Bollettino della Russia che resiste, 23-30 marzo 2024

Notizie e fotografie raccolte e riportate da volontari di Memorial.

Voci dalla città



Alcune fotografie inviate sul gruppo Telegram del movimento “Vesna” (“Primavera”): scritte contro la guerra a Krasnodar’, Ivanovo, Mosca, San Pietroburgo e Omsk.



Scritte contro la guerra a Mosca, Chabarovsk, Barnaul, Dzeržinsk e San Pietroburgo.


Provvedimenti amministrativi e procedimenti penali

Il canale Baza riferisce che a metà marzo nella regione di Samara Andrej Žvakin, ecoattivista locale, ha perso la vita innescando un ordigno esplosivo mentre veniva arrestato. L’uomo stava tentando di fuggire quando l’ordigno gli è esploso tra le mani. Secondo le forze dell’ordine, l’attivista stava agendo per conto del Corpo Volontario Russo (unità militare ucraina formata da oppositori politici russi) ed eracoinvolto nella recente esplosione di un ponte sul fiume Čapaevka. L’FSB riferisce inoltre di aver impedito un attacco terroristico da lui organizzato a un punto di raccolta di aiuti umanitari. Il Corpo Volontario Russo nega qualsiasi legame con l’uomo, che sosteneva le vittime delle repressioni politiche e aveva tenuto picchetti contro la guerra a Samara.



Una donna di Tula è stata multata per 30 mila rubli (circa 300 euro, pari a 1,5 volte il salario minimo) per aver scritto una frase contro la guerra sulla sua scheda elettorale. La donna, mentre  votava al seggio, aveva cancellato il nome di tutti i candidati, scrivendo sulla casella con il nome di Putin: “Brucia all’inferno per sempre!!!!! Perdonaci, Ucraina!!! Ladro e assassino!!!”. La scheda, inserita nell’urna elettorale trasparente, era caduta a faccia in su, rivelando le scritte. Così facendo, secondo il tribunale, la donna avrebbe diffamato pubblicamente l’esercito russo.



Il tribunale regionale di Tula ha confermato la condanna di Julija Tiščenko a quattro anni di reclusione in una colonia penale per aver invitato a devolvere fondi a favore delle forze armate ucraine. La sentenza era stata emessa alla fine del 2023. Il procedimento era stato avviato a causa di un suo post su Facebook: un testo in ucraino con informazioni su una raccolta di denaro per radio e termocamere destinato ai soldati dell’esercito ucraino. La donna è in custodia cautelare dal 30 agosto 2023.



Nella regione di Kaluga è stato avviato un  procedimento penale contro Egor Karpunin per aver affisso ai muri delle case alcuni volantini con un QR code. Secondo la polizia, il QR code consentiva di accedere a una pagina che “diffamava l’ esercito russo”. L’uomo aveva già dei precedenti penali per aver tenuto un picchetto a Mosca nell’estate del 2022 presso il Museo Politecnico con il cartello “PACE!!!!! AL MONDO!!!”.



Aleksej Čursin, ingegnere di Tjumen’, è stato condannato agli arresti domiciliari per aver postato dei commenti contro la guerra sul social “VKontakte” due anni fa. L’abitazione dell’uomo e della moglie incinta è stata perquisita il 21 marzo, dopodiché l’ingegnere è stato condannato agli arresti domiciliari per due mesi.



Il  tribunale di Surgut ha multato Nikolaj Korvjakov  per 30 mila rubli (circa  300 euro, pari a 1,5 volte il salario minimo) per aver deposto dei fiori, un peluche e un cartello con la scritta “Basta morti senza senso!No alla guerra” presso un memoriale spontaneo davanti alla sala concerti Crocus City Hall.  In tribunale l’uomo ha dichiarato di voler attirare l’attenzione sulla guerra in Ucraina.



Il 28 marzo il tribunale distrettuale Sverdlovskij di Belgorod ha prorogato fino al 31 maggio l’arresto di Nadežda Rossinskaja. Dopo l’inizio della guerra, aveva fondato l'”Esercito delle bellezze”, un movimento di volontariato femminile che raccoglie aiuti umanitari per i civili in Ucraina e fa evacuare gli ucraini dalle zone colpite dai bombardamenti. La ragazza era stata arrestata il 1° febbraio mentre rientrava in Russia dalla Georgia, poiché sospettata di aver “pubblicato su Internet inviti a raccogliere donazioni per le forze armate ucraine” e per il battaglione Azov, dichiarato organizzazione terroristica in Russia. L’attivista, nota anche con il nome di Nadin Gejsler, lamenta le cattive condizioni di detenzione e ha dichiarato di essere stata minacciata di morte in carcere.



Contro Sergej Železnjakov, residente a Tomsk, è stato avviato un procedimento penale per aver pubblicato su VKontakte la canzone “Non abbiamo bisogno della guerra” del gruppo “Nogu Svelo” e un videoclip in cui mostrava  ai passanti il cartello “Abbracciami se sei contro la guerra”. Mentre veniva arrestato, l’uomo è stato colpito alle costole con una ginocchiata. In precedenza, era stato multato per diffamazione dell’esercito per aver partecipato a manifestazioni contro la guerra.



Un tribunale di Mosca ha prorogato la durata degli arresti domiciliari per Andrej Kuršin, amministratore del canale Telegram Moscow Calling, per diffusione di “fake news” sull’esercito motivata da odio politico. L’uomo era stato arrestato il 31 agosto 2023 a Mosca a causa di due post  pubblicati nell’autunno del 2022 sui bombardamenti russi in Ucraina. Kuršin lavora come ingegnere, ha accesso ad alcuni documenti coperti dal segreto di Stato e in passato aveva combattuto per l’auto-proclamata Repubblica Popolare di Doneck. In seguito ha creato il canale telegram Moscow Calling, in cui analizza gli errori degli eserciti russo e ucraino.



A Surguta a un profugo ucraino è stata comminata una multa pari a 40 mila rubli (circa 400 euro, ovvero due volte il salario minimo) per diffamazione dell’esercito: l’uomo avrebbegridato nella hall dell’hotel “Berlino” gli slogan “Gloria all’Ucraina”, “No alla guerra in Ucraina” e “Fermate la guerra”. In tribunale si è giustificato spiegando che la sua famiglia è rimasta in Ucraina interrompendo ogni contatto con lui.



Contro una donna di Sudak, nell’annessa Crimea, è stato avviato un procedimento penale per  incitamento all’estremismo su Internet a causa di commenti che, secondo gli inquirenti, spingevano a attaccare i soldati russi. A riferirlo è la TASS, riportando anche il servizio stampa dell’FSB. All’imputata è stato imposto l’obbligo di firma ed è stata multata per 30 mila rubli (circa 300 euro, pari a 1,5 volte il salario minimo), come riporta “Radio Crimea”.



A Tambov è stato avviato un procedimento penale contro l’attivista Andrej Poljakov a causa di un commento pubblicato sul social VKontakte sotto un post relativo all’ inaugurazione di una targa commemorativa a un militare russo. L’uomo, che era già stato multato per “estremismo”, aveva scritto: “Dovremmo chiamare gli eroi dell’operazione militare speciale con la cara vecchia parola coglioni” (nell’originale russo la parola svoloč, coglioni, contiene la sigla svo, operazione militare speciale).



Nikolaj Farafonov, amministratore del canale Telegram contro la guerra «Il cinico Komjak»,  è stato condannato a 6 anni di reclusione in una colonia penale a regime ordinario. L’uomo è stato dichiarato colpevole di “apologia del terrorismo” in un procedimento penale avviato a causa di un messaggio sul suo canale Telegram relativo all’incendio doloso di commissariati militari a seguito dell’annuncio di Putin relativo alla mobilitazione. Inoltre, il tribunale gli ha vietato per 3 anni la gestione di siti, portali e canali Internet.



Il tribunale del distretto meridionale di Sachalin ha multato Aleksandr Vdovičenko, di origine ucraine, per  130 mila rubli (circa 1300 euro, pari a 7 volte il salario minimo) per “ripetuta diffamazione” dell’esercito. Era stato accusato per la prima volta di “diffamazione dell’esercito” a seguito di una denuncia secondo cui l’uomo «aveva condannato l’aggressione della Federazione russa contro l’Ucraina e espresso sostegno al battaglione militare Azov» in una conversazione privata. Non è noto il motivo della seconda accusa. In precedenza era stato condannato a 6,5 anni di reclusione per tentato omicidio.



Il tribunale militare di Omsk ha imposto a Anton Platov di sottoporsi a trattamento psichiatrico forzato, a seguito di un procedimento penale per tentato incendio doloso di un commissariato militare. Secondo gli inquirenti, l’uomo aveva lanciato delle molotov nel commissariato e per questo motivo si trova in carcere dal febbraio 2023. È il canale Telegram “SVOBOT!” a riferire che l’uomo è stato trasferito in ospedale.



Nella regione di Mosca un tribunale locale sta esaminando il caso del barista Vladimir Malina, accusato dell’incendio doloso di un armadio relè al passaggio a livello vicino a Naro-Fominsk  nell’aprile 2023. Dopo il suo arresto, l’uomo ha dichiarato di aver commesso l’incendio doloso di propria iniziativa. Sul barista pendono diversi capi di accusa, tra cui sabotaggio e partecipazione a un’organizzazione terroristica. Tuttavia, la difesa sostiene che le accuse siano inconsistenti e infondate.



Il 25 marzo Dmitrij Ivanov, creatore del canale Telegram “L’Università statale di Mosca in protesta”, ha finito di scontare i 10 giorni di detenzione che gli spettavano nel reparto di isolamento punitivo della colonia penale 3 della regione di Tambov. Tuttavia, il 27 marzo l’attivista è stato nuovamente trasferito nello stesso reparto. Il ragazzo  è uno studente dell’Università statale di Mosca condannato a 8,5 anni di carcere per “diffusione di fake news sull’esercito” a causa di alcuni post sulla guerra in Ucraina.



Daria Kozyreva, diciottenne accusata di “ripetuta diffamazione dell’esercito”è ancora detenuta in prigione, secondo quanto riferito dal canale Telegram di un gruppo a sostegno di Saša Skočilenko, altra prigioniera politica. La ragazza è trattenuta in una cella per 18 persone, non le è stato concesso l’accesso ai libri e al suo conto bancario. Il 24 febbraio 2024 aveva affisso un cartello con un estratto della poesia «Testamento» sul monumento a Taras Ševčenko ed è quindi stata arrestata.



Marina Ovsjannikova, ex giornalista della principale emittente televisiva russa “Pervyj Kanal”, è stata condannata in contumacia a 8,5 anni di reclusione in una colonia penale per “diffusione di fake news sull’esercito”. La sentenza era stata emessa a ottobre, un anno prima che la donna evadesse dagli arresti domiciliari con la figlia, e al momento le due sono ancora espatriate. La giornalista era diventata famosa nel 2022 quando aveva interrotto il telegiornale per  mostrare un cartello contro la guerra alle spalle della conduttrice.



Nella città di Rež (regione di Sverdlovsk) è stato avviato un procedimento penale per diffamazione dell’esercito contro Alena Smysheljaeva, che aveva lasciato la Russia nel maggio 2022. Nella primavera dello stesso anno la donna era stata multata sei volte per diffamazione dell’esercito e accusata di diffusione di fake news.



Ljusja Štejn, cantante delle Pussy Riot che aveva lasciato la Russia nel 2022, è stata condannata in contumacia a sei anni di colonia penale a causa di un tweet contro la guerra e le è stato vietato di accedere al social per tre anni. A novembre la ragazza era stata arrestata in contumacia e inserita nella lista dei terroristi e degli estremisti.



Žan-Michel Otelli, studente della facoltà di scienze politiche dell’università statale di Mosca, è stato trattenuto per tre giorni per apologia e multato per 30 mila rubli per diffamazione dell’esercito a causa di alcuni post sul canale “Il comitato contro la guerra della Russia” ripubblicati con gli hashtag #IlMezzogiornocontroPutin e #noallaguerra. Il giovane attualmente si trova in un centro per ragazzi iperdotati a Soči.



Lidija Prudovskaya, residente nella regione di Arcangelo che ha lasciato la Russia, è stata arrestata in contumacia con l’accusa di “aver ripetutamente diffamato l’esercito”. In precedenza, la figlia di 9 anni e il figlio di 10 anni della donna erano stati convocati per essere interrogati come testimoni. I bambini erano stati interrogati in presenza di uno psicologo e del personale di sicurezza del carcere.



Anastasija Ageeva di Mosca è stata condannata in contumacia a otto anni di reclusione in una colonia a regime ordinario, poiché dichiarata colpevole di diffusione di fake news sull’esercito  motivata da odio politico a causa di due post pubblicati sui social network. In precedenza, la donna, che alla fine del 2022 aveva lasciato la Russia, era stata arrestata almeno due volte durante alcune azioni di protesta contro la guerra in Ucraina.



Al sacerdote Aleksandr Vostrodymov, che si è opposto all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, è stato vietato di officiare fino a Pasqua. Il sacerdote ha poi scritto sul suo canale Telegram di essere stato sospeso dal servizio a causa di alcune sue dichiarazioni su Internet e ha espresso solidarietà per padre Aleksej Uminskij, un noto sacerdote interdetto dal servizio ecclesiale a causa delle sue posizioni contro la guerra.



Gli organizzatori della fiera del libro “non/fictioN” hanno eliminato dal programma la presentazione del libro dello storico Ivan Kurilla dal titolo “Gli americani e tutti gli altri: le origini e il significato della politica estera degli Stati Uniti”. Fin dai primi giorni del conflitto l’uomo, che era stato licenziato dall’Università europea di San Pietroburgo, ha dichiarato la sua opposizione, firmando anche una lettera aperta contro la guerra insieme ad altri scienziati e giornalisti.

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Negli ultimi vent’anni Gorinov ha lavorato come avvocato d’impresa e della pubblica amministrazione in ambito civile e ha fornito assistenza legale agli attivisti tratti in arresto durante le manifestazioni politiche. È fra gli ideatori della veglia-memoriale continua, con fiori e fotografie, sul ponte Moskvoreckij, luogo dell’omicidio di Boris Nemcov. Il 15 marzo 2022, durante un’assemblea ordinaria del Consiglio di zona del distretto Krasnosel’skij, Gorinov deplora pubblicamente l’invasione dell’Ucraina da parte delle truppe russe esortando “la società civile a fare ogni possibile sforzo per fermare la guerra”. Il 26 aprile viene arrestato ex art. 207.3 del Codice penale russo, noto anche come “legge sulle fake news”. Il tribunale del distretto Meščanskij ritiene che ci siano le prove che Gorinov abbia “diffuso informazioni deliberatamente false su quanto compiuto dalle Forze armate russe”, con le aggravanti di essere “in una posizione ufficiale e per motivi d’odio e ostilità”. Gorinov è il primo cittadino russo a ricevere una pena detentiva per essersi espresso contro la guerra. Già in occasione dell’ultima udienza del primo processo Aleksej Gorinov ha avuto modo, come prevede il sistema giudiziario russo, di pronunciare un’“ultima dichiarazione” (poslednee slovo), in altre parole la possibilità di prendere la parola per sostenere la propria innocenza o corroborare la linea difensiva scelta dall’avvocato/a, cui abbiamo avuto modo di dare voce grazie a Paolo Pignocchi e al progetto Proteggi le mie parole. Venerdì scorso, in occasione dell’ultima udienza del secondo processo ai suoi danni, Aleksej Gorinov ha pronunciato una seconda “ultima dichiarazione” che traduciamo in italiano. Sono stato per tutta la vita uno strenuo oppositore di aggressioni, violenza e guerre, e ho consacrato la mia vita esclusivamente ad attività di pace come la scienza, l’insegnamento, la pubblica istruzione e l’attività amministrativa e sociale in veste di deputato, difensore dei diritti umani, membro di commissioni elettorali e osservatore e supervisore del processo elettorale stesso. Mai avrei pensato di vivere abbastanza per constatare un tale livello di degrado del sistema politico del mio Paese e della sua politica estera, un periodo in cui tanti cittadini favorevoli alla pace e contrari alla guerra – in un numero che ormai è di qualche migliaio – vengono accusati di calunnia ai danni delle Forze armate e di giustificazione del terrorismo, e per questo vengono processati. Ci avviamo a concludere il terzo anno di guerra, il terzo anno di vittime e distruzione, di privazioni e sofferenze per milioni di persone cui, in territorio europeo, non si assisteva dai tempi della Seconda guerra mondiale. E non possiamo tacere. Ancora alla fine dello scorso aprile, il nostro ex ministro della difesa ha annunciato che le perdite della parte ucraina nel conflitto armato in corso ammontavano a 500.000 persone. Guardatelo, quel numero, e pensateci! Quali perdite, invece, ha subito la Russia, che secondo le fonti ufficiali avanza con successo costante per tutto il fronte? Continuiamo a non saperlo. E soprattutto, chi ne risponderà, poi? E a che pro succede tutto questo? Il nostro governo e coloro che lo sostengono nelle sue aspirazioni militariste hanno fortemente voluto questa guerra, che ora è arrivata anche nei nostri territori. Una cosa mi verrebbe da chiedere: vi pare che la nostra vita sia migliorata? Sono questi il benessere e la sicurezza che auspicate per il nostro Paese e per la sua gente? Oppure non l’avevate previsto, nei vostri calcoli, un simile sviluppo della situazione? A oggi, però, le risposte a queste domande non si pongono a chi ha deciso questa guerra e continua a uccidere, a chi ne fa propaganda e assume mercenari per combatterla, ma a noi, cittadini comuni della Russia che alziamo la voce contro la guerra e per la pace. Una risposta che paghiamo con la nostra libertà se non, alcuni, con la vita. Appartengo alla generazione ormai uscente di persone con genitori che hanno partecipato alla Seconda guerra mondiale e, alcuni, le sono sopravvissuti con tutte le difficoltà del caso. La loro generazione, ormai passata, ci ha lasciato in eredità il compito di preservare la pace a ogni costo, come quanto di più prezioso abbiamo noi che abitiamo su questa Terra. Noi, invece, abbiamo snobbato le loro richieste e abbiamo spregiato la memoria di quelle persone e delle vittime della guerra suddetta. La mia colpa, in quanto cittadino del mio Paese, è di avere permesso questa guerra e di non essere riuscito a fermarla. Vi chiedo di prenderne atto, nel verdetto. Tuttavia, vorrei che la mia colpa e la mia responsabilità fossero condivise anche da chi questa guerra l’ha iniziata, vi ha partecipato e la sostiene, e da chi perseguita coloro che si battono per la pace. Continuo a vivere con la speranza che un giorno questo avverrà. Nel frattempo, chiedo perdono al popolo ucraino e ai miei concittadini che per questa guerra hanno sofferto. Nel processo in cui sono stato accusato e giudicato per avere detto espressamente che era necessario porre fine alla guerra, ho già dato piena voce alle mie considerazioni su questa vile impresa umana. Posso solo aggiungere che la violenza, l’aggressione generano solo altra violenza di ritorno, e nulla più. 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Martedì 26 novembre alle 20:30, presso il Multisala Cinema Galleria di Bari, Andrea Gullotta, vicepresidente di Memorial Italia, presenta il film documentario The Dmitriev Affair, scritto e diretto dalla regista olandese Jessica Gorter e sottotitolato in italiano. Jurij Dmitriev è uno storico e attivista, direttore di Memorial Petrozavodsk. Negli anni Novanta scopre un’enorme fossa comune in cui sono sepolte migliaia di vittime del Grande Terrore. Nella radura boschiva di Sandormoch, in Carelia, inaugura un cimitero commemorativo e riesce a raccogliere persone di varie nazionalità intorno a un passato complesso e conflittuale. Da sempre schierato contro il governo della Federazione Russa, nel 2014 Dmitriev condanna apertamente l’invasione della Crimea. Da allora inizia per lui un calvario giudiziario che lo porta a essere condannato a tredici anni e mezzo di reclusione. Il documentario di Jessica Gorter, realizzato nel 2023, racconta con passione e precisione la sua tragica vicenda. Gabriele Nissim, ha letto per Memorial Italia l’ultima dichiarazione di Jurij Dmitriev, pronunciata l’8 luglio 2020, come parte del progetto 30 ottobre. Proteggi le mie parole. Irina Flige, storica collaboratrice di Memorial San Pietroburgo, ha raccontato la storia della radura di Sandormoch nel volume Il caso Sandormoch. La Russia e la persecuzione della memoria, pubblicato da Stilo Editrice e curato da Andrea Gullotta e Giulia De Florio. La proiezione è a ingresso libero ed è uno degli incontri previsti dall’undicesima edizione del festival letterario Pagine di Russia, organizzato dalla casa editrice barese Stilo in collaborazione con la cattedra di russo dell’Università degli Studi di Bari. Quest’anno il festival è inserito nella programmazione del progetto Prin 2022 PNRR (LOST) Literature of Socialist Trauma: Mapping and Researching the Lost Page of European Literature ed è dedicato al concetto di trauma nella cornice della letteratura russa del Novecento sorta dalle repressioni sovietiche.

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