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Sul 60° anniversario della rivoluzione ungherese del 1956

La memoria divisa Sessant'anni fa la rivoluzione di ottobre in Ungheria

Budapest 1956.
La memoria divisa Sessant’anni fa la rivoluzione di ottobre in Ungheria.
Una memoria ancora oggi frammentata e contesa.
di Alessandra Solarino

La rivolta per la libertà dei ragazzi di Pest. È questa la narrazione ufficiale del Cinquantasei nell’Ungheria di Orban, a sessant’anni dalle giornate dell’ottobre ungherese, quando studenti, gente comune, intellettuali e politici si trovarono dalla stessa parte della barricata per combattere la dittatura sovietica. I manifesti alle fermate della metro della città danubiana raccontano una rivolta dei senza nome, “perché ognuno di noi può scoprirsi rivoluzionario” spiega la storica Reka Kiss, presidente del Comitato del ricordo, nominato dal Parlamento. Ma quella dei ragazzi di Pest è soltanto una delle facce del diamante e lascia in ombra il ricordo del comunista riformista Imre Nagy, primo ministro del governo rivoluzionario, di Pal Malèter, capo militare degli insorti, e dell’elite intellettuale di allora, insieme al sogno di un socialismo dal volto umano.  – Continua a leggere su RaiNews

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20 febbraio 2025. Incontro on line. Lettere ai prigionieri politici russi.

Aiutataci ad aiutare i prigionieri politici! Memorial Italia e Comunità dei russi liberi invitano a partecipare all’incontro on line dedicato ai prigionieri politici detenuti nelle carceri e colonie penali russe che si terrà on line giovedì 20 febbraio 2025 alle 19:00. Parleremo di alcuni prigionieri politici la cui sorte ci sta particolarmente a cuore e spiegheremo come scrivere loro lettere o cartoline (online e offline). L’incontro si svolgerà su Zoom. Per partecipare è necessario scrivere una mail a projectpisma@gmail.com prima dell’inizio dell’incontro.

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Milano, 18 febbraio 2025. Presentazione del volume “La mia vita nel Gulag. Memorie da Vorkuta 1945-1956”.

Mi sono riappisolata. Dopo un po’, Wanda mi sveglia: «Sai Hanka, bisogna prepararsi all’estremo viaggio, perché ci devono fucilare. Sono entrati e si sono messi a chiacchierare: dicevano che all’alba ci porteranno nel bosco e ci fucileranno». Eravamo fermamente con­vinte che fosse arrivata la fine. Sapevamo che l’intero reparto era sta­to liquidato. E nessuno pensava di riuscire a salvare la pelle. Ce ne eravamo persino fatti una ragione, dal momento che non esistevano vie d’uscita. Io e Wanda ci mettemmo a pregare. Ci ordinarono di prepararci. Alle donne slegarono le mani e fu ordinato di salire sul camion. I ragazzi erano stati pestati da far pietà, erano insanguina­ti, senza berretto, laceri. Sul camion cercammo in qualche modo di coprirli e di proteggerli. Sono strane le sensazioni che si provano in una situazione di quel genere: la famiglia e il passato erano divenuti lontani e irrilevanti, mentre quei ragazzi ci erano adesso molto più vicini e cari. Martedì 18 febbraio 2025 alle 17:30 presso la Biblioteca Lambrate di Milano (via Valvassori Peroni 56) si tiene la presentazione del volume La mia vita nel Gulag. Memorie da Vorkuta 1945-1956 di Anna Szyszko-Grzywacz, compreso nella collana Narrare la memoria, curata da Memorial Italia per Edizioni Guerini. L’ingresso è libero. Intervengono Luca Bernardini, curatore del testo, e Barbara Grzywacz e Patrizia Deotto per Memorial Italia.

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