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Premio Alexander Langer 2023

Il 22 febbraio 2024 si è tenuta la cerimonia di conferimento del "Premio internazionale Alexander Langer 2023", che è stato attribuito alla giornalista e attivista per i diritti umani bielorussa Olga Karach, con una menzione speciale all'associazione per i diritti umani ucraina Zmina.

Il 22 febbraio 2024 si è svolta a Montecitorio, nella Sala del Cavaliere, la cerimonia di conferimento del Premio Alexander Langer 2023, che è stato attribuito alla giornalista e attivista per i diritti umani bielorussa Olga Karach (Volha Karač) (ne avevamo già dato notizia qui).

Il Premio viene conferito dalla Fondazione Alexander Langer a persone che si sono distinte per la loro attività a favore della pace, dei diritti umani e civili.  Ogni anno i premiati sono ospitati dalla Camera dei Deputati, il cui  Presidente partecipa alla cerimonia di premiazione.

Olga Karach ha fondato l’associazione Naš dom (La nostra casa), che aiuta chi vede violati i propri diritti umani e civili in Belarus’, non solo nella capitale, ma anche in centri minori. Elisabeth Alber, presidente del Comitato scientifico e di garanzia della Fondazione, ha enumerato i meriti della coraggiosa attivista e dei suoi collaboratori, che affrontano rischi altissimi, tanto che la stessa Karach ha dovuto lasciare il suo Paese e rifugiarsi a Vilnius. Ha ricordato come la Belarus’ sia uno dei Paesi dove si riscontrano più violazioni dei diritti umani nel mondo. In particolare, ha voluto porre l’accento sulla militarizzazione dei bambini che ha luogo nel Paese, grazie anche alla connivenza col regime di Putin. Olga Karach e i suoi collaboratori prestano aiuto anche ai gli uomini che rifiutano di prestare il servizio militare per il regime di Lukashenko.

La presidente del Comitato scientifico e di garanzia della Fondazione ha voluto anche ricordare che il Comitato riconosce una menzione speciale all’associazione ucraina Zmina, che si occupa della difesa dei diritti umani in Ucraina.

Hanno preso la parola due deputati ucraini Dar’ja Volodina e Serhij Aljeksjejev, che hanno ricordato le violazioni dei diritti umani compiute non solo dal regime bielorusso, ma anche da quello russo, richiamando l’attenzione sui crimini di guerra perpetrati dalla Federazione Russa, come la tortura e l’uccisione dei prigionieri di guerra ucraini e la deportazione dei bambini ucraini.

È stato quindi proiettato il video A Military Patriotic Club for Children, sulla militarizzazione dei bambini (è possibile vederlo all’interno della registrazione della cerimonia dal minuto 0:43). Si tratta di una testimonianza agghiacciante su come i bambini vengono indottrinati, abituati all’uso delle armi fin da piccoli. Olga Karach ha ricordato che a essere coinvolti in queste attività sono circa 18.000 bambini a partire dai 6 anni. I bambini imparano a sparare, ricevono un addestramento militare professionale e sono così privati della loro infanzia. Il video è una forma di propaganda, che esalta questa forma di educazione.

Della militarizzazione della gioventù in Russia aveva scritto per “Huffington Post Italia” Francesca Lazzarin, in più occasioni (Non solo Junarmija. Col “Grande cambiamento” Putin si fa i suoi giovani balilla; Il “militarpatriottismo” in Russia. Carri armati che sparano, ma non uccidono).

La rappresentante della Fondazione ha poi conferito la menzione d’onore all’associazione Zmina, fondata nel 2012, ringraziando Memorial Italia per averla proposta (nel video della cerimonia, dal minuto 1:07). Ha messo in risalto l’importanza dell’impegno di questa e altre associazioni per la società civile. Di Zmina sono ricordate, in particolare, l’azione in Crimea, lanciata nel 2014, per monitorare le violazioni dei diritti umani, e le attività nelle zone sotto occupazione russa, dove l’associazione si prodiga, insieme con altri, per documentare i crimini di guerra. Inoltre, è ricordato l’impegno per favorire lo sviluppo della democrazia in Ucraina. Viene poi letto un comunicato di Zmina.

L’associazione ricorda il fondatore Maksym Butkevyč, attualmente detenuto nelle carceri russe in seguito a un processo politico. Ricorda soprattutto la situazione terribile della Crimea, dove da 10 anni la popolazione vive di fatto sotto occupazione. 208 prigionieri politici della Crimea sono detenuti in Russia, per la maggior parte (125) tatari. L’associazione ricorda l’iniziativa Letters to Free Crimea, cui raccomanda di aderire.

Con l’invasione su vasta scala, l’attività di documentazione si è fatta più intensa. Zmina fa parte della Coalizione ucraina delle 5 del mattino, composta da 38 organizzazioni della società civile che documentano tutti i crimini di guerra secondo gli standard internazionali.

Zmina lavora anche sulla trasformazione democratica dell’Ucraina, per esempio promuovendo i diritti della comunità LGBTQIA+, premendo affinché l’Ucraina ratifichi lo Statuto di Roma, spingendo perché implementate le misure che servono perché l’Ucraina possa entrare a far parte dell’UE.

“Non importa quanti ostacoli troveremo lungo la strada, alla fine la giustizia trionferà
e i diritti di tutti saranno protetti, proprio come nel motto del Centro per i Diritti Umani Zmina”.

 

 

Nel numero 298 (dicembre 2023 – gennaio 2024) della rivista “Una città” è stata pubblicata un’intervista alla Presidente di Zmina, Tetjana Pechonchyk (Pečončyk) realizzata da Barbara Bertoncin e Bettina Foa, intitolata La coalizione delle 5 del mattino.

 

 

 

 

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Trento, 2 aprile 2025. Ucraina: le antiche radici della guerra attuale.

‘Le storie di Kyiv, la città in cui sono nata, sono storie drammatiche. Se guardo all’indietro per collegare la situazione odierna con il passato, sulla base di libri e documenti, usando le storie della mia famiglia, mi rendo conto che il passaggio da un’epoca all’altra può essere rappresentato in alcuni luoghi di Kyiv come su un palcoscenico teatrale. Sarà sempre illuminato da luci grandiose e fatali. Racconteremo di una zarina che scendeva la scala del suo palazzo, situato su un’alta collina, per organizzare il salvataggio dell’impero russo. Parleremo del geniale scrittore che immaginò di far esplodere una bomba proprio sul belvedere da cui scendeva la zarina. Seguiremo la coraggiosa missione di un’eroina che penetra nel bunker di Putin per convincerlo a fare harakiri’. Kyiv. Una fortezza sopra l’abisso di Elena Kostioukovitch è un viaggio nell’anima della capitale ucraina, che intreccia la storia della città, incastonata nel cuore d’Europa, e quella dell’autrice, partita da Kyiv seguendo la passione per la letteratura. Le pagine di Gogol’ e Bulgakov si mescolano ai ricordi di famiglia, i boulevard di Kyiv attraversano i secoli, le guerre di ieri e quella di oggi, le piazze brillano di vita e bruciano sotto le bombe, come a espiare la condanna di una città eternamente assediata. Elena Kostioukovitch firma un libro prezioso che ci pone davanti alla complessità di un paese, alle sue luci come alle sue ombre, alle diverse voci che da secoli ne animano la cultura, alla forza di un popolo che non si è mai arreso. Mercoledì 2 aprile 2025 alle 17:30 la Biblioteca-Archivio del CSSEO, Centro Studi sulla Storia dell’Europa Orientale di Levico Terme, in collaborazione con la casa editrice La nave di Teseo, organizza nella Sala conferenze della Fondazione Caritro di Trento (via Calepina 1) l’incontro Ucraina. Le antiche radici della guerra attuale in occasione della pubblicazione del volume Kyiv. Una fortezza sopra l’abisso della nostra Elena Kostioukovitch. Massimo Libardi e Fernando Orlandi discutono con l’autrice. È possibile seguire l’incontro on line tramite piattaforma Zoom: https://us02web.zoom.us/j/83908786033.

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Firenze e Roma. Presentazioni del volume “La mia vita nel Gulag” di Anna Szyszko-Grzywacz.

Quando Stalin morì, nel 1953, la gente piangeva e noi, invece, cammi­nando ci davamo delle belle gomitate, ridendo sotto i baffi, in silenzio. Le russe facevano dei gran lamenti, soprattutto le nostre conoscenti di Leningrado. Dopo la morte di Stalin, quando Chruščëv andò al potere, si tenne una riunione in una grande sala a Vorkuta. Erano presenti anche dei polacchi. Ci raccontarono l’andamento della ceri­monia: prese la parola il locale segretario del partito, lesse una lettera su Stalin e tutta la perorazione di Chruščëv. Nella sala era appeso un grande ritratto di Stalin. Quando ebbero finito tutto quel leggere, uno degli ex prigionieri si era alzato e aveva gridato «Doloj svoloč!» («Abbasso la carogna!») e quello accanto gli fa: «Durak, eščë ne izvest­no, čto budet» («Stupido, ancora non sappiamo che cosa avverrà»). Firenze e Roma ospitano all’inizio di aprile due presentazioni del volume La mia vita nel Gulag. Memorie da Vorkuta 1945-1956 di Anna Szyszko-Grzywacz, ultima pubblicazione della collana Narrare la memoria, curata da Memorial Italia per Edizioni Guerini. A Firenze mercoledì 2 aprile 2025 alle 17:00 presso l’hotel Indigo Florence (via Jacopo da Diacceto 16/20). Introduce Stefano Barlacchi e intervengono la nostra Barbara Grzywacz con Luca Bernardini e Giovanna Tomassucci. A Roma giovedì 3 aprile 2025 alle 18:00 presso la Casa Internazionale delle donne (via della Lungara 19). Introduce Stefano Barlacchi e intervengono la nostra Barbara Grzywacz con Luca Bernardini e Paolo Morawski.

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