Recensione della rivista AvtobiografiЯ

AvtobiografiЯ, una rivista online, con cadenza annuale, dedicata ai generi dell’ autobiografia, della biografia, della fiction narrativa, del diario, delle memorie e dell’epistola nella letteratura e nell’arte russa.

AvtobiografiЯ Rivista di studi sulla scrittura e sulla rappresentazione del sé nella cultura russahttp://journals.padovauniversitypress.it/avtobiografija

Nel 2012 è uscito il primo numero di AvtobiografiЯ, una rivista online, con cadenza annuale, dedicata  ai generi dell’ autobiografia, della biografia, della fiction narrativa, del diario, delle memorie e dell’epistola nella letteratura e nell’arte russa. L’obiettivo è quello di  esaminare in modo sistematico le tematiche relative alle diverse modalità di rappresentazione del sé, che sebbene presenti nella tradizione russa,  sono state state studiate in modo poco organico. Come spiega nell’introduzione Claudia Criveller, ricercatrice dell’Università di Padova, a cui si deve questa lodevole iniziativa, la rivista integra e supporta il portale http//www-disll.unipd.it/rifrazionedelse,  destinato a fornire informazioni sulle novità bibliografiche  e su iniziative scientifiche, nonché bibliografie di opere e di studi critici di ambito russo costantemente aggiornate. Nel primo numero sono ospitati gli Atti della giornata di studi “La rifrazione del sé. I generi auto-biografici e memorialistici nella cultura russa del XIX e XX secolo”, organizzata all’Università di Padova (18 aprile 2012), il numero è completato da due sezioni, dedicate a recensioni e a brevi segnalazioni.  I contributi di studiosi di provenienze diverse sono in italiano, in russo, in inglese e in francese e sono preceduti da un breve abstract in inglese. Il primo articolo Gli studi sui generi auto-biografici e memorialistici in Russia di C. Criveller è un’attenta e sintetica rassegna  degli studi russi e sovietici in questi ambiti, corredata da una significativa bibliografia. Segue l’articolo di P. Deotto, in cui viene delineata la definizione di autobiografia su commissione; E. Grečanaja in Francuzskij jazyk kak sredstvo samoizobraženija: neizdannyj putevoj dnevnik Anastasii Semenovny Chljustinoj (v zamužestve Sirkur) analizza i modelli letterari che influiscono sulla scrittura femminile dei diari di viaggio nella seconda metà del Settecento.  Andrea Gullotta, che insieme a C. Criveller è l’editor della rivista, analizza i tratti peculiari delle memorie del Gulag nel contesto della letteratura sovietica. A. Kolikov si sofferma sulla nota autobiografica di D.S. Merežkovskij per individuare i meccanismi utilizzati dallo scrittore nel creare la propria immagine culturale, mentre Francesca Lazzarin delinea un’analisi approfondita delle Peterburgskie Zimy, le controverse memorie (o pseudomemorie) di Georgij Ivanov.  Natalija Rodigina e Tat’jana Saburova indagano i meccanismi di autoidentificazione utilizzati da Elizaveta Vodovozova e Ariadna Tyrkova-Vil’jams, esponenti di due generazioni significative della società russa dell’Ottocento (le generazioni degli anni Sessanta e Ottanta) nelle memorie. Saburova delinea l’autobiografia collettiva della generazione degli anni Ottanta dell’Ottocento, attraverso le memorie e le lettere di A.V. Amfiteatrov. In Memuarnyj ocerk Mariny Cvetaevoj Živoe o živom (1932) v kontekste mifotvorčeskich tendencij rossijskogo  modernizma 1910x-30x goodov Aleksandra Smit analizza la costruzione della figura di Maksimilian Vološin nelle memorie di Cvetaeva. Infine Raffaella Vassena intepreta i ricordi di infanzia nel Diario dello scrittore di Dostoevskij come momenti di interazione tra memoria individuale e memoria collettiva. Il secondo numero della rivista è stato pensato per indirizzare lo studio delle forme auto-biografiche verso concetti culturali molto importanti nella cultura russa: lo Spazio e la Memoria, temi ai quali è stato dedicata una conferenza internazionale, organizzata dal 7 al 9 maggio 2013 presso l’Università degli studi di Padova. L’intesecarsi della scrittura del sé con la memoria e lo spazio, nel contesto della Russia, ha stimolato la ricerca degli studiosi che hanno contribuito con un numero cospicuo di articoli: una parte dei contributi è stata pubblicata in questo numero e una seconda parte uscirà nel terzo numero programmato per il 2014.     L’introduzione di Claudia Criveller e Andrea Gullotta presenta una sintetica panoramica degli articoli pubblicati, che spaziano dalla Vita del protopop Avvakum al saggio autobiografico di Brodskij In a Room and a Half, permettendo al lettore di orientarsi facilmente tra le diverse tematiche affrontate.

Patrizia Deotto

 

 

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Pisa, 8-29 novembre 2024. Mostra “GULag: storia e immagini dei lager di Stalin”.

Il 9 novembre 1989 viene abbattuto il Muro di Berlino e nel 2005 il parlamento italiano istituisce il Giorno della Libertà nella ricorrenza di quella data, “simbolo per la liberazione di Paesi oppressi e auspicio di democrazia per le popolazioni tuttora soggette al totalitarismo”. Per l’occasione, l’assessorato alla Cultura del Comune di Pisa porta a Pisa la mostra GULag: storia e immagini dei lager di Stalin. La mostra, a cura di Memorial Italia, documenta la storia del sistema concentrazionario sovietico illustrata attraverso il materiale documentario e fotografico proveniente dagli archivi sovietici e descrive alcune delle principali “isole” di quello che dopo Aleksandr Solženicyn è ormai conosciuto come “arcipelago Gulag”: le isole Solovki, il cantiere del canale Mar Bianco-Mar Baltico (Belomorkanal), quello della ferrovia Bajkal-Amur, la zona mineraria di Vorkuta e la Kolyma, sterminata zona di lager e miniere d’oro e di stagno nell’estremo nordest dell’Unione Sovietica, dal clima rigidissimo, resa tristemente famosa dai racconti di Varlam Šalamov. Il materiale fotografico, “ufficiale”, scattato per documentare quella che per la propaganda sovietica era una grande opera di rieducazione attraverso il lavoro, mostra gli edifici in cui erano alloggiati i detenuti, la loro vita quotidiana e il loro lavoro. Alcuni pannelli sono dedicati a particolari aspetti della vita dei lager, come l’attività delle sezioni culturali e artistiche, la propaganda, il lavoro delle donne, mentre altri illustrano importanti momenti della storia sovietica come i grandi processi o la collettivizzazione. Non mancano una carta del sistema del GULag e dei grafici con i dati statistici. Una parte della mostra è dedicata alle storie di alcuni di quegli italiani che finirono schiacciati dalla macchina repressiva staliniana: soprattutto antifascisti che erano emigrati in Unione Sovietica negli anni Venti e Trenta per sfuggire alle persecuzioni politiche e per contribuire all’edificazione di una società più giusta. Durante il grande terrore del 1937-38 furono arrestati, condannati per spionaggio, sabotaggio o attività controrivoluzionaria: alcuni furono fucilati, altri scontarono lunghe pene nei lager. La mostra è allestita negli spazi della Biblioteca Comunale SMS Biblio a Pisa (via San Michele degli Scalzi 178) ed è visitabile da venerdì 8 novembre 2024, quando verrà inaugurata, alle ore 17:00, da un incontro pubblico cui partecipano Elena Dundovich (docente di Storia delle relazioni internazionali all’Università di Pisa e socia di Memorial Italia), Ettore Cinnella (storico dell’Università di Pisa) e Marco Respinti (direttore del periodico online Bitter Winter). Introdotto dall’assessore alla cultura Filippo Bedini e moderato da Andrea Bartelloni, l’incontro, intitolato Muri di ieri e muri di oggi: dal gulag ai laogai, descriverà il percorso che dalla rievocazione del totalitarismo dell’Unione Sovietica giunge fino all’attualità dei campi di rieducazione ideologica nella Repubblica Popolare Cinese. La mostra resterà a Pisa fino al 28 novembre.

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La mia vita nel Gulag. Memorie da Vorkuta 1945-1956 di Anna Szyszko-Grzywacz con curatela di Luca Bernardini (Guerini e Associati, 2024). Una testimonianza al femminile sull’universo del Gulag e sugli orrori del totalitarismo sovietico. Arrestata nel 1945 a ventidue anni per la sua attività nell’AK (Armia Krajowa), l’organizzazione militare clandestina polacca, Anna Szyszko-Grzywacz viene internata nel lager di Vorkuta, nell’Estremo Nord della Siberia, dove trascorre undici anni. Nella ricostruzione dell’esperienza concentrazionaria, attraverso una descrizione vivida ed empatica delle dinamiche interpersonali tra le recluse e della drammatica quotidianità da loro vissuta, narra con semplicità e immediatezza la realtà estrema e disumanizzante del Gulag. Una realtà dove dominano brutalità e sopraffazione e dove la sopravvivenza per le donne, esposte di continuo alla minaccia della violenza maschile, è particolarmente difficile. Nell’orrore quotidiano raccontato da Anna Szyszko-Grzywacz trovano però spazio anche storie di amicizia e solidarietà femminile, istanti di spensieratezza ed emozioni condivise in una narrazione in cui alla paura e alla dolorosa consapevolezza della detenzione si alternano le aspettative e gli slanci di una giovane donna che non rinuncia a sperare, malgrado tutto, nel futuro. Anna Szyszko-Grzywacz nasce il 10 marzo 1923 nella parte orientale della Polonia, nella regione di Vilna (Vilnius). Entra nella resistenza nel settembre 1939 come staffetta di collegamento. Nel giugno 1941 subisce il primo arresto da parte dell’NKVD e viene rinchiusa nella prigione di Stara Wilejka. Nel luglio 1944 prende parte all’operazione “Burza” a Vilna come infermiera da campo. Dopo la presa di Vilna da parte dei sovietici i membri dell’AK, che rifiutano di arruolarsi nell’Armata Rossa, vengono arrestati e internati a Kaluga. Rilasciata, Anna Szyszko cambia identità, diventando Anna Norska, e si unisce a un’unità partigiana della foresta come tiratrice a cavallo in un gruppo di ricognizione. Arrestata dai servizi segreti sovietici nel febbraio 1945, viene reclusa dapprima a Vilna nel carcere di Łukiszki, e poi a Mosca alla Lubjanka e a Butyrka. In seguito alla condanna del tribunale militare a venti anni di lavori forzati, trascorre undici anni nei lager di Vorkuta. Fa ritorno in patria il 24 novembre 1956 e nel 1957 sposa Bernard Grzywacz, come lei membro della Resistenza polacca ed ex internato a Vorkuta, con cui aveva intrattenuto per anni all’interno del lager una corrispondenza clandestina. Muore a Varsavia il 2 agosto 2023, all’età di cento anni. Recensioni “La mia vita nel Gulag” in “Archivio storico”.

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