«Nel regime di Putin tutti gli oppositori sono ostaggi politici»

Pubblichiamo l'intervista a Denis Šedov, avvocato del prigioniero politico russo Aleksej Gorinov realizzata da Gennario Grimolizzi per "Il Dubbio". L'avvocato riferisce delle terribili condizioni in cui versa il suo assistito.

Gennaro Grimolizzi ha realizzato per la testata online “Il Dubbio” un’intervista a Denis Šedov, avvocato del prigioniero politico russo Aleksej Gorinov, condannato a sette anni di carcere per essersi espresso contro l’invasione dell’Ucraina durante una seduta del Consiglio Comunale. Col permesso del “Dubbio”, che ringraziamo, riproponiamo qui il testo.

«Nel regime di Putin tutti gli oppositori sono ostaggi politici»

Gennaro Grimolizzi

27 dicembre 2023

Intervista all’avvocato Denis Shedov, difensore del dissidente russo Alexei Gorinov: il primo ad essere condannato per aver denunciato l’invasione in Ucraina. «La prigione lo sta uccidendo»

Alexei Gorinov, avvocato e deputato municipale del distretto Krasnosel’skij di Mosca, è stato il primo cittadino russo condannato per essersi espresso contro la guerra in Ucraina. Il tribunale del distretto Meščanskij, nella primavera del 2022, gli ha inflitto una pena a sette anni di carcere per aver esortato «la società civile a fare ogni possibile sforzo per fermare la guerra».

In questa intervista esclusiva il difensore di Gorinov, Denis Shedov – analista di OVD-Info e collaboratore di Memorial -, fa il punto sulla detenzione del proprio assistito e sul rispetto dei diritti umani in Russia. «Dopo l’inizio dell’aggressione su vasta scala in Ucraina – dice al Dubbio Shedov -, ci troviamo ad affrontare un nuovo livello di repressione e oppressione dei diritti e delle libertà civili. Una situazione senza precedenti nella storia della Russia moderna. Sono centinaia i prigionieri politici, tutti i media indipendenti sono vietati e incombe una severa censura militare. Allo stesso tempo, la società civile continua ad esistere. Avvocati coraggiosi difendono i prigionieri politici, le organizzazioni per i diritti umani aiutano le vittime delle violazioni e stanno nascendo nuove iniziative per aiutare i rifugiati ucraini che si trovano in Russia e vogliono andarsene. Viviamo tempi incredibilmente difficili, la popolazione russa contraria alla guerra è oppressa, ma continua a lottare per la pace e per i diritti umani».
Avvocato Shedov, come sta Alexei Gorinov?
Il 25 dicembre, dopo quasi due settimane di ricerche, sono riuscito a trovare e visitare Gorinov nell’ospedale della colonia penale IK-3 a Vladimir. Alexei ha detto di essere stato ricoverato il 15 dicembre, quando le sue condizioni di salute hanno iniziato a peggiore a causa della febbre molto alta. Nella colonia IK-2 di Pokrov, dove stava scontando la pena, gli è stato somministrato solo paracetamolo e non è stato nemmeno esonerato dal lavoro obbligatorio, consistente nella rimozione della neve per molte ore all’aperto. Ho inviato diverse richieste all’amministrazione penitenziaria per fornire al mio assistito le cure mediche necessarie. Sono state tutte ignorate. Diversi anni fa, quando era ancora libero, Gorinov ha subito un delicato intervento ai polmoni. La prigione sta uccidendo Alexei Gorinov.
Per molti giorni nessuno ha avuto notizie di Gorinov. Un trattamento simile a quello riservato ad Alexei Navalny?
Questa situazione ci ha preoccupato moltissimo. Per quasi due settimane si sono perse le tracce di Gorinov. Durante la mia ultima visita, Alexei non si reggeva in piedi. Qualche giorno dopo non mi è stato più possibile visitarlo e avere informazioni sulle sue condizioni di salute. Per due settimane ho interpellato quasi tutte le carceri e colonie penali della regione di Vladimir. I colleghi dell’organizzazione per i diritti umani Public Verdict hanno inviato una richiesta urgente alla relatrice speciale delle Nazioni Unite, Mariana Katzarova, sulla scomparsa di Gorinov. La rappresentante Onu ha predisposto una richiesta urgente, invitando le autorità russe a fornire informazioni sul luogo di detenzione di Alexei Gorinov. Una mobilitazione che ha interessato anche la stampa indipendente. Il giorno di Natale la svolta: sono stato autorizzato a visitare Alexei. Purtroppo, i prigionieri politici sono degli ostaggi nelle mani dell’autorità penitenziaria, sono molto vulnerabili e soggetti a decisioni arbitrarie. L’unico modo per sostenere i prigionieri politici è attraverso la solidarietà e l’attenzione mediatica.
Gorinov è stato il primo condannato per i cosiddetti “falsi militari”. Una norma che, dopo il 24 febbraio 2022, ha creato una cappa in Russia?
Sì, Alexei è stato il primo ricevere una condanna in base ad un nuovo articolo del codice penale russo, il 207.3. Secondo il progetto sui diritti umani OVD-Info, alla fine del 2023 in Russia sono state perseguite 243 persone in base alla nuova norma. In totale, 803 persone sono state processate per essersi espresse contro la guerra e 267 di loro sono state incarcerate. Dall’inizio dell’invasione su vasta scala dell’Ucraina la repressione politica in Russia è aumentata. Qualsiasi espressione contro la guerra è vietata e severamente punita. I prigionieri politici vivono in condizioni dure e sono sottoposti a punizioni aggiuntive. Ad esempio, negli scorsi mesi di settembre e ottobre, Gorinov ha trascorso 48 giorni in una cella di isolamento punitivo. Possiamo considerarla una prigione nella prigione. Inoltre, a settembre, è stato avviato un altro procedimento penale contro il mio assistito ai sensi di una norma volta a contrastare la “giustificazione del terrorismo”. Secondo l’accusa, Gorinov, durante una conversazione con altri detenuti sulla guerra in corso, ha giustificato azioni terroristiche. Una tesi che ha ben poco a che fare con la legge. Purtroppo, questa è una pratica frequente che consiste nel fare pressione sui prigionieri politici e nell’inventare nuove accuse. Si creano degli ostaggi del regime di Putin a tempo indeterminato.
In questo contesto anche per voi avvocati difendere gli oppositori politici diventa sempre più pericoloso?
Gli avvocati che difendono i prigionieri politici in Russia sono dei veri e proprie eroi. Devono resistere all’arbitrarietà delle autorità e sono l’unica speranza per chi si trova in carcere per motivi politici. Con altri colleghi difendo Alexei Gorinov, lo assistiamo nei tribunali, lo visitiamo in carcere. Facciamo una quantità indescrivibile di lavoro. Ad esempio, cerchiamo Alexei per giorni interi mentre l’amministrazione penitenziaria tenta di nasconderlo. Gli avvocati che lavorano sui casi dei prigionieri politici sono soggetti a pressioni formali e informali. Pensiamo ai tre avvocati di Alexei Navalny, che sono stati arrestati con accuse inventate. Questa situazione ha allarmato la comunità giuridica russa. Inoltre, il caso Gorinov è stato al centro di istanze internazionali da parte di avvocati di diverse organizzazioni per i diritti umani, come il Centro di difesa dei diritti umani “Memorial”, OVD-Info, Public Verdict, nonché da parte di avvocati indipendenti per i diritti umani, come l’avvocata Rachele Lindon. È un esempio molto importante di solidarietà e cooperazione legale internazionale.

 

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Negli ultimi vent’anni Gorinov ha lavorato come avvocato d’impresa e della pubblica amministrazione in ambito civile e ha fornito assistenza legale agli attivisti tratti in arresto durante le manifestazioni politiche. È fra gli ideatori della veglia-memoriale continua, con fiori e fotografie, sul ponte Moskvoreckij, luogo dell’omicidio di Boris Nemcov. Il 15 marzo 2022, durante un’assemblea ordinaria del Consiglio di zona del distretto Krasnosel’skij, Gorinov deplora pubblicamente l’invasione dell’Ucraina da parte delle truppe russe esortando “la società civile a fare ogni possibile sforzo per fermare la guerra”. Il 26 aprile viene arrestato ex art. 207.3 del Codice penale russo, noto anche come “legge sulle fake news”. Il tribunale del distretto Meščanskij ritiene che ci siano le prove che Gorinov abbia “diffuso informazioni deliberatamente false su quanto compiuto dalle Forze armate russe”, con le aggravanti di essere “in una posizione ufficiale e per motivi d’odio e ostilità”. Gorinov è il primo cittadino russo a ricevere una pena detentiva per essersi espresso contro la guerra. Già in occasione dell’ultima udienza del primo processo Aleksej Gorinov ha avuto modo, come prevede il sistema giudiziario russo, di pronunciare un’“ultima dichiarazione” (poslednee slovo), in altre parole la possibilità di prendere la parola per sostenere la propria innocenza o corroborare la linea difensiva scelta dall’avvocato/a, cui abbiamo avuto modo di dare voce grazie a Paolo Pignocchi e al progetto Proteggi le mie parole. Venerdì scorso, in occasione dell’ultima udienza del secondo processo ai suoi danni, Aleksej Gorinov ha pronunciato una seconda “ultima dichiarazione” che traduciamo in italiano. 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