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Contro i tatari di Crimea una brutalità senza fine

Sejran Aliev (foto: Crimean Solidarity)

Sejran Saliev, giornalista civico, condannato a 15 anni per aver denunciato la repressione russa.

Maryna Lypovec’ka, direttrice dell’ONG “Magnolia”: “I russi hanno deportato scientemente, a gruppi, i bambini ucraini”.

I russi che ostacolano le ricerche dei bambini ucraini; il bullismo contro gli ucraini nelle scuole europee, il ricongiungimento familiare: Maryna Lypovec’ka su gioie e dolori del suo lavoro per il Magnolia Center for missing children.

La diplomazia disarmata. Sei ostacoli a una pace negoziata tra Ucraina e Russia

Stipula degli accordi di Minsk II nel 2015: Aleksandr Lukašenka, Vladimir Putin, Angela Merkel, François Hollande, Petro Porošenko (Foto di Kremlin.ru, CC BY 4.0, Collegamento)

Le Costituzioni, i fronti interni, le peculiari esigenze della Crimea e il suo ruolo per la Russia, nonché la memoria storica dell’Europa centro-orientale. Ognuno di queste barriere a una tregua rapida è di per sé significativo e il loro impatto combinato sui decisori a Kyiv e a Mosca è notevoleю

Otto anni senza Boris Nemtsov

Il politico russo Boris Nemtsov (1959-2015) (Foto: Demidovich 1, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons)

Rileggere le sue parole del 2014 per capire l’oggi: “A quanto pare Putin non può mantenere il potere altrimenti. Il vampiro ha bisogno della guerra. Ha bisogno del sangue umano. L’isolamento internazionale, l’impoverimento del popolo e le repressioni attendono la Russia. Dio, perché ci meritiamo una tale maledizione?”.

Gli ultimi testimoni. Gli italiani di Crimea

La deportazione in Kazachstan della comunità italiana di Kerč’ durante lo stalinismo. Il progetto “Gli ultimi testimoni”. L’Associazione internazionale Memorial ha raccolto in lunghi anni di ricerche molte testimonianze delle vittime delle repressioni in Unione Sovietica. La memoria orale rappresenta una delle fonti più importanti per capire quali furono le loro condizioni di vita non solo durante la prigionia, ma anche dopo la liberazione e il difficile reinserimento nella società sovietica. Nell’ambito del progetto intitolato “Gli ultimi testimoni” sono stati intervistati anche alcuni italiani che facevano parte della comunità di Kerč’ in Crimea e che furono deportati in Kazachstan nel 1942. La comunità degli italiani di Kerč’ si era formata in due momenti diversi, a cui risalivano i due diversi strati sociali che ancora negli anni Venti la componevano: prima della guerra di Crimea erano giunti commercianti liguri provenienti dal regno di Piemonte e di Sardegna. Dopo il 1860 arrivarono dalla Puglia sulle coste del Mar Nero sia marinai e capitani di navi mercantili sia agricoltori. Nei decenni seguenti la presenza italiana si affermò in città come Mariupol’, Feodosia, Berdjans, Taganrog, Nikolaev e Teodosia. Durante la seconda guerra Mondiale, nel settembre del 1941, la penisola di Kerč’ fu invasa dai tedeschi e pochi mesi dopo liberata dall’Armata Rossa. Ciò ebbe conseguenze gravissime per la comunità italiana, accusata di collaborazionismo con gli occupanti nazisti. Fra il 25 e il 29 gennaio del 1942 tutti gli abitanti di origine italiana furono deportati in Kazachstan. Qui la popolazione femminile, insieme a vecchi e bambini, restò a lavorare nei kolchozy mentre gli uomini vennero inviati al lavoro coatto nel complesso metallurgico di Čeljabinsk, che era in corso di costruzione sotto la direzione dell’NKVD. Le famiglie poterono riunirsi solo dopo la fine della guerra. Alcune rimasero a vivere in Kazachstan, altre a Čeljabinsk, a Saratov o in altre località della regione, mentre solo pochi riuscirono a tornare a Kerč’. Troverete le testimonianze degli italiani di Crimea: Nikolaj Anatol’evič Carbone Anatolij Nikolaevič Černjavskij Nadežda Matveevna Denisova (Tubol’ceva/Giachetti) Natalja Vasilevna Gorbulëva Giovannella Iosifovna Rjazanceva (Fabiano/Benetti) Ippolita Vinčensovna Scolarino El’vira Augustovna Turčenko (Fabiano)