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Comunicati dell'Associazione Internazionale Memorial sulla morte di Aleksej Naval'nyj

Pubblichiamo la traduzione italiana dei comunicati dell'Associazione Internazionale Memorial sulla morte di Aleksej Naval'nyj.

Il 16 febbraio 2024 il politico Aleksej Naval’nyj, strenuo oppositore di Putin, è morto nella Colonia penale di Jamalo Nenec, dove il prigioniero politico era stato recentemente trasferito. Inizialmente si è atteso che la notizia fosse confermata dalla famiglia, si è sperato che non fosse vero, ma la morte di Naval’nyj è stata confermata dalla famiglia e dalla sua portavoce.

Andrea Gullotta, presidente di Memorial Italia e co-presidente di Memorial Internazionale, ha commentato la notizia per “MicroMega”:  “Navalny è un martire politico. In Russia si approfondisce il liberticidio”.

Pubblichiamo le dichiarazioni dell’Associazione Internazionale Memorial (prima la più recente).

17 febbraio 2024

Oggi parliamo della tragica morte di Aleksej Naval’nyj avvenuta in una prigione della Federazione Russa.
Parliamo di un omicidio politico. E del suo legame diretto con il passato sovietico.
La serie di omicidi politici e di prigionieri politici morti nei campi e nelle prigioni evidenzia questo legame criminale.

Aleksej Naval’nyj, 47 anni, politico, attivista, giurista, è morto il 16 febbraio 2024, nella colonia penale della regione autonoma di Jamalo-Nenec.

Vasil’ Stus, poeta ucraino, 47 anni, è morto nel carcere del campo di lavoro di Perm’ il 4 settembre 1985.
Anatolij Marčenko, scrittore e difensore dei diritti umani, 49 anni, è morto nella prigione di Čistopol’ l’8 dicembre 1986.
L’attuale regime cerca di riportare un paese enorme, insieme ai suoi milioni di abitanti, nel “glorioso Passato sovietico”. Lo fa con la violenza, l’aggressione, la privazione della libertà nei confronti di milioni di persone, l’omicidio dei prigionieri politici.
La morte di Aleksej Naval’nyj è una tragedia non solo per la sua famiglia, i suoi amici e collaboratori, ma per tutti coloro che desiderano che la Russia diventi uno Stato democratico e non una minaccia per i paesi circostanti, che desiderano la conclusione della guerra e il ritiro delle truppe della Federazione Russa dall’Ucraina. La sua morte è l’ennesimo crimine del regime putiniano per il quale i responsabili devono essere puniti.
La cosa migliore che possiamo fare adesso è ricordare la risposta di Aleksej Naval’nyj quando gli chiesero un messaggio da lasciare ai suoi sostenitori, nell’eventualità che fosse ucciso: “Non arrendetevi!”.

16 febbraio 2024

Gli avvocati, i collaboratori e la famiglia di Naval’nyj non sono ancora in grado di confermare né smentire la notizia della morte di Aleksej nel carcere siberiano della regione autonoma di Jamalo-Nenec, ma i media internazionali hanno subito creduto alle informazioni provenienti dalle autorità della Federazione Russa, i politici esprimono le proprie condoglianze alla famiglia e alla società civile russa, preparano sanzioni contro gli assassini, i cittadini russi portano fiori ai monumenti alle vittime del terrore sovietico. Nessuno dubita che l’attuale governo della Federazione Russa, che ogni giorno uccide in Ucraina e che ha avvelenato Naval’nyj nel 2020, sia capace di questo omicidio.

In questo momento sono detenuti nelle prigioni russe Il’ja Jašin, Aleksej Gorinov, Vladimir Kara-Murza, Andrej Pivovarov, politici di opposizione, e centinaia di altri prigionieri politici.

Oggi appare chiaro a tutti che queste persone non sono solo prive della libertà, ma rischiano ogni giorno la vita. Possono morire proprio come sono morti nei gulag e nelle carceri della tarda epoca sovietica Vasjl’ Stus, Jurij Galanskov, Anatolij Marčenko e molti altri prigionieri politici.

È nostro dovere fare tutto il possibile affinché questo regime smetta di uccidere e si assuma la responsabilità di tutti i crimini commessi.
Aspettiamo notizie dagli avvocati di Naval’nyj e continuiamo a sperare.

[Il 17 febbraio 2024 la notizia è stata confermata dalla famiglia e dai collaboratori di Naval’nyj].

Aleksej Naval'nyj durante la Restituzione dei nomi nel 2015.

 

 

 

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Trento, 2 aprile 2025. Ucraina: le antiche radici della guerra attuale.

‘Le storie di Kyiv, la città in cui sono nata, sono storie drammatiche. Se guardo all’indietro per collegare la situazione odierna con il passato, sulla base di libri e documenti, usando le storie della mia famiglia, mi rendo conto che il passaggio da un’epoca all’altra può essere rappresentato in alcuni luoghi di Kyiv come su un palcoscenico teatrale. Sarà sempre illuminato da luci grandiose e fatali. Racconteremo di una zarina che scendeva la scala del suo palazzo, situato su un’alta collina, per organizzare il salvataggio dell’impero russo. Parleremo del geniale scrittore che immaginò di far esplodere una bomba proprio sul belvedere da cui scendeva la zarina. Seguiremo la coraggiosa missione di un’eroina che penetra nel bunker di Putin per convincerlo a fare harakiri’. Kyiv. Una fortezza sopra l’abisso di Elena Kostioukovitch è un viaggio nell’anima della capitale ucraina, che intreccia la storia della città, incastonata nel cuore d’Europa, e quella dell’autrice, partita da Kyiv seguendo la passione per la letteratura. Le pagine di Gogol’ e Bulgakov si mescolano ai ricordi di famiglia, i boulevard di Kyiv attraversano i secoli, le guerre di ieri e quella di oggi, le piazze brillano di vita e bruciano sotto le bombe, come a espiare la condanna di una città eternamente assediata. Elena Kostioukovitch firma un libro prezioso che ci pone davanti alla complessità di un paese, alle sue luci come alle sue ombre, alle diverse voci che da secoli ne animano la cultura, alla forza di un popolo che non si è mai arreso. Mercoledì 2 aprile 2025 alle 17:30 la Biblioteca-Archivio del CSSEO, Centro Studi sulla Storia dell’Europa Orientale di Levico Terme, in collaborazione con la casa editrice La nave di Teseo, organizza nella Sala conferenze della Fondazione Caritro di Trento (via Calepina 1) l’incontro Ucraina. Le antiche radici della guerra attuale in occasione della pubblicazione del volume Kyiv. Una fortezza sopra l’abisso della nostra Elena Kostioukovitch. Massimo Libardi e Fernando Orlandi discutono con l’autrice. È possibile seguire l’incontro on line tramite piattaforma Zoom: https://us02web.zoom.us/j/83908786033.

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Firenze e Roma. Presentazioni del volume “La mia vita nel Gulag” di Anna Szyszko-Grzywacz.

Quando Stalin morì, nel 1953, la gente piangeva e noi, invece, cammi­nando ci davamo delle belle gomitate, ridendo sotto i baffi, in silenzio. Le russe facevano dei gran lamenti, soprattutto le nostre conoscenti di Leningrado. Dopo la morte di Stalin, quando Chruščëv andò al potere, si tenne una riunione in una grande sala a Vorkuta. Erano presenti anche dei polacchi. Ci raccontarono l’andamento della ceri­monia: prese la parola il locale segretario del partito, lesse una lettera su Stalin e tutta la perorazione di Chruščëv. Nella sala era appeso un grande ritratto di Stalin. Quando ebbero finito tutto quel leggere, uno degli ex prigionieri si era alzato e aveva gridato «Doloj svoloč!» («Abbasso la carogna!») e quello accanto gli fa: «Durak, eščë ne izvest­no, čto budet» («Stupido, ancora non sappiamo che cosa avverrà»). Firenze e Roma ospitano all’inizio di aprile due presentazioni del volume La mia vita nel Gulag. Memorie da Vorkuta 1945-1956 di Anna Szyszko-Grzywacz, ultima pubblicazione della collana Narrare la memoria, curata da Memorial Italia per Edizioni Guerini. A Firenze mercoledì 2 aprile 2025 alle 17:00 presso l’hotel Indigo Florence (via Jacopo da Diacceto 16/20). Introduce Stefano Barlacchi e intervengono la nostra Barbara Grzywacz con Luca Bernardini e Giovanna Tomassucci. A Roma giovedì 3 aprile 2025 alle 18:00 presso la Casa Internazionale delle donne (via della Lungara 19). Introduce Stefano Barlacchi e intervengono la nostra Barbara Grzywacz con Luca Bernardini e Paolo Morawski.

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28 marzo 2025. Irina Ščerbakova inserita nel registro degli agenti stranieri.

Oggi, 28 marzo 2025, è stata dichiarata agente straniera la nostra collega Irina Ščerbakova, storica e attivista, tra le fondatrici di Memorial e attualmente membro del direttivo dell’Associazione internazionale Memorial (MAM). “Si tratta, ovviamente, di una brutta notizia, ma non mi aspettavo nulla di diverso. È arrivato ufficialmente il mio turno, ma siccome Memorial era da tempo ‘agente straniero’, pensavo addirittura di rientrare già da un pezzo nella categoria” ha commentato Irina Lazarevna. Dalla fine degli anni Settanta Irina Šerbakova ha raccolto e catalogato le memorie degli ex prigionieri dei campi e per molti anni si è impegnata nelle attività divulgative e scolastiche di Memorial, uno su tutti il Concorso per le scuole (Škol’nyj konkurs), che le hanno portato numerosi premi internazionali. Nella motivazione il Ministero della Giustizia ha dichiarato che “Irina Ščerbakova ha collaborato alla creazione e alla diffusione di messaggi e materiali appartenenti ad agenti stranieri verso un numero sterminato di destinatari. Ha diffuso informazioni non veritiere sulle decisioni prese da esponenti della Federazione Russa e sulla politica da essa perseguita, opponendosi all’operazione militare speciale in Ucraina. Collabora costantemente con organizzazioni straniere”. Irina Ščerbakova è l’ultima di un lunghissimo elenco di persone — tra cui figurano anche diversi altri membri di Memorial — finite nel mirino di una legge ingiusta e persecutoria, ideata dal governo russo con l’intento di limitare e reprimere ogni voce contraria. Immagine in copertina: Dar’ja Krotova.

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