Iniziativa internazionale a sostegno di Oleg Orlov e dei prigionieri politici in Russia

Il 13 dicembre 2023, alla vigilia dell'udienza del processo contro Oleg Orlov, in diverse città fuori dalla Russia si svolgerà un’iniziativa per sostenere non solo lui, ma anche tutti i prigionieri politici detenuti nelle carceri russe.

Iniziativa internazionale a sostegno di Oleg Orlov e dei prigionieri politici in Russia: mercoledì 13 dicembre

Giovedì 14 dicembre 2023, alle 8.00, presso il tribunale Mosgorsud di Mosca si terrà l’esame del ricorso per il processo contro Oleg Orlov, co-presidente del Centro per i diritti umani Memorial Центр Мемориал. La procura ha richiesto tre anni di reclusione in base all’articolo sul “vilipendio reiterato dell’esercito”.

Lo stesso giorno il presidente Putin parteciperà alla Prjmaja linija (Linea diretta, trasmissione televisiva a scadenza annuale in cui il presidente risponde alle domande dei cittadini), nel corso della quale, come da tradizione, risponderà a domande prestabilite e preselezionate. Ma non dirà nulla delle centinaia di prigionieri politici, delle migliaia di persone perseguite penalmente per essersi espresse contro la guerra, della distruzione della libertà di parola e della violazione dei diritti di milioni di cittadini della Federazione Russa.

Siamo certi che la data non sia stata scelta a caso. Quel giorno l’attenzione dei media sarà focalizzata sulla trasmissione. Ma noi vogliamo che la voce di Oleg Orlov sia ascoltata.

Oleg Orlov continua a parlare e difendere i nostri diritti e i diritti dei prigionieri politici, rimanendo in Russia. È per questo che vogliono privarlo della libertà.

Per capire chi è Oleg Orlov si può guardare il documentario Ritorno alle repressioni, realizzato per il progetto Priznaki žizni di Radio Free Europe.

Alla vigilia dell’udienza, il 13 dicembre, in diverse città fuori dalla Russia si svolgerà un’iniziativa a sostegno di Oleg Orlov e di tutti i prigionieri politici detenuti nelle carceri russe.

Sconsigliamo di partecipare a manifestazioni in Russia, ma è possibile prendere parte come uditori all’udienza.

Cerchiamo di dare voce in tutto il mondo ai cittadini russi illegalmente perseguiti.

Per organizzare l’iniziativa nella propria città è possibile contattare il Centro per i diritti umani Memorial all’indirizzo press@memohrc.org o tramite Instagram.

Iniziative in Italia

Milano: ore 12, Piazza Oberdan.

Palermo: ore 12.10, Viale delle Scienze, ed. 12

Torino: ore 12.20, Campus Einaudi, Lungo Dora Siena 100.

Roma: ore 12.30, Piazza del Campidoglio (di fronte al Municipio).

Iniziativa internazionale a sostegno di Oleg Orlov e dei prigionieri politici russi. 13 dicembre. Lisbona, Amburgo, Parigi, Berlino, Palermo e altre città.

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“Mamma, probabilmente morirò presto”: adolescente russo in carcere per volantini anti-Putin riferisce di essere stato brutalmente picchiato da un compagno di cella.

Pubblichiamo la traduzione dell’articolo ‘Mom, I’m probably going to die soon’: Russian teenager in prison for anti-Putin flyers says cellmate brutally beat him della testata giornalistica indipendente russa Meduza. L’immagine è tratta dal canale Telegram dedicato al sostegno per Arsenij Turbin: Svobodu Arseniju! (Libertà per Arsenij!). In una recente lettera Arsenij Turbin, sedicenne russo condannato a scontare cinque anni in un carcere minorile con l’accusa di terrorismo, ha raccontato alla madre di avere subito abusi fisici e psicologici durante la detenzione. I sostenitori di Turbin, che hanno pubblicato un estratto della sua lettera su Telegram, sospettano che oltre ad aggredirlo, i compagni di cella gli stiano rubando il cibo. Ecco cosa sappiamo. Arsenij Turbin è stato condannato a cinque anni di carcere minorile nel giugno 2024, quando aveva ancora 15 anni. Secondo gli inquirenti governativi, nell’estate del 2023 Arsenij si era unito alla legione Libertà per la Russia, un’unità filoucraina composta da cittadini russi e, su loro preciso ordine aveva iniziato a distribuire volantini che criticavano Vladimir Putin. Turbin dichiara di non essersi mai unito alla legione e di avere distribuito i volantini di sua iniziativa. Il Centro per i diritti umani Memorial ha dichiarato Turbin prigioniero politico. Al momento Turbin si trova in detenzione preventiva in attesa dell’appello contro la sua condanna. Nell’estratto di una lettera inviata a sua madre pubblicato lunedì (1 ottobre) nel gruppo Telegram Svobodu Arseniju! (Libertà per Arsenij!), l’adolescente scrive che un compagno di cella di nome Azizbek lo ha picchiato più volte. “Questa sera, dopo le 18:00, uno dei miei compagni di cella mi ha dato due pugni in testa mentre ero a letto”, ha scritto. “La situazione è davvero difficile, brutta davvero. Azizbek mi ha colpito e poi ha detto che stanotte mi inc***. Sarà una lunga nottata. Ma resisterò.” Turbin scrive anche che in carcere lo hanno catalogato come “incline al terrorismo” per il reato che gli contestano (“partecipazione a organizzazione terroristica”). In un post su Telegram i sostenitori di Turbin hanno ipotizzato che i suoi compagni di cella gli stessero rubando il cibo: nelle sue lettere chiedeva sempre alla madre pacchi di viveri, mentre questa volta le ha scritto che non ne aveva bisogno. La madre di Turbin, Irina Turbina, martedì ha riferito a Mediazona che il figlio è stato messo in isolamento dal 23 al 30 settembre. Dalla direzione della prigione le hanno detto che era dovuto a una “lite” tra Turbin e i suoi compagni di cella e che tutti e quattro i prigionieri coinvolti erano stati puniti con l’isolamento. Irina Turbina ha anche detto che il personale del carcere non le ha permesso di parlare con Arsenij al telefono e che l’ultima volta che hanno parlato è stata a inizio settembre. La madre ha raccontato l’ultimo incontro con suo figlio al sito Ponjatno.Media: “Quando sono andata a trovarlo l’11 settembre non l’ho riconosciuto. Non era mai particolarmente allegro neanche le volte precedenti che l’ho visto, certo, ma almeno aveva ancora speranza, era ottimista: aspettava l’appello e credeva che qualcosa di buono l’avremmo ottenuto. L’11 settembre, invece, Arsenij aveva le lacrime agli occhi. Mi ha detto: ‘Mamma, ti prego, fai tutto il possibile, tirami fuori di qui. Sto davvero, davvero male qui’.” “Mamma, probabilmente morirò presto”, ha continuato a riferire la madre, citando il figlio. Ha poi detto di avere inoltrato la lettera a Eva Merkačeva, membro del Consiglio presidenziale russo per i diritti umani, chiedendole di intervenire. Secondo le informazioni di Mediazona, ad Arsenij è stato finalmente permesso di parlare con sua madre al telefono l’8 ottobre. Le avrebbe detto che il suo aggressore era stato trasferito in un’altra cella il giorno prima e che si trovava bene con gli altri compagni di cella. Aggiornamento del 20 ottobre dal canale Telegram Svobodu Arseniju!: “Questa settimana Arsenij non ha mai telefonato”. La madre riferisce di averlo sentito l’ultima volta l’8 ottobre scorso. 25 ottobre 2024

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