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Dichiarazione di Memorial Internazionale sugli eventi in Nagorno Karabakh

Riportiamo in traduzione italiana la dichiarazione ufficiale di Memoriali Internazionale sugli eventi in Nagorno Karabakh.

Riportiamo in traduzione italiana la dichiarazione ufficiale di Memoriali Internazionale sugli eventi in Nagorno Karabakh.

Dichiarazione di Memorial Internazionale sugli eventi in Nagorno Karabakh

Memorial Internazionale condanna con fermezza il nuovo intervento militare azero in Nagorno Karabakh ed esorta a prendere tutte le misure possibili per proteggere la popolazione civile.

L’escalation militare è il risultato della violazione sistematica, da parte degli Stati firmatari, dell’“Accordo di cessate il fuoco nella seconda guerra del Nagorno Karabakh” – raggiunto nel 2004 dopo quarantaquattro giorni di combattimenti – e dell’inadempimento della Russia agli obblighi previsti da tale Accordo.

Il 12 dicembre il corridoio di Lačin (l’unica via che collegava gli armeni del Nagorno Karabakh con l’Armenia) è stato bloccato da presunti “attivisti per l’ambiente”. Queste persone poi sono state sostituite da militari azeri, in chiara violazione dell’Accordo. Esso prevedeva infatti che il corridoio di Lačin fosse presidiato dalle “forze di pace” russe. I peacekeepers non sono però intervenuti per fermare le truppe azere, che hanno preso il controllo del corridoio e istituito un posto di blocco. Per più di nove mesi la popolazione armena del Nagorno Karabakh è stata quindi scollegata dalla rete stradale ed elettrica armena. Nell’inverno 2022-23, l’Azerbaigian ha interrotto più volte la fornitura di gas ed elettricità alla regione. I convogli umanitari della Croce Rossa sono bloccati dal 25 luglio 2023, così come tutti i mezzi che consegnano aiuti umanitari, compresi quelli scortati dai peacekeepers russi. Organizzazioni internazionali ed esperti indipendenti – quali l’ex procuratore della Corte penale internazionale Luis Moreno Ocampo, l’Ufficio dell’Alto Commissariato per i Diritti Umani, la Corte Internazionale di Giustizia, Amnesty International, Human Rights Watch e l’Istituto Lemkin per la prevenzione dei genocidi – hanno ripetutamente denunciato la minaccia all’incolumità e alla vita della popolazione armena in Nagorno Karabakh.

Il 19 settembre 2023, il governo dell’Azerbaigian ha annunciato l’inizio di “un’operazione antiterrorismo” in Nagorno Karabakh e bombardato la regione con droni, artiglieria e aerei da guerra.

Secondo l’Ombudsman della Repubblica del Nagorno Karabakh, non riconosciuta dalla comunità internazionale, in due giorni di combattimenti sono morte più di duecento persone, più di quattrocento sono state ferite e migliaia hanno abbandonato le proprie case. Altre si sono rifugiate negli scantinati, senza cibo né elettricità. La connessione continuava a interrompersi e in molti non hanno più notizie dei loro cari: i bombardamenti sono cominciati di giorno, quando i bambini erano a scuola.

Le forze di pace russe dispiegate in Nagorno Karabakh per proteggere la popolazione armena sono venute meno alla loro missione, permettendo innanzitutto che si creassero i presupposti per una catastrofe umanitaria (l’assedio della popolazione armena, la separazione delle famiglie, la mancanza di medicinali, di assistenza medica e di cibo) e poi che venisse lanciato l’assalto.

Nonostante sia consapevole della complessità dell’annoso conflitto che segna la regione e delle questioni giuridiche e territoriali da cui scaturisce, Memorial Internazionale

–        condanna inequivocabilmente le operazioni militari azere contro la popolazione armena in Nagorno Karabakh;

–        constata la passività dei peacekeepers russi;

–        esorta la comunità internazionale a utilizzare tutti i mezzi giuridici di cui dispone per prevenire una possibile catastrofe umanitaria, impedire la pulizia etnica nei confronti della popolazione armena in Nagorno Karabakh e garantirne i diritti e la sicurezza nel rispetto degli standard internazionali per i diritti umani.

 

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