Il respiro della coscienza di Aleksandr Solženicyn

Una corposa selezione di testi, alcuni per la prima volta tradotti dal russo e dalle versioni critiche definitive

Aleksandr Solženicyn

Il respiro della coscienza. Saggi e interventi sulla vera libertà 1967-1974

A cura e con un’introduzione di Sergio Rapetti

240 pp. + 16 pp. di illustrazioni, 20 €

 

Quando nel 1942 raggiunge il fronte di guerra Solženicyn ha la mente e il cuore pieni di progetti eroici e rivoluzionari, ma non immagina il vertiginoso itinerario che l’aspetta: ufficiale comandante di un’unità, arrestato e condannato per attività antisovietica a 8 anni di lager e al «confino a vita», ammalatosi di cancro e infine riabilitato nel 1957. A parte la malattia, era stata questa la sorte anche di milioni di persone come lui.

Solženicyn ha vissuto l’immersione nella realtà del suo popolo, vessato e sterminato, come impellente necessità di aderirvi con ogni capacità e risorsa, e questo ha comportato – già nei lager e poi al confino – un incessante lavoro, durato 15 anni, di affinamento d’ogni strumento letterario per adempiere la missione che si era dato: narrare veridicamente ogni cosa del proprio popolo e della sua storia.

Questo l’antefatto, senza il quale non si capisce la clamorosa irruzione nella letteratura mondiale, con Una giornata di Ivan Denisovič, di un narratore sconosciuto eppure già maturo. Ma neanche si spiegherebbe la sua vigorosa ed efficace attività sociale e pubblicistica, espressa in saggi e interventi, che ha visto un uomo solo contrapporsi a un poderoso Stato-Partito. Vivere secondo verità, recuperare i valori spirituali personali, non inseguire fama, ricchezza e potere, ma anzi limitare, sia a livello degli individui che delle nazioni,  le proprie esigenze per il bene comune, rispettare quella casa di tutti che è la Terra, non depredandone le risorse, guardare più in alto: queste le sue parole d’ordine, che non poteva esimersi dal pronunciare, per il dovere di chi ha ritrovato, con le parole vere, il «respiro della coscienza». E queste parole Solženicyn le ha portate e pronunciate anche in Occidente.

Di tutto ciò questo libro presenta una corposa selezione di testi, alcuni per la prima volta tradotti dal russo e dalle versioni critiche definitive.

Aleksandr Solženicyn (1918-2008), premio Nobel per la letteratura nel 1970, è il più importante e noto scrittore russo della seconda metà del Novecento. Celebre con i suoi racconti  dopo il 1962, poi espulso dall’URSS nel 1974 per le opere proibite e pubblicate solo all’estero tra cui Arcipelago Gulag. Divisione cancro e la Ruota Rossa e i dirompenti saggi, , dopo un esilio di vent’anni è rientrato in Russia.

 

 

 

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