Lavrentij Pavlovič
BERIJA
Nato il 29 marzo 1899 nel villaggio di Mercheuli,
nel governatorato di Tiflis, nella famiglia di un contadino mingrelio, frequent?
la scuola primaria di Suchumi e nel 1915 si iscrisse all'istituto professionale
meccanico-edile di Baku. Dopo la Rivoluzione di Febbraio a Baku si iscrisse
alla RSDRP(b) e diresse una delle cellule di partito della città. Nel periodo
della Comune di Baku (gennaio - settembre 1918) lavor? nell'apparato del Soviet
cittadino. Nel 1919-1920, al tempo della repubblica democratica indipendente
dell'Azerbaigian, per incarico del dirigente dell'organizzazione bolscevica
dell'Azerbaigian, A. Mikojan, Berija entr? nel partito nazionalista al governo
"Musavat" e trov? lavoro nel controspionaggio, il che gli consent? di fornire
informazioni segrete ai bolscevichi. Dopo l'instaurarsi del potere sovietico
a Baku, prese servizio nello spionaggio dell'Armata Rossa, quindi fu inviato
al lavoro clandestino in Georgia, dove erano al governo i menscevichi. L?
nel 1920 fu arrestato dalle autorità georgiane, liberato per intervento dell'ambasciata
sovietica a Tbilisi e nell'agosto 1920 espulso in Azerbaigian.
Dopo alcuni mesi di lavoro nelle organizzazioni di
partito di Baku, nell'aprile 1921 Berija assunse incarichi dirigenziali negli
organi sovietici della sicurezza dello Stato. Per un anno e mezzo (maggio
1921 - novembre 1922) fu vicepresidente della ČK dell'Azerbaigian. Dal
novembre 1922 fu per quattro anni vicepresidente della ČK-GPU della Georgia.
In questa carica Berija ebbe un ruolo decisivo nella rapida repressione della
rivolta antibolscevica dell'autunno 1924. Nel dicembre 1926 divenne presidente
della GPU della Repubblica di Georgia e vicepresidente della GPU della Repubblica
Transcaucasica, che all'epoca riuniva Georgia, Armenia e Azerbaigian. Essendo
uno dei più giovani dirigenti dell'OGPU, Berija puntava al potere politico,
sfruttando a tale scopo la conoscenza personale con Stalin (provvedeva alla
sicurezza del leader quando questi era in vacanza nelle località di villeggiatura
transcaucasiche). Fra i meriti di Berija c'era l'efficienza con cui aveva
condotto la collettivizzazione e la deportazione dei kulak, e stroncato tutti
i tentativi dell'influente emigrazione georgiana di organizzare un movimento
antibolscevico in Georgia. Fu allora che si defin? anche lo stile di vita
di Berija: ambizioso, amante delle donne, sportivo (per qualche tempo gioc?
nella squadra di calcio "Dinamo" di Tbilisi) e promotore dello sport.
Nel marzo 1931 Berija divenne presidente della GPU
della Repubblica Transcaucasica, ma dopo soli sei mesi divent? Primo segretario
del partito comunista georgiano (novembre 1931), e un anno dopo, nell'ottobre
1932, Primo segretario del comitato di partito della Transcaucasia, diventando
praticamente il dittatore di una delle più importanti zone strategiche di
confine dell'URSS.? Al XVII congresso della VKP(b) nel gennaio 1934 Berija
venne eletto per la prima volta membro del comitato centrale del partito.
Proprio a lui Stalin affid? la cura del libro Per la storia delle organizzazioni
bolsceviche transcaucasiche, che svolse un ruolo determinante nel creare
il culto della personalità del leader. Berija figurava come l'autore del libro,
ma di fatto il testo era stato scritto da un nutrito gruppo di storici (dopo
l'uscita del libro Berija ricevette il suo primo ordine di Lenin).
Dopo lo scioglimento della Federazione Transcaucasica
(1937) Berija rimase Primo segretario del CC del partito comunista georgiano
e del comitato cittadino di Tbilisi. Negli anni del "Grande terrore" diresse
le repressioni di massa nel territorio della Georgia (a differenza dei capi
di altre repubbliche, Berija non perdeva il controllo sui locali organi della
sicurezza dello Stato). Nell'agosto 1938 per iniziativa di Stalin Berija fu
trasferito da Tbilisi a Mosca e nominato primo vicecommissario del popolo
agli Affari Interni dell'URSS. Nei tre mesi in cui ricopr? questa carica,
diede inizio all'epurazione degli organi di sicurezza dagli uomini di N.I.
Ežov e a poco a poco port? a Mosca tutti i suoi più stretti collaboratori
di un tempo (V, Merkulov, B. Kobulov, P. Šarija, V. Dekanozov ecc.).
Proprio Berija era destinato a sostituire il "commissario di ferro", che aveva
già svolto il suo compito, organizzando le grandi purghe nell'apparato del
partito e del governo, nell'esercito, nell'industria e in tutta la società
sovietica. Il 25 novembre 1938 Berija assunse la direzione dell'NKVD dell'URSS,
e design? V.N. Merkulov, il suo più stretto collaboratore, a capo della struttura-chiave
del commissariato del popolo, la Direzione centrale della sicurezza dello
Stato. Al XVIII congresso della VKP(b) (marzo 1939) Berija pronunci? un importante
discorso, fu rieletto membro del CC della VKP(b), e dopo il congresso divenne
candidato al Politbjuro del CC, il supremo organo che governava effettivamente
lo Stato. A fini propagandistici Berija fece liberare una parte dei "condannati
in base ad accuse infondate": nel 1939 dai lager e dalle colonie furono rilasciati
più di 300.000 detenuti; furono scarcerati centinaia di migliaia di arrestati
in attesa di giudizio. Ma in quello stesso 1939 sotto la sua guida cominci?
una nuova massiccia azione repressiva: gli arresti e le deportazioni dai territori
annessi all'URSS, in base al patto Ribbentrop-Molotov (Ucraina Occidentale,
Bielorussia Occidentale, Estonia, Lettonia, Lituania, Bessarabia, Bucovina
Settentrionale). Per iniziativa di Berija il Politbjuro approv? la risoluzione
sulla fucilazione di più di 20.000 ufficiali e funzionari polacchi prigionieri
di guerra (marzo 1940). Sotto la guida di Berija fu progettato e messo in
atto l'assassinio di Lev Trockij (agosto 1940).
Dopo la scissione dell'NKVD (febbraio 1941), rimanendo
commissario del popolo agli Affari interni, Berija mantenne la direzione politica
anche del commissariato alla sicurezza dello Stato: di fatto rimase a capo
di tutto l'apparato repressivo fino al dicembre del 1945. Contemporaneamente
Berija fu nominato vicepresidente del Consiglio dei Commissari del popolo,
il governo sovietico.
Con l'inizio della seconda guerra mondiale Berija
divenne membro del Comitato di difesa dello Stato (GKO), supremo organo straordinario
di potere dell'URSS, per qualche tempo (maggio ? settembre 1944) ne fu vicepresidente,
secondo cioè a Stalin. Controllava la produzione di armi, munizioni e lanciamine,
e anche (insieme a G.M. Malenkov) quella di aeroplani e motori aerei, dirigendo
contemporaneamente il sistema repressivo e l'impero del GULag. Nel 1941-1944
fu uno degli promotori e organizzatori della deportazione di tedeschi, calmucchi,
caračaevi, balcari, ceceni, ingusceti, tatari di Crimea ecc.)
?Prese parte in incognito alle conferenze
di Teheran, Jalta e Postdam, mettendo sotto sorveglianza le residenze degli
alleati occidentali. Nel 1943 Berija fu insignito del titolo di Eroe del Lavoro
sovietico: cos? era riconosciuto il contributo del GULag all'economia di guerra
dell'URSS. Nel luglio 1945 gli fu conferito il supremo grado militare: maresciallo
dell'Unione Sovietica.
Quando si seppe che gli Stati Uniti stavano lavorando
alla bomba all'uranio, Berija ottenne che gli fosse affidato il compito di
dirigere lo spionaggio e la ricerca in materia. Subito dopo la fine della
guerra Berija si concentr? completamente sul progetto atomico, considerato
allora di vitale importanza per l'URSS. Divenne primo vicepresidente del Consiglio
dei Ministri dell'URSS, e nel marzo 1946 fu eletto membro del Politbjuro del
CC della VKP(b). Manipolando colossali risorse materiali e umane, in condizioni
di assoluta segretezza Berija mise in piedi una gigantesca organizzazione
per la ricerca nucleare, il cosiddetto Goskomitet n. 1. In quattro anni, in
gran parte grazie al furto di segreti tecnologici americani, fu creata la
bomba atomica sovietica, che nell'agosto 1949 fu sperimentata in segreto.
Nell'ottobre dello stesso anno Berija ricevette per questo il premio Stalin
e fu insignito del suo ultimo (quinto) ordine di Lenin.
Negli ultimi anni di vita di Stalin Berija seppe
evitare la disgrazia che incombeva su di lui (era lui il vero bersaglio del
cosiddetto "caso mingrelio", nel corso del quale furono arrestati e condannati
molti suoi conterranei); insieme a Malenkov e Chruščëv Berija
rimase uno dei leader più vicini a Stalin fino alla morte del dittatore.?
Uomo dal potere quasi illimitato, non si sentiva legato dalle norme dello
stile puritano sovietico. Oltre alle numerose amanti, nella sua enorme villa
in pieno centro di Mosca non di rado venivano condotte donne prese con la
forza per le vie della capitale (erano ampiamente diffuse le voci sulle torture
e gli omicidi che si consumavano nella sua casa).
Ai funerali di Stalin Berija pronunci? uno dei discorsi
programmatici a nome della nuova leadership. Torn? a dirigere i servizi speciali
sovietici, diventando ministro degli Affari interni. In questa fase promosse
alcune iniziative politiche di tipo liberal-riformista, come la liberazione
dei "medici assassini" e la loro riabilitazione pubblica; emise una disposizione
segreta interna all'MVD che proibiva categoricamente le torture durante l'inchiesta
e ordinava la distruzione degli strumenti di tortura; promosse la grandiosa
amnistia del 27 marzo 1953, che quasi dimezz? la popolazione del GULag (liberando
soprattutto i detenuti comuni); trasfer? dall'MVD ai ministeri dell'industria
alcune strutture che sfruttavano il lavoro dei detenuti.
Il 26 giugno 1953, dopo un'operazione diligentemente
preparata sotto la direzione di Malenkov e Chruščëv e con la
partecipazione dei più alti ufficiali dell'esercito sovietico, Berija fu arrestato
direttamente nel Cremlino, durante una seduta del Presidium del CC del PCUS.
Nel Plenum del CC tenutosi all'inizio di luglio, Berija fu escluso dal Presidium
e dal Comitato centrale, ed espulso dal partito. Il 10 luglio 1953 i mezzi
d'informazione comunicarono che Berija era stato arrestato come nemico del
popolo e "spia inglese" fin dal 1919. In tutto il paese si distrussero i suoi
ritratti, furono ribattezzate le località che portavano il suo nome. Fra luglio
e settembre furono arrestati i suoi più stretti collaboratori: Merkulov, Dekanozov,
Goglidze, Šarija e altri. Quanto a Berija stesso, si ritenne fosse troppo
pericoloso rinchiuderlo in una prigione dell'MVD, poich? tutti i collaboratori
del ministero si trovavano sotto la sua influenza, e cos? fu rinchiuso in
un carcere militare. Nel processo a porte chiuse che si svolse a Mosca nel
dicembre 1953 (Berija e il suo entourage erano giudicati da un organo appositamente
creato: un Tribunale speciale della Corte suprema dell'URSS) fu accusato di
tradimento della patria, spionaggio a favore della Gran Bretagna, tentativo
di "liquidare il regime sovietico degli operai e dei contadini, restaurare
il capitalismo e ripristinare il dominio della borghesia". Il 23 dicembre
1953 fu condannato alla pena di morte e fucilato il giorno stesso. Dopo la
cremazione, le ceneri di Berija furono disperse al vento. Sua moglie e suo
figlio passarono qualche tempo agli arresti, ma poi fu loro proposto di cambiare
cognome, con il divieto di risiedere a Mosca.
Negli anni '90 fu riconosciuta l'inconsistenza giuridica
di gran parte delle accuse mosse a Berija durante il processo (tradimento
della patria, spionaggio). Tuttavia le supreme istanze giudiziarie dell'URSS
e della Russia hanno sempre respinto i ripetuti tentativi della vedova e del
figlio di Berija di ottenerne la riabilitazione postuma (l'ultima volta nell'anno
2000): la riabilitazione di un uomo colpevole di crimini contro l'umanità
e di aver organizzato repressioni di massa sarebbe un insulto alla memoria
di tutti quanti sono morti durante il terrore, e d'altra parte è impossibile
incriminare Berija di questi delitti, in quanto l'incriminazione e condanna
postuma non è prevista dalle norme processuali russe.
Fonti:
"Dokladyvaju o soderžanii razgovorov, kotorye y menja byli s vragom naroda Berija?" (ob"jasnitel'nye zapiski M.V. Zimjanina, S.M. Štemenko i V.M. Merkulova N.S. Chruščëvu, leto 1953 g.), "Neizvestnaja Rossija. XX vek", III, Moskva 1993, pp. 43-82.
S. Berija, Moj otec ? Lavrentij Berija, Moskva 1994.
V.F. Nekraskov, Trinadcat' železnych narkomov, Moskva 1995.
N. Petrov, K. Skorkin, Kto rukovodil NKVD. 1934-1941, Moskva 1999, p. 106-107.
Lavrentij Berija. 1953. Stenogramma ijul'skogo plenuma CK KPSS i dr. dokumenty (a cura di V. Naumov, Ju. Sigačëv), Moskva 1999.
Internet:
(Biografia) http://www.hronos.km.ru/biograf/beria.html