Ho smascherato Nicolai Lilin, il maleducato siberiano

Avevano dubitato in parecchi, compresi alcuni giornalisti e studiosi di cose russe che hanno fatto il viaggio fino nei luoghi citati senza trovare traccia di quanto raccontato da Lilin.
A proposito di Lilin

Ho smascherato Nicolai Lilin, il maleducato siberiano

PAOLO BIANCHI
“Il Giornale”, 28 gennaio 2010, 07:00

C’è educazione e educazione. Nicolai Lilin, Nico per gli amici, ha dato un ampio saggio della propria, martedì notte nel corso del programma televisivo Chiambretti Night, su Italia Uno. Chi scrive ha avuto un contraddittorio sul piccolo schermo con l’autore del romanzo cosiddetto autobiografico Educazione siberiana pubblicato l’anno scorso da Einaudi con vasto e strombazzato lancio commerciale, ed entusiastica mega-recensione di Roberto Saviano su Repubblica. È una storia vera, si è detto, una storia di criminali dodicenni che imparano il codice della mala dai padri e dai nonni. Sull’autenticità della narrazione, che per il suo carattere trucido ed esotico ha attirato una folta schiera di lettori, avevano dubitato in parecchi, compresi alcuni giornalisti e studiosi di cose russe che hanno fatto il viaggio fino nei luoghi citati senza trovare traccia di quanto raccontato da Lilin. Gli «Urca» siberiani, deportati al confine con l’Ucraina, nello strambo stato della Transnistria, non sono n´ un’etnia n´ un popolo, al massimo una piccola comunità fra le tante nel variegato e confuso mosaico dell’ex Unione Sovietica. Il romanzo sembra I ragazzi della via Pal in versione splatter, con i coltelli al posto delle fionde e gli sbudellamenti all’ordine del giorno. Se Nico avesse commesso tutto quello che racconta, sarebbe un soggetto ad alta pericolosità sociale, invece oggi è un cittadino italiano, vive a Cuneo ed esercita l’inquietante professione di tatuatore. Ma guai a dubitare della sua parola.
È quasi un miracolo che la tv si occupi ancora di libri. Lo fa in genere all’ora dei vampiri, quasi se ne vergognasse. Piero Chiambretti però, sulla storia e il personaggio di Nico aveva deciso di puntare e la volontà di credergli sarebbe forse rimasta salda se il Nostro non avesse cominciato, fin dalle prime battute, a perdere la Trebisonda. Dopo le prime chiacchiere di riscaldamento, venendo al dunque, cioè alle critiche che gli abbiamo sommessamente rivolto, il tatuatore siberiano (che però è cresciuto a tremila chilometri dalla Siberia) si è reso conto che la sua credibilità di delinquente rischiava d’indebolirsi e ha assunto quello che nelle intenzioni forse voleva essere un atteggiamento da criminale incallito, ma che è sembrato più lo scatto di nervi di un teppistello colto sul fatto. Nell’ordine: 1) Ha augurato allo scrivente di arrivare a campare fino a cinquant’anni (non manca molto). 2) Gli ha notificato un non meglio definito «servizio completo». 3) Ha comunicato un perentorio e inappellabile disprezzo per i giornalisti. 4) Se l’è presa col conduttore, criticando la trasmissione, una scheda esplicativa non di suo gradimento e addirittura le luci dello studio («sembra un interrogatorio del Kgb»). L’effetto, lungi dall’intimidire, è stato esilarante. Chiambretti lo ha preso in giro con esperta eleganza, non risparmiandogli un paio di frecciate, come «montatura» e «fiction», vale a dire finzione, vale a dire panzane. Il povero siberiano di Cuneo ne è uscito un po’ malconcio. Meglio così, però. Ma che se ne fanno, all’Einaudi, di un criminale vero?

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Per concludere l’anno riceviamo una bellissima notizia che ci riempie di speranza. Il 28 dicembre l’attivista politica ed ex vice direttrice del complesso memoriale delle vittime delle repressioni Zarifa Sautieva è stata rilasciata dalla colonia penale femminile di Zelonokumsk. Zarifa era stata condannata ingiustamente a sette anni e sei mesi di colonia penale per il “caso Inguscezia”, ai sensi degli articoli sull’uso della forza nei confronti di rappresentanti delle autorità e partecipazione ad attività estremiste. Zarifa aveva partecipato il 27 marzo 2019 a Magas a una manifestazione di protesta contro la modifica del confine amministrativo tra Inguscezia e Cecenia. A settembre, la Corte europea dei diritti dell’Uomo ha accolto il ricorso di Satieva e degli avvocati di Memorial affermando che durante le indagini le forze dell’ordine avevano agito con violenza nei confronti di Zarifa. L’avvocato Magomed Bekov ha commentato così la sua liberazione: “È una grandissima gioia per il nostro popolo, un regalo per l’anno nuovo a tutta la comunità! Sono sicuro che una grande parte dell’Inguscezia attendeva questo giorno e noi continuiamo ad aspettare la liberazione degli altri nostri prigionieri politici. Zarifa si trova in ottime condizioni, almeno per quanto abbiamo potuto vedere. Era di buon umore, stava bene, scherzava e sorrideva”. L’ultima dichiarazione di Zarifa si può trovare nel nostro libro Proteggi le mie parole.   Memorial continua a lottare per tutte le persone ingiustamente detenute nelle carceri e nelle colonie penali russe.

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In ricordo di Eduard Kuznecov (1939-2024).

Il 22 dicembre 2024 è mancato Eduard Kuznecov, scrittore e giornalista dissidente. “Scrivo solo per conservare il mio volto. Il campo di concentramento è un ambiente orribile, umiliante, è la consapevole creazione di condizioni tali che l’uomo, ricacciato di continuo nell’angolo, comincia a dubitare dell’utilità di ubbidire alla propria verità e si convince che esiste solo la verità della biologia, l’adattamento”. Eduard Kuznecov nasce a Mosca nel 1939. Nel 1961 è arrestato per la prima volta e condannato a sette anni di reclusione per propaganda antisovietica. Nel 1970 è processato per avere tentato, insieme a un gruppo di ebrei russi dissidenti, di dirottare un aereo verso Israele e condannato alla pena di morte. Grazie alla pressione dell’opinione pubblica internazionale la pena è poi commutata in quindici anni di reclusione in un campo di lavoro a regime speciale in Mordovia. All’inizio degli anni Settanta i suoi diari, usciti clandestinamente dalla Russia, vengono pubblicati in Occidente. Nel 1979 è rilasciato ed emigra in Israele. Tra 1983 e 1990 collabora con Radio Liberty. Nel 1992 è tra i fondatori del quotidiano in lingua russa ‘Vesti’. Nelle pagine dei suoi diari, fatti uscire clandestinamente dal campo di lavoro e miracolosamente giunti nelle mani di Andrej Sacharov, Eduard Kuznecov descrive le degradanti condizioni di vita dei prigionieri e riflette lucidamente sui mali che minano il sistema giudiziario sovietico e i meccanismi di coercizione che regolano uno stato totalitario.

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28 novembre 2024. Sergej Davidis inserito nella lista degli estremisti e terroristi.

Il 28 novembre 2024 Sergej Davidis, copresidente del Centro per la difesa dei diritti umani Memorial, è stato inserito nella “lista degli estremisti e dei terroristi” stilata da Rosfinmonitoring, agenzia federale russa per il monitoraggio delle operazioni finanziarie, con una postilla su un suo “coinvolgimento nel terrorismo”. Inoltre il 5 dicembre il tribunale Ljublinskij di Mosca ha ricevuto la documentazione relativa all’apertura di un procedimento amministrativo. La documentazione ha permesso di comprendere che nei confronti di Davidis è stata emessa una denuncia amministrativa per partecipazione alle attività di un’“organizzazione indesiderata”. Davidis ha anche ricevuto una comunicazione scritta con la quale gli è stato richiesto di presentarsi in procura per fornire spiegazioni e prendere conoscenza della possibilità di dover rispondere a responsabilità amministrativa. Come si evince dalla lettera, l’indagine della procura è legata a materiali di Radio Free Europe/Radio Liberty, indicata in Russia come organizzazione indesiderata. Sembra si faccia riferimento a interviste rilasciate da Sergej Davidis o a suoi commenti sui canali di Radio Free Europe. Con ogni probabilità il procedimento contro Davidis è legato alle sue attività: difendere i prigionieri politici, organizzare il sostegno e richiamare l’attenzione sulla loro situazione in Russia e nel mondo. Non si tratta del primo episodio di repressione nei confronti del copresidente del Centro Memorial nel 2024. A marzo il ministero della giustizia ha dichiarato Memorial “agente straniero”. Ad agosto il Roskomnadzor, servizio per la supervisione delle comunicazioni, della tecnologia dell’informazione e dei mass media della Federazione Russa, ha formalizzato un’accusa per violazione da parte di Davidis delle regole di marcatura in quanto “agente straniero”, indicando otto post apparsi sul suo canale Telegram. A settembre gli è stata comminata una multa di 30.000 rubli. Sergej Davidis ha dichiarato: “Non sono a conoscenza di motivi specifici per aprire nuovi procedimenti. E quale delle mie attività – la co-presidenza del Centro Memorial o la direzione del programma di sostegno ai prigionieri politici – ne sia la ragione. Ma non c’è dubbio che questi nuovi fatti sono un segno dell’attenzione dello Stato nei confronti del nostro lavoro. Ma noi, naturalmente, continueremo a lavorare.”

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