Come raccontare l’“operazione militare speciale”: i vademecum del Cremlino per la propaganda

La testata russa indipendente Meduza ha potuto prendere visione di alcuni vademecum (metodički) destinati ai propagandisti, dove la guerra in Ucraina viene chiamata “crisi ucraina contemporanea”.


10 agosto 2022 
Aggiornato 05 ottobre 2022 alle 15:20


La testata russa indipendente Meduza ha pubblicato alcuni articoli riguardanti i vademecum (metodički) confezionati dal Cremlino per i mezzi di comunicazione che spiegano come parlare dell’“operazione militare speciale” in Ucraina. Sono istruzioni sui termini da usare e sugli argomenti da utilizzare nella propaganda per veicolare la narrazione sulla guerra desiderata dal regime. Per gentile concessione di Meduza, pubblichiamo qui in traduzione italiana l’articolo di Andrej Percev riguardante la terza metodička di cui la redazione di Meduza è venuta in possesso. Tradotto da Viviana Nosilia.


Vladimir Putin (da kremlin.ru)
Vladimir Putin (da kremlin.ru)

Al Cremlino continuano a preparare istruzioni per i mass media della propaganda sul corretto modo di parlare della guerra in Ucraina. Meduza aveva già parlato di due vademecum che l’Amministrazione del Presidente della Federazione Russa aveva preparato in luglio, dove si “raccomandava” di tracciare parallelismi fra l’aggressione russa all’Ucraina, il Battesimo della Rus’ e la battaglia sul fiume Neva [nel 1240 il principe di Novgorod Aleksandr sconfisse le truppe svedesi – N.d.T.].


Ora Meduza ha potuto prendere visione di un vademecum dedicato alla comparazione fra la guerra in Ucraina e la Prima guerra mondiale, elaborato presso l’Amministrazione del Presidente per il 1° agosto, giorno in cui nel 1914 la Germania aveva dichiarato guerra all’Impero russo.

La tesi principale è semplice: così come all’inizio del XX secolo, anche ora la Russia sarebbe stata “coinvolta” nel conflitto dai Paesi occidentali. Nel testo viene spiegato che l’Occidente scatena regolarmente guerre a causa delle sue “pretese coloniali”, mentre la Russia ogni volta si trova costretta a partecipare al conflitto perché prende le difese dei “popoli fratelli”, “non abbandona i suoi” e “si erge a protettrice degli oppressi”. Per esempio, nel 1914 l’Impero russo “non aveva potuto abbandonare” la Serbia.


Nel vademecum per i propagandisti la guerra in Ucraina viene chiamata “crisi ucraina contemporanea”. Gli estensori del testo collegano le origini del conflitto con l’“Euromajdan” e le operazioni militari nel Donbas:


“Gli abitanti di una serie di regioni, che erano rimasti russofoni e che subivano a causa di ciò persecuzioni da parte di elementi radicali ucraini e delle autorità ufficiali di Kiev, non hanno accettato il colpo di Stato e la prospettiva di vivere in uno stato ucraino ostile ai russi. La Crimea ha espresso il desiderio di entrare a far parte della Russia, e le ex regioni di Doneck e Lugansk hanno proclamato l’indipendenza. Con ciò hanno realizzato il diritto internazionale delle nazioni all’autodeterminazione”.


Al Cremlino “consigliano” ai mass media filogovernativi di raccontare ai loro lettori e spettatori che, dopo il 2014, i Paesi occidentali hanno deciso di “far crescere” in Ucraina, “avvalendosi di un’ideologia misantropica e della russofobia, alcune generazioni che odiano la Russia e pronte a uccidere i russi”.


Il ruolo della Russia, invece, secondo il vademecum, sarebbe esclusivamente pacifico. Nel testo si sottolinea come le autorità russe abbiano cercato in ogni modo di smorzare il conflitto, ma “gli USA hanno fatto dell’Ucraina un avamposto nella contrapposizione dell’Occidente alla Russia”, e la Russia “è stata costretta a iniziare l’operazione militare speciale”.


I traditori della patria


Un capitolo a parte del vademecum è dedicato all’“ingerenza dell’Occidente” negli affari interni della Russia. Gli autori del testo “consigliano” ai propagandisti di utilizzare nei loro materiali e nelle dichiarazioni tesi sul fatto che all’inizio del XX secolo la Germania “aveva sponsorizzato i bolscevichi”, e persino i “disordini di massa” del 1917. Alcuni storici ritengono infatti che il finanziamento dei bolscevichi da parte del governo tedesco sia un fatto documentato. Altri lo mettono in dubbio, sostenendo che questi fondi si sarebbero arenati nelle tasche del marxista attivo in Germania Alexander Parvus [nato Izrail’ Lazarevič Gel’fand – N.d.T.], che non li avrebbe inviati in Russia. Nel documento, comunque, si afferma che l’Occidente agisce così anche ora: “finanzia l’opposizione che non obbedisce al sistema, i movimenti di protesta e i mass media antirussi”, e “dopo l’inizio dell’operazione militare speciale questo processo si è intensificato”.


Sugli “agenti stranieri” nel vademecum si comunica: “Molti mass media e opinion leader ‘liberali’ hanno ricevuto lo status legale di agente straniero perché sono finanziati da strutture straniere, che spesso non hanno scopo di lucro e non sono governative, ma che sono associate a governi di Stati occidentali”.


Come Meduza ha raccontato più di una volta, si tratta di una patente menzogna: le autorità, se lo desiderano, possono dichiarare “agente straniero” qualsiasi cittadino russo. Gli estensori del vademecum ignorano la realtà e “raccomandano” alla propaganda di far sapere che “tutte le organizzazioni, i mass media, i blogger e i giornalisti che ricevono fondi stranieri si esprimono esclusivamente contro l’operazione militare speciale e la posizione ufficiale della Russia”:


“L’Occidente fornisce loro supporto informativo, aiutandoli a promuovere materiali falsi. La quasi totalità dei media ha assunto una posizione non solo antigovernativa, ma anche antirussa, arrivando a guardare con favore alla morte di militari russi. Sono veri traditori della patria, al soldo dei servizi segreti dei Paesi occidentali.”


Nella parte conclusiva del vademecum si dice che nel prossimo futuro nel mondo si svilupperà “un trend antiamericano” e che presto gli USA “non riusciranno a trovare non solo alleati militari, ma anche partner commerciali di serio livello”. Non viene tuttavia specificato per quale motivo ciò dovrebbe avvenire.


Con ogni probabilità gli autori sono convinti che sarà il risultato della “formazione di un nuovo ordine mondiale”, instaurato grazie all’esito favorevole della guerra in Ucraina. Nel vademecum si sottolinea che formare questo “ordine mondiale più giusto e sicuro” è “la missione della Russia nell’arena internazionale”.


Le basi fondamentali di questo nuovo ordine sono le seguenti:

  • “nessuno Stato dovrà assicurare la propria sicurezza a spese dell’abbassamento del livello di sicurezza di un altro Stato”;
  • “nessun popolo dovrà raggiungere il benessere a spese di un altro popolo o Stato”.


Gli autori osservano come Vladimir Putin avesse proposto argomenti simili già nel suo discorso a Monaco nel 2007, e dichiarano pomposamente che già allora “la Russia era stata profeta della progressiva de-egemonizzazione delle relazioni internazionali”.


Il Cremlino “consiglia” ai propagandisti di spiegare nei loro materiali che, iniziando l’invasione dell’Ucraina, “la Russia stava difendendo non solo i suoi interessi nazionali, la sua unicità come civiltà, ma anche il diritto di altri Stati alla loro unicità e al rispetto in un mondo multipolare”.


Nell’Amministrazione del Presidente rilevano che “la Russia ha proposto un approccio accettabile per tutti gli attori coinvolti nelle relazioni internazionali che consolida attorno alla Russia e alla sua politica estera una gran parte del mondo”. Il fatto che in realtà il Paese sia da molto tempo diventato “leader” per numero di sanzioni internazionali ad esso imposte nel vademecum è passato sotto silenzio.


Chi è che si inventa tutto questo?


Secondo le fonti di Meduza vicine al Cremlino, simili vademecum “di carattere storico” sono elaborati in un think tank del Cremlino, l’Istituto di esperti per le ricerche sociali [EISI – Èkspertnyj Institut Social’nych Issledovanij – N.d.T.]. Ai tempi di Vladislav Surkov, primo responsabile di un vero e proprio blocco politico presso l’Amministrazione del Presidente, il Cremlino collaborava col think tank esterno “Fondazione per la politica efficace” di Gleb Pavlovskij. Il nuovo responsabile della politica al Cremlino, Vjačeslav Volodin, nel 2012 ha creato un suo think tank, l’ISÈPI (Institut social’no-èkonomičeskich i političeskich issledovanij, Istituto di ricerche sociali, economiche e politiche). L’ÈISI è stato organizzato nel 2017 dopo la nomina di Sergej Kirienko a responsabile politico dell’Amministrazione del Presidente. Si occupa di una vasta gamma di compiti, dalla conduzione delle campagne alla “elaborazione della nuova ideologia” della Russia. Secondo le fonti di Meduza a sovrintendere ora direttamente alla stesura di questi documenti sarebbe il deputato della Duma del partito “Russia Unita” Oleg Matvejčev.


Matvejčev è uno dei fondatori dell’agenzia di strategia politica “Bakster-grupp”. Ha lavorato presso l’Amministrazione del Presidente ed è stato poi vicegovernatore delle regioni di Vologda e Volgograd.


Matvejčev è noto soprattutto per le sue esternazioni eccentriche e offensive. Per esempio, nel 2010 proponeva di “schiacciare coi cingoli dei carri armati” gli oppositori. Nel 2020 ha dichiarato che “aveva represso e avrebbe continuato a reprimere quella *** [feccia] dell’opposizione”. All’epoca Matvejčev era professore della Scuola superiore di economia [prestigiosa università russa – N.d.T.]; in seguito a questa dichiarazione aveva ricevuto una nota di biasimo e poco dopo aveva rassegnato le dimissioni all’ateneo. Nel 2021 è stato eletto deputato della Duma di Stato nelle fila del partito “Russia Unita”. Alle domande di Meduza fino al momento della pubblicazione Oleg Matvejčev non ha risposto.


Dopo la pubblicazione Oleg Matvejčev ha dichiarato a Meduza di non aver partecipato alla stesura dei vademecum del Cremlino.

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