Bollettino della Russia che resiste, 10-15 maggio 2023

Notizie e fotografie raccolte e riportate da volontari di Memorial.

Picchetti e manifestazioni

 

 

Sugli schermi di una via di Čeljabinsk al posto del simbolo “Z” è apparsa una colomba disegnata con i pixel.  

A Mosca l’attivista Sergej Sadovskij ha manifestato con il cartello ‘“No alla guerra’’ e la scritta nei colori della bandiera ucraina. Sadovskij è stato immediatamente fermato e portato alla stazione di polizia, dove gli è stato fatto un verbale per “diffamazione dell’esercito’’.
A Chabarovsk un’attivista ha manifestato con il cartello “La memoria è contro la guerra. Never again. Mai più’’. Sul cartello erano disegnati dei papaveri rossi, che originariamente commemoravano i caduti della Prima Guerra Mondiale, e poi sono diventati simbolo di tutte le vittime dei conflitti armati.

L’attivista moscovita Aleksandr Poskonnyj ha manifestato alla fermata della metro “Tverskaja”  con la bandiera dell’Ucraina. I poliziotti lo hanno fermato, picchiato e minacciato di mandarlo sotto processo per estremismo. Secondo le parole dell’attivista nel dipartimento di polizia dove l’hanno portato c’erano almeno tre persone fermate perché vestite di blu e giallo. 

Nella regione di Sverdlovsk una ragazza ha manifestato con un cartello che diceva: “L’esercito e gli aerei vengano a spegnere gli incendi qui, invece di accenderli in Ucraina”.

Viktorija Kočkasova, attivista di Voronež, ha tenuto ancora un picchetto contro la guerra. Era già stata arrestata quattro volte in precedenza per aver tenuto da sola dei picchetti con cartelli contro la guerra e caricature dei propagandisti. Nella regione di Novosibirsk, vicino al poligono di Kol’covo,  ignoti hanno dipinto con i colori della bandiera ucraina un veicolo corazzato. La polizia sta ricercando i sospettati, che la stampa locale ha definito “sabotatori”.

In Russia si continuano a deporre fiori per commemorare le vittime in Ucraina. Sono apparsi memoriali a Ul’janovsk e presso il monumento a Taras Ševčenko di Omsk.
A Mosca e nella vicina Podol’sk sono sempre di più i graffiti con le bandiere bianche, blu e bianche contro la guerra.


A Ul’janovsk, presso l’obelisco che celebra il 50° anniversario della Vittoria, è stata lasciata una cartolina con lo slogan “Loro non hanno combattuto per questo! No alla guerra!”


Atti di sabotaggio

Nella città di Lichoslavl’ (regione di Tver’) è stato incendiato il commissariato militare. Un agente di polizia di pattuglia nelle vicinanze  è riuscito a spegnere le fiamme nell’edificio in legno. Contro il diciottenne Michail Lazakovič, sospettato di aver appiccato il fuoco, è stato avviat un procedimento penale per atti terroristici e il 9 maggio il tribunale ne ha disposto l’arresto.A Ekaterinburg di notte due uomini hanno tentato di incendiare un commissariato militare con una tanica di benzina da 5 litri. Un agente di polizia di guardia al commissariato li ha visti e ha chiamato una pattuglia. I sospettati sono stati  portati al dipartimento dell’FSB.Due atti di sabotaggio sono stati compiuti  lungo la ferrovia a Mosca e nella regione di Saratov. In entrambi i casi i sabotatori hanno bruciato degli armadi relè, uno usato per controllare i semafori e l’altro di servizio. vicino al tratto ferroviario nella regione di Saratov si trovano sei giacimenti di petrolio e gas.
Secondo la piattaforma online “Verstka”,  in Russia c’è stato un forte aumento dei sabotaggi. Dall’inizio dell’anno sono stati registrati più di 50 tentativi di sabotaggio, di cui quasi il 25% nei primi 13 giorni di maggio.

Azioni legali per posizioni assunte contro la guerra

Il vicecomandante della compagnia militare della regione di Murmansk è stato condannato a due anni di colonia penale per essersi rifiutato di combattere in Ucraina. Il tribunale lo ha dichiarato colpevole di rifiuto di obbedienza a un ordine   sotto la legge marziale: per tre volte si è rifiutato di andare in Ucraina.Un atamano cosacco della regione di Čeljabinsk, Aleksandr Satonin, ha ricevuto una multa di 30 mila rubli (circa 340 euro, due volte il salario minimo) per diffamazione dell’esercito a causa di un video dei bombardamenti su città e villaggi ucraini che aveva pubblicato su Youtube. Il tribunale ecclesiastico ha dimesso dallo stato clericale padre Ioann Koval’, sacerdote della parrocchia di Sant’Andrea a Ljublino (Mosca),  accusato di aver arbitrariamente modificato il testo della preghiera del Patriarca Kirill “La  Santa Rus’”, sostituendovi la parola “vittoria” con la parola “pace”.
A Krasnojarsk è stata licenziata Natalija Podoljak, direttrice del club sportivo dell’Istituto siberiano di commercio, management e psicologia. Nel dicembre 2022 era stata multata per 30 mila rubli (circa 340 euro, due volte il salario minimo) per diffamazione dell’esercito a causa di un suo commento sui social media: “Stanno combattendo in terra straniera, ma niente minacciava la Patria. Anche se Voi non li considerate un popolo amico e fraterno, questo non ci dà il diritto di occupare, distruggere e uccidere nella loro stessa terra!”. Questa settimana www.proekt.media ha reso noto che la compagnia aerea “Pobeda” ha licenziato il pilota Vladimir N. per essersi rivolto ai passeggeri definendo la guerra in Ucraina un crimine. Nel marzo 2022 Vladimir si era rivolto ai passeggeri del volo atterrato nella città turca di Antalia. Oltre al saluto di prammatica, il pilota aveva espresso la propria opinione sulla guerra in Ucraina. “Credo che la guerra con l’Ucraina sia un crimine. E credo che ogni cittadino sano di mente mi appoggerà. E farà tutto il possibile per fermarla, preferibilmente subito. Non abbiamo bisogno della guerra!” – aveva detto Vladimir in russo e in inglese, dopodiché i passeggeri avevano applaudito il pilota. Il video con la sua dichiarazione è stato visto da quasi sei milioni di persone.

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28 dicembre 2024. Un bagliore di speranza per il 2025: l’attivista politica Zarifa Sautieva è libera!

Per concludere l’anno riceviamo una bellissima notizia che ci riempie di speranza. Il 28 dicembre l’attivista politica ed ex vice direttrice del complesso memoriale delle vittime delle repressioni Zarifa Sautieva è stata rilasciata dalla colonia penale femminile di Zelonokumsk. Zarifa era stata condannata ingiustamente a sette anni e sei mesi di colonia penale per il “caso Inguscezia”, ai sensi degli articoli sull’uso della forza nei confronti di rappresentanti delle autorità e partecipazione ad attività estremiste. Zarifa aveva partecipato il 27 marzo 2019 a Magas a una manifestazione di protesta contro la modifica del confine amministrativo tra Inguscezia e Cecenia. A settembre, la Corte europea dei diritti dell’Uomo ha accolto il ricorso di Satieva e degli avvocati di Memorial affermando che durante le indagini le forze dell’ordine avevano agito con violenza nei confronti di Zarifa. L’avvocato Magomed Bekov ha commentato così la sua liberazione: “È una grandissima gioia per il nostro popolo, un regalo per l’anno nuovo a tutta la comunità! Sono sicuro che una grande parte dell’Inguscezia attendeva questo giorno e noi continuiamo ad aspettare la liberazione degli altri nostri prigionieri politici. Zarifa si trova in ottime condizioni, almeno per quanto abbiamo potuto vedere. Era di buon umore, stava bene, scherzava e sorrideva”. L’ultima dichiarazione di Zarifa si può trovare nel nostro libro Proteggi le mie parole.   Memorial continua a lottare per tutte le persone ingiustamente detenute nelle carceri e nelle colonie penali russe.

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In ricordo di Eduard Kuznecov (1939-2024).

Il 22 dicembre 2024 è mancato Eduard Kuznecov, scrittore e giornalista dissidente. “Scrivo solo per conservare il mio volto. Il campo di concentramento è un ambiente orribile, umiliante, è la consapevole creazione di condizioni tali che l’uomo, ricacciato di continuo nell’angolo, comincia a dubitare dell’utilità di ubbidire alla propria verità e si convince che esiste solo la verità della biologia, l’adattamento”. Eduard Kuznecov nasce a Mosca nel 1939. Nel 1961 è arrestato per la prima volta e condannato a sette anni di reclusione per propaganda antisovietica. Nel 1970 è processato per avere tentato, insieme a un gruppo di ebrei russi dissidenti, di dirottare un aereo verso Israele e condannato alla pena di morte. Grazie alla pressione dell’opinione pubblica internazionale la pena è poi commutata in quindici anni di reclusione in un campo di lavoro a regime speciale in Mordovia. All’inizio degli anni Settanta i suoi diari, usciti clandestinamente dalla Russia, vengono pubblicati in Occidente. Nel 1979 è rilasciato ed emigra in Israele. Tra 1983 e 1990 collabora con Radio Liberty. Nel 1992 è tra i fondatori del quotidiano in lingua russa ‘Vesti’. Nelle pagine dei suoi diari, fatti uscire clandestinamente dal campo di lavoro e miracolosamente giunti nelle mani di Andrej Sacharov, Eduard Kuznecov descrive le degradanti condizioni di vita dei prigionieri e riflette lucidamente sui mali che minano il sistema giudiziario sovietico e i meccanismi di coercizione che regolano uno stato totalitario.

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28 novembre 2024. Sergej Davidis inserito nella lista degli estremisti e terroristi.

Il 28 novembre 2024 Sergej Davidis, copresidente del Centro per la difesa dei diritti umani Memorial, è stato inserito nella “lista degli estremisti e dei terroristi” stilata da Rosfinmonitoring, agenzia federale russa per il monitoraggio delle operazioni finanziarie, con una postilla su un suo “coinvolgimento nel terrorismo”. Inoltre il 5 dicembre il tribunale Ljublinskij di Mosca ha ricevuto la documentazione relativa all’apertura di un procedimento amministrativo. La documentazione ha permesso di comprendere che nei confronti di Davidis è stata emessa una denuncia amministrativa per partecipazione alle attività di un’“organizzazione indesiderata”. Davidis ha anche ricevuto una comunicazione scritta con la quale gli è stato richiesto di presentarsi in procura per fornire spiegazioni e prendere conoscenza della possibilità di dover rispondere a responsabilità amministrativa. Come si evince dalla lettera, l’indagine della procura è legata a materiali di Radio Free Europe/Radio Liberty, indicata in Russia come organizzazione indesiderata. Sembra si faccia riferimento a interviste rilasciate da Sergej Davidis o a suoi commenti sui canali di Radio Free Europe. Con ogni probabilità il procedimento contro Davidis è legato alle sue attività: difendere i prigionieri politici, organizzare il sostegno e richiamare l’attenzione sulla loro situazione in Russia e nel mondo. Non si tratta del primo episodio di repressione nei confronti del copresidente del Centro Memorial nel 2024. A marzo il ministero della giustizia ha dichiarato Memorial “agente straniero”. Ad agosto il Roskomnadzor, servizio per la supervisione delle comunicazioni, della tecnologia dell’informazione e dei mass media della Federazione Russa, ha formalizzato un’accusa per violazione da parte di Davidis delle regole di marcatura in quanto “agente straniero”, indicando otto post apparsi sul suo canale Telegram. A settembre gli è stata comminata una multa di 30.000 rubli. Sergej Davidis ha dichiarato: “Non sono a conoscenza di motivi specifici per aprire nuovi procedimenti. E quale delle mie attività – la co-presidenza del Centro Memorial o la direzione del programma di sostegno ai prigionieri politici – ne sia la ragione. Ma non c’è dubbio che questi nuovi fatti sono un segno dell’attenzione dello Stato nei confronti del nostro lavoro. Ma noi, naturalmente, continueremo a lavorare.”

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