Personalizza il consenso

Utilizziamo i cookie per aiutarti a navigare in modo efficiente e svolgere determinate funzioni. Troverai informazioni dettagliate su tutti i cookie sotto ogni categoria di consenso riportata di seguito.

I cookie categorizzati come "Necessari" vengono memorizzati sul tuo browser poiché sono essenziali per abilitare le funzionalità di base del sito.... 

Sempre attivo

Necessary cookies are required to enable the basic features of this site, such as providing secure log-in or adjusting your consent preferences. These cookies do not store any personally identifiable data.

No cookies to display.

Functional cookies help perform certain functionalities like sharing the content of the website on social media platforms, collecting feedback, and other third-party features.

No cookies to display.

Analytical cookies are used to understand how visitors interact with the website. These cookies help provide information on metrics such as the number of visitors, bounce rate, traffic source, etc.

No cookies to display.

Performance cookies are used to understand and analyze the key performance indexes of the website which helps in delivering a better user experience for the visitors.

No cookies to display.

Advertisement cookies are used to provide visitors with customized advertisements based on the pages you visited previously and to analyze the effectiveness of the ad campaigns.

No cookies to display.

John Hall, professore statunitense: “Il genocidio culturale è difficile da dimostrare”.

Il professor John Hall sottolinea come sia difficile dimostrare che sia in atto un genocidio culturale secondo i criteri che sono attualmente in vigore per definirlo, poiché è necessario fornire evidenza di un fattore soggettivo, ovvero l’intenzione di cancellare una cultura. Ecco cosa racconta della sua esperienza in Ucraina.



Il professore di diritto John Hall ha trascorso in Ucraina circa due mesi svolgendo attività sia di volontariato, sia di ricerca. Si occupa infatti di diritto internazionale e legislazione riguardante il campo dell’arte. Ha così voluto verificare di persona i danni arrecati dalle truppe russe al patrimonio culturale ucraino. Il professor Hall sottolinea come sia difficile dimostrare che sia in atto un genocidio culturale secondo i criteri che sono attualmente in vigore per definirlo, poiché è necessario fornire evidenza di un fattore soggettivo, ovvero l’intenzione di cancellare una cultura. Nel caso dell’Ucraina, tuttavia, ci sono alcuni specifici crimini in cui quest’intento è difficile da negare, come la distruzione del Museo di Skovoroda.


La testimonianza di John Hall è stata raccolta da Denys Volocha per il progetto “Voci dalla guerra”, portato avanti dalla rete di Memorial col Gruppo di difesa dei diritti umani di Charkiv (KhPG o “Memorial Ucraina”) e ha raccontato della situazione del suo popolo.


Il video dell’intervista in lingua originale coi sottotitoli in italiano è disponibile nel canale YouTube di Memorial Italia. Riportiamo qui la trascrizione del testo.,


Le traduzioni italiane sono a cura di Luisa Doplicher, Sara Polidoro, Claudia Zonghetti e altri collaboratori di Memorial Italia.





Denys Volocha

13.08.2024


John Hall ha trascorso nove settimane in Ucraina ed è giunto a una conclusione inaspettata.


Guarda il video dell’intervista coi sottotitoli in italiano sul canale YouTube di Memorial Italia





“Mi chiamo John Hall. Sono professore di diritto alla Fowler School of Law della città di Orange, California.


Sono venuto in Ucraina per prestare volontariato nel Gruppo di difesa dei diritti umani di Charkiv, per aiutare in ogni modo possibile e anche per raccogliere materiali per il mio studio scientifico sulla distruzione del patrimonio culturale.


Insegno diritto internazionale e diritto dell’arte. Già da qualche anno, dai tempi del mio periodo di lavoro in Cambogia, ho un forte interesse per il tema della distruzione del patrimonio culturale, dei valori culturali. Ho letto con grande attenzione dell’annientamento sistematico della cultura ucraina da parte degli occupanti russi. Mi interessava molto studiare questo argomento e scriverne.”


In cosa consiste il problema del “genocidio”?


“La questione del genocidio culturale è al tempo stesso molto stimolante e molto opinabile” – constata il prof. Hall. “Quando si iniziò a discutere di genocidio e di convenzione sul genocidio, il relativo progetto prevedeva tre elementi fondamentali basati sui concetti, elaborati da Lemkin, di genocidio fisico, genocidio biologico e genocidio culturale. Alla fine quest’ultimo venne tolto dalla convenzione sul genocidio. Non fu incluso neppure nella definizione di genocidio formulata dalla Corte penale internazionale.”


John Hall
© Denys Volocha / KhPG


“Ci ritroviamo dunque nella situazione in cui il genocidio, ‘il crimine di tutti i crimini’, vale soltanto per l’omicidio in massa di tutto o di una parte di un gruppo di persone, i crimini violenti ai danni dei componenti di tale gruppo e la morte biologica di tale gruppo, mentre l’annientamento totale o parziale della cultura di un certo gruppo di persone non rientra nella convenzione sul genocidio. È un concetto tuttora controverso.


Per esempio, consideriamo allo stesso modo la distruzione di un museo causata da un atto di guerra indipendentemente dal fatto che sia l’esito di un atto premeditato nell’ambito di un’azione militare oppure il tentativo di cancellare una cultura dalla faccia della terra. Ma è evidente che si tratta di situazioni diversissime.


L’esistenza del reato di genocidio culturale comporterebbe una responsabilità giuridica più pesante, un’enfasi sul suo elemento soggettivo. In altre parole, dovremo poter dimostrare che un determinato evento concreto, un reato, la distruzione di una chiesa, la distruzione di un museo, la distruzione di un archivio è un atto di genocidio, è un tentativo di cancellare una cultura, e non soltanto la casuale eliminazione di un valore culturale.”


© Denys Volocha / KhPG



“La mia esperienza di lavoro in Cambogia ha dimostrato che la popolazione si indignava se gli imputati nel tribunale di Phnom Penh non erano accusati fin da subito di genocidio. La gente si infuriava perché l’assassinio di milioni di cambogiani non comportava l’accusa di genocidio.


Ciò si spiega con il fatto che la definizione giuridica di genocidio è limitata, come sappiamo. Io sono molto favorevole ad ampliare l’interpretazione di questo reato, in modo da poterlo applicare anche alla distruzione del patrimonio culturale compiuta per eliminare una cultura in toto o in parte.”


Come si dimostra la distruzione di una cultura?


“Penso che la cosa più importante che possono fare le organizzazioni sia raccogliere le prove. – dice Hall. “Ora siamo nella fase di documentazione degli avvenimenti. Ed è un momento cruciale per vari motivi.


Si pongono le basi per i futuri procedimenti giuridici che si terranno presso la Corte penale internazionale o le procure ucraine. Se documentiamo tutto ora, avremo la garanzia che, a tempo debito, i russi o Putin non potranno dire che si tratta di esagerazioni. O che non è mai successo. O che è stato una casualità. O un errore degli esecutori.


È fondamentale raccogliere le prove della quantità e della sistematicità dei crimini commessi. È indispensabile. Il passo successivo sarà l’azione penale.”


Provare che l’eliminazione dei valori culturali in Ucraina è stata intenzionale sarà un’operazione molto complessa.

John Hall, professore di diritto alla Fowler School of Law della città di Orange, California.


“Indubbiamente, la difesa sosterrà che si è trattato di eventi casuali. Che di fatto gli obiettivi erano strutture militari. Che la distruzione del patrimonio culturale è stata casuale. Oppure che gli ucraini avevano unità militari nei pressi di un qualche bene culturale.” – prevede Hall.


Nella guerra in Ucraina, però, ci sono dei segnali chiari del fatto che i militari russi hanno scientemente colpito il patrimonio culturale. Il Museo Skovoroda è forse l’esempio più lampante fra tutti i siti che abbiamo visitato.


Museo Skovoroda
Il museo Skovoroda distrutto. Fotografia: Gruppo di difesa dei diritti umani di Charkiv


“Era la casa-museo appartenuta al poeta e filosofo ucraino del XVIII secolo. L’edificio su cui sono caduti i missili russi nel 2022 è circondato da un bosco. È lontano da altre costruzioni. Nei dintorni non ci sono né strutture né obiettivi militari, e i villaggi più vicini sono a centinaia di metri di distanza.


Su quel territorio non c’era nient’altro che quell’edificio, completamente distrutto dai missili russi nel maggio 2022. Era lontanissimo dalle prime linee.”


Skovorodynivka
Il villaggio di Skovorodynivka. © Denys Volocha / KhPG


“Di conseguenza, può essersi trattato o di una casualità – cosa alquanto insensata – o di un attacco intenzionale a un bene primario del patrimonio culturale ucraino.” – conclude Hall.


“Sono rimasto scioccato dalla quantità di crimini” – dichiara John Hall



“Prima, quando esercitavo da avvocato, ci insegnavano a essere imparziali, a tentare di osservare il quadro giuridico da una certa distanza, senza scegliere necessariamente una parte. Ma, da difensori dei diritti umani, c’è la tendenza a schierarsi.”


Sono rimasto scioccato dalla quantità di crimini commessi dai russi durante l’occupazione. E non parlo soltanto di cattiva condotta da parte dei militari durante o dopo i combattimenti, ma del sistematico oltraggio del popolo ucraino.

“Stupri di massa, stupri di minori, omicidi di massa, distruzione premeditata di edifici e infrastrutture civili. Non erano casi isolati. Succedeva dappertutto. Ovunque ci fossero occupanti russi, specialmente dopo l’invasione del 2022, la gente veniva oltraggiata.”


John Hall a Izjum
Il professor Hall nella Izjum liberata dall’occupazione. © Denys Volocha / KhPG


“Ho parlato con le vittime, per esempio con una donna anziana in un villaggio vicino a Buča. Mi ha raccontato che i russi, quando vedevano persone in strada, sparavano a casaccio. Perciò lei, il marito e gran parte dei vicini sono rimasti per mesi nelle cantine.


Il marito portava da mangiare a una vicina anziana e i russi l’hanno ucciso. Il suo corpo è rimasto disteso per strada più di due settimane prima che lei potesse recuperarlo. Quando infine si sono ritirati, i russi hanno bruciato la casa della donna e molte altre.


Sembra che i russi considerino gli ucraini come subumani. Ed è imperdonabile. Per me è stato lì che è cambiato tutto: aver compreso la portata dei crimini dei russi ha fatto crescere il mio odio per ciò che hanno commesso.”


Ritengo esista il rischio che nei media occidentali tutto si trasformi in una guerra di missili e bombe, che questo conflitto appaia piuttosto lontano. La violenza dei militari russi nei confronti della popolazione civile non è sufficientemente evidenziata.

Impressioni dall’Ucraina

“Sono venuto in Ucraina tra il 2013 e il 2014 per alcune conferenze, perciò avevo già una qualche idea di Kyiv. Certo, era una situazione ben diversa da quella attuale.” – spiega il prof. Hall.


“Prima di venire qui, immaginavo di trovare un paese completamente devastato dalla guerra. Così lo presentano i media in Europa e negli USA: campi di battaglia, missili, sofferenze. Immaginavo che persino a Kyiv e Charkiv avrei visto quell’aspetto della guerra. E invece non è stato così.


Era tutto più che normale. E ho pensato che era proprio questo a colpirmi: la normalità della vita della gente. Le persone vivono la loro esistenza, né più né meno. Vanno al lavoro, a fare la spesa, parlano con le loro famiglie.


Un’altra cosa ad avermi colpito durante la mia permanenza qui è stata la forza delle persone. Può sembrare un tantino banale, ma in due mesi non ho mai sentito nessuno dire che l’Ucraina potrebbe perdere questa guerra.”


Skovorodynivka
Skovorodynivka. © Denys Volocha / KhPG


“Tutti sono molto determinati. Aspirano alla vittoria, all’indipendenza e a un futuro democratico. Non c’è cinismo. Non ho sentito frasi tipo: ‘Oh, qui si mette male’. No, c’è una fortissima volontà di combattere gli invasori.


Sa, mi hanno spiegato che gli ucraini nascono con una barra d’acciaio nella spina dorsale. E penso che sia vero! Affrontano tutto e lavorano insieme per la vittoria. È straordinario.”


John Hall
John Hall


Gli ucraini, benché abbiano sofferto per la brutalità dei russi, non devono essere vittimizzati. Sono persone forti che lottano contro un invasore per la loro indipendenza.


Putin ne risponderà?


“Come fare in modo che i colpevoli di tutto ciò ne rispondano? In effetti, è l’eterno problema del diritto penale internazionale. In particolare, come si può richiamare un capo di Stato alle proprie responsabilità?


C’è chi dice che è impossibile. Che non potremo mai sperare che capi di Stato come Putin un giorno compariranno davanti a un tribunale penale o alla Corte penale internazionale. Non ne sarei così sicuro.”


© Denys Volocha / KhPG


“La storia insegna che persino chi appariva intoccabile ha finito per essere inchiodato alle proprie responsabilità. Perciò credo che sia del tutto possibile.” – auspica il prof. Hall.


Aiutaci a crescere

Condividi su:

Per sostenere Memorial Italia

Leggi anche:

Udine, 10 aprile 2025. “La mia vita nel Gulag” di Anna Szyszko-Grzywcz.

Mi schiacciai contro la parete di neve e tra me e me non facevo che invocare la Santissima Vergine affinché mi salvasse. Mi strinsi il più possibile il bušlat al corpo. Arrivò la locomotiva e i bulloni delle bielle mi strattonarono. Rimasi in piedi. Di nuovo. E ancora un po’ di volte. Ma continuavo a restare in piedi. Alla fine però mi agganciò il predellino, i gradini mi portarono via, mi trascinarono con sé e mi sbatterono contro una leva dello scambio. Fu allora che il bušlat non resse e si lacerò. A quel punto sono svenuta. All’improvviso sento delle grida: inizio a riprendere conoscenza. Non so quanto sia du­rato. Wanda, quando si accorse che non c’ero più, aveva iniziato a cercarmi disperatamente: “Hanka! Dov’è Hanka?”. Alla fine mi tro­varono. Giovedì 10 aprile 2025 alle 17:30 presso la libreria Feltrinelli di Udine (via Paolo Canciani 15, Galleria Bardelli) si tiene la presentazione del volume La mia vita nel Gulag. Memorie da Vorkuta 1945-1956 di Anna Szyszko-Grzywacz, compreso nella collana Narrare la memoria, curata da Memorial Italia per Edizioni Guerini. L’ingresso è libero. Interviene Luca Bernardini, curatore del volume. Moderano Roberta De Giorgi ed Emiliano Ranocchi dell’Università degli Studi di Udine.

Leggi

Modalità e strumenti della propaganda russa. Approfondimenti.

Segnaliamo tre articoli che analizzano e aiutano a comprendere meglio le modalità e gli strumenti utilizzati dalla propaganda russa per seminare incertezza, disinformazione e caos anche ben oltre i confini nazionali. Per Affari internazionali Matteo Pugliese offre un’analisi approfondita delle strategie online della propaganda russa e delle sue “fabbriche di troll”, sorte all’interno di vere e proprie aziende che hanno l’obiettivo di “inquinare l’informazione occidentale”: Il Cremlino appalta la disinformazione ad aziende private russe come SDA. Valigia blu commenta un recente articolo pubblicato su The Hill da Alan J. Kuperman contrapponendo fatti e fonti alle tesi dell’autrice secondo cui “gli ucraini e Joe Biden e non solo Putin hanno responsabilità significative per lo scoppio e il perdurare della guerra in Ucraina”: La guerra in Ucraina e l’articolo di Kuperman: quando la disinformazione si maschera da analisi. Per il nostro spazio su Huffington Post on line Simone Zoppellaro propone un importante approfondimento sulle strategie di manipolazione e disinformazione russe messe in atto in Germania per “seminare divisioni sociali e politiche che mirano a destabilizzare Berlino e l’Europa”: Creare il caos. Le campagne di disinformazione russe in Germania. Ricordiamo che è disponibile online sul nostro canale YouTube la registrazione dell’incontro La guerra ibrida russa in Italia? Analisi del fenomeno con Matteo Pugliese tenutosi di recente a Bologna.

Leggi

Trento, 2 aprile 2025. Ucraina: le antiche radici della guerra attuale.

‘Le storie di Kyiv, la città in cui sono nata, sono storie drammatiche. Se guardo all’indietro per collegare la situazione odierna con il passato, sulla base di libri e documenti, usando le storie della mia famiglia, mi rendo conto che il passaggio da un’epoca all’altra può essere rappresentato in alcuni luoghi di Kyiv come su un palcoscenico teatrale. Sarà sempre illuminato da luci grandiose e fatali. Racconteremo di una zarina che scendeva la scala del suo palazzo, situato su un’alta collina, per organizzare il salvataggio dell’impero russo. Parleremo del geniale scrittore che immaginò di far esplodere una bomba proprio sul belvedere da cui scendeva la zarina. Seguiremo la coraggiosa missione di un’eroina che penetra nel bunker di Putin per convincerlo a fare harakiri’. Kyiv. Una fortezza sopra l’abisso di Elena Kostioukovitch è un viaggio nell’anima della capitale ucraina, che intreccia la storia della città, incastonata nel cuore d’Europa, e quella dell’autrice, partita da Kyiv seguendo la passione per la letteratura. Le pagine di Gogol’ e Bulgakov si mescolano ai ricordi di famiglia, i boulevard di Kyiv attraversano i secoli, le guerre di ieri e quella di oggi, le piazze brillano di vita e bruciano sotto le bombe, come a espiare la condanna di una città eternamente assediata. Elena Kostioukovitch firma un libro prezioso che ci pone davanti alla complessità di un paese, alle sue luci come alle sue ombre, alle diverse voci che da secoli ne animano la cultura, alla forza di un popolo che non si è mai arreso. Mercoledì 2 aprile 2025 alle 17:30 la Biblioteca-Archivio del CSSEO, Centro Studi sulla Storia dell’Europa Orientale di Levico Terme, in collaborazione con la casa editrice La nave di Teseo, organizza nella Sala conferenze della Fondazione Caritro di Trento (via Calepina 1) l’incontro Ucraina. Le antiche radici della guerra attuale in occasione della pubblicazione del volume Kyiv. Una fortezza sopra l’abisso della nostra Elena Kostioukovitch. Massimo Libardi e Fernando Orlandi discutono con l’autrice. È possibile seguire l’incontro on line tramite piattaforma Zoom: https://us02web.zoom.us/j/83908786033.

Leggi