Bollettino della Russia che resiste, 14-21 maggio 2023

Notizie e fotografie raccolte e riportate da volontari di Memorial.

Le notizie riportate in questo Digest sono state raccolte е tradotte da volontari di Memorial

 

Protesta visibile

 

Nikolaj, un cittadino di Lipeck, ha tenuto a Voronež un picchetto di tre ore e, nonostante la durata della manifestazione, non è stato arrestato. È arrivato in città dopo aver sentito parlare delle proteste di Viktorija Kočkasova, che era riuscita a tenere cinque manifestazioni a Voronež ed era stata arrestata solo in seguito all’ultima.

Su un carro militare in un parco del centro di Kaliningrad qualcuno ha affisso un cartello con scritto “Ne nastupat’!!!” (Che può significare sia “Non calpestare!!!” sia “Non attaccare”).

A Petrozavodsk compare in giro sui muri la scritta “L’Ucraina non è il nemico!”.

A Chabarovsk si è tenuto un picchetto individuale con il cartello “NO ALLA GUERRA”.

A Berezovskij vengono affissi volantini che spiegano le nuove regole della leva e danno consigli su come evitarla.

A San Pietroburgo vengono diffusi adesivi e altro tipo di materiale propagandistico contro la guerra.

 

In una scuola russa si è tenuta una “contro-lezione” sulla resistenza antinazista nella Germania nazista. Lo scopo era studiare l’esperienza delle cellule antinaziste durante la Seconda guerra mondiale ed elaborare un piano d’azione e delle procedure di sicurezza per una cellula di questo tipo.

L’artista di Kaluga Vladimir Ovčinnikov ha disegnato un nuovo graffito contro la guerra: un tritacarne che macina delle persone, con la didascalia: “La politica è un tritacarne”. 

 

A Kazan’ si è tenuto un picchetto contro la guerra con un cartello che diceva “NO ALLA GUERRA. L’invio delle truppe russe in Ucraina minaccia la pace e le persone”.

Su un teatro di Irkutsk hanno appeso uno striscione con la lettera “Z”, ma i cittadini che si oppongono alla guerra gli hanno lanciato contro così tante uova marce, che al comune sono state inviate già due lettere anonime per chiederne la rimozione.

Sul muro che delimita il sagrato di una chiesa a Novosibirsk è apparsa la scritta “Non uccidere”. Secondo quanto raccontano gli abitanti del posto, la scritta è lì dall’inizio di maggio .

Sabotaggi, deviazionismo, incendi

 

Nella notte del 14 maggio a Murmansk Šamil’ Aliev-Gasanov ha dato fuoco a un commissariato militare in via Burkov ed è stato subito arrestato.

 

A Nal’čik il soldato Konstantin Trifonov è stato detenuto per 25 giorni per essersi rifiutato di andare al fronte.

Mercoledì 17 maggio intorno alle 4 del mattino  ha preso fuoco un armadio relè; secondo le prime ricostruzioni l’incendio sarebbe doloso.

Un minatore della cittadina di Malinovka ha scritto con un dito sulla polvere “Gloria all’Ucraina” . Gli agenti del Centro “Ė” (Dipartimento per la lotta all’estremismo) e dell’FSB (Servizio di Sicurezza Federale) hanno sospeso il lavoro nella miniera per alcune ore.

La piattaforma online “Verstka” ha pubblicato una statistica sui sabotaggi in Russia dall’inizio del 2023. Nel mese di maggio c’è stato un forte aumento e in totale dall’inizio dell’anno sono stati registrati più di 50 tentativi di sabotaggio.

Procedimenti amministrativi e penali

 

Kamilla Murašova, infermiera in un hospice pediatrico di Mosca, è stata identificata attraverso le telecamere della metro e arrestata a causa di due distintivi sul suo zaino: uno con la scritta ‘ “No alla guerra!’’, e l’altro con la bandiera ucraina. Murašova è stata poi rilasciata con un verbale per diffamazione dell’esercito.

A Mosca Igor’ Polev è stato multato per la scritta  “No alla guerra!’’ sulla sua macchina. Contro di lui erano già stati avviati tre procedimenti a causa della sua partecipazione a manifestazioni contro la guerra.

Michail Kriger, attivista del movimento “Solidarnost’”, come ultima dichiarazione in tribunale ha tenuto un discorso contro la guerra e ha cantato “Červona kalina’’ (Oh, viburno rosso nel prato, canzone patriottica ucraina divenuta simbolo della resistenza). È stato condannato a sette anni di colonia penale a regime ordinario.

L’attivista della Baschiria Ramilja Saitova è stata arrestata a causa di un video girato a novembre nel quale invitava a sottrarsi al servizio militare.

In tribunale Kirill Butylin si è nuovamente dichiarato contro la guerra in Ucraina dopo essere stato condannato in via definitiva per aver dato fuoco a un commissariato militare.

A San Pietroburgo è stato arrestato un cadetto sospettato di aver tentato di appiccare il fuoco a un armadio relè della tratta “Stazione Finljanskij-Lanskaja”.

In Carelia una donna, madre di cinque figli, è stata condannata al pagamento di una multa di 15 mila rubli (circa 170 euro, pari al salario minimo) per aver distribuito adesivi contro la guerra (“No alla guerra”, “Non uccidere” e “Non si deve uccidere la gente”).

A Magadan una donna è stata multata per diffamazione dell’esercito russo per aver pubblicato sul social Vkontakte un commento che diceva: “ Gli omini verdi (persone educate) (espressioni usate durante l’occupazione della Crimea per indicare i militari russi senza insegne) sono terroristi in incognito”.

A Sachalin il cittadino straniero Kilibaev è stato multato per 30 mila rubli (circa 350 euro, due volte il salario minimo) ed è stato espulso dalla Russia a causa delle sue dichiarazioni pubbliche contro l’esercito russo. Gli è stato vietato l’ingresso in Russia per 70 anni.

Una studentessa è stata multata per 80 mila rubli (circa 930 euro, cinque volte il salario minimo) a causa delle sue dichiarazioni contro la guerra su internet.

Un abitante di Blagoveščensk è stato costretto a scusarsi pubblicamente per aver telefonato a un ufficio dell’FSB e gridato “Gloria all’Ucraina! Gloria agli eroi!” È stato accusato di teppismo e condannato a sei giorni di carcere.

Evgenij Kotikov di Rostov sul Don è stato condannato a 3 anni di carcere e multato per 800 mila rubli (circa 9300 euro, cinquanta volte il salario minimo). Secondo gli inquirenti, Evgenij “ha sostenuto il regime di Kiev” e ha aderito al gruppo di hacker che hanno organizzato l’attacco DDoS ai siti del Ministero della Difesa e del Presidente della Federazione Russa.

Il tassista di Vladimir Jurij Stepanjuk è stato multato per 35 mila rubli (circa 400 euro, due volte il salario minimo) perché si è espresso contro la guerra parlando con dei passeggeri.

Eleonora Demidova è stata multata per aver pubblicato un post sui bombardamenti in Ucraina e per aver ripostato un video in cui uno storico di Novgorod commenta le dichiarazioni di politici e propagandisti russi a proposito dell’“eterna contrapposizione con l’Occidente”.

A Čeljabinsk un uomo è stato condannato a due anni di colonia penale per aver esortato sui social a sabotare la mobilitazione e le azioni militari, e per aver invitato i soldati dell’esercito russo a distruggere l’equipaggiamento militare e le armi.

Nella regione di Arcangelo il detenuto Artamonov ha ricevuto una multa di 15 mila rubli (circa 170 euro, pari al salario minimo) per diffamazione dell’esercito russo perché aveva parlato della guerra con altri condannati.

Altro

Il sacerdote di Sverdlovsk Ėduard Čarov rischia di vedersi togliere il rifugio per senzatetto e anziani che ha fondato 10 anni fa, aprendolo nel 2022 a chi sfugge alla mobilitazione. L’ispettore del territorio gli ha inviato una diffida.

L’ex capo dell’associazione militare patriottica di Tambov Oleg Borisenko si è rifiutato di aiutare i suoi allievi che volevano andare in guerra. Li ha invitati a riflettere sulle conseguenze dalla partecipazione alla guerra e ha criticato le azioni delle autorità russe.

Il comico Kirill Lavruchin si è espresso contro la guerra durante il suo spettacolo a Mosca. “Se hai scelto di attaccare la lettera Z sul lunotto posteriore dell’auto… sei un c******e al 100%”, ha detto dal palco.

 

 

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PEOPLE FIRST. Campagna internazionale per la liberazione dei prigionieri detenuti in seguito all’invasione russa dell’Ucraina.

Il presidente statunitense Donald Trump si prepara ad avviare una qualche forma di negoziato per la pace in Ucraina. Pertanto una coalizione di enti per la tutela dei diritti umani guidata da due delle associazioni che hanno ricevuto il Nobel per la pace nel 2022, Centro per le libertà civili (Ucraina) e Memorial (Russia), ha deciso di lanciare la campagna People First. L’appello è semplice: le persone prima di tutto. La priorità assoluta di qualsiasi accordo ottenuto al termine dei negoziati deve essere la liberazione di tutti i prigionieri detenuti in seguito alla guerra russa di aggressione contro l’Ucraina. Vale a dire: – Le migliaia di civili ucraini detenuti dallo Stato russo.– Le migliaia di prigionieri di guerra ucraini e russi detenuti da ambedue gli schieramenti.– Gli almeno 20.000 bambini deportati illegalmente in Russia.– Le centinaia di prigionieri politici russi incarcerati per avere protestato contro la guerra. Chiediamo: – Come da norme del diritto internazionale, la liberazione immediata e incondizionata e il conseguente rimpatrio di tutti i civili ucraini catturati e detenuti illegalmente dalle forze russe, compresi quelli condannati dai tribunali russi. A chi proviene da aree controllate dalla Russia deve essere concessa la possibilità, se tale è il desiderio, di trasferirsi nei territori sotto il controllo del governo ucraino.– Il rimpatrio in Ucraina di tutti i bambini deportati illegalmente.– Che si compia ogni possibile sforzo per il pronto rimpatrio dei prigionieri di guerra attraverso scambi o altri mezzi. Le Convenzioni di Ginevra già impongono il rimpatrio immediato al termine delle ostilità, ma è necessario agire d’anticipo.– Il rilascio di tutti i prigionieri politici russi (già condannati e incarcerati o in stato di detenzione preventiva a seguito di dichiarazioni o azioni antibelliche) senza restrizioni di sorta sulla loro libertà di movimento, compresa la possibilità di espatrio, se questo è il loro desiderio.– L’istituzione di un organismo internazionale indipendente che coordini i processi suddetti e ne monitori la conformità al diritto umanitario internazionale con resoconti regolari e trasparenti sui progressi compiuti e aggiornamenti costanti sul rilascio dei prigionieri e il rispetto degli standard umanitari.– La garanzia da parte russa di un accesso immediato e completo per le agenzie dell’ONU e per il Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) a tutti i prigionieri e ai bambini illegalmente deportati. Oleksandra Matviyčuk, avvocata e attivista per i diritti umani, presidente del Centro per le libertà civili:“In questi anni di guerra ho avuto modo di parlare con molti sopravvissuti alla prigionia russa. Mi hanno raccontato di percosse, torture con scosse elettriche, stupri, unghie strappate, ginocchia frantumate (violenze subite in prima persona o di cui sono stati testimoni). Mi hanno detto di essere stati privati del cibo e del sonno, e che ai moribondi veniva negata qualunque assistenza medica. Il rilascio di tutti i civili ucraini detenuti illegalmente e lo scambio di tutti i prigionieri di guerra deve essere una priorità assoluta, rischiando come rischiano di non vedere la fine del conflitto”. Oleg Orlov, ex prigioniero politico ed ex copresidente del Centro per la difesa dei diritti umani Memorial:“Il terribile flagello della guerra ha già colpito decine di milioni di persone. Spesso si tratta di perdite irrecuperabili, e penso in primo luogo alle vite che la guerra ha strappato. Proprio per questo, è essenziale trovare un rimedio laddove è possibile. Ciò significa, innanzitutto, restituire la libertà a chi è incarcerato a causa della guerra. Gli esseri umani e la loro libertà devono essere la priorità di qualsiasi negoziato”. Per maggiori informazioni e contatti è possibile rivolgersi a info at people1st.online.

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ci sentivamo liberi solo nei bagni pubblicidove per dieci rubli nessuno chiedeva cosa ci stessimo facendoeravamo contrari al caldo d’estate, contrari alla neve d’invernoquando venne fuori che eravamo la nostra linguae ci strapparono la lingua, cominciammo a parlare con gli occhie quando ci cavarono gli occhi cominciammo a parlare con le maniquando ci mozzarono le mani parlavamo con le dita dei piediquando ci crivellarono le gambe, facevamo un cenno con la testa per il “sì”e scuotevamo la testa per il “no”… e quando mangiarono vive le nostre testeci infilammo indietro nel grembo delle nostre madri dormienticome in un rifugio antiaereoper nascere un’altra volta. (dalla poesia Lingua bielorussa di Valzhyna Mort) Lunedì 10 febbraio alle 18:00 nella libreria dell’Università Cattolica di Brescia (via Trieste 17/D) si tiene la presentazione della raccolta di poesie Il mondo è finito e noi invece no. Antologia di poesia bielorussa del XXI secolo, curata da Alessandro Achilli, Giulia De Florio, Maya Halavanava, Massimo Maurizio, Dmitrij Strocev per le edizioni WriteUp. Intervengono Giulia De Florio, professoressa di lingua e traduzione russa all’università di Parma e presidente di Memorial Italia, e Maya Halavanava, lettrice di lingua russa nelle università di Padova e Milano, in dialogo con la poetessa Franca Grisoni. L’iniziativa è promossa dalla Cooperativa Cattolico-democratica di Cultura, dall’ordine degli avvocati di Brescia e Memorial Italia con la collaborazione dell’Università Cattolica di Brescia.

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