Vakulenko e gli altri. Siamo davvero compartecipi del lutto che vive la cultura ucraina?

Lo scrittore ucraino Volodymyr Vakulenko (1972-2022) (foto di Marija Lysyc'ka-Beskorsa, CC BY-SA 4.0)

Alla tragedia delle vite umane spezzate si aggiunge il danno ai beni culturali. In Italia la percezione delle perdite culturali causate dalla guerra è solo parziale.

I Want to Live. Il progetto ucraino per la resa dei militari russi, “4.000 richieste in tre mesi”

Intervista al portavoce Vitalij Matvienko: “Spesso gli uomini hanno paura a chiamare, lo fanno i parenti”… “All’inizio erano ben equipaggiati, ora si lamentano delle dotazioni scarse”… “Il trattamento dei prigionieri in Ucraina è abbastanza umano, nonostante siano venuti a uccidere i nostri figli e le nostre donne”.

“È tempo di assumersi la responsabilità”. Il messaggio del Centro per le Libertà Civili

Oleksandra Matvijčuk (CC-BY-4.0: © European Union 2022 – Fonte: EP)

Il discorso al conferimento del Nobel per la pace: “La gente in Ucraina vuole la pace come nessun altro. Ma la pace non arriva quando il paese che è stato aggredito depone le armi. Quella non è pace, è occupazione. La vita delle persone non può essere un ‘compromesso politico’. Lottare per la pace non significa arrendersi ai colpi dell’aggressore, ma difendere la gente dalla sua ferocia”.

Niente potrà fermare il desiderio di libertà degli esseri umani

Ales' Bjaljacki (2014) (dettaglio della foto di Michał Józefaciuk, CC BY-SA 3.0)

L’attivista bielorusso, premio Nobel per la pace, è attualmente in carcere, imprigionato per motivazioni politiche. A ritirare il premio a Oslo è stata la moglie. “Quando ti libereranno? mi hanno chiesto. Ma io sono già libero nella mia anima, ho risposto. La mia anima libera si libra sulle segrete e sulla sagoma a foglia d’acero della Belarus”.

“I russi che sono andati via ora tacciono? Provo a spiegare perché”

Cittadini russi protestano contro l'invasione russa dell'Ucraina a Praga (2022) (foto di AlexVolter, CC BY-SA 4.0, https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0/deed.en; luminosità modificata)

l sociologo russo spiega in questo testo pubblicato il 31 ottobre scorso su Cholod (che ringraziamo per l’autorizzazione a pubblicare la traduzione di Luisa Doplicher) perché i russi all’estero sembrano restii a organizzare manifestazioni di massa contro la guerra.

Dostoevskij non c’entra. C’entriamo noi 

Se le opere dei grandi artisti del passato e del presente vengono strumentalizzate dal regime per giustificare la sua barbarie, alzare la voce è il nostro dovere di eredi viventi di quegli stessi artisti. Se nella letteratura russa del passato o del presente ci sono correnti di sciovinismo e di pregiudizio sgradevoli e avvilenti, è nostro dovere segnalarle e affrontarle per quello che sono. A questo siamo chiamati.

Essere russi fa male. Delitto e castigo della letteratura russa

Putin costringe il suo popolo in un Medioevo mentale. La strada che porta alla guerra in Ucraina passa attraverso secoli di resistenza disperata della cultura russa e delle sue ripetute sconfitte nella lotta contro il potere criminale dello Stato. Essere russi fa male.

“Questa guerra ha risvegliato i russi, con “Doxa” diamo ai giovani gli strumenti per resistere”

Ekaterina Martynova di "DOXA" (foto tratta dalla sua pagina Facebook)

Conversazione con Ekaterina Martynova, giornalista russa residente a Berlino e collaboratrice della rivista studentesca fondata nel 2017 allo scopo di dar voce agli studenti universitari, sempre più spesso vittime di intimidazioni da parte dei vertici degli atenei.

Nelle università russe arriva la disciplina ideologica: “C’è del marcio in Occidente, il futuro è nostro”

Una fonte vicina al Cremlino ha così descritto alla testata indipendente Meduza il nocciolo del corso: “Hanno sempre voluto il male della Russia, ma ora hanno le ore contate”.