Voci dalla guerra. Maryna Lypovec’ka, direttrice dell’ONG “Magnolia”: “I russi hanno deportato scientemente, a gruppi, i bambini ucraini”.

I russi che ostacolano le ricerche dei bambini ucraini; il bullismo contro gli ucraini nelle scuole europee, il ricongiungimento familiare: Maryna Lypovec’ka su gioie e dolori del suo lavoro per il Magnolia Center for missing children.



Con l’invasione russa dell’Ucraina l’ONG “Magnolia”, che si occupa della ricerca di bambini scomparsi, è diventata un importante punto di riferimento per i genitori e i parenti dei tanti minori di cui si sono perse le tracce. Oltre che a un aumento vertiginoso delle richieste d’aiuto, “Magnolia” deve affrontare anche una nuova realtà: il rapimento sistematico di bambini ucraini, che vengono portati in Russia e in diversi casi fatti adottare a famiglie russe. Ciononostante, l’ONG ucraina ha trovato nuovi metodi d’intervento che potranno servire da modello anche per altri paesi.


Oleksij Sydorenko ha intervistato la direttrice dell’ONG “Magnolia”, Maryna Lypovec’ka, per il progetto “Voci dalla guerra”, portato avanti dalla rete di Memorial col Gruppo di difesa dei diritti umani di Charkiv (KhPG o “Memorial Ucraina”) e ha raccontato della situazione del suo popolo. Il video dell’intervista in lingua originale coi sottotitoli in italiano è disponibile nel canale YouTube di Memorial Italia. Riportiamo qui la trascrizione del testo.




Oleksij Sydorenko

24.07.2024


Guarda il video dell’intervista coi sottotitoli in italiano sul canale YouTube di Memorial Italia




I russi che ostacolano le ricerche dei bambini ucraini; il bullismo contro gli ucraini nelle scuole europee, il ricongiungimento familiare: Maryna Lypovec’ka su gioie e dolori del suo lavoro per il Magnolia Center for missing children.


Maryna Lypovec’ka: “‘Missing children’ opera in Ucraina da oltre 20 anni, aiutando a rintracciare e a garantire la sicurezza di ogni bambino scomparso. È stata fondata su iniziativa di un gruppo di giornalisti accomunati dall’idea di utilizzare i media – all’epoca solo la televisione – per mostrare ai cittadini dove e quando era scomparso un bambino e la sua foto, moltiplicando in modo significativo le possibilità di ritrovarlo.”


“Nel 2001 l’ONG “Magnolia” è stata registrata ufficialmente e abbiamo presto iniziato a usare diverse risorse che ci aiutassero a ritrovare i bambini scomparsi nel più breve tempo possibile. Vent’anni fa i genitori ci contattavano scrivendo una lettera a mano e inserendovi la foto del bambino scomparso. All’epoca avevamo un apposito incaricato che andava ogni giorno alla stazione centrale di Kyiv per ritirare le lettere che i genitori consegnavano ai ferrovieri sui treni” – ricorda Maryna Lypovec’ka.


Ora il quadro è molto diverso. Per denunciare con urgenza la scomparsa di un bambino, è sufficiente chiamare il numero verde 116 000 da qualsiasi telefono cellulare in ogni angolo dell’Ucraina. E abbiamo anche sviluppato dei chatbot.


Maryna Lypovec’ka, direttrice di Missing children Ucraina, “Magnolia”


Oleksij Sydorenko: “In che modo la guerra ha influito sul vostro lavoro?”



Maryna Lypovec’ka: “Purtroppo nessuno era preparato a quanto è successo il 24 febbraio 2022. Due missili sono caduti vicino al nostro ufficio, troncando le comunicazioni e il numero verde. Tutti noi, però, sapevamo di dover tenere in piedi l’associazione e di dover ripristinare con urgenza la possibilità di contattarci: negli ultimi 20 anni “Missing children” ha acquisito una fama tale, in Ucraina, che la gente conta su di noi per rintracciare i bambini scomparsi.”


“Nei primi tempi dell’invasione abbiamo istituito dei canali alternativi per rimanere comunque raggiungibili: i bot di Telegram, una pagina Facebook, i chatbot sul nostro sito web… Ma se prima in un anno ricevevamo circa 300 segnalazioni di scomparse, con questi sistemi online abbiamo iniziato ad averne centinaia al giorno.”


Le circostanze della scomparsa erano sempre diverse, ma comunque terribili. C’erano intere famiglie che sparivano e genitori e figli rintanati nelle cantine, soprattutto nei centri abitati occupati per primi. I cellulari non funzionavano, nessuno sapeva cosa stava succedendo e se le persone scomparse erano ancora vive.

Maryna Lypovec’ka, direttrice della ONG “Magnolia”


“Abbiamo anche iniziato a ricevere segnalazioni di bambini dispersi durante il processo di sfollamento, che all’epoca, ovviamente, non era organizzato al meglio. Ognuno si metteva in salvo come poteva. In certi casi, per mettere al sicuro i figli, i genitori li affidavano non tanto ai parenti ma anche, per esempio, ai vicini. E ci sono stati casi terribili in cui, con i genitori uccisi nei bombardamenti o durante l’occupazione, i russi hanno portato via i bambini.”


“L’archivio di Missing children “Magnolia”


O. S.: “Quante richieste sono state registrate finora?


M. L.: “Dall’inizio dell’invasione su larga scala a oggi, – continua Lypovec’ka – “Magnolia” ha già ricevuto più di 3150 richieste da genitori e parenti. Attualmente la nostra gioia più grande, la nostra più grande felicità è che la maggior parte dei bambini che cercavamo è stata ritrovata. La maggior parte di loro è viva e ha potuto far ritorno in famiglia. Purtroppo, le circostanze restano tremende: non tutti i genitori sono sopravvissuti, ma ci sono comunque altri parenti – zie, zii, nonni e nonne – che abbiamo aiutato, riunendoli ai bambini.”


Le difficoltà maggiori le incontriamo nella ricerca dei bambini spariti nei territori occupati. La guerra ci ha fatto scoprire che i bambini potevano essere stati rapiti, sottratti ai genitori e portati chissà dove. È successo anche questo!



“Quando la regione di Kyiv è stata liberata, ci è stato chiesto di rintracciare bambini scomparsi a Buča, Irpin’ e Hostomel’, per esempio. Penso che tutta l’Ucraina, ma anche il mondo intero, sappia cos’è successo, purtroppo, a chi è rimasto nelle città occupate. Molte sono state le vittime fra i civili, ma dopo la liberazione, quando gli esperti sono arrivati sul posto e la polizia ucraina ha avuto accesso alle città, si è scoperto che i bambini non c’erano.” – continua Lypovec’ka.


“Non c’erano i cadaveri dei bambini scomparsi, fortunatamente, ma non c’erano nemmeno i bambini vivi. Che, invece, erano sicuramente sul posto quando le varie città erano state occupate. Pertanto, continuando le nostre ricerche, grossomodo fra aprile e maggio del 2022 ci siamo resi conto per la prima volta che forse i bambini erano stati portati via di proposito. All’epoca nessuno avrebbe mai potuto immaginare che si potessero sottrarre i bambini a genitori e parenti per spedirli nello Stato aggressore. Ma procedendo con la liberazione dei territori ucraini occupati, era sempre più chiaro che le deportazioni non erano casi isolati.”


E di certo le cose non stanno come dice la propaganda russa. Non lo hanno fatto per salvarli. Non è andata così. Nel caso di città occupate come Mariupol’ o Cherson, i bambini venivano portati via a gruppi. Scientemente.

Maryna Lypovec’ka


“I nostri dati confermano che più di 600 bambini ucraini sono stati deportati nel territorio della Federazione Russa o trasferiti con la forza in territori occupati come le Repubbliche autoproclamate di Donec’k e Luhans’k e in Crimea – aggiunge Lypovec’ka. A oggi, l’Ucraina è riuscita a farsi restituire 388 bambini deportati con la forza nella Federazione Russa. Vorrei aggiungere che, nei casi di bambini scomparsi nei territori occupati e probabilmente deportati, l’ONG “Magnolia” riceve un grande aiuto dalle comunità online che sfruttano dati di intelligence in libero accesso (OSINT). Questi gruppi utilizzano un’ampia gamma di strumenti, fra cui il riconoscimento facciale dalle foto: per esempio, nel caso in cui la fotografia di un gruppo di bambini ucraini venga pubblicata su blog o media russi e il bambino che cerchiamo appaia in quella foto. Usano anche la geolocalizzazione, che fornisce indizi sul luogo esatto in cui il bambino è stato portato. A volte la foto può anche contenere il nome di un istituto o di una scuola: in parole povere, un qualche collegio nella Federazione Russa dove i bambini potrebbero trovarsi.”


“L’Ucraina è il primo Paese che ha adattato alla ricerca degli scomparsi le tecnologie OSINT, che hanno dimostrato una notevole efficienza. Finora abbiamo trovato informazioni su 233 bambini attualmente dispersi in Ucraina. Li sta cercando ufficialmente anche la polizia e abbiamo già la conferma che questi bambini si trovano in territorio russo. Siamo anche in grado di tracciare gli itinerari dei loro spostamenti e di indicare i responsabili dei rapimenti.”


“A volte si tratta di palesi violazioni del diritto internazionale. Purtroppo, alcuni di questi bambini sono stati dati in adozione nella Federazione Russa, affidati a famiglie russe. Inoltre, per complicare il processo di ritrovamento e restituzione alle famiglie, i loro nomi e cognomi sono stati cambiati. Date le sfide affrontate dall’inizio dell’invasione su larga scala, l’ONG Magnolia si è fatta carico di un’importante funzione e missione: la difesa dei diritti dei bambini ucraini a livello internazionale.”


Abbiamo avuto l’onore di intervenire più volte al Parlamento europeo per parlare della deportazione dei bambini ucraini e del loro trasferimento forzato nei territori occupati. E abbiamo anche incontrato la Regina del Belgio e la Regina di Svezia. Per noi è importantissimo che di questo problema non si taccia, ma si parli ampiamente.



O. S.: “Si ha notizia di bambini ucraini di cui si sono perse le tracce nell’UE?”


M. L.: “Nei primi mesi dell’invasione su larga scala, il Servizio di frontiera ucraino e i suoi analoghi nei diversi Paesi hanno concordato un sistema semplificato di attraversamento delle frontiere.”


Era chiaro a tutti quanto fosse terribile la situazione e quali fossero i pericoli per la vita e la salute dei bambini che, quindi, venivano fatti passare anche senza i genitori e senza una loro lettera di affidamento formale, a volte in compagnia di estranei.”


“Potevano essere vicini di casa o semplici passanti che, vedendo le case distrutte e i bambini per strada da soli, senza genitori, cercavano di salvarli e li prendevano con sé. Quindi, sì, ci sono bambini scomparsi, in Europa. Ce ne sono stati e ce ne sono ancora.”


“Tengo a sottolineare – precisa Lypovec’ka – che nei primi mesi le difficoltà erano enormi, perché la polizia ucraina era oberata di lavoro. Inoltre, gli hacker continuavano ad attaccare tutti i database ucraini, governativi e non, compresi quelli con le informazioni sui bambini scomparsi. In quel momento ci hanno dato una mano i vari Missing Children Europe e altre ONG dei Paesi europei. In alcuni casi ci hanno aiutato anche le polizie nazionali. La polizia slovacca, per esempio, ha fatto da ponte contattando l’Interpol per pubblicare l’avviso di scomparsa di un bambino ucraino.”


“Attualmente, a due anni dall’inizio dell’invasione su larga scala, la situazione è un po’ cambiata. Abbiamo ancora alcuni casi di bambini ucraini scomparsi in Europa, ma si tratta comunque di bambini che vivono già da tempo nei Paesi dell’UE. E che di solito vanno già a scuola lì. Se non erano arrivati coi genitori, ma da soli, vivono con tutori nominati dai governi dei rispettivi Paesi. Tuttavia, più passa il tempo, più i bambini ucraini possono sentirsi incompresi e alienati nel Paese in cui si trovano. Devono affrontare da soli il fatto che nella loro patria è in corso una guerra e che tra la gente che li circonda nessuno li capisce. Purtroppo, stanno affiorando anche casi di bullismo nelle scuole europee, ai danni di bambini ucraini.”


Capita che, durante la ricreazione, i compagni riproducano con i cellulari il suono degli allarmi aerei per vedere come reagiscono i bambini ucraini. Che ovviamente si spaventano. In questi casi, il bambino non sa a chi rivolgersi, si sente abbandonato e l’unica via d’uscita che vede è la fuga.


“Noi, in Ucraina, facciamo del nostro meglio per rintracciare i bambini ucraini all’estero. Fungiamo da tramite tra il nostro Paese e quello in cui il bambino è scomparso. Prendiamo il caso di un bambino ucraino che scompare in Spagna. I genitori, sotto shock in Ucraina, faticano a raccapezzarsi e a capire quali sono i passi da fare per rivolgersi alla polizia locale, quali documenti servono e così via. Se anche stessero in Spagna, è possibile che non conoscano abbastanza bene la lingua per chiedere aiuto.”


“Quello che facciamo noi è contattare l’associazione nostra omologa in Spagna, così che possa assistere genitori o parenti, aiutandoli a rivolgersi alla polizia, a raccogliere i documenti necessari, a spiegare la situazione. Queste organizzazioni provvedono anche a diffondere appelli per i bambini scomparsi, con la foto e una descrizione di quanto è accaduto. Inoltre, facciamo da trait d’union fra la polizia spagnola – o di un altro Paese – e quella ucraina, così da coordinare eventuali iniziative congiunte per ritrovare il bambino scomparso nel più breve tempo possibile.”


“È molto importante rendersi conto che i confini fra l’Ucraina e gli altri Paesi sono sottoposti a controlli di frontiera rigorosi… Mentre quando un bambino scompare nei Paesi dell’Unione europea, può capitare che se ne perdano le tracce in Spagna e lo si ritrovi in Belgio, dato che i confini tra i Paesi dell’UE non hanno quasi controlli… Noi serviamo anche a garantire che, se un bambino scompare – mettiamo il caso – in Polonia, possiamo coinvolgere nelle ricerche tutte le 32 sezioni di Missing Children Europe nei vari paesi.”


La squadra di Missing children “Magnolia”


O. S.: “In Spagna come fanno a vedere gli annunci di scomparsa?”


M. L.: “Oggi in Ucraina ci trovate su più di 20 canali televisivi, ma uno strumento molto potente e importante è la diffusione attraverso Internet, che non ha confini. Essenziale, per noi, è il sostegno di blogger e influencer che condividono gli annunci sui bambini scomparsi, diffondendoli fra gli ucraini in ogni angolo del mondo e in ogni Paese europeo. Il nostro numero verde – 116 000 – è disponibile in tutta l’Ucraina (con chiamate gratuite garantite da tutti gli operatori di telefonia mobile). Ricordiamo, inoltre, che si tratta di un numero unico europeo – il numero verde per i bambini scomparsi. Pertanto, in qualunque Paese europeo si trovi, chiunque chiami il 116 000 troverà sicuramente sostegno e aiuto da una ONG del luogo.”






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