La militarizzazione della storia: un nuovo manuale di storia nelle scuole russe

Vladimir Medinskij (Svklimkin, CC BY-SA 4.0 , via Wikimedia Commons)Vl

Il volume riprende tutti i punti della propaganda di Putin per giustificare l’aggressione all’Ucraina. Per lui, la storia non rappresenta uno strumento per la comprensione delle complessità del passato, ma un mezzo per celebrare la grandezza della Russia.

Il’ja Jašin: “Putin cadrà nell’oblio. Patria e destino, un unico cammino”

Il'ja Jašin nel 2019 (foto di Evgenyfeldman via Wikimedia Commons, con modifiche, CC BY-SA 4.0)

Politico e blogger indipendente, condannato a 8 anni di carcere: “Miliardari, generali, ladrucoli, la prigione in Russia è uno spaccato della società. Non ce l’ho con chi se n’è andato, ma non ci si può occupare seriamente di politica quando si vive lontani. Voglio reggere il colpo e non scappare”.

Vladimir Kara-Murza dal carcere di Mosca: “Non mi avranno e, fidatevi, tutto questo presto finirà”

Foto di Jindřich Nosek (NoJin), con modifiche, CC BY-SA 4.0)

Il dissidente, giornalista e storico, per due volte avvelenato con gravi conseguenze sulla salute, racconta la vita in prigione e perché ha deciso di tornare in Russia per dare battaglia al regime di Putin: “Da lontano, da un posto sicuro, non puoi chiedere alla gente di battersi contro un regime autoritario”.

Attacco alla memoria. Le targhe di “Ultimo indirizzo” stanno sparendo dalle vie di Mosca

Targa del progetto "Ultimo indirizzo" dedicata al giurista e scalatore Vladimir Konstantinovič Alkalaev in Via Tverskaja 12 a Mosca (Foto di Theodor Ludenhof, CC BY-SA 4.0, , via Wikimedia Commons)

Il progetto è un’iniziativa civile che vede Memorial tra i principali promotori e prevede la collocazione di una targa commemorativa sulla facciata dell’ultima casa abitata da chi è stato vittima di repressione politica a partire dall’ottobre del 1917. Circa quindici le lastre rimosse nella capitale.

In arte Joker James. Aleksej Ponomarëv: “Con podcast e hip hop vogliamo aprire qualche spiraglio in Russia”

Raccontare l’attualità (e riflettere sul passato) con il giornalista e rapper. “Forse in molti si aspettano da me dei brani ancora più radicali e univoci, in cui invito a rovesciare il regime di Putin e infiammo gli animi. Ma non ci riesco, perché comunque le mie canzoni non sono propaganda politica: sono solo dei piccoli frammenti di me e della mia coscienza, a cui voglio dare voce”.

Lev Rubinštejn: “C’è una signora da non dimenticare, anche se ora ha un pessimo aspetto: si chiama speranza”

Lev Rubinštejn (foto di Natalia Senatorova, CC BY-SA 4.0)

Intervista al poeta e saggista sulle forme di resistenza alla repressione, sull’emigrazione, sulla speranza, sulla sopravvivenza di molti meccanismi del sistema sovietico nella politica russa contemporanea, sull’aiuto che può venire a chi protesta contro la guerra dall’esperienza degli artisti underground degli anni ’70.

Il’ja Jašin: “È incredibile che io mi debba sempre giustificare per essere finito in prigione”

Il'ja Jašin nel 2019 (foto di Evgenyfeldman via Wikimedia Commons, con modifiche, CC BY-SA 4.0)

Intervista all’oppositore russo, condannato a otto anni e mezzo: “Putin lascerà dietro di sé un’eredità funesta: economia distrutta, isolamento internazionale, corruzione esorbitante e degrado delle istituzioni statali. Per risollevarsi dal baratro, la Russia dovrà compiere un percorso lungo e complesso”.

Il Dubravlag di Jurij Dmitriev. Dentro le colonie penali di Mordovia

Il bosco di Sandormoch in Carelia, Russia (foto di Ninara, via Wikicommons, con modifiche, CC BY 2.0)

Nel 1931 nel villaggio di Javas, dove sconta la pena di 15 anni a causa di accuse totalmente infondate di pedofilia, fu inaugurato il TemLag, il lager di Temnikov. Nel 1948, quando apparvero i “lager speciali per detenuti politici”, venne riorganizzato nel Lager Speciale n° 3 o Dubravlag.

25 anni di carcere a Kara-Murza: è “giustizia staliniana”

Foto di Jindřich Nosek (NoJin), con modifiche, CC BY-SA 4.0)

Il Comunicato del Consiglio del Centro Memorial per la difesa dei diritti umani, dopo la sentenza emessa a carico dell’oppositore russo.

Un esempio di ritorno al terrore staliniano. Lettera aperta di “Novaja Gazeta”: “Libertà per Kara Murza”

Foto tratta dal profilo Facebook di Vladimir Kara-Murza

“Chiediamo con decisione che le autorità russe, le forze dell’ordine e i giudici ritrovino la strada della giustizia. Che perseguano assassini e criminali, e non quei cittadini onesti e responsabili che osano pensare e dire la verità. E che fermino questa nuova deriva della Russia verso lo stalinismo e il totalitarismo”.