Giornata dei prigionieri politici, 30 ottobre 2023

I prigionieri politici sono numerosi nella Federazione Russa ancora oggi. Il 30 ottobre 2023 Memorial Italia vuole ricordarli pubblicando una serie di video in cui vengono lette le ultime dichiarazioni di alcuni di loro, celebrando in tal modo una triste ricorrenza che fu istituita ormai quasi cinquant’anni fa.

In ricordo di Claudia Pieralli

  Pubblichiamo tre testi dedicati a Claudia Pieralli (1979-2023), socia di Memorial e studiosa di letteratura russa scomparsa prematuramente.   Testi di Elda Garetto, Luba Jurgenson e Giuseppina Larocca   Nei ricordi su Claudia Pieralli comparsi in questi giorni, accanto alla ricostruzione della sua fruttuosa carriera scientifica e accademica, ricorrono alcune espressioni che rimandano sia alla peculiarità dei suoi studi sia al suo carattere: curiosità e serietà intellettuale, passione, entusiasmo, originalità. Mi unisco a queste considerazioni ricordando il suo primo impegnativo traguardo scientifico, quello del dottorato di ricerca, in cui sia nella scelta del tema, sia nella conduzione delle ricerche, Claudia aveva rivelato quelle doti che ne avrebbero contraddistinto il percorso di studi successivi: all’interno degli studi sull’emigrazione russa Claudia aveva proposto un tema complesso, sfidante, basato su materiali inediti. Già in questa scelta si intravedeva il futuro orientamento delle sue ricerche: il desiderio di aprire nuove prospettive di indagine che avrebbe caratterizzato tutto il suo percorso di studiosa, interrotto troppo presto e pure molto ricco di risultati. Molteplici sono stati gli apprezzamenti per i suoi studi sulla letteratura concentrazionaria e per i progetti internazionali sulla ricezione del Gulag, sul samizdat e sulla dissidenza di cui è stata promotrice, rivelando anche una grande capacità progettuale e organizzativa, come ha testimoniato anche il suo contributo all’organizzazione del convegno su Šalamov dello scorso anno. Dopo la conclusione del dottorato ho continuato a seguire con interesse l’attività scientifica di Claudia durante il suo post-doc in Russia, dove aveva trovato nuovi spunti per le sue ricerche, avvicinandosi alle tematiche centrali dell’attività di Memorial. Di qui la sua richiesta di aderire a Memorial Italia, che avevo sostenuto convintamente. L’attività scientifica degli ultimi anni l’aveva sempre più coinvolta nello studio del Gulag e del sistema repressivo sovietico, rivelando anche qui la volontà di seguire un approccio non ordinario e di indagare la ricezione del dissenso in Italia e Francia nel periodo 1956-1991 in una prospettiva di identità culturale europea. In questo la muoveva la convinzione che in Europa occidentale la ricezione dell’esperienza sovietica – nei suoi aspetti repressivi e totalitari – fosse stata monca e che fosse necessario promuovere la conoscenza e la memoria di quei fatti, che, diversamente da come il senso comune vorrebbe, avevano implicazioni profonde anche in Europa: e la Russia, secondo Claudia, per mille ragioni, è anche e profondamente Europa. Mi aveva fatto molto piacere essere coinvolta nel progetto, suo e di Marco Sabbatini, con la stesura di alcune schede per il portale “Voci libere in URSS”, tra cui quella su Arsenij Roginskij. In questo percorso di studi e di iniziative, mai gregaria, mai appagata dei risultati raggiunti Claudia ha dimostrato una tenacia ammirevole, tanto più ammirevole perché messa a durissima prova dalla malattia, che fin quasi alla fine ha affrontato con straordinaria forza, senza risparmiarsi. Era consapevole dei risultati raggiunti e continuava ad amare quello che faceva, come scriveva qualche mese fa… Elda Garetto   In questi giorni, tutte le giovani donne dai capelli scuri assomigliano a Claudia. Non mi sorprende, so come i morti ci segnalano che sono ancora tra noi. Avrei potuto intuire che Claudia stava per lasciarci: il giorno prima ho guardato una figura esile e ho pensato per un attimo “È lei”, anche se sapevo che non poteva essere lei. Non sono stata con lei durante i suoi ultimi momenti. Non volevo credere che fossero gli ultimi. Lei diceva sempre: “Vedrai, andrà meglio e berremo un bicchiere di Saumur con il tuo salmone marinato” e io rispondevo: “Certo, sei forte! Ce la farai, Claudia!” Era forte – e ancora oggi faccio fatica a credere che la malattia l’abbia portata via. Questa sua forza mi è sembrata evidente sin dalla prima volta che l’ho incontrata – come studentessa Erasmus alla Sorbona, che aveva scelto di tradurre dal russo al francese: una doppia difficoltà – alle sue ricerche sul campo in Russia, alla sua ultima lotta contro il tempo, contro questi giorni che sapeva contati. Quando la rividi qualche anno dopo, stava conducendo una ricerca sulla Massoneria russa in esilio. Ho poi usato il suo notevole studio su Evreinov con i miei studenti. Ci siamo rese conto che eravamo entrambe interessate alla repressione staliniana. Da lì è iniziato il nostro lavoro comune e, per Claudia, anche uno studio sulla dissidenza che ha portato alla creazione del portale “Voci del Dissenso”. Claudia mi ha riportato in Italia, il mio secondo paese d’adozione, dove ho trascorso metà del mio tempo da giovane e dove ho vissuto tra il 1987 e il 1989. Quando le frontiere si sono aperte a Est, i miei itinerari sono cambiati e le mie mete sono diventate l’Europa centrale e la Russia. Con Claudia, questa nuova ricerca si è radicata anche in Italia. È da Roma che ero andata a Mosca per la prima volta nel 1988 ed è a Roma, sul balcone di Claudia, che ho deciso di non tornare in Russia trent’anni dopo, nel 2018. Ha lasciato una serie di progetti. Tra questi, la nostra discussione collettiva e internazionale sulla ricezione della repressione politica nel mondo mediterraneo. L’anno scorso ha condotto una parte di questa discussione dal suo letto d’ospedale. La continueremo. Vedrai, Claudia, ce la faremo. Luba Jurgenson Ciglia che pungono. Una lacrima ribolle nel petto.Senza terrore presento quel che sarà, e sarà una tempesta. Qualcuno mi sprona a scordare qualcosa. Manca l’aria, ma da morire ho voglia di vivere. […] Con questi versi di Osip Mandel’štam composti nel 1931 Claudia apriva il suo concerto-spettacolo “Un paradiso che cambia” che aveva ideato, scritto e musicato nel 2022. Un concerto straordinario che dava a Mandel’štam un ruolo ben preciso: raccontare il dolore dopo averlo vissuto e attraversato, ma raccontare insieme al dolore anche il desiderio di vita, attribuendo alla parola il compito di farsi testimonianza. La scelta di Mandel’štam non giungeva casuale. Al mondo del dissenso, degli ultimi, dei dimenticati Claudia ha dedicato gran parte dei propri studi e delle proprie ricerche condotte fra Russia e Francia. Da Nikolaj Evreinov, protagonista dell’emigrazione russa a… Continua a leggere In ricordo di Claudia Pieralli

Ci ha lasciati Claudia Pieralli

Memorial Italia si unisce al cordoglio della comunità accademica italiana per la prematura scomparsa di Claudia Pieralli, socia di Memorial Italia dal 2016. Claudia era professore associato presso l’Università degli Studi di Firenze. Ha dedicato la sua attività scientifica, tra gli altri temi, allo studio dell’eredità letteraria e culturale del gulag e del samizdat. I suoi studi sulla letteratura del gulag hanno contribuito a migliorare la comprensione di un corpus letterario ancora poco studiato, in particolare per quanto concerne la letteratura femminile dei campi sovietici e l’idea della “zona”, concetto al quale ha dedicato molti lavori. Negli ultimi anni la sua attenzione si è concentrata sulla ricezione del gulag, sul samizdat e sulla dissidenza, temi a cui ha dedicato numerose pubblicazioni e due progetti scientifici di primaria importanza, il progetto di ricerca franco-italiano “La ricezione delle repressioni politiche sovietiche nell’Universo culturale francese e italiano (1917-1987)” in collaborazione con Paris-IV-Sorbonne (sfociato nel volume “Lo specchio del gulag in Francia e in Italia. La ricezione delle repressioni politiche sovietiche tra testimonianze, narrazioni, rappresentazioni culturali (1917-1987)”, Pisa 2019) e “Alle due sponde della cortina di ferro: le culture del dissenso in Italia, Francia, URSS e la definizione dell’identità europea (1956-1991)”, grazie al quale è stato creato il portale “Voci libere in URSS”: https://vocilibereurss.fupress.net/ Per un profilo completo della sua attività scientifica, si rimanda alla sua pagina personale sul sito dell’Università di Firenze: https://www.unifi.it/p-doc2-2017-0-P-3f2b3430322f2d-0.html Molte delle ricerche di Claudia si sono basate sul lavoro negli archivi di Memorial a Mosca. Nel 2020 è stata invitata a tenere una conferenza presso la sede di Memorial Internazionale, dal titolo “Восприятие темы ГУЛАГа в Италии и Франции” [La ricezione del tema del gulag in Italia e Francia], oggi disponibile online sul canale YouTube di Memorial al link https://www.youtube.com/watch?v=Bwcx0pso_CU Per Memorial Italia ha portato all’Università di Firenze la mostra “Dalla censura e dal Samizdat alla libertà di stampa. Urss 1917-1990” (27 giugno-21 luglio 2017) e all’Università di Pisa (assieme a Marco Sabbatini) la mostra “Sacharov. I diritti umani nel cuore dell’Europa” (20 aprile-6 maggio 2022), oltre a organizzare, assieme a Giulia De Florio, Andrea Gullotta, Luba Jurgenson e Laura Rossi, il convegno internazionale “Varlam Šalamov 40 anni dopo: il poeta, lo scrittore, il testimone del gulag”, co-organizzato da atenei italiani e francesi, da Memorial Italia e Memorial France. Nei prossimi giorni pubblicheremo un ricordo di Claudia.

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Michail Kriger. L’ultima dichiarazione del 17 maggio 2023.

Il 17 maggio 2023 il tribunale militare n. 2 del Distretto occidentale di Mosca ha condannato l’attivista e socio di Memorial Podmoskov’e e del movimento Unione di solidarietà Michail Kriger, 63 anni, a 7 anni di reclusione in colonia penale a regime ordinario. Kriger era stato arrestato nel novembre del 2022 a causa di un post su Facebook ed era stato accusato di “giustificazione del terrorismo” e “incitamento all’odio con minaccia di ricorso alla violenza”. Michail Kriger ha partecipato attivamente al movimento democratico e di difesa dei diritti umani dalla fine degli anni Ottanta, a campagne a sostegno dei prigionieri politici, ha subito più volte provvedimenti amministrativi per avere preso parte a meeting e proteste. Negli ultimi tempi ha esternato più volte in pubblico la sua posizione contro la guerra, con modalità di espressione e rivendicazione delle proprie posizioni esclusivamente pacifiche. “Ritengo che questa guerra sia uno di quei rari conflitti in cui la verità sta al cento per cento da una parte sola. E quella parte è l’Ucraina”, ha detto Kriger al processo. Siamo convinti che la sentenza a Michail Kriger sia un atto di rappresaglia nei suoi confronti per la sua posizione pubblica e allo stesso tempo un tentativo di spaventare e costringere al silenzio tutti coloro che hanno osato esprimersi contro la guerra, che non hanno paura di criticare le autorità e di manifestare liberamente la propria opinione, il cui grido di protesta potrebbe essere sentito. Pubblichiamo la traduzione dell’ultima dichiarazione (poslednee slovo) di Michail Kriger, pronunciata in tribunale il 17 maggio 2023. Secondo il sistema giudiziario russo agli imputati è concessa in tale forma la possibilità di prendere la parola per sostenere la propria innocenza o corroborare la linea difensiva scelta dall’avvocato/a. Foto: SOTA // Antonina Favorskaja. Signor giudice!Sono accusato per due post su Facebook che al momento del mio arresto erano già vecchi di due anni. Secondo me bisogna concluderne che quei testi sono soltanto una scusa. Se sono finito in tribunale, il vero motivo sono le mie opinioni, dapprima contrarie alla guerra e ora, per di più, apertamente a favore dell’Ucraina. Sono opinioni che non solo non ho mai nascosto, ma che cerco di ostentare il più possibile e ogni volta che se ne presenta l’occasione. Ritengo che questa guerra sia uno di quei rari conflitti in cui la verità sta al cento per cento da una parte sola. E quella parte è l’Ucraina. Cercando maniere di lavar via questa vergogna, questo fratricidio di cui si è macchiato il nostro paese, ho aiutato i rifugiati ucraini, e ho espresso sui social media la mia più sincera speranza nella loro peremoga, come si chiama la vittoria in ucraino. C’è una cosa che ho sempre pensato, e penso ancora: se è destino che i russi arrivino alla libertà, potranno arrivarci solo in conseguenza di quella stessa peremoga. È andata così in Giappone e in Germania dopo che hanno perso una guerra. Come diceva Aleksandr Gorodnickij: “Per essere liberi non serve necessariamente la vittoria, a volte è meglio la sconfitta…”. Torniamo ai miei capi d’accusa. Uno è dovuto al fatto che mi sono permesso di esprimere apertamente il mio sogno che Putin venga impiccato. Ebbene sì: spero proprio di arrivare a vedere questo giorno di festa. Sono certo che il nostro dittatore si merita questa pena, proprio come altri criminali di guerra, per esempio quelli che vennero condannati all’impiccagione dal tribunale di Norimberga. Come loro, il nostro è un tiranno bugiardo che si è impossessato di un potere senza alcun limite e ha le mani sporche di sangue fino ai gomiti. La Corte penale internazionale dell’Aia è del tutto d’accordo con me, visto che ha emesso un ordine di cattura nei suoi confronti. Forse, a fantasticare così, ho perso di vista ogni compassione, o la “grazia pei caduti”, come scrive Puškin? Lo ripeto, no. Perché è per grazia di questo macellaio (sottolineo: per sua grazia) che si sparge sangue ogni giorno. Dato che non si dimette di propria iniziativa, è evidente che bisogna arrestarlo e giustiziarlo: è l’unico modo per fermare lo spargimento di sangue fraterno scatenato da lui, sì, proprio da lui, ai danni del popolo più vicino ai russi, quello dell’Ucraina, mio amato paese natale. A Dnipro, dove sono nato, ho molti parenti, compagni di scuola, amici d’infanzia che proprio ora devono aspettare nei seminterrati che gli arrivi in testa il prossimo bombardamento, a causa delle ambizioni maniacali del nostro Führer. Che hanno fatto per meritarselo? Che colpa ne hanno loro, se il nostro Re Sole non ha giocato abbastanza con i soldatini quando era piccolo? O se è diventato un ammiratore del vero Führer (a me sembra proprio di sì!) e fa di tutto per seguire il suo esempio? E quindi insisto che da parte mia è giusto, ragionevole e, se volete, opportuno nutrire queste speranze. O per dirla con le parole di un noto leccapiedi, Volodin: “Putin significa sangue a fiumi, senza Putin non si sparge il sangue”. Spero che tanto basti per motivare il mio sogno con sufficiente chiarezza. Passiamo al secondo capo d’accusa: fomentare l’odio contro l’FSB. In effetti non amo questa istituzione da due soldi, che è un analogo perfetto della Gestapo, anzi: per certi versi, è ancora più vigliacca e brutale. Perché dico questo? Perché quei poliziotti tedeschi erano sì sanguinari e quanto mai disumani nel metodo, ma se la prendevano con i nemici veri del Reich e del Führer, di certo non se li inventavano. La Gestapo putiniana, invece, fa spuntare “nemici” come funghi. Insieme ai suoi provocatori crea delle “organizzazioni terroristiche” e poi le “smaschera” lei stessa. In altre parole, per qualche stelletta o medaglia in più, per fare carriera, questa gente distrugge la vita dei ragazzi e dei loro genitori, senza uno straccio di empatia, neanche fossero bestie da macello. Ha iniziato a usare questi sistemi schifosi nei casi “Novoe veličie” e “Set’”, e in quello degli adolescenti di Kansk. Come se non bastasse, nell’ultimo caso uno di loro, il quattordicenne Nikita Uvarov, è stato… Continua a leggere Michail Kriger. L’ultima dichiarazione del 17 maggio 2023.

Presentazione della proposta di legge "Dissenso"

Giovedì 13 aprile 2023, nella sala stampa di Montecitorio l’on. Lia Quartapelle, deputata PD e vicepresidente della Commissione esteri, e il Presidente di Memorial Italia Andrea Gullotta, hanno presentato la proposta di disegno legge “Dissenso”, volta a tutelare la permanenza in Italia dei cittadini della Federazione Russa a rischio persecuzione nel loro paese.

Presentazione della proposta di legge “Dissenso”

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