A Mosca è scomparso Semen Samujlovich Vilenskij, poeta, saggista, ex detenuto dei gulag della Kolyma, infaticabile divulgatore della memoria e della letteratura del gulag. Vilenskij era nato nel 1928 a Mosca. Arrestato nel 1948, quando era ancora studente, passa 3 mesi nella pigione di Sukhanovo, dove viene torturato. Condannato a 10 anni di detenzione nei campi, viene trasferito in Kolyma. Rilasciato nel 1955 dopo anni di sofferenze e violenze, ritorna a Mosca solo nel 1963 e forma, assieme ad altri ex detenuti della Kolyma, la “Compagnia di Kolyma”. Dalla perestrojka in poi diventa attivissimo divulgatore della memoria e della letteratura del gulag. Fonda “Vozvrashchenie”, associazione e casa editrice dedita alla pubblicazione di opere di ex detenuti dei campi. Cura e pubblica una quantità notevole di volumi, tra cui “Dodnes’ tjagoteet”, che viene tradotto in diverse lingue. Cura la prima pubblicazione di un’antologia di versi di prigionieri dei campi, “Poety uznikov Gulaga”. In anni più recenti, si fa promotore, assieme a Marietta Cudakova, Vladimir Murav’ev e altri collaboratori di Vozvrashchenie, della pubblicazione di volumi diretti a un pubblico di giovani, di manuali e di opere di Jurij Demidov, oltre a curare il proprio archivio personale, composto da manoscritti e dattiloscritti di migliaia di opere di detenuti dei campi. Con la sua morte scompare uno dei più straordinari testimoni dell’orrore dei campi sovietici.
Voci stridenti. Il baritono putiniano e il basso ucraino sul palco del Teatro San Carlo
Abdrazakov è un artista vicino al regime di Mosca, che si è visto cancellare molte dati negli Usa e in Europa. Nonostante le proteste per la sua presenza al Don Carlo, le autorità culturali italiane restano in silenzio. E il collega ucraino Tsymbalyuk, pur “sotto shock”, ci sarà perché ha “un contratto da rispettare”.