I racconti dal carcere di Il’ja Jašin: 16 gennaio 2024

Condividiamo la traduzione del post apparso il 16 gennaio sui profili social di Il’ja Jašin, oppositore politico attualmente detenuto in una colonia penale della regione di Smolensk, dove continua a scontare la condanna a otto anni e mezzo di reclusione comminata il 9 dicembre 2022 per "diffusione di fake news sull’esercito": sul suo canale YouTube aveva parlato degli eccidi commessi dall’esercito russo a Buča nei primi mesi della guerra in Ucraina.

Condividiamo la traduzione del post apparso il 16 gennaio sui profili social di Il’ja Jašin, oppositore politico attualmente detenuto in una colonia penale della regione di Smolensk, dove continua a scontare la condanna a otto anni e mezzo di reclusione comminata il 9 dicembre 2022 per “diffusione di fake news sull’esercito”: sul suo canale YouTube aveva parlato degli eccidi commessi dall’esercito russo a Buča nei primi mesi della guerra in Ucraina.

16 gennaio 2024

 

Un mio compagno di baracca si annoiava e così si è messo a parlare di politica.
“Sai che Putin non piace per niente manco a me?” ha detto. “Avrei delle cose da chiedergli.”
Ho alzato gli occhi dal libro.
“Tipo quali?”
“Be’” ha iniziato il ragionamento. “Al telegiornale non fanno che dire: ‘Il debito di Cuba è stato condonato’, ‘Sono stati stanziati miliardi per l’Africa’. E sempre al telegiornale ogni giorno sono lì a elemosinare soldi per i bambini ammalati. Ti sembra normale? Col cavolo che condono i debiti agli altri se non ho di che curare i miei, no?”
Il discorso mi interessava. Lui ha continuato.
“Oppure dicono di avere sconfitto il banditismo degli anni Novanta. E dov’è che l’hanno sconfitto? Se prima i banditi si presentavano con le giacche di pelle, adesso hanno la divisa da sbirro. Ma non cambia niente.”
Ho pensato: tu guarda, il tizio ha del sale in zucca. Ma poi…
“Vabbè, Putin lasciamolo perdere. Ma Lukašenko sì che è un bravo presidente, non trovi?”
“In cosa sarebbe bravo?” ho replicato con un sospiro.
“Be’, come dire… Ti faccio un esempio. Da noi, in Bielorussia, in una cittadina vicino al confine, un affarista ha fatto la stronzata di costruire un condominio per vendere gli appartamenti a prezzi da grande città. Tutti si sono indignati dicendo che erano cari.”
“E…”
“E insomma, Lukà l’ha convocato e gli ha detto che, se nel giro di due mesi non avesse venduto tutti gli appartamenti, lo stato glieli avrebbe confiscati per assegnarli ai meno abbienti. Quello si è cacato sotto e ha venduto tutto a prezzi stracciati. Per me è una politica giusta. Severa, certo, ma giusta!”
Lui era raggiante, io invece l’ho guardato con aria cupa.
“Ascolta” gli ho detto. “Guardiamo la cosa da un’altra prospettiva. Immagina di essere tu quell’affarista.”
“D’accordo.”
“Hai investito soldi nella costruzione del condominio. Hai lavorato rispettando la legge, hai pagato le tasse e ti aspetti un guadagno. Finché un giorno salta fuori un ceffo che ti convoca ed esige che tu venda la tua proprietà per due soldi, altrimenti lui ti porta via tutto. Ti pare giusto?”
“Neanche un po’” ha risposto pensieroso. “È l’altro lato della medaglia. Però alla fin fine Lukà gliel’ha procurato un alloggio ai poveri, o no?”
“È comodo fare i buoni a spese altrui, non distribuendo il proprio ma dando quello degli altri. Immagina se domani vai nello spaccio della nostra colonia e sul tuo conto non c’è più niente. Le guardie ti dicono: ‘Abbi pazienza, la tua grana l’abbiamo data a dei poveracci’. Ti piacerebbe una simile beneficenza?”
Lui si è dato una grattatina alla barbetta sul mento.
“È tutto così complicato in questa vostra politica. Bravo chi ci capisce qualcosa…”.
 

 

 

 

 

Foto: Aleksandra Astakhova

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Pubblichiamo la traduzione dell’articolo ‘Mom, I’m probably going to die soon’: Russian teenager in prison for anti-Putin flyers says cellmate brutally beat him della testata giornalistica indipendente russa Meduza. L’immagine è tratta dal canale Telegram dedicato al sostegno per Arsenij Turbin: Svobodu Arseniju! (Libertà per Arsenij!). In una recente lettera Arsenij Turbin, sedicenne russo condannato a scontare cinque anni in un carcere minorile con l’accusa di terrorismo, ha raccontato alla madre di avere subito abusi fisici e psicologici durante la detenzione. I sostenitori di Turbin, che hanno pubblicato un estratto della sua lettera su Telegram, sospettano che oltre ad aggredirlo, i compagni di cella gli stiano rubando il cibo. Ecco cosa sappiamo. Arsenij Turbin è stato condannato a cinque anni di carcere minorile nel giugno 2024, quando aveva ancora 15 anni. Secondo gli inquirenti governativi, nell’estate del 2023 Arsenij si era unito alla legione Libertà per la Russia, un’unità filoucraina composta da cittadini russi e, su loro preciso ordine aveva iniziato a distribuire volantini che criticavano Vladimir Putin. Turbin dichiara di non essersi mai unito alla legione e di avere distribuito i volantini di sua iniziativa. Il Centro per i diritti umani Memorial ha dichiarato Turbin prigioniero politico. Al momento Turbin si trova in detenzione preventiva in attesa dell’appello contro la sua condanna. Nell’estratto di una lettera inviata a sua madre pubblicato lunedì (1 ottobre) nel gruppo Telegram Svobodu Arseniju! (Libertà per Arsenij!), l’adolescente scrive che un compagno di cella di nome Azizbek lo ha picchiato più volte. “Questa sera, dopo le 18:00, uno dei miei compagni di cella mi ha dato due pugni in testa mentre ero a letto”, ha scritto. “La situazione è davvero difficile, brutta davvero. Azizbek mi ha colpito e poi ha detto che stanotte mi inc***. Sarà una lunga nottata. Ma resisterò.” Turbin scrive anche che in carcere lo hanno catalogato come “incline al terrorismo” per il reato che gli contestano (“partecipazione a organizzazione terroristica”). In un post su Telegram i sostenitori di Turbin hanno ipotizzato che i suoi compagni di cella gli stessero rubando il cibo: nelle sue lettere chiedeva sempre alla madre pacchi di viveri, mentre questa volta le ha scritto che non ne aveva bisogno. La madre di Turbin, Irina Turbina, martedì ha riferito a Mediazona che il figlio è stato messo in isolamento dal 23 al 30 settembre. Dalla direzione della prigione le hanno detto che era dovuto a una “lite” tra Turbin e i suoi compagni di cella e che tutti e quattro i prigionieri coinvolti erano stati puniti con l’isolamento. Irina Turbina ha anche detto che il personale del carcere non le ha permesso di parlare con Arsenij al telefono e che l’ultima volta che hanno parlato è stata a inizio settembre. La madre ha raccontato l’ultimo incontro con suo figlio al sito Ponjatno.Media: “Quando sono andata a trovarlo l’11 settembre non l’ho riconosciuto. Non era mai particolarmente allegro neanche le volte precedenti che l’ho visto, certo, ma almeno aveva ancora speranza, era ottimista: aspettava l’appello e credeva che qualcosa di buono l’avremmo ottenuto. L’11 settembre, invece, Arsenij aveva le lacrime agli occhi. Mi ha detto: ‘Mamma, ti prego, fai tutto il possibile, tirami fuori di qui. Sto davvero, davvero male qui’.” “Mamma, probabilmente morirò presto”, ha continuato a riferire la madre, citando il figlio. Ha poi detto di avere inoltrato la lettera a Eva Merkačeva, membro del Consiglio presidenziale russo per i diritti umani, chiedendole di intervenire. Secondo le informazioni di Mediazona, ad Arsenij è stato finalmente permesso di parlare con sua madre al telefono l’8 ottobre. Le avrebbe detto che il suo aggressore era stato trasferito in un’altra cella il giorno prima e che si trovava bene con gli altri compagni di cella. Aggiornamento del 20 ottobre dal canale Telegram Svobodu Arseniju!: “Questa settimana Arsenij non ha mai telefonato”. La madre riferisce di averlo sentito l’ultima volta l’8 ottobre scorso. 25 ottobre 2024

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