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Ministero della Giustizia chiede la chiusura di Memorial Russia

La sentenza verrà emessa il 13 novembre 2014

Ministero della Giustizia chiede la chiusura di Memorial Russia

A settembre 2014 il Ministero per la Giustizia russa ha presentato alla Corte Suprema una denuncia nei confronti del Centro diritti umani «Memorial» richiedendo la chiusura. «Memorial» possiede uno status giuridico particolare per cui si precisa che la denuncia è diretta contro l’organizzazione storico-educativa, filantropica, per i diritti umani «Memorial».

La sentenza verrà emessa il 13 novembre 2014; nel caso il verdetto del tribunale accolga la denuncia del Ministero della Giustizia russa «Memorial» sarà costretta a chiudere tutte le sue sedi sul territorio della Federazione.

La dichiarazione ufficiale di «Memorial»

Le menzogne della NTV e le affermazioni del Ministero della Giustizia

Dichiarazione del Centro diritti umani «Memorial» e Memorial Russia

La trasmissione della NTV nel suo programma «Emergency» del 10 ottobre contiene una menzogna deliberata e una menzogna per ignoranza.

La menzogna deliberata riguarda la descrizione dell’attività del Centro diritti umani «Memorial», presumibilmente colto a sostenere estremisti e terroristi. La menzogna per ignoranza riguarda l’affermazione che il Ministero della Giustizia ha avviato un processo per liquidare il Centro diritti umani «Memorial».

In realtà, il Ministero della Giustizia ha avviato un processo presso la Corte Suprema della Federazione Russa riguardante la liquidazione non del Centro diritti umani, bensì di un’altra organizzazione, Memorial Russia.

Memorial Russia è stata registrata presso il Ministero della Giustizia nel 1992, e da allora ha unito varie organizzazioni «Memorial», attive in diverse regioni della Russia che si occupano di diritti umani e operano in campo filantropico, storico e dell’istruzione.

Nel 2012, vent’anni dopo la prima registrazione, il Ministero della Giustizia cominciò improvvisamente ad avere dubbi circa lo statuto “pan-russo” di «Memorial» – anche se di fatto tutte le medesime organizzazioni regionali continuavano come membri, e la legge su tale questione non era cambiata.

Quella che era cambiata era la posizione del Ministero della Giustizia, che ancora una volta decideva di imporre il “centralismo democratico”, anche se questo concetto sembrava aver perso la sua rilevanza dopo l’abolizione del “ruolo preminente del Partito Comunista dell’Unione Sovietica” (Art. 6 della Costituzione Sovietica).

Inoltre, il dettame della legge secondo cui lo status di organizzazione “pan-russa” presuppone l’esistenza al suo interno di sotto-divisioni strutturali in più della metà dei soggetti della Federazione Russa, viene ora interpretato dal Ministero della Giustizia come se indicasse che queste sotto-divisioni debbano necessariamente avere lo status di filiali regionali. Dalla prospettiva attuale dei burocrati, la presenza in questa o quella regione di filiali cittadine o distrettuali di un’organizzazione non è una prova della sua attività sul territorio di quella regione.

Le affermazioni del Ministero della Giustizia sono totalmente prive di fondamento – non è un caso che in risposta alla nostra perplessità a proposito di questa causa, non siamo riusciti a ottenere alcun riferimento a requisiti legali. Secondo noi, il Ministero della Giustizia non si può permettere di cercare di limitare illegalmente il diritto costituzionale di associazione. Ecco perché nel 2012 Memorial Russia ha deciso di appellarsi alla corte.

Ma dobbiamo ancora ottenere citazioni per le nostre proteste in seguito alle richieste del Ministero della Giustizia, presso la Corte del Distretto di Zamoskvoroce e la Corte della Città di Mosca nel corso delle udienze nel 2013 che – come previsto – presero posizione schierandosi con il Ministero della Giustizia.

Nel prossimo futuro, Memorial Russia inoltrerà quindi una protesta alla Corte Costituzionale. Per quanto riguarda la causa con il Ministero della Giustizia, speriamo che la revisione da parte della Corte Suprema mostri maggior rispetto per la legge di quanto fatto finora dalle corti inferiori.

La lettera di supporto del gruppo di lavoro “Historical Memory and Education” e della commissione direttiva dell’EU-Russia Civil Society Forum

The Lawsuit by the Ministry of Justice of the Russian Federation to Shut Down Russian “Memorial” Society Is Unlawful and Unconstitutional

Statement of the Working Group “Historical Memory and Education” and the Steering Committee of the EU-Russia Civil Society Forum

The Working Group “Historical Memory and Education” and the Steering Committee of the EU-Russia Civil Society Forum urge the Ministry of Justice of the Russian Federation to recall its lawsuit, submitted to the Supreme Court of the Russian Federation, to close the Russian Historical, Educational, Charity and Human Rights Society “Memorial” as well as to stop the crackdown on its member organisations. If the Ministry does not recall its lawsuit and the Supreme Court will review the case, we expect the Supreme Court to act in full accordance with the rule of law, norms of the Russian Constitution and the international law.

Registered in 1992, the Russian Society “Memorial” is one of Russia’s oldest and most prominent human rights and research organisations. With a broad spectrum of activities ranging from work on historical memory, culture of remembrance, gathering of and verifying information on victims of political repression, and investigations of extrajudicial executions, enforced disappearances, and other crimes in the conflict regions nowadays, it is one of the few organisations which for many years has advocated for historical truth in Russia and support for political prisoners.

The crackdown on several “Memorial” organisations, which has its origins in November 2012, when the infamous law No. 121-FZ (the so-called “foreign agents”’ law) came into force, is an outrage for a state, which should stand by the law and the Constitution. Nevertheless, the Ministry of Justice of the Russian Federation included the Human Rights Centre “Memorial”, a member of “Memorial” Society, in the list of “foreign agents”[1] on 21 July, 2014[2] – along with a further 14 NGOs (as of today).

The most recent move against the “Memorial” Society, the umbrella organisation, undertaken by the Ministry of Justice – though not necessarily having a political background – is no less striking, as long as it affects the oldest entity. As explained by Arseni Roginsky[3], Chair of the Board of the “International Memorial” Society, a member in the EU-Russia Civil Society Forum, the Ministry claim is related to the Russian “Memorial” Society’s organisational structure. In his words, ‘the Ministry of Justice believes that regional member organisations of the Russian “Memorial” Society must have the word “branch” in their official names.’ The authorities ignore the fact that “Memorial” has had a horizontal structure with equal rights for member NGOs, more than 60 across Russia, from the very beginning – and this is stated in its Charter. This fact did not bother the Ministry for 20 years, but now this question has suddenly become a basis for a lawsuit on dissolving the organisation, despite the fact that the legislation in this respect had not changed.

Another proof for the claim not being in accordance with Russian law is that when the position of the Ministry of Justice was upheld by several courts in 2013, no references to legal norms were provided by the Ministry. Nevertheless, “Memorial” showed respect for the Moscow City Court decision and called up, fully in accordance with its Charter, a conference of representatives of all its member organisations to make the requested changes in the structure. The conference is scheduled for 20 November, 2014. However, it was announced without any explanations that a session of the Supreme Court where the “Memorial” case will be reviewed will be held on 13 November, 2014, a week before Society’s conference.

Needless to say, according to international legal norms on freedom of association, a decision to close an NGO can be applied by the authorities only in extreme situations when an organisation has committed a crime, violates human rights, or threatens public order, law or morale. Undoubtedly, a decision to close “Memorial” Society would also violate guarantees for freedom of association enshrined in the Russian Constitution.

Ensuring accurate and professional media coverage of the dramatic situation with the Russian Historical, Educational, Charity and Human Rights Society “Memorial” is very important for giving the public a real picture in times when an on-going attack against independent NGOs has intensified in recent months and includes smear campaigns – both written publications and TV programmes. The Working Group “Historical Memory and Education” and the Steering Committee of the EU-Russia Civil Society Forum urge Russian and international media to examine the facts more thoroughly in order to avoid misunderstandings and prevent false perceptions of the case, given its importance in the public sphere. We ask the mass media to exercise professionalism, which in this case means making the effort to obtain first-hand information and not to follow intentionally perverted and defamatory reports like the one from the notorious NTV Channel broadcast on 10 October, 2014[4].

We call upon the international community – NGOs, public officials, and individuals – to express their solidarity with “Memorial” and to closely watch whether the situation develops in accordance to the rule of law and international norms.

16 October, 2014

Contact:

Anna Sevortian, Executive Director, Secretariat of the EU-Russia Civil Society Forum, Berlin, Germany
tel.
+ 49 30 44 66 80 13, e-mail: anna.anna.sevortian@eu-russia-csf.org

Kristina Smolijaninovaitė, Co-Ordinator of the Working Group “Historical Memory and Education”, Berlin, Germany, tel.: + 49 151 58 13 48 49, e-mail: kristina.smolija@eu-russia-csf.org

 


[1] See http://unro.minjust.ru/NKOForeignAgent.aspx

[2] For the background story see Statements of the Steering Committee of the EU-Russia Civil Society Forum from 10 June, 201423 July, 2014, and 12 September, 2014

[3] See http://tinyurl.com/pemsw2v for more information

[4] See http://www.ntv.ru/novosti/1234596 for more information

Il link dell’intervista ad Andrej Borisovič Roginskij, membro del direttivo di «Memorial»

 

Articolo “Kremlin efforts to silence human rights group trigger activist outcry” Kathrin Hille e Joel Lewin

Articolo “Controlling the past and future inRussia”


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2 luglio 2025. Risposta del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale all’interrogazione della deputata Lia Quartapelle in merito al caso di Ruslan Sidiki.

Il 2 luglio 2025 il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale ha risposto all’interrogazione presentata il 20 dicembre 2024 dalla deputata del Partito Democratico Lia Quartapelle a proposito del trentaseienne prigioniero politico Ruslan Sidiki, doppia cittadinanza, russa e italiana, attualmente condannato nella Federazione Russa a ventinove anni di reclusione. Di Ruslan Sidiki abbiamo già avuto modo di parlare. Interrogazione della deputata Lia Quartapelle Ruslan Sidiki, 36 anni, è un cittadino con doppia cittadinanza italiana e russa;il signor Sidiki ha rivendicato la responsabilità per le esplosioni avvenute nella base aerea militare di Djagilevo il 20 luglio 2023, e per un sabotaggio alla linea ferroviaria nella regione di Rjazan’, che ha causato il deragliamento di un treno merci, alcuni mesi dopo. Non sono stati riportati decessi e l’obiettivo dichiarato da Sidiki era quello di danneggiare infrastrutture militari;il signor Sidiki è detenuto in carcere dal 1 dicembre 2023. Il 27 novembre 2024 il tribunale di Mosca ha prorogato la sua detenzione cautelare di ulteriori tre mesi, portandola a un totale di 15 mesi. Viene accusato di compiere un atto terroristico, ma Ruslan lo nega ritenendolo soltanto un atto di sabotaggio;secondo una testimonianza raccolta dal media indipendente russo Mediazona, dopo l’arresto il signor Sidiki sarebbe stato sottoposto a reiterate torture fisiche e psicologiche, tra cui percosse, scosse elettriche tramite dispositivi come telefoni da campo e taser, minacce di mutilazioni genitali e stupro, nonché pressioni psicologiche, al fine di estorcergli confessioni e informazioni. Le torture sarebbero avvenute in più fasi: durante l’interrogatorio iniziale, nei trasferimenti e nei giorni successivi all’arresto;l’avvocato del signor Sidiki ha presentato mesi fa una denuncia per torture al presidente del comitato investigativo russo, senza ricevere alcuna risposta ufficiale. Si ritiene che le torture siano cessate grazie alla tutela dell’avvocato, il quale, tuttavia, opera grazie a raccolte fondi volontarie che potrebbero terminare, mettendo a rischio la difesa legale del signor Sidiki;le autorità russe impediscono alle istituzioni italiane di visitare e assistere il signor Sidiki, in quanto risulta entrato in Russia con il passaporto russo e quindi considerato esclusivamente cittadino russo –:quali iniziative siano state adottate, o si intenda adottare, per garantire che il signor Ruslan Sidiki, cittadino italiano, riceva un processo equo, venendo tutelato da violazioni dei diritti umani durante la detenzione;se il Governo abbia chiesto chiarimenti alle autorità russe in merito alle accuse di tortura denunciate dal signor Sidiki e quali risposte siano state ottenute. Risposta del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale Il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale segue sin dal principio il caso del signor Ruslan Sidiki, doppio cittadino italo-russo, benché non sia mai pervenuta alcuna comunicazione ufficiale dalle Autorità russe in merito al suo arresto.Il signor Sidiki fu fermato presso l’aeroporto di Vnukovo, a Mosca, a fine novembre 2023 in quanto sospettato di aver fatto esplodere l’11 novembre 2023 un treno merci nella regione di Rjazan’, circa 200 chilometri a sud della capitale. Il Consolato generale a Mosca, appresa la notizia da fonti stampa russe nella mattinata del 1 dicembre 2023, si attivò prontamente per le opportune verifiche sul caso.Il signor Sidiki risulta residente a Rjazan’ a seguito del trasferimento, nel 2008, dal comune di Siracusa. È in possesso di un passaporto italiano dal 2012 e rinnovato, da ultimo, nel 2022.Da fonti stampa russe si è appreso che il signor Sidiki si sarebbe dichiarato colpevole durante l’interrogatorio e sarebbero stati aperti a suo carico due procedimenti penali per terrorismo e acquisizione illegale e trasferimento di esplosivi. Gli sarebbero stati imputati il concorso in un attacco con droni all’aeroporto militare di Djagilevo il 20 luglio 2023 e il deragliamento a mezzo esplosivi di un convoglio ferroviario l’11 novembre dello stesso anno.Nel corso delle azioni investigative, al signor Sidiki sarebbero stati sequestrati componenti per la fabbricazione di esplosivi e ordigni esplosivi, mezzi di comunicazione e supporti elettronici contenenti foto e video delle azioni commesse.L’11 dicembre 2023 sono state riformulate le accuse a carico del connazionale. Il signor Sidiki è stato accusato di aver commesso nell’interesse dell’Ucraina i reati, tra gli altri, di possesso, trasporto e vendita illegale di esplosivi, e preparazione di attività terroristica.Il Consolato Generale a Mosca ha in più occasioni sollecitato il Ministero degli esteri russo per ottenere aggiornamenti sul caso, ricevendo solo risposte interlocutorie, e ha formalizzato da tempo una richiesta di visita consolare.L’acquisizione di informazioni risulta particolarmente difficile a causa della doppia cittadinanza del signor Sidiki. Il Governo russo è infatti molto restio nel consentire alle autorità diplomatico-consolari straniere di agire a tutela di doppi cittadini che abbiano anche la cittadinanza russa.Nel caso di specie, la situazione è resa ulteriormente complessa dal fatto che il signor Sidiki ha acquisito la cittadinanza italiana a seguito di quella russa, che invece possiede dalla nascita.Tutto questo avviene, peraltro, nel quadro di relazioni con la Federazione russa gravemente pregiudicate a seguito della ingiustificata aggressione dell’Ucraina.Il Consolato Generale a Mosca si è mantenuto in contatto costante con il legale del connazionale.Il 3 ottobre 2024 l’avvocato ha ricevuto l’autorizzazione – negata due volte in precedenza – ad effettuare una visita al suo assistito nel centro di custodia cautelare di Mosca n. 5.Il 15 aprile 2025 il legale ha informato il Consolato che il signor Sidiki è stato portato a Rjazan’ e che i seguiti del processo si sarebbero tenuti presso il Tribunale Militare di Rjazan’, luogo di nascita del connazionale e di presunto compimento dell’attentato.Il 23 maggio 2025 si è tenuta a Rjazan’ l’udienza dibattimentale del processo al connazionale Ruslan Sidiki, cui hanno partecipato in qualità di osservatori rappresentanti del Consolato Generale a Mosca, in seguito alla quale è stata pronunciata sentenza di condanna a ventinove anni di reclusione in primo grado.Da quanto appreso dal legale del connazionale, il signor Sidiki sarebbe intenzionato a fare ricorso e a richiedere di essere inserito in un programma di scambio di prigionieri.Il Consolato Generale a Mosca continuerà a sollecitare un riscontro dalle autorità russe circa la richiesta di visita consolare e a seguire il caso con attenzione, in stretto raccordo con la Farnesina. Illustrazione in copertina di Marija Tolstova /

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