A ritmo di rap. Le “voci della pace” cantano in nome dei russi contro la guerra

Il dissenso in musica. Da Oxxxymiron a Noize MC, canzoni al vetriolo contro il regime di Putin, su canali che bucano la censura.

(di Francesca Lazzarin, dottore di ricerca in slavistica, traduttrice e interprete)


25 settembre 2022 
Aggiornato 05 ottobre 2022 alle 15:27

(Nell’immagine: Monetočka / estratto di una foto di Aglarion GlirdanCC BY-SA 4.0)


Nella primavera 2022, tra la Turchia, i paesi baltici, la Polonia, la Germania e la Gran Bretagna (alcune delle destinazioni più popolari per i cittadini russi che hanno scelto in massa la via dell’emigrazione), alle numerose iniziative culturali di beneficenza per raccogliere fondi destinati ai profughi di guerra si sono aggiunti affollati concerti promossi da alcune delle celebrità più amate dalle giovani generazioni russe.


Il rapper Oxxxymiron (foto di Alina Platonova, CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons)


La stella della rap battle Oxxxymiron, vero nome Miron Fëdorov, che già la sera del 24 febbraio ha annullato i suoi concerti in patria per poi lasciare il paese (“Non posso stare qui a farvi divertire mentre vengono lanciati missili russi sull’Ucraina”, è stato il suo messaggio), ha infatti avviato il ciclo di esibizioni Russians against War. La sua tournée ha toccato Istanbul, Londra e Berlino ed ha visto non solo l’esecuzione live del nuovo album Krasota i urodstvo (Bellezza e mostruosità), uscito nel dicembre 2021, ma anche l’inaspettata partecipazione, in qualità di special guest, di due nomi canonici del rock russo che non hanno bisogno di presentazioni: Boris Grebenščikov (frontman del leggendario gruppo Akvarium, uno dei punti di riferimento della scena musicale alternativa degli anni ’80 e oltre) e Zemfira (cantautrice popolarissima sin dalla fine degli anni ’90), entrambi dichiaratamente pacifisti e antimilitaristi.


A Riga, Vilnius, Varsavia, Berlino, ma anche a Tbilisi e in altre città, si è invece realizzato il progetto congiunto Voices of peace, a cura di un altro rapper socialmente impegnato fin dai primi anni 2000, Ivan Alekseev in arte Noize MC, e della giovane cantautrice pop Elizaveta Gyrdymova, in arte Monetočka. Vale la pena ricordare che Noize MC, classe 1985, è cresciuto a Belgorod, vicinissimo al confine ucraino, e proprio in Ucraina, nella vivace Kharkiv, vent’anni fa frequentava i suoi primi festival musicali addentrandosi tra le strade, in Russia allora poco battute, del rap. Monetočka, 24 anni, ha scalato invece le classifiche verso la fine degli anni ’10 grazie a pezzi solo apparentemente “leggeri”, nei cui testi si gioca con non poca ironia sulle ossessioni dei ventenni di oggi, ma anche sull’eredità lasciatagli dai genitori (per esempio nell’arguta ’90, ammiccante decostruzione dei cliché negativi sul cosiddetto “terribile decennio” post-sovietico).


Il rapper Noize MC (foto di Ivasykus, CC BY-SA 4.0)

Russian against War e Voices of Peace, che hanno ottenuto un ottimo riscontro di pubblico, dal vivo come online (era possibile seguirle dall’inizio alla fine in streaming, ad esempio qui), permettendo di raccogliere somme importanti per l’assistenza ai profughi ucraini in Europa, ovviamente hanno anche suscitato non poca irritazione nei media ufficiali russi. D’altronde, Noize MC ed Oxxxymiron erano già stati tacciati, in passato, di estremismo nocivo per i loro giovani ascoltatori, oltre che di offesa alla morale corrente a causa di testi a tinte forti e intrisi di slang. Ora sono stati entrambi, insieme anche a Monetočka, inseriti nella (ormai lunga) lista di cantanti e musicisti le cui performance, come è stato decretato, risultano “indesiderate” nel territorio della Federazione Russa. Inoltre, per le loro iniziative di beneficenza sono stati definiti alla tv russa “nazisti”: lo slogan “No alla guerra” gridato agli eventi di Oxxxymiron riecheggerebbe infatti, secondo i commentatori filoputiniani, quanto scritto sui volantini delle SS nei territori sovietici occupati…). Oppure sono stati considerati complici di non meglio specificate associazioni a delinquere polacche che obbligherebbero le profughe ucraine a prostituirsi in Europa (dal momento che il ricavato dei concerti di Noize MC e Monetočka va a una ONG polacca).


Queste reazioni non suscitano particolare meraviglia se si pensa al ruolo ricoperto da una buona fetta del rap e dell’hiphop made in Russia sulla scena musicale russa degli anni ’10 del XXI secolo. Va ad esempio ricordato come alcune star del settore (ad esempio Timati, presente anche al concerto propagandistico allestito allo stadio Lužniki di Mosca nel marzo 2022 in sostegno all’“operazione speciale” in Ucraina) si prestino da anni a supportare la politica del Cremlino sfruttando i canali statali dello show-business russo, e scandiscano testi piuttosto “neutri” incentrati su soldi a palate, belle donne e mascolinità, peraltro seguendo filologicamente un certo filone del rap internazionale.


D’altro canto, nel corso dell’ultimo decennio tutta una serie di giovani rapper ha saputo affinare questo genere musicale innestandolo brillantemente sul suolo russo e sui realia locali, facendo ottimo uso del potenziale di Youtube e di altre piattaforme non controllate dallo Stato e attirando, tra videoclip e soprattutto concitatissime rap battles, milioni di visualizzazioni e un numero di fan molto superiore a quello di altri tipi di musica. A giudicare dai commenti degli utenti, grazie ad Oxxxymiron hanno iniziato ad appassionarsi all’hiphop, complice il felice e originale connubio trovato tra la base ritmica d’importazione americana e la lingua russa, anche persone che non lo avevano mai ascoltato prima.


Alcuni artisti che, come Noize MC, già negli anni Zero scrivevano canzoni al vetriolo contro la corruzione della polizia e la miseria delle periferie nella migliore tradizione del rap a livello internazionale, dopo le proteste contro i brogli elettorali del 2012 e l’annessione della Crimea del 2014 si sono trasformati nella voce più incisiva che potesse raccontare l’involuzione della società e della politica russa all’altezza dell’ennesima presidenza Putin. Una voce che pronuncia versi spesso non inferiori, per raffinatezza dello stile, originalità delle metafore e attualità dei temi trattati, alla migliore poesia russa contemporanea. D’altronde, Noize MC ha profonde conoscenze nel campo della letteratura, come dimostra anche la canzone Sochrani moju reč’ navsegda (Conserva per sempre la mia parola), ispirata a un testo di Osip Mandel’štam e scritta per la colonna sonora dell’omonimo film d’animazione sul grandissimo poeta russo novecentesco; Oxxxymiron, da parte sua, dopo aver trascorso l’adolescenza in Inghilterra ha addirittura studiato per un periodo filologia inglese all’Università di Oxford.


Per la poesia russa, inoltre, tradizionalmente risulta congeniale la dimensione della lettura cadenzata e della performance dell’autore: l’esibizione dei rapper non può che conferire ulteriore smalto a questo peculiare formato, rendendo i testi ancora più immediati e coinvolgenti per il pubblico. Solo per fare un esempio, ben pochi versi possono rendere gli odiosi umori guerrafondai dell’ufficialità russa post-2014 come quel disperato grido per la pace e per un nuovo “disgelo” che è Iordan (Giordano) di Noize MC: “Il sovrano incolpa il nemico dei denti che battono e degli algidi arabeschi sui vetri. / Pare che sia proprio colpa del nemico se gli uccelli migratori non hanno fretta di tornare. / E quanto più lui parla, tanto più forte e terribile è l’impeto dei venti gelidi. / Ma i ghiacciai si scioglieranno, sì, si scioglieranno!”.


E ben poche liriche possono far percepire le profonde contraddizioni della società russa contemporanea, tra lusso per pochi eletti e debiti che troppi altri non possono pagare, come Krasota i urodstvo (Bellezza e mostruosità) di Oxxxymiron. L’omonimo album di “Oxxxy”, nonostante non abbia soddisfatto appieno i fan del rapper che si aspettavano maggiori innovazioni tematiche e ritmiche, sembra veramente, nel suo angoscioso caleidoscopio di realia a colpi di allitterazioni, paronimie e paranomasie, una nuova “enciclopedia della vita russa” alla vigilia delle scosse telluriche del 2022: “Caramelle per i bimbi / Ricino per i dissidenti / Il giacinto fiorisce / Un genocidio è in corso / C’è il festino dell’Impero ai tempi della decadenza / I buongustai sono affamati di aiuti umanitari / Delitti d’onore, infibulazione / e al di là della strada un bel pranzo d’ordinanza nel salone delle cerimonie / Problemi da Primo mondo, depressione, patimenti / Internet lento, anoressia, bulimia e stress per gli esami”.


A settembre 2022, alla vigilia della tragica svolta nel conflitto in Ucraina con l’annuncio della mobilitazione parziale nella Federazione Russa, sia Oxxxymiron che Noize MC hanno pubblicato su tutte le principali piattaforme due pezzi scritti sulla spinta degli ultimi eventi, con relativo videoclip. Le nervose immagini in movimento che accompagnano Ojda (Dai, su) di Oxxxymiron sono state girate tra i cavernosi cortili di San Pietroburgo, dove il rapper, nato proprio nella città sulla Neva 37 anni fa, sembra essere misteriosamente tornato (non si sa per quanto tempo). Per la loro Kriokamery (Criocamere) Noize MC e Monetočka, che ormai hanno formato un vero e proprio duo, hanno invece scelto dei frammenti dallo straziante cartone animato sovietico Budet laskovyj dožd’ (Cadrà dolce la pioggia), tratto dall’omonimo racconto post-apocalittico di Ray Bradbury, dove una casa ipertecnologica servita da ignari robot è sopravvissuta a una catastrofe nucleare che ne ha invece decimato gli abitanti.


Sia in Ojda che in Kriokamery i giovani rapper insistono sul fatto che non riconoscono più il proprio paese, provano un’enorme rabbia nei confronti di chi sta a capo di quest’ultimo (significativamente, si parla in entrambi i casi di un “vecchio gnomo” ossessionato dall’atomica) e si sentono totalmente estranei all’“amaro loro tempo”, per dirla con Savinio, tanto da voler smettere di sentire e da chiudersi appunto in delle fantascientifiche criocamere in attesa di anni migliori. Nel caso di Ojda: “Io ho fatto dietrofront nell’underground […] Dov’è la mia casa? […] La vecchia casa, maledetta dallo stregone / Si sta stravolgendo / Sotto la montagna il vecchio gnomo tra i singulti / della sua vecchia epiglottide / ci spaventa con il fungo nucleare / Che vadano a farsi fottere i vecchi / che lappano il sangue dei figli altrui”. Nel caso di Kriokamery: “Presto non sentiremo più nulla, e questo sarà normale / Allora il delirante vecchio gnomo avrà raggiunto il suo scopo / i fiocchi di polvere radioattiva cospargeranno il bunker […] la Storia fa vorticare una dannata spirale / Se non hai imparato la lezione, continua a barrarla o cancellarla / Diteci un po’, chi è che non ha voglia di andare in paradiso? Svegliateci quando febbraio sarà finito”.


Nondimeno, nel ritornello di Kriokamery pare aprirsi uno spiraglio fanta-utopico che potrebbe preludere, prima o poi, a un disgelo: le criocamere si apriranno, qualcuno sveglierà chi si era addormentato, verranno tempi diversi. Sebbene la realtà sembri allontanare sempre più questa prospettiva, l’energia e l’attivismo dei rapper russi sono senz’altro catartici per chi li ascolta qui ed ora, dentro e fuori dalla Russia.

Aiutaci a crescere

Condividi su:

Per sostenere Memorial Italia

Leggi anche:

La mia vita nel Gulag. Memorie da Vorkuta 1945-1956 di Anna Szyszko-Grzywacz.

La mia vita nel Gulag. Memorie da Vorkuta 1945-1956 di Anna Szyszko-Grzywacz con curatela di Luca Bernardini (Guerini e Associati, 2024). Una testimonianza al femminile sull’universo del Gulag e sugli orrori del totalitarismo sovietico. Arrestata nel 1945 a ventidue anni per la sua attività nell’AK (Armia Krajowa), l’organizzazione militare clandestina polacca, Anna Szyszko-Grzywacz viene internata nel lager di Vorkuta, nell’Estremo Nord della Siberia, dove trascorre undici anni. Nella ricostruzione dell’esperienza concentrazionaria, attraverso una descrizione vivida ed empatica delle dinamiche interpersonali tra le recluse e della drammatica quotidianità da loro vissuta, narra con semplicità e immediatezza la realtà estrema e disumanizzante del Gulag. Una realtà dove dominano brutalità e sopraffazione e dove la sopravvivenza per le donne, esposte di continuo alla minaccia della violenza maschile, è particolarmente difficile. Nell’orrore quotidiano raccontato da Anna Szyszko-Grzywacz trovano però spazio anche storie di amicizia e solidarietà femminile, istanti di spensieratezza ed emozioni condivise in una narrazione in cui alla paura e alla dolorosa consapevolezza della detenzione si alternano le aspettative e gli slanci di una giovane donna che non rinuncia a sperare, malgrado tutto, nel futuro. Anna Szyszko-Grzywacz nasce il 10 marzo 1923 nella parte orientale della Polonia, nella regione di Vilna (Vilnius). Entra nella resistenza nel settembre 1939 come staffetta di collegamento. Nel giugno 1941 subisce il primo arresto da parte dell’NKVD e viene rinchiusa nella prigione di Stara Wilejka. Nel luglio 1944 prende parte all’operazione “Burza” a Vilna come infermiera da campo. Dopo la presa di Vilna da parte dei sovietici i membri dell’AK, che rifiutano di arruolarsi nell’Armata Rossa, vengono arrestati e internati a Kaluga. Rilasciata, Anna Szyszko cambia identità, diventando Anna Norska, e si unisce a un’unità partigiana della foresta come tiratrice a cavallo in un gruppo di ricognizione. Arrestata dai servizi segreti sovietici nel febbraio 1945, viene reclusa dapprima a Vilna nel carcere di Łukiszki, e poi a Mosca alla Lubjanka e a Butyrka. In seguito alla condanna del tribunale militare a venti anni di lavori forzati, trascorre undici anni nei lager di Vorkuta. Fa ritorno in patria il 24 novembre 1956 e nel 1957 sposa Bernard Grzywacz, come lei membro della Resistenza polacca ed ex internato a Vorkuta, con cui aveva intrattenuto per anni all’interno del lager una corrispondenza clandestina. Muore a Varsavia il 2 agosto 2023, all’età di cento anni.

Leggi

Le trasformazioni della Russia putiniana. Stato, società, opposizione.

Le trasformazioni della Russia putiniana. Stato, società, opposizione. A cura di Riccardo Mario Cucciolla e Niccolò Pianciola (Viella Editrice, 2024). Il volume esplora l’evoluzione della società e del potere in Russia dopo l’aggressione all’Ucraina e offre un’analisi della complessa interazione tra apparati dello stato, opposizione e società civile. I saggi analizzano la deriva totalitaria del regime putiniano studiandone le istituzioni e la relazione tra stato e società, evidenziando come tendenze demografiche, rifugiati ucraini, politiche nataliste e migratorie abbiano ridefinito gli equilibri sociali del paese. Inoltre, pongono l’attenzione sulla società civile russa e sulle sfide che oppositori, artisti, accademici, minoranze e difensori dei diritti umani affrontano sia in un contesto sempre più repressivo in patria, sia nell’emigrazione. I saggi compresi nel volume sono di Sergej Abašin, Alexander Baunov, Simone A. Bellezza, Alain Blum, Bill Bowring, Riccardo Mario Cucciolla, Marcello Flores, Vladimir Gel’man, Lev Gudkov, Andrea Gullotta, Andrej Jakovlev, Irina Kuznetsova, Alberto Masoero, Niccolò Pianciola, Giovanni Savino, Irina Ščerbakova, Sergej Zacharov. In copertina: Il 10 aprile 2022, Oleg Orlov, ex co-presidente del Centro per la difesa dei diritti umani Memorial, viene arrestato sulla Piazza Rossa a Mosca per avere manifestato la sua opposizione all’invasione dell’Ucraina con un cartello con la scritta “La nostra indisponibilità a conoscere la verità e il nostro silenzio ci rendono complici dei crimini” (foto di Denis Galicyn per SOTA Project).

Leggi