Bollettino della Russia che resiste, 8-14 aprile 2024

Notizie e fotografie raccolte e riportate da volontari di Memorial.

 

Un arcivescovo di 86 anni del Kuban’ è stato multato per ripetuta diffamazione dell’esercito.

“Il diavolo si impossessa di loro e li possiede. Non sono più esseri umani, ma demoni, che hanno solo un involucro corporeo umano, per cui vengono erroneamente considerati pazienti schizofrenici…”, “La diga della centrale idroelettrica di Kaсhovka, fatta saltare in aria, ha fatto molte vittime e ha reso infertile quasi tutta la regione di Cherson. Chi ha prodotto questo male supremo è del tutto simile a Satana nello spirito”, “Dopo il rovesciamento del regime bolscevico, in Russia apparirà un altro quarto prescelto dal diavolo, Abbadon”, – così descrive il potere in Russia e l’attacco all’Ucraina il sacerdote 86enne Viktor Pivovarov, multato per 150.000 rubli (circa 1500 dollari, 9,2 volte il salario minimo) per aver ripetutamente diffamato l’esercito russo. Nel marzo 2023, per le sue dichiarazioni l’arcivescovo aveva già subito un procedimento giudiziario, perquisizioni nella sua chiesa da parte delle forze di sicurezza e una multa di 40 mila rubli (400 dollari, 2,4 volte il salario minimo), ma questo non lo ha fermato.

Voci dalla città

Gli attivisti continuano a lasciare fogli con scritto “Primavera o guerra” (in russo le due parole si differenziano per due sole lettere: vesna – vojna)

Ecco i volantini attualmente in preparazione per essere diffusi a Stavropol’.

Picchetti individuali

Il 13 aprile l’attivista di Novosibirsk Il’ja Cypko ha tenuto un picchetto individuale con il cartello “No alla guerra! Salviamo la vita dei russi”. A Cypko, trattenuto dalla polizia, è stato fatto un verbale in base all’articolo sulla diffamazione dell’esercito russo. In risposta alle obiezioni del suo avvocato e alla richiesta di un esame psicologico e linguistico, gli agenti di polizia hanno risposto che “anche così è tutto chiaro”.



Sabotaggi

Nella notte del 9 aprile a Saratov un ignoto ha rotto una finestra del Museo di Storia dell’Operazione militare speciale e vi ha lanciato dentro una Molotov. I sospetti sono ricaduti su Anastasija Suščevskaja, assistente di laboratorio trentacinquenne della Scuola di Medicina Kol’skij di Murmansk che il giorno seguente è stata arrestata. Contro di lei è stato avviato un procedimento per “attentato terroristico” (art. 205 del Codice Penale della Federazione Russa).



L’11 aprile, nella regione di Smolensk, un attivista, membro del movimento guerrigliero contro la guerra “Algiz”, ha dato fuoco a un armadio relé.

Provvedimenti amministrativi e procedimenti penali

Il 5 aprile è morto in custodia cautelare il volontario Aleksandr Demidenko, che dall’inizio della guerra aveva aiutato cittadini ucraini a tornare in patria portandoli da Belgorod fino ai checkpoint ucraini, spesso ospitandoli a casa propria. Aleksandr era stato arrestato nell’ottobre 2023 mentre stava accompagnando un’anziana ucraina fino al checkpoint. Negli ultimi sei mesi il detenuto era stato sottoposto a pressioni psicologiche e, fra le altre cose, gli erano state negate le visite dei famigliari.

Il trentaseienne Vjačeslav Kuznecov è stato condannato a 9 anni di reclusione per aver provato a entrare nella Legione “Libertà alla Russia” (unità militare ucraina formata da oppositori politici e disertori russi). A questo scopo, nel periodo compreso fra il 10 maggio e il 5 giugno 2023, l’uomo aveva tentato due volte di attraversare il confine russo-ucraino.

Il poeta e autore del canale Telegram “Dorevoljucionnyj sovětčik’’” Vjačeslav Malachov è stato arrestato per ripetuta diffamazione dell’esercito e rischia fino a 5 anni di reclusione. In precedenza era stato multato per un post contro la guerra sul social VKontakte per 30mila rubli (300 euro, pari a 1,8 volte lo stipendio minimo).

Contro la femminista Zalina Maršenkulova è stato avviato un procedimento penale per apologia del terrorismo a causa dei post sul suo canale Telegram riguardo all’uccisione del blogger propagandista russo Vladlen Tatarskij: “è ipocrita piangere per la morte di un orco, aggressore, rapinatore, che ha sostenuto le uccisioni in Ucraina, un Paese che non aveva fatto niente a nessuno”. 

A Čita la diciassettenne Ljubov’ Lazunova, inizialmente condannata ai domiciliari, è stata messa in custodia tutelare per apologia di terrorismo e atti estremisti. In particolare, l’arresto è dovuto al fatto che la ragazza gestiva alcuni canali Telegram contro la guerra.

Contro Dar’ja Bogdanova, attivista del progetto contro la guerra “Freedom birds from Ukraine”,è stato avviato un procedimento penale per “istigazione al terrorismo”. La donna era stata denunciata a seguito di un’intervista rilasciata nel febbraio 2024 in cui aveva affermato che un russo può esprimersi contro la guerra, sostenere l’esercito ucraino e aiutarlo finanziariamente. Nel suo discorso, l’attivista aveva detto, tra le altre cose, che “adora Mosca, dove ha vissuto i migliori anni, ma se è impossibile distruggere il regime russo senza un attacco alla capitale russa, preferirebbe che venissero colpiti la Lubjanka e i centri di potere”, e che “per normalizzare i pensieri nella testa dei moscoviti, non sarebbe male sentire la sirena antiaereo”.

Aleksandr Skvorcov, residente a Irkutsk, è stato condannato a quattro anni di colonia penale per vilipendio alla bandiera della Federazione Russa (art. 329 del Codice Penale),  riabilitazione del nazismo (paragrafo “c” della parte 2 dell’articolo 354.1 del Codice Penale) e apologia del terrorismo (parte 2 dell’articolo 205.2 del Codice penale). L’uomo aveva lasciato scritto dei commenti contro la guerra su canali Telegram, aveva strappato dal muro di una scuola sportiva nella riserva olimpica locale una bandiera russa, rovinandola.

Gaziz Davletbaev, residente a Magnitogorsk, è stato condannato a due anni di colonia penale perché accusato di “apologia del terrorismo” a causa di alcuni commenti relativi a dei post pubblicati sul social “VKontakte”, tra cui uno riguardo il tentato incendio di uno sportello di registrazione militare a Bakal.

Dmitrij Artikulov, residente nel circondario autonomo della Čukotka, è stato condannato a 5 anni e mezzo di colonia penale a causa dei suoi post contro la guerra.

Jurij Micheev, Matvej Mel’nikov e Timofej Mel’nikov rimarranno in custodia cautelare fino all’11 luglio. I giovani sono accusati di tentato incendio doloso alle attrezzature militari dell’unità militare 11291 della regione di Mosca.

Denis Mamedov, ex collaboratore del Centro esperti del Ministero della Giustizia russo, è stato condannato in contumacia a 8 anni e mezzo di carcere per aver inviato alcune lettere contro la guerra ai suoi colleghi nel 2022 e per alcuni suoi post contro la guerra. L’uomo ha agito insieme alla moglie Marija. Ora i due si trovano all’estero e continuano a protestare attivamente contro la guerra.

Un programmatore di 38 anni della Mordovia è stato arrestato al confine con il Kazakistan con l’accusa di “apologia del terrorismo” a causa di alcuni suoi messaggi diffusi su Internet in cui invitava a bruciare le strutture militari russe e a fornire assistenza alle forze armate  ucraine.

Ol’ga Men’šich, infermiera moscovita, è stata arrestata e messa in custodia cautelare in attesa del processo. È accusata di “diffusione di fake news sull’esercito” a causa di alcuni suoi post sul social network “VKontakte” riguardo Buča e Vinnyca.

Vladislav Kulikov, studente diciannovenne di Lipeck, è stato condannato a 9 anni di carcere per “alto tradimento” perché  accusato di aver tentato di dare fuoco alla pista di un aerodromo e di aver cercato di unirsi alla legione “Libertà alla Russia” (unità militare ucraina formata da oppositori politici e disertori russi).

Rifiuto di prestare servizio

Michajl Demin, militare siberiano, è stato condannato a 2,2 anni di reclusione in una colonia penale per essersi rifiutato verbalmente e per iscritto di partecipare alla guerra.

Anatolij Ščetinin, che si era rifiutato di prestare servizio e si era rifugiato in Armenia, è stato catturato dall’esercito russo nella città di Gyumri. Ora è trattenuto nella 102ª base militare russa in Armenia in attesa di essere riportato con la forza in Russia.

Il 9 aprile, per la prima volta in Russia, un militare è stato accusato di diserzione. Lo ha reso noto il sito web di un tribunale di Chabarovsk. L’uomo rischia fino a 10 anni di carcere.

 

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“Mamma, probabilmente morirò presto”: adolescente russo in carcere per volantini anti-Putin riferisce di essere stato brutalmente picchiato da un compagno di cella.

Pubblichiamo la traduzione dell’articolo ‘Mom, I’m probably going to die soon’: Russian teenager in prison for anti-Putin flyers says cellmate brutally beat him della testata giornalistica indipendente russa Meduza. L’immagine è tratta dal canale Telegram dedicato al sostegno per Arsenij Turbin: Svobodu Arseniju! (Libertà per Arsenij!). In una recente lettera Arsenij Turbin, sedicenne russo condannato a scontare cinque anni in un carcere minorile con l’accusa di terrorismo, ha raccontato alla madre di avere subito abusi fisici e psicologici durante la detenzione. I sostenitori di Turbin, che hanno pubblicato un estratto della sua lettera su Telegram, sospettano che oltre ad aggredirlo, i compagni di cella gli stiano rubando il cibo. Ecco cosa sappiamo. Arsenij Turbin è stato condannato a cinque anni di carcere minorile nel giugno 2024, quando aveva ancora 15 anni. Secondo gli inquirenti governativi, nell’estate del 2023 Arsenij si era unito alla legione Libertà per la Russia, un’unità filoucraina composta da cittadini russi e, su loro preciso ordine aveva iniziato a distribuire volantini che criticavano Vladimir Putin. Turbin dichiara di non essersi mai unito alla legione e di avere distribuito i volantini di sua iniziativa. Il Centro per i diritti umani Memorial ha dichiarato Turbin prigioniero politico. Al momento Turbin si trova in detenzione preventiva in attesa dell’appello contro la sua condanna. Nell’estratto di una lettera inviata a sua madre pubblicato lunedì (1 ottobre) nel gruppo Telegram Svobodu Arseniju! (Libertà per Arsenij!), l’adolescente scrive che un compagno di cella di nome Azizbek lo ha picchiato più volte. “Questa sera, dopo le 18:00, uno dei miei compagni di cella mi ha dato due pugni in testa mentre ero a letto”, ha scritto. “La situazione è davvero difficile, brutta davvero. Azizbek mi ha colpito e poi ha detto che stanotte mi inc***. Sarà una lunga nottata. Ma resisterò.” Turbin scrive anche che in carcere lo hanno catalogato come “incline al terrorismo” per il reato che gli contestano (“partecipazione a organizzazione terroristica”). In un post su Telegram i sostenitori di Turbin hanno ipotizzato che i suoi compagni di cella gli stessero rubando il cibo: nelle sue lettere chiedeva sempre alla madre pacchi di viveri, mentre questa volta le ha scritto che non ne aveva bisogno. La madre di Turbin, Irina Turbina, martedì ha riferito a Mediazona che il figlio è stato messo in isolamento dal 23 al 30 settembre. Dalla direzione della prigione le hanno detto che era dovuto a una “lite” tra Turbin e i suoi compagni di cella e che tutti e quattro i prigionieri coinvolti erano stati puniti con l’isolamento. Irina Turbina ha anche detto che il personale del carcere non le ha permesso di parlare con Arsenij al telefono e che l’ultima volta che hanno parlato è stata a inizio settembre. La madre ha raccontato l’ultimo incontro con suo figlio al sito Ponjatno.Media: “Quando sono andata a trovarlo l’11 settembre non l’ho riconosciuto. Non era mai particolarmente allegro neanche le volte precedenti che l’ho visto, certo, ma almeno aveva ancora speranza, era ottimista: aspettava l’appello e credeva che qualcosa di buono l’avremmo ottenuto. L’11 settembre, invece, Arsenij aveva le lacrime agli occhi. Mi ha detto: ‘Mamma, ti prego, fai tutto il possibile, tirami fuori di qui. Sto davvero, davvero male qui’.” “Mamma, probabilmente morirò presto”, ha continuato a riferire la madre, citando il figlio. Ha poi detto di avere inoltrato la lettera a Eva Merkačeva, membro del Consiglio presidenziale russo per i diritti umani, chiedendole di intervenire. Secondo le informazioni di Mediazona, ad Arsenij è stato finalmente permesso di parlare con sua madre al telefono l’8 ottobre. Le avrebbe detto che il suo aggressore era stato trasferito in un’altra cella il giorno prima e che si trovava bene con gli altri compagni di cella. Aggiornamento del 20 ottobre dal canale Telegram Svobodu Arseniju!: “Questa settimana Arsenij non ha mai telefonato”. La madre riferisce di averlo sentito l’ultima volta l’8 ottobre scorso. 25 ottobre 2024

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