romanzo, Jaca Book, Milano 2013, 576 pagine
Il Tagikistan è il cuore stesso dell’Asia centrale, in quella che due millenni fa era parte della regione storica della Sogdiana, chiave delle vie carovaniere tra l’Asia anteriore, l’Occidente e la Cina. Buchara, Samarcanda, Alessandro il Grande sono nomi di una storia entrata nella leggenda. Vi si parlava, come lingua franca dei traffici l’iranico e di stirpe persiana sono i tagiki che costituiscono ancor oggi la maggioranza della popolazione dell’attuale Tojikiston indipendente. Regione prevalentemente montagnosa, con insediamenti nelle profonde vallate e sugli altipiani, dominata dai contrafforti del Pamir con cime oltre i 7000 metri: è questo lo scenario della splendida invenzione letteraria di “Churramabad”.
Il suo Autore, Andrej Volos, nato a vissuto per oltre due decenni a Dušanbe, l’attuale capitale, traduttore di poesia tagika e cultore di quella nobile letteratura, nonché narratore di lingua russa, si dedica qui a comporre, con sicura vena poetica – dalle radici antiche – un’intera epopea, moderna e contemporanea, che adombra un dramma geopolitico di grande portata.
In incalzanti capitoli, che spaziano dagli anni Venti e Trenta fino agli anni Ottanta e Novanta, si delineano le vicissitudini di una terra di frontiera, ai confini di Afghanistn e Cina, nella difficile e fragile convivenza dei vari popoli pur sotto la «normalizzazione sovietica» e nella guerra civile che dopo il crollo dell’URSS ha dal 1992 e per cinque anni contrapposto, in Tagikistan, nomenklatura comunista e forze nazionaldemocratiche e islamiche, per poi diventare una cruenta guerra di etnie e clan: Tale guerra ha devastato l’intero Paese e inferto innumerevoli lutti alla popolazione, costringendo in particolare molti russi assimilati, arrivati tre o quattro generazioni prima al seguito dell’Armata Rossa conquistatrice, a un esodo biblico verso la Russia: una patria tutta da ritrovare, che non conoscevano e non li accettava.
Churramabad-Dušanbe, capitale reale e mitica, è l’emblema di una vita possibile sognata, serena e felice o piuttosto della crudeltà scatenata e dell’angoscia senza scampo? Attraverso vicende di grande sapienza narrativa, ne percorriamo le vie saccheggiate e insanguinate, insieme a tanti personaggi russi e tagiki, di nulla colpevoli se non di voler esistere e amare e nostalgici, sempre, degli impervi sentieri della fratellanza umana, con lo sguardo volto alle vette e nevi eterne delle montagne, cercando sollievo all’esasperazione di una vita sopraffatta da ingiustizie e prevaricazioni vecchie e nuove.
Andrej Germanovič Volos è nato a Dušanbe (capitale del Tagikistan, oggi Jumhurii Tojikiston) nel 1955. Poeta lui stesso ha tradotto in russo numerosi poeti tagiki. Dal 1986 pubblica opere in prosa in Russia, dal 1991 è membro dell’Unione degli scrittori. Ha scritto numerosi romanzi: tra i più recenti Nedvižimost’ (2001, «Proprietà immobiliari»), Maskavskaja Mekka (2003, «La Mecca a Mosca»), Animator (2005, edizione italiana 2006), Pobeditel’ (2008, «Il vincitore»), Vozvraščenie v Pandžrud (2013, «Ritorno a Pandžrud»). Hurramabad è stato insignito di numerosi riconoscimenti, tra cui il Premio di Stato per la letteratura della Federazione Russa nel 2001.