"Dostoevskij" di Maria Candida Ghidini

Un percorso di lettura di opera in opera, sciogliendo i grandi temi in una narrazione vicina ai testi, quelli di Dostoevskij e quelli degli scrittori a lui vicini

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Dissidenty di Gleb Morev

Dissidenty di Gleb Morev , Ast ,2016 Il libro raccoglie 20 interviste a dissidenti del periodo soviedtico, dagli anni ’50 agli anni’80. Sono le testimonianze di dissidenti di diverse generazioni, con convinzioni politiche diverse e destini diversi. Riportiamo qui l’intervista al dissidente Sergej Grigorjanc, tradotta da Leo Bourtsev. Sergey Ivanovich Grigoryants (12 maggio 1941, Kiev) – giornalista, studioso di letteratura, collezionista. Dal 1963 al 1965 ha studiato alla facoltà di Giornalismo dell’Università di Mosca (espulso per motivi politici), ha organizzato lì il club letterario “Poeti Dimenticati”. Il 4 marzo del 1975 venne arrestato e il 25 settembre fu condannato dal Tribunale di Mosca a 5 anni di lavori forzati secondo l’articolo 190-1 e 154, parte 2 del Codice Penale dell’Unione Sovietica. Ha scontato la condanna nella colonia penale della regione di Yaroslavl, nel carcere “Chistopolsky” e nel carcere “Verhneuralsky”. Dopo la liberazione ha vissuto nella città di Borovsk, nella regione di Kaluga. Tra il 1982 e il 1983 è stato il redattore di una rivista in favore dei diritti umani, “Bulleten B”, pubblicata clandestinamente. Venne nuovamente arrestato il 18 febbraio del 1983, il 26 ottobre condannato dal tribunale della regione di Kaluga, secondo l’articolo 70 del Codice Penale dell’Unione Sovietica a 7 anni di lavori forzati e 3 anni di confino. Ha scontato la pena nel carcere “Chistopolsky”. Venne liberato il 6 febbraio del 1987. Tra il 1987 e il 1990 fu redattore capo della rivista indipendente “Glasnost”. Negli anni ’90 è stato presidente del fondo per difesa dei diritti umani “Glasnost”. Vive a Mosca. Sergey Grigoryants: “In un’atmosfera ostile, con così tanti delatori, essere scoperti è inevitabile” – “Tra le azioni e i movimenti dell’epoca sovietica, a suo avviso, quali sono da intendersi collegati all’attività dei dissidenti e quali no?” Avete leggermente sbagliato destinatario della domanda. Ormai da molto tempo, sia per interesse personale sia per libri e articoli che sto scrivendo, mi impegno a rispondere, tra le altre, anche a questa domanda. Però lo faccio da ricercatore e non da protagonista già dai primi anni, fin dalla nascita del movimento dissidente in Unione Sovietica. E, comunque, non mi piace molto l’espressione “attività dissidente”. Mi sembra assai più preciso il termine che hanno usato Andrey Amalrik e poi Sergey Soldatov – qui c’è questo suo libro del 1970, “Programma del Movimento Democratico in Unione Sovietica”. E quello che noi chiamiamo “movimento dissidente” in Russia è una sua parte molto più ristretta, limitata nel tempo e nel numero dei componenti. Mentre il movimento democratico era qualcosa che esisteva davvero. Come d’altronde l’attività dissidente, che ne è parte. Purtroppo nessuno tra gli storici o tra i partecipanti al movimento dissidente che conosco si rende conto del fatto che esso dipendeva strettamente dalla situazione al Cremlino. Però, dato che, come diceva Churchill, al Cremlino “tutti giocano sotto un tappeto”, nessuno dei dissidenti lo capiva veramente. – “Crede che il movimento democratico in Russia, di cui faceva parte l’attività dissidente, sia stato soltanto una proiezione dei cambiamenti interni al potere?” No, no. Succedeva anche così, ma spesso capitavano circostanze anche assai più complesse, e comunque ora parlo d’altro. Sto semplicemente dicendo che la posizione stessa del movimento democratico, questa oppressione a cui era, o non era, sottoposto a seconda dei momenti (e anche questo è molto interessante da approfondire), erano in realtà collegate con dei chiari e seri cambiamenti politici che avvenivano nell’amministrazione dell’Unione Sovietica. – “Come può datare l’ampio movimento democratico in Russia, che confini pone a livello cronologico?” Un movimento democratico relativamente ampio comincia nel 1957 come conseguenza dell’insurrezione ungherese del 1956 che, in realtà, ha suscitato in Unione Sovietica una reazione enormemente maggiore rispetto a quella causata dai più noti avvenimenti del 1968 in Cecoslovacchia. Prima di quel periodo, nella seconda metà degli anni ’30, negli anni ’40 e nella prima metà degli anni ’50, certamente, sono noti veri gruppi politici di opposizione, scolastici e universitari, due dei quali (in uno c’era il giovane e geniale fisico Landau) li ha denunciati il brillante poeta Pavel Kogan, delatore professionista dell’NKVD. Ma, evidentemente, di questi gruppi prima dell’insurrezione di Budapest non ce n’erano molti. Gli atti di protesta, non organizzati, ma molto numerosi, che sostenevano ai combattenti in nome della libertà sono stati in gran parte il diretto risultato dell’atmosfera di rinnovamento e dell’allegra attesa di cambiamento che regnavano in Unione Sovietica fin dal 1954-55. – “E’ stato testimone degli umori di protesta o delle attività clandestine, causate dai fatti del 1956?” No. Non potevo essere testimone, o, più precisamente, protagonista di queste attività. Avevo 15 anni. Però compravo assiduamente il giornale jugoslavo “Bor’ba”, che è diventato limitatamente accessibile nell’URSS e cercavo di capire qualcosa nelle comunicazioni dei serbi.   – “Ma conosceva persone che vi hanno partecipato?” Sì, certo, le conoscevo. Quando sono stato arrestato nel 1975, sono stato compagno di cella (n. 129), nel penitenziario “Matrosskaya Tishina”, di Yury Anokhin. Egli, poeta, che aveva studiato qualche anno prima di me nella facoltà di Giornalismo all’Università di Mosca, all’inizio del 1957 all’assemblea dei giovani comunisti declamava questi versi: “Magiari, magiari, siete miei fratelli. Sono con voi – il vostro fratello russo…” – qualcosa del genere. E per questo si è fatto i suoi bei 5 anni di carcere. Per me era il primo arresto, per Yury invece era già il secondo.   – “Lui era uno di quelli che si sono avvicinati al movimento democratico nel 1957, fin dall’inizio?” Non era un movimento. Era un’attività democratica, ma molto efficace, molto conforme allo spirito dell’epoca. Si trattava di singole persone che alle manifestazioni del Primo Maggio esponevano striscioni in sostegno dell’Ungheria e marciavano con questi striscioni in bella vista. C’erano persone che tenevano discorsi pubblici alle assemblee per la difesa dell’Ungheria. Insomma, anche dai materiali degli archivi sovietici, pubblicati in parte, e non solo dalla mia conoscenza con Yury Anokhin, si vede quanto questo fenomeno fosse forte. Esso ha messo Khrushchev nelle condizioni di contenere la riduzione del numero degli agenti del KGB e del Ministero dell’Interno e addirittura di avanzare una serie di… Continua a leggere Dissidenty di Gleb Morev

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Guida alla Mosca ribelle di Parisi Valentina

Guida alla Mosca ribelle di Parisi Valentina Identificata spesso con il potere, Mosca ha in realtà un’anima ostinatamente ribelle. Dalla rivolta del rame del 1662 alla Rivoluzione d’ottobre, dai demoni di Sergej Nečaev eternati da Dostoevskij fino alle proteste anti-governative del 2011-2012 e a quelle attuali, la vecchia capitale russa si rivela popolata da anarchici, dissidenti e artisti capaci di appropriarsi dei luoghisimbolo del dispotismo e di mutarli radicalmente di segno. Le mappe all’interno del volume sono state disegnate da Giacomo Corsetti. Le fotografie sono di Valentina Parisi.  

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