Gli ultimi testimoni di Svetlana Aleksievič
Traduzione di Nadia Cicognini
320 pp
Edito da Bonpiani
Nell’estate del 1941 le truppe tedesche invadono la Bielorussia e occupano la capitale, Minsk.
Gli eroi di questo libro sono bambini e ragazzi bielorussi e russi che hanno vissuto la terribile quotidianità di quegli anni di guerra, con la paura, i bombardamenti, i rastrellamenti, le privazioni, e che sono cresciuti in quell’orrore, o sono morti, bruciati vivi, fucilati nei loro villaggi, e per la fame. Molti di loro hanno perso la casa e sono stati abbandonati dai genitori che sono andati a combattere il nemico al fronte o si sono uniti ai gruppi partigiani. Altri sono miracolosamente sopravvissuti e hanno partecipato alla Resistenza clandestina come staffette, esploratori e sono stati coinvolti nel dopoguerra nella ricostruzione del loro paese.
Questo romanzo corale ci racconta una storia diversa da quella ufficiale, dando voce ai ricordi infantili e raccontando il ruolo dei bambini all’interno del secondo conflitto mondiale. I loro racconti, le loro parole, che per la loro semplicità e immediatezza hanno una forza evocativa ancora più sconvolgente, modificano il nostro sguardo sul mondo, sulla realtà e sull’infanzia. L’Autrice distilla da queste straordinarie testimonianze, raccolte nell’arco di lunghi anni, dettagli e flashback che mettono a fuoco la crudeltà e l’insensatezza di una guerra le cui vittime principali e più vulnerabili sono i bambini.
Milioni di bambini sono morti in Europa durante la Seconda guerra mondiale. Ma un bambino che è stato strappato dal suo microcosmo familiare, defraudato della sua infanzia e ha avuto la guerra come un unico orizzonte di vita resta ancora un bambino? Che interpretazione può dare della guerra? Quali sono le immagini che più l’hanno segnato? Sono questi gli interrogativi a cui cerca di dare risposta l’Autrice attraverso le sue interviste. Ma non c’è azione attuata per il bene universale, conclude, citando Dostoevskij, che possa giustificare anche “una sola lacrima infantile”.
Non è stato facile per molti dei testimoni che si raccontano nel libro ricordare, rinnovare le sofferenze e i traumi vissuti, ma il loro dovere era quello di raccontare, di tener viva la memoria per preservare il mondo da altri orrori perché il tempo si sta esaurendo e loro sono gli ultimi testimoni.
http://www.rsi.ch/news/mondo/Cernobyl-e-la-premio-Nobel-7246082.html