L’età delle migrazioni forzate. Esodi e deportazioni in Europa 1853-1953.

intervergono: Maria Luisa Betri, Germano Maifreda, Alessandro Vitale
Mercoledì 20 novembre 2013 ore 12.30
Presentazione del libro di Antonio Ferrara e Niccolò Pianciola, il Mulino 2012
Università degli Studi di Milano via Festa del Perdono 3

Bibliografia scelta relativa all'archivio degli italiani nel gulag

  “Le espulsioni di italiani dall’URSS”, in Gazzetta del Popolo, 20-Nov-37 “L’odissea di tre espulsi dalla Russia”, in “Gazzetta del Popolo”, 28-Jan-38 “Bol’ ljudskaja”, Kniga pamjati tomičej, repressirovannych v 30-40-e i načale 50-ch godov, Tomsk, 1988 “Chotelos’ by vsech poimenno nazvat’”, Kniga-martirolog, redkol.: Strelkova I.I. i dr.; sost.: Lavrencov A.N., Taran M.A., Bespalova T.G., Radčenko O.V., Kalitkina A.I., Redkol.: Strelkova I.I., Lavrencov A.N., Kulikov V.D., Polnikova I.G. (Chabar. Ist.-prosvet. o-vo Memorial), v 3-ch tomach (Chabarovsk),, “Popolo d’Italia”, Caccia agli stranieri in Russia, 17-Nov-37 Aga-Rossi, Elena, Zaslavsky, Viktor, Togliatti e Stalin, Il Mulino, Bologna, 1997 Agosti, Aldo, Brunelli, Lorenzo, “I comunisti italiani nell’URSS. 1919-1943”, in Il partito comunista italiano. Struttura e storia dell’organizzazione, n. anno XXI, a cura di Massimo Ilardi e Aris Accornero, “Annali della Fondazione Feltrinelli”, Milano, 1982 Barontini, Era, Marchi, Vittorio, Dario. Ilio Barontini, Nuova Fortezza, Livorno, 1988 Bassignana, Pier Luigi, Fascisti nel paese dei Soviet, Bollati Boringhieri, Torino, 2000 Bermani, Cesare, “Per la riabilitazione di un comunista novarese: Pinèla Rimola”, “Ieri Novara Oggi”, in Annali dell’Istituto storico della Resistenza di Novara, n. N. 3, 1980 Berri, G., Avventure a Leningrado, Ceschina, Milano, 1952 Bertazzoni, Andrea, Una vita tra le tempeste sociali, edito in proprio, Mantova, 1977 Bertazzoni, Vladimiro, I cappotti di Mosca e altre memorie, La Betulla, Mantova, 1983 Bianchi, Antonio, Il Diario di Ugo Muccini, Comune di Arcola, La Spezia, 1988 Bigazzi, Francesco, Lehner, Giancarlo, Dialoghi del Terrore, Ponte alle Grazie, Firenze, 1991 Boscherini, Gino, Vita e attività di un “fenicottero”, La Pietra, Milano, 1980 Braccini, Marcello, “Tra Ovra e Ghepeù”, in Critica Sociale, 10-Oct-86 Bufalini, Jolanda, Intervista a Fridrich Firsov, “l’Unità”, 26-Jun-89 Butovskij poligon, 1937-1938 gg. Kniga pamjati žertv političeskich repressij, Komis. Pravitel’stva Moskvy po vosstanovleniju prav reabilitirovannych žertv polit. Repressij, t. 1-4, Moskva, 1997-2000 Caccavale, Romolo, Comunisti italiani in Unione Sovietica, Mursia, Milano, 1995 Chlevnjuk, Oleg V., Stalin e la società sovietica negli anni del Terrore, Edizioni Guerra, Perugia, 1997 Ciliga, Ante, Siberia, Gherardo Casini Editore, Roma, 1951 Civalleri, Ernani, “Racconti”, Fondazione Istituto Gramsci, Roma, Comollo, Gustavo, Il commissario Pietro, ANPI-Piemonte, Torino, 1979 Corneli, Dante, 50 anni in Russia, Terzo Libro. L’annientamento della guardia bolscevica, s.e., Tivoli, 1975 Corneli, Dante, L’annientamento della vecchia guardia bolscevica, edito in proprio, Tivoli, 1975 Corneli, Dante, Rappresentanti del Comintern, dirigenti e funzionari. Persecutori e vittime, s.e., Tivoli, 1979 Corneli, Dante, Il dramma dell’emigrazione italiana in Unione Sovietica, edito in proprio, Tivoli, 1980 Corneli, Dante, Elenco delle vittime italiane dello stalinismo (dalla Lettera A alla L), edito in proprio, Tivoli, 1981 Corneli, Dante, Elenco delle vittime italiane dello stalinismo (dalla lettera M alla Z), edito in proprio, Tivoli, 1982 Corneli, Dante, Due lettere aperte del “redivivo tiburtino”, edito in proprio, Tivoli, 1983 Corneli, Dante, Vivere in URSS (1922-1970). Frammenti e ricordi, edito in proprio, Tivoli, 1989 Corneli, Dante, Il redivivo tiburtino, Il Redivivo Tiburtino. Un operaio italiano nei lager di Stalin, Liberal Libri, Firenze, 2000 Corneli, Dante, Amare verità sulla guerra civile di Spagna, edito in proprio, Tivoli, Aug-79 Corneli, Dante, Lo stalinismo in Italia e nell’emigrazione antifascista, edito in proprio, Tivoli, s.d. Corneli, Dante, Stalin visto da una sua vittima italiana, edito in proprio, Tivoli, s.d. Damiano, Leonardo, Memorie, Istituto Gramsci, Roma, Dmitriev, Ju.A., Mesto rasstrela Sandarmoch, Petrozavodks, 1999 Dundovich, Elena, Tra esilio e castigo, il Komintern, il PCI e la repressione degli antifascisti italiani in URSS (1936-38), Carocci, Roma, 1998 Emel’janov, E.I., “My ne zabyli”. Kniga pamjati žertv nezakonnych političeskich repressij, 2-e izd., Rostov-na-Donu, 1996 Ermini, Dina, Bambina operaia, donna nella storia, Vangelista, Milano, 1991 Fabre, Giorgio, Roma a Mosca. Lo spionaggio fascista in URSS e il caso Guarnaschelli, Dedalo, Bari, 1990 Fattoria degli animali, Orwell, Bollettino delle vittime italiane dello stalinismo, Ferrero, Felicita, Un nocciolo di verità, La Pietra, Milano, 1978 Galliussi, Anita, I figli del partito, Vallecchi, Firenze, 1961 Gargano, Pietro, “Un napoletano nelle fosse di Stalin”, in I quaderni di Itinerario, n. 1, Napoli, 1990 Gatto, Mammone, “La tragedia dell’emigrazione politica italiana in URSS”, in “Prometeo”, n. 151, 16-Jan-38 Germanetto, G., Memorie di un barbiere, Edizioni Rinascita, Roma, 1949 Giovana, M., Il caso De Marchi, Franco Angeli, Milano, 1992 Gnocchi, Didi, “Robotti, i verbali del delatore”, in “La Stampa”, 18-Jun-93 Gnocchi, Didi, Odissea Rossa. La storia dimenticata di uno dei fondatori del PCI, Einaudi, Torino, 2001 Graziosi, Andrea, Lettere da Kharkov: la carestia in Ucraina e nel Caucaso del Nord nei rapporti dei diplomatici italiani 1932-1933, Einaudi, 1991 Guarnaschelli, Emilio, Une petite pierre, Maspero, Paris, 1979 Guarnaschelli, Emilio, Una piccola pietra, Garzanti, Milano, 1982 Gulag 1918-1960. Dokumenty, A.I. Kokurin i N.V. Petrov, Materik, Moskva, 2000 Iz bezdny nebytija: kniga pamjati repressirovannych kalužan: v 3-ch tomach, Kaluga, 1993-1994 Kniga pamjati žertv političeskich repressij Respubliki Baškortostan, (in 5 vv.), redkol.: Išmuratov Ch.Ch. (gl.red.) i dr. Rab. gruppa po podgot. rukop.: Valeev R.A. i dr. (Assoc. Žertv polit. repressij), Kitan, Ufa, 1997-1999 Kniga pamjati žertv političeskich repressij RSO – Alanija, Sost. Zuraev A.B.; Sev.-Oset. assoc. “Nomaraen”, Iriston, Vladikavkaz, 2000 Kniga pamjati žertv političeskich repressij v Nižegorodskoj oblasti. t. 1, sost.: Gusev M.Ju. i dr.; redkol.: Šimovolos S.M. (pred.) i dr.; sost.; Gusev M.Ju., Žil’cov V.I:, Smirnov V.V., Charlamov V.A., Šimovolos S.M., OAO Nižegor. Pečatnik, Nižnij Novgorod, 1997 Kniga pamjati žertv političeskich repressij: Sverdlovskaja oblast’,Redkol.: Bočkarev M.A., Volkov V.A., Zoteeva M.N. i dr.; Arch. adm. organov Sverdlovskoj obl, Ekaterinburg, Ural. rabočijj, 1999-   Lehner, Giancarlo, Bigazzi, Francesco, La tragedia dei comunisti italiani, Le vittime del PCI in Unione Sovietica, Mondadori, Milano, 2000 Leningradskij martirolog, 1937-1938, redkol.: Vol’skij E.V. i dr. SPb. Izd-vo Ros. nac. b-ki, 1995 – 1937 god, red. Razumov A.Ja., 1999 Leonetti, Alfonso, “Italiani vittime dello stalinismo in URSS”, in “Il Ponte”, n. 02-Mar, 1976 Leonetti, Alfonso, Vittime italiane dello stalinismo in URSS, La Salamandra, Milano, 1978 Manac’h, Etienne, Emilio. Récit à voix basse, Plon, Paris, 1990 Memorial’noe kladbišče Sandarmoch. 1937: 27 oktjabrja – 4 nojabrja, NIC Memorial, SPb., 1997 Mettewie-Morelli, Anne, Lettres et documents d’Ersilio Ambrogi (1922-1936), Annali Fondazione Feltrinelli, Milano, 1977 Morelli, Anne, Fascismo e antifascismo nell’emigrazione italiana in Belgio (1922-1940), Bonacci, Roma, 1987 Moskviči v Gulage: Pis’ma Gleba Anfilova. Spisok byvšich politzaključennych, Memorial, Moskva, 1996 Ne predat’ zabveniju. Kniga pamjati žertv političeskich repressij, svjazannych sud’bami s Jaroslavskoj oblast’ju, v 5 tomach, redkol.: Kooplin A.V. (pred.) i dr., Verchnjaja Volga, Jaroslavl’, 1994-2000 Nicotera,… Continua a leggere Bibliografia scelta relativa all'archivio degli italiani nel gulag

M. Flores, La mappa dei negazionismi di Stato

La mappa dei negazionismi di Stato Dallo sterminio degli armeni alla Shoah, dal colonialismo alla questione irlandese Chi vuole falsificare il passato oggi può contare su nuove, potenti strategie comunicative di Marcello Flores Corriere della Sera 26.2.12 Negazione, revisione, rimozione: attorno a questi termini si svolgono da anni, in tutto il mondo, history wars, guerre di interpretazione su eventi drammatici e luttuosi, che non riguardano solo gli storici ma, spesso, governi e Stati, popoli e minoranze, vittime e carnefici. All’interno della memoria pubblica la questione del negazionismo ha acquistato, con gli anni, sempre più spazio. La conoscenza storica è stata spesso manipolata, travisata, riabilitando o condannando per interessi politici, ideologici, statali. Di negazionismo in senso stretto, ossia di storici che negano realtà assodate e riconosciute da tutti, vi è forse solo il caso della Shoah, venuto alla ribalta negli anni Settanta e poi amplificato negli anni Novanta a opera di un ristretto manipolo di storici (o autoproclamatisi tali). I campi di sterminio e l’uccisione di cinque-sei milioni di ebrei avrebbero costituito, per costoro, una «menzogna», il risultato di un complotto giudaico. Pochi e squalificati (i più noti sono Robert Faurisson e David Irving), i negazionisti hanno costruito nuove strategie comunicative e approfittato del sorgere di movimenti neonazisti per ottenere attenzione dai media, rimanendo sempre del tutto marginali e ininfluenti, ma contribuendo alla rinascita di rigurgiti di antisemitismo. Con l’appoggio al negazionismo del presidente iraniano Ahmadinejad si è ulteriormente diffusa, soprattutto nel mondo arabo, una visione riduttiva e minimizzatrice della Shoah, vista come mito fondatore dello Stato di Israele più che come evento cruciale del Novecento. Di negazionismo di Stato si è parlato molto anche a proposito del genocidio degli armeni. Il famigerato articolo 301 del codice penale turco — che ha permesso di portare in tribunale per «offese alla turchità» centinaia di persone, tra cui il Premio Nobel Pamuk, ree di ricordare il massacro degli armeni — rappresentava la minaccia più pesante che lo Stato turco poneva su chi volesse parlare di genocidio. Il negazionismo turco si è basato per anni sull’attività di istituzioni accademiche e di storici occidentali compiacenti che hanno ridimensionato o attribuito alla violenza di guerra, o a quella preventiva contro il possibile tradimento degli armeni, i massacri iniziati nel 1915 (tra essi Stanford Shaw e Justin McCarthy con una posizione più giustificazionista, ma anche Bernard Lewis con l’intento di minimizzare). Oggi la strategia è quella di chiedere che vengano poste «sullo stesso piano» interpretazioni diverse, senza insistere sulla negazione in sé, con l’obiettivo di far diventare legittime, pur se discutibili, le interpretazioni che riducono a poche centinaia di migliaia le morti armene (di fronte alle stime ormai consolidate tra 1 e 1,5 milioni di morti), poste a confronto con quelle superiori sofferte dai turchi nel corso della Prima guerra mondiale. Di qui la dura protesta del governo di Ankara contro la legge francese che punisce chi nega le stragi degli armeni. Gran parte del dibattito rimane ancorato alla possibilità di usare il termine genocidio — dizione fortemente avversata dallo Stato turco — in una querelle terminologica che ha riguardato anche altri casi. Tra questi quello della carestia in Ucraina nel 1932-33, che causò la morte di almeno 5 milioni di persone (altre stime parlano di 7 e il governo ucraino di 10) in seguito a direttive politiche del regime staliniano per piegare l’opposizione contadina alla collettivizzazione e la ripresa di movimenti nazionalistici. La rivendicazione dell’Holodomor («uccisione per fame») come genocidio o crimine contro l’umanità è ormai largamente accettata, ma vi sono ancora forti resistenze a riconoscerlo — e ad ammetterne la matrice politica — soprattutto in Russia. Il dibattito sulle vittime del comunismo può ormai poggiarsi su solide basi documentarie. Negato negli anni 50 e 60 da molti simpatizzanti, compresi storici e intellettuali, accettato ma minimizzato negli anni 70 quando Solženicyn ne portò alla ribalta la tragica esperienza, dibattuto sulla base della documentazione disponibile negli anni di Gorbaciov, il sistema del Gulag è oggi unanimemente riconosciuto nella sua estensione, profondità e tragicità. Tra il 1930 e il 1952 vennero condannate alla fucilazione 1 milione di persone, 19 milioni a pene detentive in campi e prigioni, 30 ai lavori forzati e ad altre misure repressive. È sul versante statale che si sono avute forme preoccupanti di rimozione che hanno alimentato disinteresse e disinformazione da parte dell’opinione pubblica russa sul suo passato. Putin ha sottolineato la grandezza di Stalin, espresso rammarico per la scomparsa dell’Urss, celebrato i «monumentali risultati» del periodo sovietico, festeggiato i servizi segreti e reintrodotto l’inno nazionale dell’Urss; Medvedev ha istituito nel 2009 una commissione per contrastare «la falsificazione della storia a danno della Russia», ma non, evidentemente, quella a suo vantaggio. I numerosi libri dello storico Jurij Zhukov, (l’ultimo del 2011 dal titolo inequivocabile Essere orgogliosi e non pentiti. La verità sull’epoca staliniana) stanno conoscendo diffusione e successo. Come molti libri divulgativi che relativizzano i crimini del comunismo e rivalutano l’epoca staliniana soprattutto per il periodo di guerra, grazie all’influenza della chiesa ortodossa. Shoah, genocidio armeno, Gulag, non sono gli unici eventi su cui si sono cimentati il revisionismo storiografico o la rimozione pubblica. In Francia la discussione ha ruotato attorno al regime di Vichy e al colonialismo in Algeria, e ormai solo qualche sparuto storico militare è ancora disposto a negare i risultati della ricerca su entrambe le questioni. Cosa che fanno alcuni politici e giornalisti per influenzare l’opinione pubblica in una rivalutazione esplicita della grandeur francese e nella riproposizione di tabù sul collaborazionismo o l’uso della tortura nelle colonie. Una legge del 2005 sottolineava il «ruolo positivo del colonialismo» e la creazione da parte di Sarkozy di un ministero insieme dell’Immigrazione e dell’Identità nazionale ha rilanciato la discussione sulla «frattura coloniale», spingendo a posizioni (come quella di Daniel Lefeuvre in Farla finita col pentimento coloniale) che tendono a negare o ridimensionare non più i fatti ma le interpretazioni e le attribuzioni di responsabilità. Il dibattito in Cile, Argentina e Uruguay si è svolto anch’esso più attorno alle interpretazioni e definizioni, ai… Continua a leggere M. Flores, La mappa dei negazionismi di Stato