Premio "Alexander Langer" a Ol'ga Karač

La Fondazione Alexander Langer ha attribuito il Premio Alexander Langer 2023 all'attivista bielorussa Ol'ga Karač e ha riservato una menzione speciale all'associazione ucraina Zmina.

La Fondazione Alexander Langer ha attribuito il Premio  Alexander Langer 2023 all’attivista bielorussa Ol’ga Karač, presidente della rete di associazioni “Naš dom” (La nostra casa), che riunisce molti attori della società civile bielorussa e si propone di diffondere la conoscenza dei diritti  umani e civili, fornendo aiuto concreto a coloro che si battono per il loro rispetto e incappano così nella macchina repressiva del regime. Dal 2014 l’associazione è registrata in Lituania col nome di Centro Internazionale per le Iniziative Civili “Naš Dom” e continua a operare malgrado sia stata costretta a lasciare la Belarus’. Dopo l’invasione su vasta scala dell’Ucraina da parte della Russia nel 2022, quest’organizzazione ha dovuto estendere quantità e portata delle sue azioni, impegnandosi anche nell’aiuto ai profughi belorussi che avevano dovuto lasciare il Paese per le loro posizioni, come anche a quanti vi erano invece rimasti, ma avevano dovuto fronteggiare multe, licenziamenti e altre angherie.

Ol’ga Karač non è mai venuta meno al suo impegno, nonostante sia anche lei stata costretta a emigrare nel 2014 e sia stata dichiarata una terrorista da parte delle autorità bielorusse nel 2021.

Ecco cosa dicono di sé gli attivisti di “Naš Dom” (frammenti dal sito dell’associazione):

Il nostro obiettivo: i cittadini della Belarus’ devono diventare padroni della Nostra Casa comune, la Belarus’.

La nostra missione: la difesa attiva, sotto ogni aspetto, dei diritti umani, nonché il sostegno ai gruppi più vulnerabili e marginalizzati, prestando particolare attenzione a donne e bambini, facili vittime delle violazioni dei diritti umani nel contesto di regimi repressivi; l’aiuto ai profughi alla ricerca di un rifugio dal terrore, la violenza, la guerra. Cerchiamo di inserirci negli spazi dove non riesce ad arrivare l’attività di altre associazioni per la difesa dei diritti umani.

Proprio la capacità di raggiungere chi si trova in uno stato di bisogno anche al di fuori della capitale Minsk e di sostenere “coloro che non vengono visti” ha contribuito in modo determinante all’assegnazione di questo riconoscimento (dal comunicato stampa della Fondazione)

Il Comitato per l’assegnazione del Premio Langer ha voluto riconoscere con una menzione speciale l’organizzazione non governativa ucraina Zmina (Il cambiamento). Questa ONG è attiva nel campo della difesa dei diritti umani e svolge attività informativa, educativa, di monitoraggio e analisi del rispetto dei diritti umani in Ucraina, compresa la Crimea occupata dai russi.

Dal sito di Zmina:

Il Centro per i Diritti Umani Zmina lavora nell’ambito della libertà di parola e di spostamento, del contrasto alle discriminazioni, alle torture e ai comportamenti crudeli, della lotta contro l’impunità. Sostiene i difensori dei diritti umani e gli attivisti civili nel territorio di tutta l’Ucraina, compresa la Crimea sotto occupazione, e difende le persone che hanno sofferto in seguito al conflitto armato in Ucraina.

Ci congratuliamo per questi importanti riconoscimenti.

 

28.11.2023

Aiutaci a crescere

Condividi su:

Per sostenere Memorial Italia

Leggi anche:

Il caso Sandormoch. La Russia e la persecuzione della memoria.

Il caso Sandormoch. La Russia e la persecuzione della memoria di Irina Flige. A cura di Andrea Gullotta con traduzione di Giulia De Florio (Stilo Editrice, 2022). Il protagonista del libro di Irina Flige è Sandormoch (Carelia), la radura boschiva in cui, negli anni Novanta, Veniamin Iofe, Irina Flige e Jurij Dmitriev scoprirono la fossa comune dove era stata sepolta un’intera tradotta di detenuti del primo lager sovietico, sulle isole Solovki. Sandormoch è un luogo chiave per comprendere il ruolo della memoria storica nella Russia contemporanea e la battaglia ingaggiata dagli attivisti e storici indipendenti contro l’ideologia ufficiale. La scoperta di questa fossa comune e la creazione del cimitero commemorativo sono soltanto due “atti” della tragedia che ruota intorno a Sandormoch e che ha portato all’arresto e alla condanna di Jurij Dmitriev, attualmente detenuto in una colonia penale. Nella peculiare e coinvolgente narrazione di Flige, adatta anche a un pubblico di non specialisti, la memoria si fa vivo organismo, soggetto a interpretazioni, manipolazioni, cancellazioni e riscritture. Il trauma del Gulag si delinea così come il terreno di scontro tra uno Stato autoritario e repressivo e l’individuo libero che vuole conoscere la verità e custodire la memoria del passato. Irina Anatol’evna Flige (1960), attivista per i diritti civili e ricercatrice, collabora da anni con antropologi e storici per condurre ricerche legate alla scoperta e preservazione dei luoghi della memoria del periodo staliniano. Nel 1988 entra a far parte di Memorial, associazione all’epoca non ancora ufficialmente registrata. Ne diventa collaboratrice nel 1991 e dal 2002 ricopre la carica di direttrice di Memorial San Pietroburgo.

Leggi

Proteggi le mie parole

Proteggi le mie parole. A cura di Sergej Bondarenko e Giulia De Florio con prefazione di Marcello Flores (Edizioni E/O, 2022). «Due membri di Memorial (l’associazione insignita nel 2022 del Premio Nobel per la Pace) – Sergej Bondarenko, dell’organizzazione russa, e Giulia De Florio, di Memorial Italia (sorta nel 2004) – ci presentano una testimonianza originale e inedita che getta una luce inquietante, ma anche di grande interesse, sul carattere repressivo dello Stato russo, prima e dopo il 24 febbraio 2022, data d’inizio della guerra d’aggressione all’Ucraina. La raccolta che viene presentata comprende le ‘ultime dichiarazioni’ rese in tribunale da persone accusate di vari e diversi reati, tutti attinenti, però, alla critica del potere e alla richiesta di poter manifestare ed esprimere liberamente le proprie opinioni» L’idea del volume nasce da una semplice constatazione: in Russia, negli ultimi vent’anni, corrispondenti al governo di Vladimir Putin, il numero di processi giudiziari è aumentato in maniera preoccupante e significativa. Artisti, giornalisti, studenti, attivisti (uomini e donne) hanno dovuto affrontare e continuano a subire processi ingiusti o fabbricati ad hoc per aver manifestato idee contrarie a quelle del governo in carica. Tali processi, quasi sempre, sfociano in multe salate o, peggio ancora, in condanne e lunghe detenzioni nelle prigioni e colonie penali sparse nel territorio della Federazione Russa. Secondo il sistema giudiziario russo agli imputati è concessa un’“ultima dichiarazione” (poslednee slovo), la possibilità di prendere la parola per sostenere la propria innocenza o corroborare la linea difensiva scelta dall’avvocato/a. Molte tra le persone costrette a pronunciare la propria “ultima dichiarazione” l’hanno trasformata in un atto sì processuale, ma ad alto tasso di letterarietà: per qualcuno essa è diventata la denuncia finale dei crimini del governo russo liberticida, per altri la possibilità di spostare la discussione su un piano esistenziale e non soltanto politico. Il volume presenta 25 testi di prigionieri politici, tutti pronunciati tra il 2017 e il 2022. Sono discorsi molto diversi tra loro e sono la testimonianza di una Russia che, ormai chiusa in un velo di oscurantismo e repressione, resiste e lotta, e fa sentire forte l’eco di una parola che vuole rompere il silenzio della violenza di Stato. Traduzioni di Ester Castelli, Luisa Doplicher, Axel Fruxi, Andrea Gullotta, Sara Polidoro, Francesca Stefanelli, Claudia Zonghetti.

Leggi

Queer Transnationalities. Towards a History of LGBTQ+ Rights in the Post-Soviet Space.

Queer Transnationalities. Towards a History of LGBTQ+ Rights in the Post-Soviet Space. A cura di Simone Attilio Bellezza e Elena Dundovich (Pisa University Press, 2023). Il volume è disponibile gratuitamente in versione e-book. With the end of Soviet persecutions in 1991, LGBTQ+ communities have experienced a period of development even though post-Soviet societies have only partially shown greater tolerance toward sexual and gender minorities. The transnational interaction between Western activism and post-Soviet communities has led to the emergence of new feelings of gender, sexual, and national belonging. This volume presents research by experts in queer studies who study how the struggle for sexual and gender minority rights has intersected with the construction of political, social, and cultural belongings  over the past three decades.

Leggi