Gli orfani deportati in Russia, una strategia per distruggere l’Ucraina come Stato

Secondo dati preliminari, i bambini trasferiti in modo coatto sarebbero quasi duecentomila. I figli che l’Ucraina rischia di perdere per sempre, se non riuscirà a riportarli in patria.

(di A. Bondarčuk e O. Kljužev)


30 agosto 2022 
Aggiornato 05 ottobre 2022 alle 15:23


Pubblichiamo una versione abbreviata di un importante articolo a firma di Anatolij Bondarčuk e Oleksandr Kljužev della testata online ucraina Dzerkalo tyžnja / Zerkalo nedeli [Lo specchio della settimana], che pubblica sia in ucraino, sia in russo, con un’ampia selezione di articoli disponibili anche in lingua inglese. Il problema analizzato dai giornalisti e membri dell’organizzazione per la legalità e i diritti civili OPORA nel loro articolo del 10 agosto 2022 non sembra avvicinarsi a una soluzione. Recentemente è stata aperta una piattaforma per cercare di rintracciare e proteggere i bambini ucraini portati in Russia. Il testo integrale in inglese è disponibile qui. Tradotto da Viviana Nosilia.


Dmytro Lubinec’ , commissario del parlamento ucraino per i diritti umani (Foto di DvoretskaO – CC BY-SA 4.0)


In sfregio alle regole internazionali, ai diritti umani e alle norme di comportamento in guerra, la Russia sta attuando la ricollocazione forzata dei cittadini ucraini provenienti dai territori al momento occupati. Una volta distrutte le abitazioni di milioni di ucraini, la Russia ha molto limitato la loro partenza verso territori controllati dall’Ucraina, lasciando cinicamente solo un’opzione: andare in Russia, nel paese che questa guerra l’ha scatenata.


In tale contesto desta particolare preoccupazione la deportazione degli orfani, che sono i più indifesi e con grande facilità possono essere sfruttati dalla Russia per i suoi scopi. Il paese-aggressore dà loro la propria cittadinanza, li sistema presso famiglie affidatarie che li cresceranno come russi, non come ucraini. Proprio questi sono i bambini che l’Ucraina, se non riuscirà a riportarli in patria, rischia di perdere per sempre.


Purtroppo per ora l’Ucraina non dispone di dati propri, definitivi e verificati sul fenomeno dei trasferimenti coatti, ma i dati che provengono dalla Russia sono scioccanti. L’agenzia di stampa propagandistica TASS, riprendendo informazioni da una sua fonte negli organi di sicurezza, ha comunicato che alla data del 24 luglio, ovvero in cinque mesi esatti di guerra, hanno varcato la frontiera della Russia 2,8 milioni di ucraini, compresi 448.000 bambini, dei quali più di duemila sono orfani e minori privi di cure parentali. Se questi dati fossero veri, significherebbe che sul territorio russo sarebbe stato trasferito il 6% dei bambini dell’Ucraina, che prima dell’inizio dell’aggressione armata su vasta scala erano 7,5 milioni.


L’Ucraina riporta cifre un po’ inferiori, ma sottolinea che non sono definitive. Secondo dati preliminari, si tratterebbe di quasi duecentomila bambini.


L’Ucraina qualifica le azioni della Russia come violazioni di diverse convenzioni internazionali, e la Russia come al solito nega ogni responsabilità e afferma che gli ucraini sono giunti nel suo territorio di loro spontanea volontà e che la Russia non rapisce bambini. Al contrario, li salverebbe, “evacuandoli” in un posto sicuro.


Ma non è così. Le accuse dell’Ucraina sono fondate. Perché le azioni della Russia siano illegali e violino diverse convenzioni internazionali è stato spiegato dettagliatamente nella sua pagina Facebook dal Commissario della Verchovna Rada [il Parlamento dell’Ucraina – N.d.R.] per i diritti umani, Dmytro Lubinec’.


Il 14 luglio, citando il governatore di Mosca, ha comunicato dell’ennesimo caso di deportazione di bambini ucraini in Russia. Secondo Lubinec’, alla metà di luglio nei dintorni di Mosca sarebbero giunti da Donec’k via Kursk e Rostov nove bambini ucraini non accompagnati, tutti imparentati fra loro, che vivevano prima in un orfanatrofio di Donec’k. Ora si progetta di inserirli in famiglie di cittadini russi.


Dmytro Lubinec’ ha sottolineato che la propaganda russa spaccia crimini di guerra per gesti nobili, glorificando i russi che non sono rimasti indifferenti:


“In realtà, la Russia prima rende i bambini ucraini orfani, uccidendo i loro genitori e i membri delle loro famiglie con le bombe, divide le loro famiglie con le deportazioni, li priva del diritto a studiare e a crescere in patria, distruggendo le scuole e le infrastrutture civili delle città e dei villaggi, e poi magnanimamente “li sistema” presso famiglie di estranei all’estero!”.


Dmytro Lubinec’ ha sottolineato che “con questi atti la Russia viola le norme dell’articolo 49 della Convenzione di Ginevra sulla difesa della popolazione civile in tempo di guerra. Questa norma vieta il trasferimento forzato o la deportazione di persone dal territorio occupato. Inoltre, un altro punto di questo articolo prevede che le persone evacuate per ragioni di sicurezza al di fuori del teatro di guerra debbano essere riportate a casa subito dopo la cessazione delle operazioni militari su questi territori”.


È un punto fondamentale: i russi volutamente definiscono la deportazione di bambini “evacuazione”. Tuttavia, tali azioni non possono essere ritenute una “evacuazione”, dal momento che la Federazione Russa non progetta di riportare i bambini ucraini nei territori dove i combattimenti sono terminati. Inoltre, la Russia sistema i bambini deportati in famiglie affidatarie e conferisce loro la cittadinanza con una procedura semplificata.


Secondo quanto comunicato il 15 luglio dalla Commissaria presidenziale per i diritti dell’infanzia della Federazione Russa, Marija L’vova-Belova, nel social network VKontakte, entro la fine di quella settimana 108 orfani del Donbas che avevano ricevuto la cittadinanza russa con procedura semplificata avrebbero trovato dei genitori.


L’introduzione di questa procedura è stata attuata da Vladimir Putin in persona, che il 30 maggio ha firmato un decreto sull’ammissione semplificata nel novero dei cittadini della Federazione Russa degli orfani e dei minori ucraini privi di cure genitoriali, compresi quelli nei territori temporaneamente occupati. Il Ministero degli Esteri ucraino ritiene che con questo decreto Putin abbia di fatto reso legale il rapimento di minori dall’Ucraina.


La stessa Marija L’vova-Belova è diventata madre affidataria di un bambino di Mariupol’ e non solo non intrattiene colloqui con l’Ucraina sulla sua restituzione, ma pubblicizza cinicamente il fatto di avere portato via il piccolo dal suo paese e di non avere alcuna intenzione di restituirlo.


Oltre alla Convenzione di Ginevra, le azioni della Russia nei confronti dei bambini ucraini ricadono sotto l’articolo 2 della Convenzione per la prevenzione e la repressione del delitto di genocidio, secondo il quale il trasferimento forzato di bambini di un gruppo nazionale a un altro è un atto genocidario.


Secondo Lubinec’, la Russia avrebbe violato svariati articoli della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia, in particolare:

– l’articolo 8, che sancisce che “Gli Stati parti si impegnano a rispettare il diritto del fanciullo a preservare la propria identità, ivi compresa la sua nazionalità, il suo nome e le sue relazioni familiari, così come riconosciute dalla legge, senza ingerenze illegali”;

– l’articolo 21, che impone agli stati di vigilare “affinché l’adozione di un fanciullo sia autorizzata solo dalle autorità competenti le quali verificano, in conformità con la legge e con le procedure applicabili e in base a tutte le informazioni affidabili relative al caso in esame, che l’adozione può essere effettuata in considerazione della situazione del bambino in rapporto al padre e alla madre, genitori e tutori legali e che, ove fosse necessario, le persone interessate hanno dato il loro consenso all’adozione in cognizione di causa, dopo aver acquisito i pareri necessari”.


La Russia non si preoccupa di osservare i trattati internazionali. Pertanto l’Ufficio generale del procuratore dell’Ucraina lavora intensamente per documentare tutti i crimini di guerra della Russia e raccogliere prove attendibili per il tribunale dell’Aja. La Russia non deve sfuggire alle sue responsabilità.


Molti sforzi si concentrano anche sul recupero dei bambini. In Ucraina i dati sul trasferimento coatto di bambini sono raccolti dall’Ufficio informativo nazionale. I cittadini si possono rivolgere in prima persona a un numero dedicato. Le informazioni possono essere fornite anche dalle strutture ufficiali ucraine, insomma, da tutti coloro che vengono a sapere della deportazione di una persona, in particolare di un bambino. Alla data del 25 il dato verificato è di 5.658 bambini, e questa cifra aumenta ogni giorno.


In più, il 17 giugno 2022 il Consiglio dei ministri ha creato un Coordinamento per la difesa dei diritti delle persone deportate o trasferite forzosamente in seguito all’aggressione armata della Federazione Russa contro l’Ucraina. Il coordinamento è presieduto dalla ministra della reintegrazione dei territori dell’Ucraina temporaneamente occupati Iryna Vereščuk, che ha dichiarato che in un mese quest’organo è riuscito a riportare in Ucraina 47 bambini. La ministra sottolinea che bisogna condurre trattative con la Russia per ogni singolo bambino, attraverso dei rappresentanti legali, solitamente nominati tra i familiari.


Vereščuk racconta che “i rappresentanti di questi bambini devono compiere un percorso non facile, sia per la sua estensione, sia per il suo peso psicologico. Per esempio, per andare da Kyiv a Donec’k bisogna attraversare il territorio di Polonia, Lituania, Lettonia e Russia e solo dopo si entra nel territorio dell’Ucraina occupato dai russi; lì si prendono in consegna i bambini e li si riporta indietro per la stessa strada”.


Aksana Filipišyna, rappresentante del Commissario della Verchovna Rada per il rispetto dei diritti dell’infanzia, ha sottolineato l’ostacolo costituito dall’adozione dei bambini ucraini da parte di cittadini russi: “L’adottante può cambiare non solo il nome e il cognome del bambino, ma anche la data di nascita. Ciò significa che per noi sarà molto difficile poi identificare i nostri bambini. Inoltre, in base alle leggi della Federazione Russa l’adozione è segreta. Se l’adottante mantiene il segreto dell’adozione, sarà poi molto difficile capire dove si trova il nostro bambino”.


Purtroppo l’Ucraina non dispone di informazioni sul numero di bambini cui è stato forzosamente attribuito un passaporto russo. Il problema è che la Russia non risponde alle richieste ufficiali di informazioni sui bambini ucraini.


Filipišyna sottolinea anche che le famiglie deportate o costrette a lasciare i territori occupati passando dalla Russia si scontrano con molti problemi quando cercano di fuggire dal paese. Chi riesce ad avere accesso a Internet può rivolgersi ai servizi elettronici attivati, per esempio, per ottenere un certificato di nascita o seguire l’andamento della procedura per il recupero dei documenti. Molte richieste d’aiuto riguardano proprio la perdita dei documenti.


Un altro problema frequente è la mancanza di mezzi, perché per raggiungere paesi terzi bisogna spesso attraversare una gran parte della Russia partendo dal luogo dove gli ucraini sono stati ricollocati. I cosiddetti “corridoi verdi”, attraverso i quali le persone potrebbero arrivare dai territori occupati direttamente in Ucraina, sono quasi del tutto assenti.


Ma a quale scopo la Russia trasferisce i bambini ucraini? È un’operazione che per la Federazione Russa comporta costi molto alti, stimabili in alcune decine di miliardi di rubli, sia per la deportazione in sé, sia per il sussidio di 10.000 rubli che viene elargito una tantum agli ucraini, anche se non tutti riescono ad averlo.


La risposta è semplice: la deportazione fa parte della strategia russa per distruggere l’Ucraina come Stato, la nazione ucraina. Per gli ucraini in Russia la prospettiva è di essere russificati affinché smettano di identificarsi con l’Ucraina e diventino cittadini russi. La logica della Russia è: più ucraini diventeranno russi, meno ucraini resteranno, e meno saranno gli ucraini, tanto più facile sarà sconfiggerli. Inoltre, analizzando situazioni analoghe del passato viene da pensare che in questo modo gli occupanti abbiano intenzione di “educare” una forza miliare per continuare la guerra con l’Ucraina. È proprio questo lo scenario che la Russia ha messo in atto mobilitando nelle sue forze armate ucraini delle regioni di Donec’k e Luhans’k occupate in precedenza, come pure della Crimea.


La russificazione dei bambini ucraini avverrà attraverso il loro inserimento nel sistema scolastico russo e l’attività di organizzazioni “patriottiche” e militari per l’infanzia, come la Junarmija [organizzazione giovanile di carattere militaresco di cui ha scritto anche in questa sede Francesca Lazzarin – N.d.R.], nonché mediante la distribuzione di documenti russi ai bambini ucraini e ai loro genitori. Osserviamo questo comportamento degli aggressori non solo nella Federazione Russa, ma anche nei territori dell’Ucraina temporaneamente occupati che la Russia vuole annettere.


Di fronte a tutto ciò, l’Ucraina deve sforzarsi di riportare a casa i bambini e i loro genitori. Purtroppo, questo è un processo che può protrarsi per anni, perciò l’Ucraina deve identificare gli ucraini deportati, stabilire un contatto con loro, aiutarli a ritornare in patria. Il compito più urgente è far ritornare i bambini orfani, prima che l’aggressore li nasconda una volta per sempre nel suo territorio.

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