Bollettino della Russia che resiste, 4-10 marzo 2024

Notizie e fotografie raccolte e riportate da volontari di Memorial.



Dallo scoppio della guerra contro l’Ucraina in tutta la Federazione Russa si sono diffuse proteste di vario genere contro l’invasione e contro il governo di Vladimir Putin. Sono centinaia le persone che in questi anni hanno manifestato e hanno fatto sentire la propria voce anche a rischio della libertà. Questi bollettini intendono dunque documentare le proteste attraverso pubblicazioni periodiche che possano dare testimonianza diretta di quanto accade all’interno della società russa.

Voci dalla città

Banconote e foglietti contro la guerra a Stavropol’.

 



Slogan contro la guerra sui volantini di propaganda elettorale a Čeljabinsk.



Picchetti individuali

L’attivista settantottenne di Perm’ Viktor Gilin ha tenuto un picchetto col cartello: “Signor Putin, perché la Russia non arriva alla pacificazione entrando nella NATO?”

Nargiza Tochirova, all’ottavo mese di gravidanza, è stata trattenuta e portata alla stazione di polizia per aver tenuto un picchetto in via Nikol’skaja, nel centro di Mosca, con il cartello “No alla guerra”.




A Mosca Agata Rose Gert è stata arrestata per aver manifestato con il cartello “Putin sta uccidendo l’Ucraina e la Russia”. La donna è stata poi multata per 50mila rubli (500 euro, pari a tre stipendi minimi) per diffamazione dell’esercito.




Proteste online

L’artista Dar’ja Apachončič ha pubblicato sulla sua pagina Facebook una nuova opera in cui ha rappresentato il ciclo dei soldi e della guerra nei suoi resoconti di agente straniero per il Ministero della Giustizia. “Buongiorno, Ministero della Giustizia, questo è il mio nuovo report per te. Qui c’è il flusso del petrolio e del gas e qui quello dei soldi e delle armi. Questi sono i razzi che volano, le bombe che cadono e qui scorre il sangue, muoiono le persone”. “Ma non si tratta solo di petrolio, soldi, bombe. Si tratta anche delle persone che vi prendono parte, che sparano, che vendono armi, che lavorano per il regime. La guerra non finirà da sola finché ci saranno delle persone che vi partecipano”.




Provvedimenti amministrativi e procedimenti penali



Il politico Il’ja Jašin, condannato a otto anni e mezzo di colonia penale a causa di una live su Youtube in cui parlava dei civili uccisi a Buča dall’esercito russo, è stato inserito nel registro della colonia penale 3 di Smolensk come “soggetto incline allo studio e alla diffusione dell’estremismo”.



Il tribunale distrettuale Korolëvskij della regione di Mosca ha condannato Roman Ivanov, giornalista di RusNews, a sette anni di colonia penale a regime ordinario a causa di tre post su Telegram. Il primo riguardava i civili uccisi dai soldati russi a Buča, il secondo gli attacchi missilistici russi alle infrastrutture civili dell’Ucraina e il terzo riproduceva il rapporto delle Nazioni Unite sui crimini di guerra dell’esercito russo.


Polina Evtušenko, venticinquenne di Togliatti, è stata accusata in via definitiva per essersi espressa contro la guerra e per aver pubblicato alcuni post pacifisti. La ragazza, che era stata arrestata nell’estate del 2023, rischia fino a 22 anni e mezzo di reclusione in una colonia penale.




Anatolij Timofeev, residente nel villaggio di Kozlovka, è stato accusato di “diffusione di false informazioni in grado di provocare disordini di massa” (comma 9 dell’articolo 13.15 del Codice penale della Federazione Russa) a causa di un post sul social russo “Vkontakte”. L’uomo aveva scritto che nell’estate del 2023, Farit Jarullin, governatore del distretto territoriale della Jangilda, aveva picchiato un uomo con problemi di alcolismo che si era rifiutato di arruolarsi.



Il politologo Abbas Galljamov è stato arrestato in contumacia per due mesi a causa di un’intervista rilasciata ai giornalisti ucraini del canale YouTube “Groši” (“Soldi”). L’uomo è stato accusato di aver diffuso “false informazioni sulle uccisioni dei civili a Buča e Kramatorsk”.



Contro Vladimir Dovdanov, vicepresidente del Congresso del popolo di Ojrat- Kalmyk (organizzazione creata dalla comunità mongola della Repubblica di Calmucchia), è stato avviato un procedimento penale per “istigazione ad attività volte a minare all’integrità territoriale russa” (articolo 280.4 del Codice penale della Federazione Russa) a causa di un video in cui l’uomo esortava le forze armate ucraine a distruggere le attrezzature militari russe.

Vladislav Tabulovič, trentunenne di San Pietroburgo, è stato multato per 200 mila rubli (pari a 2000 euro, circa 12,3 volte il salario minimo) per aver scritto un commento sull’inondazione di Novaya Kachovka in un gruppo Telegram. L’uomo, costretto a iniziare un percorso di terapia con uno psichiatra, è stato dichiarato colpevole di istigazione al terrorismo (parte 2 dell’articolo 205.2 del Codice penale) e all’estremismo (parte 2 dell’articolo 280 del Codice penale).

In Crimea una donna è stata multata per 40 mila rubli (pari a 400 euro, circa 2,5 volte il salario minimo) per diffamazione dell’esercito russo dal tribunale distrettuale Krasnoperekopsk per aver scritto “Gloria alle forze armate ucraine” in tre chat su Telegram.

Un trentasettenne residente nel villaggio Emel’janovo della regione di Krasnojarsk è stato accusato di aver esortato a maltrattare i militari russi che combattono in Ucraina.Contro l’uomo, che rischia fino a cinque anni di carcere, è stato aperto un procedimento penale per istigazione all’estremismo su Internet (parte 2 dell’articolo 280 del Codice penale) a causa di un video pubblicato su YouTube.

Cultura

L’otto marzo sul canale della cantante Monetočka è stato pubblicato il video della canzone “U mamy est’ sekret” (La mamma ha un segreto), che vede la partecipazione di Anna Mongajt, Ekaterina Duncova, Katerina Gordeeva, Nadežda Tolokonnikova, Čulpan Chamatova e altre donne che si sono opposte alla guerra.


Memoriali

A Mosca ai piedi del monumento a Lesja Ukraïnka sono stati deposti fiori e giocattoli in memoria delle vittime del bombardamento di Odessa nella notte del 2 marzo, quando l’attacco di un drone su un condominio ha causato la morte di dodici persone, fra cui due bambini.


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“Mamma, probabilmente morirò presto”: adolescente russo in carcere per volantini anti-Putin riferisce di essere stato brutalmente picchiato da un compagno di cella.

Pubblichiamo la traduzione dell’articolo ‘Mom, I’m probably going to die soon’: Russian teenager in prison for anti-Putin flyers says cellmate brutally beat him della testata giornalistica indipendente russa Meduza. L’immagine è tratta dal canale Telegram dedicato al sostegno per Arsenij Turbin: Svobodu Arseniju! (Libertà per Arsenij!). In una recente lettera Arsenij Turbin, sedicenne russo condannato a scontare cinque anni in un carcere minorile con l’accusa di terrorismo, ha raccontato alla madre di avere subito abusi fisici e psicologici durante la detenzione. I sostenitori di Turbin, che hanno pubblicato un estratto della sua lettera su Telegram, sospettano che oltre ad aggredirlo, i compagni di cella gli stiano rubando il cibo. Ecco cosa sappiamo. Arsenij Turbin è stato condannato a cinque anni di carcere minorile nel giugno 2024, quando aveva ancora 15 anni. Secondo gli inquirenti governativi, nell’estate del 2023 Arsenij si era unito alla legione Libertà per la Russia, un’unità filoucraina composta da cittadini russi e, su loro preciso ordine aveva iniziato a distribuire volantini che criticavano Vladimir Putin. Turbin dichiara di non essersi mai unito alla legione e di avere distribuito i volantini di sua iniziativa. Il Centro per i diritti umani Memorial ha dichiarato Turbin prigioniero politico. Al momento Turbin si trova in detenzione preventiva in attesa dell’appello contro la sua condanna. Nell’estratto di una lettera inviata a sua madre pubblicato lunedì (1 ottobre) nel gruppo Telegram Svobodu Arseniju! (Libertà per Arsenij!), l’adolescente scrive che un compagno di cella di nome Azizbek lo ha picchiato più volte. “Questa sera, dopo le 18:00, uno dei miei compagni di cella mi ha dato due pugni in testa mentre ero a letto”, ha scritto. “La situazione è davvero difficile, brutta davvero. Azizbek mi ha colpito e poi ha detto che stanotte mi inc***. Sarà una lunga nottata. Ma resisterò.” Turbin scrive anche che in carcere lo hanno catalogato come “incline al terrorismo” per il reato che gli contestano (“partecipazione a organizzazione terroristica”). In un post su Telegram i sostenitori di Turbin hanno ipotizzato che i suoi compagni di cella gli stessero rubando il cibo: nelle sue lettere chiedeva sempre alla madre pacchi di viveri, mentre questa volta le ha scritto che non ne aveva bisogno. La madre di Turbin, Irina Turbina, martedì ha riferito a Mediazona che il figlio è stato messo in isolamento dal 23 al 30 settembre. Dalla direzione della prigione le hanno detto che era dovuto a una “lite” tra Turbin e i suoi compagni di cella e che tutti e quattro i prigionieri coinvolti erano stati puniti con l’isolamento. Irina Turbina ha anche detto che il personale del carcere non le ha permesso di parlare con Arsenij al telefono e che l’ultima volta che hanno parlato è stata a inizio settembre. La madre ha raccontato l’ultimo incontro con suo figlio al sito Ponjatno.Media: “Quando sono andata a trovarlo l’11 settembre non l’ho riconosciuto. Non era mai particolarmente allegro neanche le volte precedenti che l’ho visto, certo, ma almeno aveva ancora speranza, era ottimista: aspettava l’appello e credeva che qualcosa di buono l’avremmo ottenuto. L’11 settembre, invece, Arsenij aveva le lacrime agli occhi. Mi ha detto: ‘Mamma, ti prego, fai tutto il possibile, tirami fuori di qui. Sto davvero, davvero male qui’.” “Mamma, probabilmente morirò presto”, ha continuato a riferire la madre, citando il figlio. Ha poi detto di avere inoltrato la lettera a Eva Merkačeva, membro del Consiglio presidenziale russo per i diritti umani, chiedendole di intervenire. Secondo le informazioni di Mediazona, ad Arsenij è stato finalmente permesso di parlare con sua madre al telefono l’8 ottobre. Le avrebbe detto che il suo aggressore era stato trasferito in un’altra cella il giorno prima e che si trovava bene con gli altri compagni di cella. Aggiornamento del 20 ottobre dal canale Telegram Svobodu Arseniju!: “Questa settimana Arsenij non ha mai telefonato”. La madre riferisce di averlo sentito l’ultima volta l’8 ottobre scorso. 25 ottobre 2024

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Cagliari, 22 ottobre. “Belarus, poesia e diritti umani”.

Martedì 22 ottobre alle 18.00, presso l’Università degli Studi di Cagliari, Campus Aresu (aula 6), nell’ambito del ciclo di seminari Ucraina, Belarus, Russia: lottare e resistere per i diritti nell’Europa post-sovietica dedicato al tema della resistenza al regime di Putin e del suo alleato Lukašenka si svolge il seminario Belarus, poesia e diritti umani. Nell’occasione sarà presentato il volume Il mondo è finito e noi invece no. Antologia di poesia bielorussa del XXI secolo curato da Alessandro Achilli, Giulia De Florio, Maya Halavanava, Massimo Maurizio, Dmitry Strotsev per WriteUp Books. Intervengono Dmitry Strotsev (Pubblicare poesia bielorussa in emigrazione), Julia Cimafiejeva (Scrivere poesia bielorussa all’estero) e la nostra Giulia De Florio (Tradurre poesia bielorussa in Italia). Modera Alessandro Achilli. È possibile seguire l’incontro in diretta Zoom, utilizzando il link https://monash.zoom.us/j/81314970717?pwd=gAd5RXcOX6w2BE18DHkmfxO6xTDyRG.1.

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