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Commento di Oleg Orlov sull'udienza del 16 febbraio 2024

Il 16 febbraio 2024 si è tenuta la prima udienza, presso il Tribunale Golovinskij di Mosca. Al termine dell'udienza Orlov ha potuto pronunciare alcune parole di commento. Riportiamo qui la traduzione italiana.

Il 16 febbraio 2024 presso il tribunale Golovinskij di Mosca si è tenuta la prima udienza del nuovo processo contro Oleg Orlov, cofondatore di Memorial, attualmente copresidente del Centro per i diritti umani Memorial e membro del direttivo dell’Associazione Internazionale Memorial. In italiano si può leggere il suo articolo Volevano il fascismo in Russia e l’hanno ottenuto, che è costato a Orlov  una condanna per “reiterato vilipendio” dell’esercito.  Il primo processo contro di lui si è concluso nel novembre 2023, con la condanna una multa di 150.000 rubli. Ciò non ha fatto desistere Orlov dal professare le sue idee.

È stato successivamente intentato contro di lui un nuovo processo, in cui l’accusa intende far valere “circostanze aggravanti”. Il 16 febbraio 2024 si è tenuta la prima udienza, presso il Tribunale Golovinskij di Mosca. Al termine dell’udienza Orlov ha potuto pronunciare alcune parole di commento. Riportiamo qui la traduzione italiana, basandoci sul post del Centro per la Difesa dei Diritti Umani su Telegram.

“Non mi sono arreso”.  Commento di Oleg Orlov sull’udienza del 16 febbraio 2024

Nella seduta odierna [del 16 febbraio 2024] Oleg Orlov si è rifiutato di convocare i testimoni della difesa e ha vietato al suo avvocato di farlo, motivando la scelta coi rischi derivanti dall’essere inclusi nel registro “degli agenti stranieri”.

In tribunale l’avvocata Katerina Tertuchina ha chiesto di rimandare la causa alla procura. A suo dire, le indagini preliminari sono state svolte con gravi violazioni dei diritti della difesa. Tertuchina ha anche osservato che la decisione del giudice limita moltissimo il diritto di Orlov alla difesa.

Dopo l’udienza Orlov ha rilasciato alcuni commenti ai giornalisti.

Non mi sono arreso, non mi dichiarerò colpevole. Ma il punto principale è che ancora non comprendo l’accusa. L’accusa è assurda, anticostituzionale. Le stesse conclusioni dell’accusa contengono affermazioni senza senso. “Non appoggio il sistema di idee e la visione del mondo della Federazione Russa”. Ma che vuol dire? È questo che è scritto nel documento sul quale fondano l’accusa.

In tal modo di fatto affermano che in Russia ci sarebbe già un’ideologia ufficiale. E che il dissenso con quest’ideologia in sostanza è, se non proprio un crimine, almeno una circostanza aggravante. Ma c’è l’articolo 13 della Costituzione, che vieta di proclamare una qualsiasi ideologia l’ideologia di Stato. […]

Poco prima di questo processo mi avevano classificato come “agente straniero”. […] Chiaramente ciò è stato fatto per influenzare il processo. Per mettere a tacere la mia voce e fare in modo che non si potesse menzionarmi, riportare quello che dico. È evidente che è stato fatto apposta perché io non potessi chiamare in giudizio testimoni della difesa, specialisti. […]

Per comprendere la posizione di Orlov, il motivo della sua scelta di restare in Russia, malgrado la consapevolezza dei rischi che ciò avrebbe comportato, si può guardare l’intervista che realizzò la giornalista Katerina Gordeeva.

Per sostenere Orlov è stata lanciata una petizione, alla quale è ancora possibile aderire.

Illustrazione di Lilja Matveeva

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Brescia, 22 febbraio 2025. Inaugurazione della mostra “Bielorussia: 30 anni di regime in 30 manifesti”.

Cari Europei! Guardate a noi bielorussi: siamo la testimonianza vivente di quanto sia facile eleggere un dittatore come pure di quanto sia difficile e di quali sacrifici costi sbarazzarsene.Arthur Vakarov. Nell’ambito del ciclo di iniziative dedicato nel mese di febbraio 2025 alla Belarus dalla Cooperativa cattolico-democratica di Cultura di Brescia in collaborazione con Memorial Italia, sabato 22 febbraio alle 17:30 al MO.CA (Palazzo Martinengo Colleoni, via Moretto 78, Brescia) si tiene l’inaugurazione della mostra Bielorussia: 30 anni di regime in 30 manifesti del grafico bielorusso Arthur Vakarov. Presentano la mostra Federico Manzoni, vicesindaco del comune di Brescia; Giovanni Rocchi, presidente dell’ordine degli avvocati di Brescia; Filippo Perrini, presidente della Cooperativa cattolico-demoratica di Cultura di Brescia; Francesca Bazoli, presidente della Fondazione Brescia Musei; Giulia De Florio, presidente di Memorial Italia; Yulia Yukhno della Ambasciata libera della Belarus. Interviene Arthur Vakarov, grafico, autore dei manifesti esposti. La mostra rimane aperta tutti i giorni fino a domenica 9 marzo (orario 16-19). È prevista la possibilità di viste guidate per gli studenti nelle mattinate del 25, 26 febbraio e 4, 5, 6, 7, 8 marzo previa prenotazione al numero 3479487638. Nato a Minsk, capitale della Belarus, dove ha vissuto per quarantasette anni, finché è stato costretto a fuggire per evitare la repressione politica, Arthur Vakarov ha trascorso tutta la vita come grafico ed è stato riconosciuto come uno dei designer più influenti della Belarus. Negli ultimi vent’anni ha principalmente sviluppato progetti in ambito nazionale e culturale, ha lavorato anche per media indipendenti, per gruppi musicali, per scrittori e organizzazioni pubbliche. Per la Belarus ha conquistato diversi premi internazionali nel campo del design, tra cui il Gran Premio alla Biennale del Design di Kiev nel 2001 e il primo posto al festival Red Apple di Mosca nel 2001, poi al festival del design di Tbilisi nel 2001 e il premio al festival del design Adnak di Minsk. Nonostante questi riconoscimenti il regime di Aljaksandr Lukašenka (più noto in Italia come Aleksandr Lukašenko), per il suo lavoro di grafico, lo ha ritenuto un estremista e lo ha condannato a sette anni di prigione. Ha così dovuto ricominciare da zero in Polonia. Il progetto “30 anni di dittatura in 30 manifesti” è stato esposto a Vilnius, Varsavia, Danzica, Stoccolma e Tallinn. Il volume Bielorussia viva tra dittatura e resistenza (1994-2024), edito da Morcelliana Scholé, contiene i trenta manifesti di Arthur Vakarov per la prima volta pubblicati in Italia e scritti dei nostri Giulia De Florio e Marcello Flores e di Francesco Brusa e Filippo Perrini. La presentazione della mostra è disponibile su Facebook grazie alla Cooperativa cattolico-democratica di Cultura di Brescia –> Facebook Live | Facebook.

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