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Le torture subite nelle prigioni russe, raccontate dall’anarchico Ruslan Sidiki

Foto di engin akyurt su Unsplash

Conferma il suo coinvolgimento in azioni per danneggiare le infrastrutture militari, alla base aerea militare di Djagilevo e ai binari ferroviari nella regione di Rjazan’, ma altre confessioni gli sono state estorte in carcere.

L’ultima sfida di Zelensky: diventare un leader diverso

Volodymyr Zelensky (fonte: President.gov.ua; CC BY 4.0, nessuna modifica)

Appare indurito, invecchiato, affaticato. Porta il peso di una nazione che affronta una minaccia esistenziale. È stato abilissimo, è ancora popolare, è determinato e impara in fretta. Ma ora è fondamentale trovare un modo sostenibile di mobilitare e gestire le risorse e il rimpasto di governo è legato al bisogno di un apparato diverso. Perché dietro di lui, scalpitano Yermak e Zalužnyj.

Orio Giorgio Stirpe: “I quattro disastri dell’armata di Putin e la tenuta ucraina”

Le previsioni dell’ufficiale dell’esercito, analista militare e scrittore: “Esiste una consapevolezza documentata da parte occidentale e ucraina che il potenziale militare offensivo della Russia si esaurirà entro il 2025″… “il sostegno armato all’Ucraina rimane l’unica soluzione possibile per porre fine alla guerra. La buona notizia, però, è che questo sostegno non dovrà essere interminabile”.

Salviamo Gorinov: la Croce Rossa deve intervenire

Aleksej Gorinov in tribunale regge un cartello con la scritta "Avete ancora bisogno di questa guerra?" (foto di SOTA, CC BY 3.0)

Sappiamo tutti a cosa ha portato, in passato, l’inerzia delle organizzazioni internazionali. Che il punto siano le difficoltà peculiari di operare in Russia? Un mese fa è stato chiesto alla Croce Rossa di ispezionare le carceri in Bielorussia: da allora niente, silenzio.

La resistenza dei buriati e la diversità come antidoto alla Russia di Putin

Foto di Marco Simonetti

Da più di due anni la Free Buryatia Foundation lotta per una Russia senza guerra e una Buriazia capace di autodeterminarsi. Aleksandra Garmažapova, Presidente della Fondazione, spiega a Memorial Italia la connessione tra imperialismo, xenofobia e guerra nel paese di Putin.

Racconto ucraino. Là dove “ognuno ha la sua guerra e il suo dramma insopportabile”

(Kyivcity.gov.ua, CC BY 4.0, via Wikimedia Commons, con modifiche)

Gli allarmi e i blackout continui. La distruzione e i morti. Il disagio psicologico. Il coprifuoco. La resistenza: non può che passare per Kyiv chi voglia sapere che cosa sono davvero coraggio e bellezza.

Oleg Orlov: “Oggi è peggio dell’epoca sovietica, ma siamo molti di più a opporci”

Oleg Orlov. Foto: Aleksandra Astachova / Mediazona

Oleg Orlov, co-presidente di Memorial, è detenuto in carcere in Russia a causa di una persecuzione politica. Ecco la traduzione di un’ampia intervista a Orlov raccolta dal giornalista e scrittore Filipp Dzjadko (Memorial Zukunft) prima della sentenza definitiva.

Racconto russo. Cosa la guerra ha fatto perdere e guadagnare al popolo

(Foto di Mil.ru, CC 4.0)

Le centinaia di migliaia di persone che hanno vissuto la guerra hanno milioni di figli, convinti che le azioni dei loro padri e madri siano eroiche. Ci credono fermamente perché i loro genitori non possono essere mostri. Per un atto di pentimento collettivo dovremo aspettare che crescano e abbiano a loro volta dei figli; a questi bambini si potrà allora dire che i loro nonni hanno commesso azioni indegne.

La guerra infinita tra Armenia e Azerbaijan insegna qualcosa

Il tragico esempio del Nagorno-Karabakh per chi discute di conflitto in Ucraina: un conflitto congelato è – o almeno rischia di essere, alla prova dei fatti – una guerra che ritornerà domani più feroce che mai, non appena sarà ultimato il riarmo.

Perché la guerra russo-ucraina è iniziata nel febbraio 2014

Truppe senza segni di riconoscimento in Crimea nel 2014 (Foto di Ilya Varlamov - varlamov.ru, CC BY-SA 4.0, Link)

Tre fraintendimenti internazionali sulle origini del conflitto. Quei fatidici eventi in Crimea del 2014 non sono stati né una rivolta locale, né la cessione pacifica di una parte di territorio, né la reazione inevitabile di Mosca a una provocazione ucraina. Sono figli del nazionalismo e dell’espansionismo imperialista russo.