Risoluzione del CC del VKP(b) sulle riviste «Zvezda» e «Leningrad». Inizio delle campagne ideologiche antioccidentali

A partire dall'estate del 1946, dopo il discorso pronunciato a Fulton da Winston Churchill, il governo dell'URSS attuò sempre più nettamente la strategia della "guerra fredda", sia nella politica estera che in quella interna. In questa strategia svolgevano un ruolo importantissimo le campagne propagandistiche dirette contro "l'influenza corruttrice dell'Occidente". La retorica patriottica del tempo di guerra cedette il posto a una retorica apertamente nazionalistica: l'URSS era dichiarata il centro della civiltà moderna, lo sviluppo della Russia l'unica vera esperienza storica, e il popolo russo veniva definito "fratello maggiore" di tutti i popoli che entravano a far parte dell'URSS e della nuova comunità "dei paesi della democrazia popolare". Nello stesso tempo si postulava il primato dello Stato imperiale sull'individuo: secondo l'opinione di Stalin, gli uomini sovietici dovevano essere "ingranaggi" utili della macchina sociale, mentre l'"individualismo piccoloborghese" andava estirpato.
Nelle persecuzioni ideologiche della seconda metà degli anni '40 ebbe un ruolo fondamentale il segretario del CC del VKP(b) A.A. Ždanov, responsabile del settore propaganda del CC e del nuovo giornale del partito "Cultura e vita", che cominciò a uscire nel giugno 1946.
Per iniziativa di Ždanov il 14 agosto 1946 fu emanata una speciale risoluzione del CC del VKP(b), diretta contro le riviste leningradesi "Zvezda" e "Leningrad". Questi periodici si sarebbero fatti portavoce di "un'ideologia estranea allo spirito del partito". Nella parte "teorica" della risoluzione, scritta dallo stesso Ždanov, erano criticati con particolare asprezza le liriche di Anna Achmatova e i racconti satirici di Michail Zoščenko. Di lì a pochi giorni entrambi gli autori furono espulsi dall'Unione degli scrittori, e fu completamente vietata la pubblicazione delle loro opere. La rivista "Leningrad" fu chiusa, mentre "Zvezda" ricevette una "severa ammonizione" e rimase per molto tempo sottoposta a un severissimo controllo della censura. Contemporaneamente ci furono "verifiche" ed "epurazioni" nell'Unione degli scrittori, furono sostituiti i vertici dell'organizzazione.
Dopo la risoluzione di agosto l'offensiva sul "fronte culturale" continuò. Il 26 agosto ci fu una nuova risoluzione del CC "Sul repertorio dei teatri drammatici", che, rilevando "le tendenze decadenti" di alcuni teatri della capitale, intimava di eliminare dal repertorio tutte le pièce di drammaturghi stranieri, e in settembre la critica del partito si abbatté sui film "privi di idee" Una grande vita del regista L. Lukov, L'ammiraglio Nachimov di V. Pudovkin e la seconda parte di Ivan il Terribile di Sergej Ejzenštejn.
Nell'estate del 1947 Ždanov organizzò un incontro di filosofi, in cui ottenne la condanna del libro del marxista A. Aleksandrov Storia della filosofia occidentale. Ždanov paragonava l'autore a un "vegetariano senza denti", perché aveva mostrato un'eccessiva tolleranza verso "la filosofia idealistica, borghese e decadente che ispirava la lotta delle potenze imperialiste contro l'URSS."
Alcuni mesi più tardi Ždanov si scagliò contro la musica. Vittime della lotta contro "le tendenze decadenti in musica" furono i compositori Dmitrij Šostakovič, Sergej Prokof'ev, Vano Muradeli e altri. In una speciale risoluzione del CC del VKP(b) Muradeli era accusato di disprezzare le tradizioni della musica classica russa e di interpretare in maniera errata i rapporti fra russi e georgiani. Gli altri erano accusati di attenersi a "un indirizzo formalistico e antipopolare" e di "aver ristretto, nelle loro opere, il significato della musica, limitandola a un soddisfacimento dei gusti corrotti di individualisti estetizzanti". La risoluzione ebbe come conseguenza un'epurazione nell'Unione dei compositori.
La campagna contro il "formalismo" continuò anche per tutto il 1948. Molti intellettuali e artisti furono accusati di "servilismo nei confronti dell'Occidente", espulsi dalle associazioni artistiche e costretti a troncare la loro attività creativa pubblica.
Alla fine del 1948 la critica del "formalismo" e del "decadentismo" nell'arte cedette il posto a un progetto ideologico più grandioso: cominciava la campagna per la lotta contro il "cosmopolitismo".