La libertà di coscienza in Russia si è trasformata in una finzione
Dichiarazione di Memorial Internazionale
Il 6 febbraio 2019 il tribunale del quartiere Železnodorožnyj della città di Orël ha condannato il cittadino danese Dennis Christensen a sei anni di detenzione per avere organizzato il lavoro dei Testimoni di Geova a Orël “sfruttando la sua autorità di leader spirituale”.
Quasi due anni fa, il 20 aprile 2017, la Corte suprema russa aveva messo fuori legge i Testimoni di Geova in quanto “organizzazione estremistica”. Questa decisione vergognosa e illegale ha posto la Russia nel novero dei paesi con i regimi più odiosi. I Testimoni di Geova furono crudelmente perseguitati nella Germania di Hitler. In tutti i paesi democratici i Testimoni di Geova operano liberamente. In seguito alla decisione della Corte suprema in Russia sono già state arrestate decine di seguaci di questo movimento religioso, e ora è stata emanata la prima sentenza di effettiva condanna alla reclusione.
Oggi nel nostro Paese la libertà di coscienza, proclamata dalla Costituzione russa, è altrettanto fittizia di quanto fosse in Unione Sovietica. I sei anni a cui Christensen è stato condannato per avere esercitato il diritto costituzionale alla libertà di confessione religiosa sono del tutto paragonabili alle pene inflitte ai Testimoni di Geova sotto il regime sovietico.
La situazione è assurda: da una parte i Testimoni di Geova condannati sotto il regime sovietico («Memorial” è a conoscenza di molte centinaia di casi del genere) sono riconosciuti vittime di repressioni politiche in base alla Legge Federale sulla riabilitazione del 1991, e dall’altra gli attuali seguaci dei Testimoni di Geova vengono mandati in carcere.
Questa condanna conferma ancora una volta l’inadeguatezza della legislazione “antiestremistica” russa, che permette di definire “estremista” quasi chiunque.
Chiediamo di annullare l’anticostituzionale messa al bando dei Testimoni di Geova.
Riteniamo prigionieri di coscienza Dennis Christensen e gli altri Testimoni di Geova arrestati, e chiediamo la loro immediata liberazione.
Il Direttivo di Memorial Internazionale
8 febbraio 2019