattori di modernizzazione e le circostanze di crisi. La rivoluzione bolscevica e lo stalinismo vi appaiono situati al punto di intersezione fra la lunga durata della storia russa, con la stabilità delle sue politiche, le sue credenze messianiche e il preponderante ruolo dello Stato nel plasmare la società, e la storia dell’Occidente, col suo modello industriale, il mito del progresso e il fascino dell’ingegneria sociale. Un volume necessario per decifrare una tra le potenze protagoniste dello scacchiere mondiale attuale e del recente passato. Maria Ferretti (1958-2018) ha insegnato Storia russa e Storia del Novecento presso il centro Marc Bloch dell’Università Statale russa per gli studi umanistici e Storia contemporanea presso l’Università della Tuscia ed è stata visiting professor presso l’École des Hautes Études en Sciences Sociales e presso l’Institut d’Études Politiques di Parigi.

Vedere il Terrore: i Gulag sugli schermi in Russia. Intervista con Kristian Feigelson

Rovine del gulag di Butugyček Oxonhutchб, CC BY 2.5, via Wikimedia Commons

Il sociologo della Sorbona: “I russi non sono ancora riusciti a elaborare il trauma dei campi che ha colpito tre generazioni. Il regime putiniano non ha concorso affatto alla creazione di una memoria audiovisiva critica, anzi, il suo avvento ha contribuito profondamente a questa cecità della storia”.

Il Dubravlag di Jurij Dmitriev. Dentro le colonie penali di Mordovia

Il bosco di Sandormoch in Carelia, Russia (foto di Ninara, via Wikicommons, con modifiche, CC BY 2.0)

Nel 1931 nel villaggio di Javas, dove sconta la pena di 15 anni a causa di accuse totalmente infondate di pedofilia, fu inaugurato il TemLag, il lager di Temnikov. Nel 1948, quando apparvero i “lager speciali per detenuti politici”, venne riorganizzato nel Lager Speciale n° 3 o Dubravlag.