Memorial dopo la scomparsa di Arsenij Roginskij

L’opera a cui Arsenij Roginskij ha dedicato tante energie e tanta passione continuerà.

Mosca 1 febbraio 2018

La morte di Arsenij Roginskij è una gravissima perdita per Memorial. Non è stato soltanto il presidente del Direttivo di Memorial Internazionale, ma anche il suo indiscusso leader. Sarà difficile sostituirlo, le persone della sua levatura sono rare.

Naturalmente proseguire il nostro lavoro senza di lui sarà molto difficile. Ma il nostro impegno continua. Proprio grazie agli sforzi instancabili di Arsenij Roginskij Memorial non è diventata l’organizzazione di un solo leader.  I diversi indirizzi della nostra attività si sono sempre fondati e continueranno a fondarsi sull’autonomia e sulla responsabilità dei singoli attivisti. E i risultati del lavoro dei nostri ricercatori verranno resi noti alla società. Molti di loro sono già conosciuti in Russia e nel mondo.

Alla prossima riunione il Direttivo sceglierà un nuovo Presidente.

Tutti i progetti di Memorial continuano a essere realizzati in base alla nostra programmazione.  Si sviluppano nuove iniziative e le nuove generazioni di ricercatori svolgono un ruolo sempre più importante nel portarle avanti.

Negli ultimi anni il lavoro di Memorial è stato reso più difficile da una crescente pressione da parte degli organi di potere. Ricordiamo, tra gli episodi più recenti, l’inclusione della sezione di Krasnodar nella lista degli “agenti stranieri”, rea di aver organizzato congressi scientifici internazionali; “il caso Jurij Dmitriev” esploso a metà gennaio a Petrozavodsk e l’ennesima trasmissione diffamatrice trasmessa da NTV. All’inizio dell’anno si è registrata in Cecenia una crescente pressione sul Centro in difesa dei diritti civili: con una accusa falsa è stato arrestato il direttore della sede a Groznyj. È stata inoltre incendiata la sede in Inguscezia ed è stata bruciata la macchina di un attivista di Memorial in Dagestan. Nonostante tutto ciò (o forse proprio per questo) da noi continuano ad arrivare sempre più giovani che condividono le nostre idee e offrono il loro contributo, portando un nuovo slancio.  Uno dei principali compiti degli ultimi anni, quello di mantenere e ampliare la cerchia dei nostri sostenitori, si sta attuando con successo e verrà portato avanti anche in futuro.

Il nostro compito è quello di salvaguardare l’eredità di Arsenij Roginskij. Intendiamo pubblicare alcuni dei suoi lavori rimasti incompiuti e che non sono riusciti a vedere la pubblicazione, dato il suo impegno instancabile e incessante per promuovere e sviluppare Memorial in una fase così complessa come quella odierna.

Sappiamo che sono in molti a essere preoccupati per il destino di Memorial e vogliamo dire a tutti i nostri amici che l’opera a cui Arsenij Roginskij ha dedicato tante energie e tanta passione continuerà. Apprezziamo il vostro sostegno e contiamo su di esso anche in futuro.

Il Direttivo di Memorial Internazionale

 

 

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“Mamma, probabilmente morirò presto”: adolescente russo in carcere per volantini anti-Putin riferisce di essere stato brutalmente picchiato da un compagno di cella.

Pubblichiamo la traduzione dell’articolo ‘Mom, I’m probably going to die soon’: Russian teenager in prison for anti-Putin flyers says cellmate brutally beat him della testata giornalistica indipendente russa Meduza. L’immagine è tratta dal canale Telegram dedicato al sostegno per Arsenij Turbin: Svobodu Arseniju! (Libertà per Arsenij!). In una recente lettera Arsenij Turbin, sedicenne russo condannato a scontare cinque anni in un carcere minorile con l’accusa di terrorismo, ha raccontato alla madre di avere subito abusi fisici e psicologici durante la detenzione. I sostenitori di Turbin, che hanno pubblicato un estratto della sua lettera su Telegram, sospettano che oltre ad aggredirlo, i compagni di cella gli stiano rubando il cibo. Ecco cosa sappiamo. Arsenij Turbin è stato condannato a cinque anni di carcere minorile nel giugno 2024, quando aveva ancora 15 anni. Secondo gli inquirenti governativi, nell’estate del 2023 Arsenij si era unito alla legione Libertà per la Russia, un’unità filoucraina composta da cittadini russi e, su loro preciso ordine aveva iniziato a distribuire volantini che criticavano Vladimir Putin. Turbin dichiara di non essersi mai unito alla legione e di avere distribuito i volantini di sua iniziativa. Il Centro per i diritti umani Memorial ha dichiarato Turbin prigioniero politico. Al momento Turbin si trova in detenzione preventiva in attesa dell’appello contro la sua condanna. Nell’estratto di una lettera inviata a sua madre pubblicato lunedì (1 ottobre) nel gruppo Telegram Svobodu Arseniju! (Libertà per Arsenij!), l’adolescente scrive che un compagno di cella di nome Azizbek lo ha picchiato più volte. “Questa sera, dopo le 18:00, uno dei miei compagni di cella mi ha dato due pugni in testa mentre ero a letto”, ha scritto. “La situazione è davvero difficile, brutta davvero. Azizbek mi ha colpito e poi ha detto che stanotte mi inc***. Sarà una lunga nottata. Ma resisterò.” Turbin scrive anche che in carcere lo hanno catalogato come “incline al terrorismo” per il reato che gli contestano (“partecipazione a organizzazione terroristica”). In un post su Telegram i sostenitori di Turbin hanno ipotizzato che i suoi compagni di cella gli stessero rubando il cibo: nelle sue lettere chiedeva sempre alla madre pacchi di viveri, mentre questa volta le ha scritto che non ne aveva bisogno. La madre di Turbin, Irina Turbina, martedì ha riferito a Mediazona che il figlio è stato messo in isolamento dal 23 al 30 settembre. Dalla direzione della prigione le hanno detto che era dovuto a una “lite” tra Turbin e i suoi compagni di cella e che tutti e quattro i prigionieri coinvolti erano stati puniti con l’isolamento. Irina Turbina ha anche detto che il personale del carcere non le ha permesso di parlare con Arsenij al telefono e che l’ultima volta che hanno parlato è stata a inizio settembre. La madre ha raccontato l’ultimo incontro con suo figlio al sito Ponjatno.Media: “Quando sono andata a trovarlo l’11 settembre non l’ho riconosciuto. Non era mai particolarmente allegro neanche le volte precedenti che l’ho visto, certo, ma almeno aveva ancora speranza, era ottimista: aspettava l’appello e credeva che qualcosa di buono l’avremmo ottenuto. L’11 settembre, invece, Arsenij aveva le lacrime agli occhi. Mi ha detto: ‘Mamma, ti prego, fai tutto il possibile, tirami fuori di qui. Sto davvero, davvero male qui’.” “Mamma, probabilmente morirò presto”, ha continuato a riferire la madre, citando il figlio. Ha poi detto di avere inoltrato la lettera a Eva Merkačeva, membro del Consiglio presidenziale russo per i diritti umani, chiedendole di intervenire. Secondo le informazioni di Mediazona, ad Arsenij è stato finalmente permesso di parlare con sua madre al telefono l’8 ottobre. Le avrebbe detto che il suo aggressore era stato trasferito in un’altra cella il giorno prima e che si trovava bene con gli altri compagni di cella. Aggiornamento del 20 ottobre dal canale Telegram Svobodu Arseniju!: “Questa settimana Arsenij non ha mai telefonato”. La madre riferisce di averlo sentito l’ultima volta l’8 ottobre scorso. 25 ottobre 2024

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