Igor’ Kočetkov: “Con la nuova legge Putin mette nel mirino le organizzazioni Lgbt. C’è da aspettarsi che le multeranno e tenteranno di liquidarle”

Dopo l'approvazione in seconda lettura del disegno di legge sul divieto di “propaganda riguardo le relazioni non tradizionali”, abbiamo deciso di pubblicare la traduzione di un'intervista all'attivista per i diritti umani e tra i fondatori della rete LGBT+ russa.

(Foto di Igor Omilaev su Unsplash)


03 gennaio 2023 
ore 12:03


Dopo l’approvazione in seconda lettura del disegno di legge sul divieto di “propaganda riguardo le relazioni non tradizionali” da parte della Duma russa di Stato nel novembre scorso, Memorial Italia ha deciso di pubblicare la traduzione di un’intervista a Igor’ Kočetkov, attivista per i diritti umani e tra i fondatori della “rete LGBT+ russa”. L’intervista, consultabile qui in originale, è apparsa sul sito di Cholod il 23 novembre. Ringraziamo la redazione di Cholod per aver concesso la traduzione in italiano curata da FV e Giulio Novazio.


Igor' Kočetkov
Igor’ Kočetkov
(AlteraCultura, CC BY 3.0 via Wikimedia Commons)


Il 23 novembre i deputati della Duma di Stato hanno approvato in seconda lettura il disegno di legge sul divieto di “propaganda riguardo le relazioni non tradizionali”. La proposta dovrà affrontare una terza lettura, ma i deputati non saranno più in grado di apportare modifiche drastiche. Una legge simile era già stata approvata nel 2013 e riguardava un’analoga “propaganda”, ma limitata ai minori. Le novità del 2022 si estendono a tutte le categorie di cittadini. Per spiegare cosa significano i nuovi emendamenti, “Cholod” ha parlato con Igor’ Kočetkov, attivista per i diritti umani e tra i fondatori della “rete LGBT+ russa”.


In cosa consiste questo nuovo disegno di legge?


Parlando di disegni di legge sulla “propaganda” LGBT+ ci riferiamo a due diversi documenti.  Il primo di questi apporta dei cambiamenti al Codice dei reati amministrativi, vale a dire all’articolo 6.21 sulla “propaganda riguardo rapporti sessuali non tradizionali tra minori”. Se prima la “propaganda” era vietata solo ai minori, ora vogliono estendere il divieto a tutti i cittadini russi indipendentemente dall’età. Allo stesso tempo, tra i minori sarà inoltre vietata la “ostentazione di relazioni sessuali non tradizionali”. Un’ostentazione che, per legge, consiste anche in immagini e descrizioni a parole. Dunque, ai minori ora sarà vietato guardare, leggere, ascoltare qualunque cosa riguardi relazioni sessuali non tradizionali. Inoltre, viene introdotto il divieto di “propaganda della pedofilia”. Ma dove i deputati abbiano visto qualcosa di simile davvero non si capisce. La legge menziona anche il divieto di “propaganda sul cambio di sesso”. Ultimamente attivisti e attiviste transgender hanno molto insistito sul fatto che la formula “cambio di sesso” non esiste, che è un concetto rozzo e sbagliato (è corretto dire “percorso di transizione”, nota della redazione di “Cholod”). Pertanto, vietino pure ciò che non esiste: in questo caso l’ignoranza dei parlamentari torna solo comoda alla comunità LGBT+.


Il secondo disegno di legge riguarda le leggi federali sull’informazione, la pubblicità, i media, il sostegno del Governo al cinema e la protezione dei bambini dalle informazioni. In seconda lettura ci hanno anche infilato la legge sui diritti dei consumatori. In questi casi i divieti riguardano la “diffusione di informazioni mirate alla propaganda” e chi possiede siti web, cinema online, media. Qui non sarà possibile mostrare “rapporti sessuali non tradizionali” nella pubblicità; inoltre, allo Stato sarà vietato sostenere film che hanno scene simili.


Tutte cose che, di fatto, erano proibite anche prima. Quindi, a mio parere, nulla cambia con l’introduzione di questi nuovi disegni di legge. In ogni caso, non è la catastrofe che ci si aspettava. Alcuni attivisti e attiviste temevano che avrebbero iniziato ad arrestare le persone per le strade solo perché LGBT+, o che la dicitura LGBT+ sarebbe stata rimossa dallo spazio informativo. Ma non sarà così, è semplicemente impossibile. La parola “culo” esiste perché esiste il culo. Punto. 


Cosa intendono le nuove leggi per “propaganda” e la “ostentazione di relazioni non tradizionali”? C’è una differenza fra loro? 


Quello in cui viviamo non è uno stato di diritto, in cui si guarda a cosa è scritto nella legge: da noi la legge si applica a propria discrezione. In questa legge è scritto che una “ostentazione” è sia una descrizione sia un’immagine. Per esempio, se dico: “Vasja si è avvicinato a Petja, gli ha preso la mano e poi l’ha baciato”, è una descrizione verbale delle relazioni omosessuali. Anche il cinema è una descrizione, ma visiva, e comunque un’ostentazione dal punto di vista della nuova legge. La “propaganda” dovrebbe implicare una call to action, un invito a fare. Inoltre, la propaganda implica attività pubbliche. Mentre, nella maggior parte dei casi, possiamo dire che noi non invitiamo nessuno a fare nulla, ma descriviamo solo. E questa è la verità.


Quello che possiamo fare è orientarci sulle interpretazioni della Corte costituzionale adottate nel 2014, secondo le quali la legge che vieta la “propaganda riguardo alle relazioni non tradizionali” non può essere interpretata in modo esteso e non vieta la diffusione di informazioni di stampo LGBT+.


Questo è molto importante perché, alla vigilia della revisione del nuovo disegno di legge, molti si sono fatti prendere dal panico e hanno deciso che d’ora in poi “qualsiasi informazione di stampo LGBT+ verrà vietata”. No, non è così. La Corte costituzionale ha deciso che le informazioni di stampo LGBT+ nelle opere d’arte, nella ricerca scientifica e persino nelle discussioni pubbliche sulle questioni LGBT+ non sono propaganda.


Non sono propaganda nemmeno la consulenza legale e psicologica in quanto non sono né un’azione pubblica, né una diffusione pubblica di informazioni.


Dal punto di vista della formulazione della nuova legge, il libro Leto v pionerskom galstuke [Estate in cravatta da pioniere, romanzo del 2021 scritto da Elena Malisova e Katerina Sil’vanova incentrato sulla relazione tra due giovani che si incontrano in un campo di pionieri nell’estate del 1986, N.d.R.], attorno al quale s’è scatenato il caos, a mio parere, non è propaganda, ma una descrizione contenuta in un’opera letteraria, una componente del progetto artistico. Allo stesso tempo, però, la Corte può qualificare come propaganda un’opera nel suo insieme. E di conseguenza quei film o libri non potranno essere venduti in Russia. Ma, di nuovo, potranno continuare a essere venduti da siti stranieri.


Nella pratica, insomma, chi riguarderà il nuovo disegno di legge? Chi ci andrà di mezzo?


Qui è importante attendere le prime applicazioni. La formulazione di queste leggi è molto generica e poco chiara, come se non fossero intese a essere effettivamente applicate. Che cos’è la “propaganda di relazioni sessuali non tradizionali”? Un concetto del genere non esiste, come si fa a propagandare la componente di fascino di qualsiasi relazione sessuale? Suppongo che la legge verrà applicata raramente e in modo molto mirato, come è successo con quella del 2013: in nove anni, i procedimenti per “propaganda tra i minori” sono stati trenta-quaranta. Tenere traccia di tutti i russi che esprimono anche solo un’opinione sulla tematica LGBT+ è impossibile.


A mio avviso, il rischio più grande lo corrono le organizzazioni LGBT+ che continuano a operare legalmente in territorio russo. C’è da aspettarsi che le multeranno e tenteranno di liquidarle. Ma di fatto succede già, anche senza la nuova legge.


Prendiamo “Sfera”, ad esempio, la fondazione di cui sono stato ideatore e primo direttore: è stata liquidata nel 2022. Il ministero della giustizia ne ha chiesto la liquidazione sostenendo che le sue attività non erano in linea con gli obiettivi perseguiti dallo stato. Peccato che le fondazioni della società civile non siano tenute a lavorare per gli obiettivi dello Stato. Ma questo non interessa a nessuno.


I nuovi disegni di legge vietano inoltre il commercio di beni che “promuovono relazioni sessuali non tradizionali”. Questo riguarda le case editrici, le piattaforme di streaming e i siti web, tutte realtà che temo inizieranno a censurarsi da sole.


Per come stanno le cose è però impossibile impedire a mass media e singole persone di diffondere informazioni: si può passare a Facebook, Instagram, Telegram, oppure spostare la sede all’estero.


Infatti, secondo il codice degli illeciti amministrativi della Federazione Russa, azioni e illeciti dovuti a omissione possono essere perseguiti solamente se compiuti in territorio russo. Io, per esempio, non posso essere legalmente perseguito per propaganda di “relazioni sessuali non tradizionali” perché non mi trovo in Russia.


Questo non significa che tutti debbano lasciare il paese di corsa. Si possono creare infatti gruppi di lavoro all’estero, cooperare e fare in modo che le informazioni vengano pubblicate da persone che non si trovano in Russia, evitando così qualsiasi conseguenza legale.


Perché tra la prima e la seconda lettura è passato così tanto tempo? Di solito le decisioni “ideologiche” vengono prese più velocemente.


Per come la vedo io, questa lentezza dimostra che non c’è consenso tra chi sta lavorando alla legge. Sono in corso discussioni e negoziati, e a volte qualcosa arriva anche al pubblico. È un disegno di legge che fa scandalo e oltre a tante persone indispettisce anche le aziende. A che serve allora? Chiaro: ad assicurarsi il sostegno dell’elettorato ultraconservatore. Lo stato ha scatenato una guerra, ha bisogno di sostegno morale e il bacino più promettente a cui attingere è formato da conservatori e patrioti, che vanno accontentati. E in Russia per fomentare i sentimenti patriottici basta una bella retorica antioccidentale con tanto di “Genitore 1” e “Genitore 2”.


Sul suo canale YouTube ripete spesso che molto dipende dall’opposizione che questa legge incontrerà. Che cosa possono fare concretamente le persone, sia in Russia sia all’estero?


È innanzitutto importante non cedere all’autocensura; non cancellare i propri post, non nascondere le proprie opere, non dissimulare le proprie idee. E alle aziende: per favore, non dimenticatevi di chi ha bisogno di quei prodotti che secondo lo stato veicolerebbero “propaganda”.


In secondo luogo, è fondamentale aiutare le persone che verranno colpite da questa o da qualsiasi altra legge attualmente in vigore in Russia. Sostenetele pubblicamente, assistete alle udienze, scrivetene sui social. È inoltre possibile, e necessario, dare sostegno alle organizzazioni per la salvaguardia dei diritti umani che difendono le vittime dell’arbitrarietà del sistema giudiziario.


Sono infine convinto che si debba parlare persino di più della tematica LGBT+. Noi cerchiamo di spiegare alla gente che bisogna rispettare i diritti umani e la dignità di ogni singola persona, che l’esclusione dalla vita pubblica non può essere motivata con l’orientamento sessuale o l’identità di genere.


Verrebbe però da pensare che con l’entrata in vigore della nuova legge l’attenzione a queste tematiche diminuirà, così come i nuovi progetti.


Al contrario. Quando nel 2013 è stata adottata la legge sulla “propaganda di valori non tradizionali tra i minori”, tutti hanno iniziato a parlare della comunità LGBT+, dalle casalinghe al presidente. Prima che iniziasse il dibattito su quella legge restava invece un tema marginale: nessuno voleva parlarne; né lo Stato, né gli attivisti per i diritti umani, né l’opposizione politica.


È proprio dal 2013 che in Russia si è diffuso il concetto di “comunità LGBT+”, un termine che fino a quel momento veniva utilizzato solamente da attiviste e attivisti e che per tutti gli altri era un acronimo tanto incomprensibile quanto difficile da ricordare.

Sempre più persone LGBT+ hanno cominciato a rivolgersi a “Sfera” e il coming out è diventato il tema principale delle sedute di sostegno psicologico. Prima del 2013 la gente pensava che il coming out andasse assolutamente evitato.


Che impatto avranno i nuovi disegni di legge sul coming out?


Nessuno, si tratta di due cose distinte. Fare coming out non significa promuovere “relazioni sessuali non tradizionali”. Se dico che sono gay sto dando un’informazione personale e non diffondendo contenuti propagandistici. È la mia vita e la vivo come voglio.


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