Vladimir Kara-Murza jr è un giornalista, storico e politico d’opposizione russo, che si è battuto, fra le altre cose, perché in ambito internazionale fosse adottato il Magnitsky Act, un provvedimento che consente sanzioni individuali verso soggetti colpevoli di gravi violazioni dei diritti umani. Dopo di allora Kara-Murza è sopravvissuto a due tentativi di avvelenamento. Arrestato, è accusato di alto tradimento. La procura chiede una condanna a 25 anni.
Prima della sentenza agli imputati è concesso di pronunciare un’ultima dichiarazione. Vladimir Kara-Murza ha sfruttato l’occasione per lanciare un messaggio molto potente ai russi, dando prova di coraggio e dignità. Riportiamo il testo nella traduzione italiana di Claudia Zonghetti.
Signori della corte,
dopo vent’anni di politica in Russia e dopo tutto quello che avevo visto e vissuto ero certo che nulla potesse più sorprendermi. Mi sbagliavo, lo ammetto. Mi ha sorpreso, infatti, che in termini di segretezza e discriminazione patita dalla difesa un procedimento giudiziario del 2023, il mio, abbia scavalcato ampiamente i “processi” ai dissidenti sovietici degli anni ’60 e ’70. Per non parlare della condanna richiesta e del lessico usato (“nemico” e via dicendo): in questo caso siamo direttamente agli anni Trenta, altro che Settanta. E a me, storico, questo dà molto a cui pensare.
Durante la mia deposizione, il presidente del tribunale mi ha ricordato che una possibile attenuante sarebbe stata il “rimorso per quanto fatto”. E sebbene ci fosse poco da ridere, un sorriso mi è scappato comunque.
A pentirsi di quanto hanno fatto dovrebbero essere i criminali. Io sono in carcere per le mie idee politiche. Per essermi espresso contro la guerra in Ucraina. Per avere osteggiato per anni la dittatura di Putin. Per avere chiesto sanzioni internazionali ad personam ai sensi della legge Magnitskij contro chi viola i diritti umani.
E non solo non mi pento di nulla di tutto questo, ma ne sono persino orgoglioso. Sono orgoglioso che Boris Nemcov mi abbia portato in politica. E voglio sperare che non si stia vergognando di me. Sottoscrivo ogni parola di ciò che ho detto e che mi viene imputato. E mi rimprovero una cosa soltanto: di non essere riuscito, negli anni della mia attività politica, a convincere un numero sufficiente di miei connazionali e di politici dei Paesi democratici del pericolo che l’attuale regime del Cremlino rappresenta per la Russia e per il mondo. Oggi questo è evidente a tutti, ma il prezzo che abbiamo pagato – la guerra – è tremendo.
Nelle loro ultime dichiarazioni di solito gli imputati chiedono di essere assolti. E l’assoluzione sarebbe anche l’unico verdetto giuridicamente plausibile per chi non ha commesso alcun reato. Io, però, non ho nulla da chiedere a questa corte. So già quale sarà il mio verdetto. Lo so dall’anno scorso, da quando nello specchietto retrovisore ho visto degli uomini in uniforme nera, mascherati, che inseguivano la mia auto.
È questo il prezzo che paga chi non tace, in Russia, di questi tempi.
So anche, però, che verrà il giorno in cui le tenebre che incombono sul nostro Paese si dissolveranno. Il giorno in cui si potrà dire nero al nero e bianco al bianco, in cui anche ufficialmente si ammetterà che due per due fa ancora quattro, in cui la guerra sarà guerra e un usurpatore potrà essere detto tale, e in cui i veri criminali saranno coloro che questa guerra l’hanno istigata e scatenata, e non chi ha cercato di fermarla.
Quel giorno arriverà, non c’è dubbio: anche dopo l’inverno più freddo arriva sempre la primavera. E allora la nostra società aprirà gli occhi e non potrà che essere inorridita dai terribili crimini che sono stati commessi nel suo nome.
Da questa presa di coscienza, da questa consapevolezza avrà inizio un percorso di recupero e ricostruzione della Russia che sarà lungo, difficile, ma importantissimo per tutti noi, un percorso che segnerà il ritorno della Russia nella comunità delle nazioni civilizzate.
Anche oggi, anche nelle tenebre che ci circondano, anche da dentro la gabbia in cui mi trovo, io amo il mio Paese e credo nella sua gente.
E sono certo che insieme potremo affrontarlo, quel percorso.