Appello di Il'ja Jašin per la liberazione di Vladimir Kara-Murza

Pubblichiamo la traduzione italiana del post di Il'ja Jašin del 23 febbraio 2024, con l'appello ad adoperarsi per la liberazione di Vladimir Kara-Murza.
Vladimir Kara-Murza durante il processo
Foto tratta dal profilo Facebook di V. Kara-Murza

Vladimir Kara-Murza, strenuo oppositore di Putin, il  17 aprile 2023 è stato condannato a 25 anni di reclusione in una colonia a regime severo. Se i processi motivati politicamente non rappresentano più una novità in Russia, come anche in Belarus’, a sbalordire è stata l’entità della pena, inaudita in tempi recenti. Il 30 gennaio 2024 Vladimir Kara-Murza è stato trasferito in un carcere dove le condizioni sono durissime. Di ciò e in generale della figura dell’oppositore ha scritto Tatiana Yankelevich (Per la libertà di Kara Murza. Per la loro libertà, che è anche la nostra (di T. Yankelevich), testo scritto il 30 gennaio 2024 e pubblicato il successivo 21 febbraio su “Huffington Post Italia” nella traduzione di Elena Kostioukovitch).

Il’ja Jašin, a sua volta detenuto con l’accusa di “notizie false sulle forze armate russe” per aver parlato apertamente dei crimini commessi dai russi a Buča, ha dato voce alla preoccupazione che attanaglia molti, vista la terribile morte di Aleksej Naval’nyj e le torture che l’avevano preceduta.

Pubblichiamo la traduzione italiana del post pubblicato sul profilo Facebook del politico il 23 febbraio 2024.

Il'ja Jašin in tribunale
Foto di Aleksandra Astachova/Mediazona.
“Sono preoccupato per Vladimir Kara-Murza.
Dopo l’assassinio di Naval’nyj si è visto con chiarezza che la vita di ogni prigioniero politico russo è a rischio. Ma il destino di Kara-Murza suscita un’ansia particolare.
Da un lato, Aleksej e Vladimir sono due figure diversissime. Ma dall’altro, hanno molto più in comune di quanto possa sembrare a un primo sguardo.
Entrambi hanno causato problemi personali alla cerchia di Putin. Naval’nyj con le sue inchieste anticorruzione e le sue rivelazioni. Kara-Murza con l’attività di lobby in Occidente per l’applicazione di sanzioni individuali.
Entrambi in Russia sono stati dichiarati de facto nemici dello stato. Naval’nyj era stato incluso nell’elenco dei terroristi e degli estremisti che rappresentano una minaccia per la sicurezza nazionale. Kara-Murza è stato accusato di alto tradimento e un tribunale gli ha inflitto l’inaudita condanna a 25 anni di colonia penale.
Entrambi sono stati trattati dal sistema carcerario con estrema spietatezza. Aleksej e Vladimir hanno passato lunghi periodi in isolamento, sono stati sottoposti a condizioni detentive al limite della tortura. Entrambi hanno avuto seri problemi di salute.
Infine, la cosa essenziale: Putin ha già tentato di uccidere entrambi. Naval’nyj e Kara-Murza sono sopravvissuti a tentativi di avvelenamento organizzati dai servizi segreti.
Capisco che le mie parole siano la voce di uno che grida nel deserto. Ma Vladimir Kara-Murza deve essere salvato. La minaccia alla sua vita non è soltanto reale, è spropositata.
Quasi tutti i leader occidentali si sono espressi sulla morte di Naval’nyj, attribuendo a Putin la responsabilità di questa tragedia.
E oggi voglio rivolgermi ai dirigenti dell’ONU, al presidente degli Stati Uniti, ai leader dei paesi dell’UE. Dimostrate buona volontà e adoperate tutti gli strumenti diplomatici per ottenere al più presto la liberazione di Kara-Murza. Fatelo prima che sia troppo tardi.”

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“Mamma, probabilmente morirò presto”: adolescente russo in carcere per volantini anti-Putin riferisce di essere stato brutalmente picchiato da un compagno di cella.

Pubblichiamo la traduzione dell’articolo ‘Mom, I’m probably going to die soon’: Russian teenager in prison for anti-Putin flyers says cellmate brutally beat him della testata giornalistica indipendente russa Meduza. L’immagine è tratta dal canale Telegram dedicato al sostegno per Arsenij Turbin: Svobodu Arseniju! (Libertà per Arsenij!). In una recente lettera Arsenij Turbin, sedicenne russo condannato a scontare cinque anni in un carcere minorile con l’accusa di terrorismo, ha raccontato alla madre di avere subito abusi fisici e psicologici durante la detenzione. I sostenitori di Turbin, che hanno pubblicato un estratto della sua lettera su Telegram, sospettano che oltre ad aggredirlo, i compagni di cella gli stiano rubando il cibo. Ecco cosa sappiamo. Arsenij Turbin è stato condannato a cinque anni di carcere minorile nel giugno 2024, quando aveva ancora 15 anni. Secondo gli inquirenti governativi, nell’estate del 2023 Arsenij si era unito alla legione Libertà per la Russia, un’unità filoucraina composta da cittadini russi e, su loro preciso ordine aveva iniziato a distribuire volantini che criticavano Vladimir Putin. Turbin dichiara di non essersi mai unito alla legione e di avere distribuito i volantini di sua iniziativa. Il Centro per i diritti umani Memorial ha dichiarato Turbin prigioniero politico. Al momento Turbin si trova in detenzione preventiva in attesa dell’appello contro la sua condanna. Nell’estratto di una lettera inviata a sua madre pubblicato lunedì (1 ottobre) nel gruppo Telegram Svobodu Arseniju! (Libertà per Arsenij!), l’adolescente scrive che un compagno di cella di nome Azizbek lo ha picchiato più volte. “Questa sera, dopo le 18:00, uno dei miei compagni di cella mi ha dato due pugni in testa mentre ero a letto”, ha scritto. “La situazione è davvero difficile, brutta davvero. Azizbek mi ha colpito e poi ha detto che stanotte mi inc***. Sarà una lunga nottata. Ma resisterò.” Turbin scrive anche che in carcere lo hanno catalogato come “incline al terrorismo” per il reato che gli contestano (“partecipazione a organizzazione terroristica”). In un post su Telegram i sostenitori di Turbin hanno ipotizzato che i suoi compagni di cella gli stessero rubando il cibo: nelle sue lettere chiedeva sempre alla madre pacchi di viveri, mentre questa volta le ha scritto che non ne aveva bisogno. La madre di Turbin, Irina Turbina, martedì ha riferito a Mediazona che il figlio è stato messo in isolamento dal 23 al 30 settembre. Dalla direzione della prigione le hanno detto che era dovuto a una “lite” tra Turbin e i suoi compagni di cella e che tutti e quattro i prigionieri coinvolti erano stati puniti con l’isolamento. Irina Turbina ha anche detto che il personale del carcere non le ha permesso di parlare con Arsenij al telefono e che l’ultima volta che hanno parlato è stata a inizio settembre. La madre ha raccontato l’ultimo incontro con suo figlio al sito Ponjatno.Media: “Quando sono andata a trovarlo l’11 settembre non l’ho riconosciuto. Non era mai particolarmente allegro neanche le volte precedenti che l’ho visto, certo, ma almeno aveva ancora speranza, era ottimista: aspettava l’appello e credeva che qualcosa di buono l’avremmo ottenuto. L’11 settembre, invece, Arsenij aveva le lacrime agli occhi. Mi ha detto: ‘Mamma, ti prego, fai tutto il possibile, tirami fuori di qui. Sto davvero, davvero male qui’.” “Mamma, probabilmente morirò presto”, ha continuato a riferire la madre, citando il figlio. Ha poi detto di avere inoltrato la lettera a Eva Merkačeva, membro del Consiglio presidenziale russo per i diritti umani, chiedendole di intervenire. Secondo le informazioni di Mediazona, ad Arsenij è stato finalmente permesso di parlare con sua madre al telefono l’8 ottobre. Le avrebbe detto che il suo aggressore era stato trasferito in un’altra cella il giorno prima e che si trovava bene con gli altri compagni di cella. Aggiornamento del 20 ottobre dal canale Telegram Svobodu Arseniju!: “Questa settimana Arsenij non ha mai telefonato”. La madre riferisce di averlo sentito l’ultima volta l’8 ottobre scorso. 25 ottobre 2024

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Cagliari, 22 ottobre. “Belarus, poesia e diritti umani”.

Martedì 22 ottobre alle 18.00, presso l’Università degli Studi di Cagliari, Campus Aresu (aula 6), nell’ambito del ciclo di seminari Ucraina, Belarus, Russia: lottare e resistere per i diritti nell’Europa post-sovietica dedicato al tema della resistenza al regime di Putin e del suo alleato Lukašenka si svolge il seminario Belarus, poesia e diritti umani. Nell’occasione sarà presentato il volume Il mondo è finito e noi invece no. Antologia di poesia bielorussa del XXI secolo curato da Alessandro Achilli, Giulia De Florio, Maya Halavanava, Massimo Maurizio, Dmitry Strotsev per WriteUp Books. Intervengono Dmitry Strotsev (Pubblicare poesia bielorussa in emigrazione), Julia Cimafiejeva (Scrivere poesia bielorussa all’estero) e la nostra Giulia De Florio (Tradurre poesia bielorussa in Italia). Modera Alessandro Achilli. È possibile seguire l’incontro in diretta Zoom, utilizzando il link https://monash.zoom.us/j/81314970717?pwd=gAd5RXcOX6w2BE18DHkmfxO6xTDyRG.1.

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