Le storie della guerra avranno voce in nove lingue. Un progetto di Memorial

Un nuovo progetto di Memorial permetterà di far sentire in nove lingue le voci delle vittime dei crimini di guerra commessi dall'esercito russo in Ucraina.

16.01.2023

L’invasione russa in Ucraina ha colpito e colpirà ancora centinaia di migliaia di esseri umani. Milioni di persone hanno dovuto lasciare la propria casa, alcune per la seconda o terza volta. Ogni vicenda umana è unica e merita che il mondo la conosca. Ma l’esperienza insegna che per quanto drammatici siano gli eventi, per quanto brutali e scandalosi siano i crimini di guerra di cui si macchia l’esercito russo nel tentativo di assoggettare il popolo ucraino e di spegnere la sua fame di libertà, con il tempo le impressioni si attutiscono e i ricordi si appannano, sfuggendo allo sguardo della storia. Nel vortice della storia, le atrocità peggiori vanno perse. Dimenticando i crimini, però, si spiana la strada alla possibilità che essi si ripetano.

Il gruppo di difesa dei diritti umani di Charkiv (o “Memorial Ucraina”) ha lanciato il progetto “Voci dalla guerra” per diffondere le storie di migliaia di ucraini in tempo reale, ma anche e soprattutto perché queste storie non siano dimenticate in futuro. Sono tragedie personali, storie di gente che ha sofferto ogni sorta di privazioni, la fame, il freddo e la perdita della propria casa; al contempo, però, sono storie di tenacia, fratellanza, compassione e umanità. E sono testimonianze di eventi storici e di crimini che non potranno sottrarsi al giudizio oggettivo della legge.

Le organizzazioni ucraine di difesa dei diritti umani documentano i crimini ai danni dei civili – assassini, torture, deportazioni, distruzione di monumenti storici e così via – analizzando le fonti liberamente accessibili con le più moderne tecniche di studio. A volte, però, anche la tecnologia si deve arrendere; così è stato nel caso dell’assedio di Mariupol’, perché durante l’offensiva russa ogni forma di comunicazione si era interrotta. L’unico modo per informarsi sugli orrori in corso è stato intervistare gli abitanti che, per miracolo, erano riusciti a scappare dalla città accerchiata e in fiamme. Sono state le loro voci a raccontare al mondo la terribile realtà degli eventi. Quelle di chi viveva a Mariupol’, e quelle degli abitanti di altre regioni occupate.

E se per queste persone essere ascoltate è importante, non lo è meno – per noi – ascoltarle. Sollievo: questo è quanto hanno spesso detto di avere provato alla fine dell’intervista. Dal 24 febbraio 2022, giorno in cui la Russia ha scatenato questa guerra su larga scala, il gruppo di difesa dei diritti umani di Charkiv ha pubblicato sul proprio sito e sul canale YouTube centinaia di storie in ucraino, inglese e russo.

Nell’ambito di questo nuovo progetto che Memorial porterà avanti in Repubblica Ceca, Polonia, Francia, Italia e Germania, le interviste saranno tradotte e sottotitolate anche nelle lingue dei rispettive paesi, e poi pubblicate sui siti dei rispettivi Memorial sui loro social media e ovunque sarà possibile. È prevista la pubblicazione di quattro o cinque interviste al mese. Il progetto è sostenuto dal Prague Civil Society Centre.

Grazie ad altri finanziamenti ottenuti, Memorial Ucraina potrà aggiungere la traduzione in spagnolo e pubblicare nelle lingue dei paesi coinvolti il riassunto settimanale delle proteste contro la guerra che si svolgono in Russia e che i volontari di Memorial Russia provvedono a raccogliere.

Le storie della guerra avranno voce, così, in nove lingue e in tutto il mondo!

 

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Pubblichiamo la traduzione dell’articolo ‘Mom, I’m probably going to die soon’: Russian teenager in prison for anti-Putin flyers says cellmate brutally beat him della testata giornalistica indipendente russa Meduza. L’immagine è tratta dal canale Telegram dedicato al sostegno per Arsenij Turbin: Svobodu Arseniju! (Libertà per Arsenij!). In una recente lettera Arsenij Turbin, sedicenne russo condannato a scontare cinque anni in un carcere minorile con l’accusa di terrorismo, ha raccontato alla madre di avere subito abusi fisici e psicologici durante la detenzione. I sostenitori di Turbin, che hanno pubblicato un estratto della sua lettera su Telegram, sospettano che oltre ad aggredirlo, i compagni di cella gli stiano rubando il cibo. Ecco cosa sappiamo. Arsenij Turbin è stato condannato a cinque anni di carcere minorile nel giugno 2024, quando aveva ancora 15 anni. Secondo gli inquirenti governativi, nell’estate del 2023 Arsenij si era unito alla legione Libertà per la Russia, un’unità filoucraina composta da cittadini russi e, su loro preciso ordine aveva iniziato a distribuire volantini che criticavano Vladimir Putin. Turbin dichiara di non essersi mai unito alla legione e di avere distribuito i volantini di sua iniziativa. Il Centro per i diritti umani Memorial ha dichiarato Turbin prigioniero politico. Al momento Turbin si trova in detenzione preventiva in attesa dell’appello contro la sua condanna. Nell’estratto di una lettera inviata a sua madre pubblicato lunedì (1 ottobre) nel gruppo Telegram Svobodu Arseniju! (Libertà per Arsenij!), l’adolescente scrive che un compagno di cella di nome Azizbek lo ha picchiato più volte. “Questa sera, dopo le 18:00, uno dei miei compagni di cella mi ha dato due pugni in testa mentre ero a letto”, ha scritto. “La situazione è davvero difficile, brutta davvero. Azizbek mi ha colpito e poi ha detto che stanotte mi inc***. Sarà una lunga nottata. Ma resisterò.” Turbin scrive anche che in carcere lo hanno catalogato come “incline al terrorismo” per il reato che gli contestano (“partecipazione a organizzazione terroristica”). In un post su Telegram i sostenitori di Turbin hanno ipotizzato che i suoi compagni di cella gli stessero rubando il cibo: nelle sue lettere chiedeva sempre alla madre pacchi di viveri, mentre questa volta le ha scritto che non ne aveva bisogno. La madre di Turbin, Irina Turbina, martedì ha riferito a Mediazona che il figlio è stato messo in isolamento dal 23 al 30 settembre. Dalla direzione della prigione le hanno detto che era dovuto a una “lite” tra Turbin e i suoi compagni di cella e che tutti e quattro i prigionieri coinvolti erano stati puniti con l’isolamento. Irina Turbina ha anche detto che il personale del carcere non le ha permesso di parlare con Arsenij al telefono e che l’ultima volta che hanno parlato è stata a inizio settembre. La madre ha raccontato l’ultimo incontro con suo figlio al sito Ponjatno.Media: “Quando sono andata a trovarlo l’11 settembre non l’ho riconosciuto. Non era mai particolarmente allegro neanche le volte precedenti che l’ho visto, certo, ma almeno aveva ancora speranza, era ottimista: aspettava l’appello e credeva che qualcosa di buono l’avremmo ottenuto. L’11 settembre, invece, Arsenij aveva le lacrime agli occhi. Mi ha detto: ‘Mamma, ti prego, fai tutto il possibile, tirami fuori di qui. Sto davvero, davvero male qui’.” “Mamma, probabilmente morirò presto”, ha continuato a riferire la madre, citando il figlio. Ha poi detto di avere inoltrato la lettera a Eva Merkačeva, membro del Consiglio presidenziale russo per i diritti umani, chiedendole di intervenire. Secondo le informazioni di Mediazona, ad Arsenij è stato finalmente permesso di parlare con sua madre al telefono l’8 ottobre. Le avrebbe detto che il suo aggressore era stato trasferito in un’altra cella il giorno prima e che si trovava bene con gli altri compagni di cella. Aggiornamento del 20 ottobre dal canale Telegram Svobodu Arseniju!: “Questa settimana Arsenij non ha mai telefonato”. La madre riferisce di averlo sentito l’ultima volta l’8 ottobre scorso. 25 ottobre 2024

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