“25 anni di carcere a Vladimir Kara-Murza: è ’giustizia staliniana‘”. Comunicato del Consiglio del Centro “Memorial” per la difesa dei diritti umani
Il 17 aprile 2023 il tribunale della città di Mosca ha emesso la sentenza a carico del politico Vladimir Kara-Murza. L’oppositore è stato condannato a 25 anni di reclusione, esattamente quanto richiesto dal pubblico ministero: 18 anni per alto tradimento (articolo 275 del Codice penale), sette per “fake news sulle forze armate” (articolo 207.3, comma d, parte 2, del Codice penale) e tre per attività presso un’organizzazione “non grata” (articolo 284.1, comma 1 del Codice penale). Stando agli inquirenti, il reato di Kara-Murza sarebbe il seguente: il 15marzo 2022 Kara-Murza, durante un discorso alla House of Representatives dell’Arizona, ha affermato che l’esercito russo “ha bombardato aree residenziali, infrastrutture pubbliche, tra cui reparti di ostetricia, ospedali e scuole”. L’accusa di alto tradimento è relativa, invece, ai discorsi tenuti a Lisbona, Helsinki e Washington, nei quali Kara-Murza ha parlato di persecuzione politica e censura in Russia. Alla base della terza accusa relativa all’organizzazione “non grata” c’è infine la partecipazione a una tavola rotonda presso il Centro Sacharov. L’11 aprile 2023 abbiamo qui presentato l’ultima sua dichiarazione prima della sentenza e la Lettera aperta in suo favore da parte della “Novaja Gazeta”. La traduzione del Comunicato è di Luisa Doplicher.
Il 17 aprile 2023 il Tribunale cittadino di Mosca ha pronunciato la sentenza contro Vladimir Kara-Murza e ha confermato la pena richiesta una settimana prima dalla pubblica accusa: 25 anni di carcere.
Non è la prima volta che nella Russia attuale i tribunali si comportano in maniera criminale e contraria alla giustizia, ma questo episodio risalta particolarmente per la maniera sfacciata in cui si calpesta la legalità; questa non è una sentenza, è una vendetta rabbiosa.
La vita di Vladimir Kara-Murza ha seguito il percorso tipico dei giornalisti onesti, coraggiosi e di talento in Russia. Si è interessato al Movimento di liberazione russo [che si opponeva allo stalinismo durante la Seconda guerra, N.d.T.] (basta citare il suo film Oni vybirali svobodu [Hanno scelto la libertà], sulla storia dei dissidenti sovietici); ha partecipato alla vita politica a fianco dei democratici e ha collaborato con Boris Nemcov; è approdato alla difesa dei diritti umani e di quelli dei prigionieri politici; si è impegnato perché venissero puniti gli organizzatori e i collaboratori della repressione. Proprio a causa di queste ultime attività (per esempio relative alla lista Magnitskij), la patria di Kara-Murza l’ha ricompensato dapprima con il “divieto di esercitare la professione”, poi con un attentato e, oggi, con una pena detentiva inconcepibile.
Le autorità giudiziarie non hanno nemmeno tentato di nascondere che Vladimir Kara-Murza è perseguitato solo ed esclusivamente per il suo attivismo civico, per le sue opinioni contro la guerra e il suo impegno a favore della democrazia e dei diritti umani in Russia. Tutti e tre i suoi “crimini” consistono in attività legali e svolte in maniera pubblica e aperta e in dichiarazioni di condanna verso il governo russo: Vladimir Kara-Murza non si è macchiato di alcun gesto violento.
Kara-Murza è condannato per essersi espresso contro la guerra, per aver aiutato i prigionieri politici e aver sensibilizzato l’opinione pubblica mondiale su questa tragedia, impedendo che diventasse una mera statistica. È condannato per aver chiesto e ottenuto che venissero incolpate le persone che commettono atti illegali in Russia.
È sintomatico che la partecipazione di Kara-Murza alle attività di “organizzazioni non grate” sia consistita nella collaborazione con il Centro per i diritti umani “Memorial” nell’organizzazione di una tavola rotonda a sostegno dei prigionieri politici in Russia.
E non è un caso che a condannarlo sia stato il giudice Sergej Podoprigorov: dieci anni fa è stato proprio Kara-Murza a ottenere che il giudice fosse incluso nella lista Magnitskij. Non dimenticheremo il nome di Podoprigorov, né quello del pubblico ministero Loktionov, che poco tempo fa ha chiesto 24 anni di carcere per il giornalista Ivan Safronov e, di recente, un quarto di secolo per Kara-Murza.
Ai tempi di Stalin furono fucilati due bisnonni di Vladimir Kara-Murza, e un nonno passò per i gulag. 25 anni è una pena “staliniana”: sembra di veder ritornare il passato. Condanne simili non si vedevano dal 1958; dopo quell’anno il Codice penale sovietico non ha più previsto pene superiori ai 15 anni. All’epoca esisteva la pena di morte, che dovrebbe essere sospesa dal 1996, ma oggi in Russia si pratica sistematicamente l’assassinio politico (basti ricordare Boris Nemcov, ucciso nel 2015, con cui Kara-Murza ha collaborato) e l’avvelenamento degli oppositori. Già due volte (nel 2015 e nel 2017) emissari del governo russo hanno cercato di avvelenare Kara-Murza. La crudele rappresaglia giudiziaria odierna non è che la prosecuzione di questi tentativi.
Le autorità si vendicano su Vladimir Kara-Murza per la sua costanza e abnegazione al servizio del popolo russo, per essere riuscito a far incolpare i responsabili dei crimini peggiori contro i diritti umani e, prima di tutto, contro quelli dei cittadini russi.
La famiglia di Kara-Murza, la moglie Evgenija e tre figli, aspetta la sua liberazione.
Esprimiamo il massimo sostegno a Vladimir Kara-Murza ed esigiamo la sua liberazione immediata e senza condizioni. Libertà ai prigionieri politici!
Consiglio del Centro “Memorial” per la difesa dei diritti umani
17 aprile 2023