Oleg Orlov, co-presidente di Memorial, è detenuto in carcere in Russia a causa di una persecuzione politica. Ecco la traduzione di un’ampia intervista a Orlov raccolta dal giornalista e scrittore Filipp Dzjadko (Memorial Zukunft) prima della sentenza definitiva.
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Racconto russo. Cosa la guerra ha fatto perdere e guadagnare al popolo
Le centinaia di migliaia di persone che hanno vissuto la guerra hanno milioni di figli, convinti che le azioni dei loro padri e madri siano eroiche. Ci credono fermamente perché i loro genitori non possono essere mostri. Per un atto di pentimento collettivo dovremo aspettare che crescano e abbiano a loro volta dei figli; a questi bambini si potrà allora dire che i loro nonni hanno commesso azioni indegne.
La guerra infinita tra Armenia e Azerbaijan insegna qualcosa
Il tragico esempio del Nagorno-Karabakh per chi discute di conflitto in Ucraina: un conflitto congelato è – o almeno rischia di essere, alla prova dei fatti – una guerra che ritornerà domani più feroce che mai, non appena sarà ultimato il riarmo.
Dalla colonia penale di Smolensk. “Guerra in Ucraina e dittatura di Putin, contro l’interesse del popolo russo”
Il grande merito dell’opera, Un Occidente prigioniero o la tragedia dell’Europa centrale (Adelphi), è quello di disegnare un’idea d’Europa in cui non ci sono paesi occidentali (Austria) e orientali (Cecoslovacchia), ma un’unica matrice culturale comune.
In Russia la repressione continua: Oleg Orlov è in carcere
Il 27 febbraio 2024 Oleg Orlov, copresidente del Centro per la difesa dei diritti umani Memorial e membro della neoricostituita Associazione Internazionale Memorial, è stato condannato a due anni e mezzo di reclusione per la pubblicazione dell’articolo “Volevano il fascismo in Russia e l’hanno ottenuto”.
Per la libertà di Kara Murza. Per la loro libertà, che è anche la nostra
L’intero regime lavora duramente per sterminare tutto ciò che ancora equivale alla coscienza, l’onore e il senso civico. Per sterminare tutto ciò che è ancora vivo in Russia.
La psichiatria punitiva in Russia. Un’arma di repressione efficace, che fa poco rumore
Una pratica sistematica al tempo dell’Urss, poi ripartita forte dopo il 2012, l’anno d’inizio del terzo mandato di Putin e delle proteste di piazza Bolotnaja, le più grandi nella Russia post-sovietica, e ulteriormente dopo febbraio 2022. Fino a diventare patologizzazione del dissenso.
Come Chagall e Tarkovskij. I nuovi transfughi parigini dell’arte russa
Quattro artisti, seguendo le orme degli esuli fuggiti dal comunismo nel Novecento, combattono la propria guerra a Parigi. Le storie di Katja Demina, Naum Bleek, Marija Čuprinskaja ed Elena Gordienko.
Vedere il Terrore: i Gulag sugli schermi in Russia. Intervista con Kristian Feigelson
Il sociologo della Sorbona: “I russi non sono ancora riusciti a elaborare il trauma dei campi che ha colpito tre generazioni. Il regime putiniano non ha concorso affatto alla creazione di una memoria audiovisiva critica, anzi, il suo avvento ha contribuito profondamente a questa cecità della storia”.
La sfida del giornalismo russo in esilio
Non siamo nemici del nostro popolo, non siamo “agenti stranieri”. I fatti sono il peggior nemico di Putin, continueremo a raccontarli.