Del Magro Eugenio

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Cognome: Del Magro

Nome: Eugenio

Figlio di: Achille

Pseudonimo: Coli Alfredo o Adolfo Simon Eugenio

Luogo e data di nascita: Nato a Viareggio (LU), il 30 gennaio 1887

Origine sociale e percorso politico prima dell’arrivo in URSS: Figlio di un militare. Dal 1907 al 1919 presta servizio nella Marina italiana. Nel 1910 si iscrive al PSI, poi al PCI sin dalla sua fondazione. Si distingue subito per il suo attivismo e per questo nel 1923 perde il posto di ferroviere. Nel 1925 viene arrestato per aver partecipato a uno sciopero e incarcerato per due mesi. Nel giugno 1925 emigra in Francia, dove trova lavoro prima in provincia come operaio edile, poi, a Parigi, in una fabbrica di strumenti musicali e infine, dall’agosto 1926, come ragioniere presso il giornale “Umanità”. Anche in Francia molto attivo dal punto di vista politico: nel 1926 si occupa della propaganda tra gli italiani, nel 1927 diventa membro del Comitato Centrale dei comitato proletari antifascisti e, amministratore del giornale comunista italiano pubblicato in Francia “Il lavoratore italiano”. Nel settembre del 1927 viene espulso dalla Francia per attività comunista e va in Belgio da dove viene nuovamente espulso per lo stesso motivo. Dopo un breve periodo trascorso in Lussemburgo ritorna in Francia. Nel 1931 viene arrestato a Marsiglia ma dopo un mese liberato per mancanza di prove. Nel 1932 il PCF decide di inviarlo a Mosca a lavorare al Profintern

Data dell’arrivo in URSS: 1932

Percorso professionale/politico in URSS: Vive a Mosca dove lavora come redattore alla “Inoradio” e per un breve periodo al Profintern. Vive e lavora anche a Baku come istruttore al Club internazionale dei marinai. Non prende la cittadinanza sovietica

Data, luogo e motivi dell’arresto: Arrestato a Mosca il 24 marzo 1938 per attività spionistica controrivoluzionaria e imprigionato nel carcere della Taganka

Condanna: Condannato a 8 anni di lager l’8 giugno 1938 dall’OSO dell’NKVD in base all’art. 58-6. IL 15 luglio dello stesso anno viene trasferito al Severo-Vostočnyj lager

Data, luogo e causa della morte: Muore al Severo-Vostočnyj lager il 27 maggio 1941

Riabilitazione: Riabilitato il 18 agosto 1956

Fonti archivistiche: FARF f. 10035, op. 1, d. P-25532 GARF f. 10035, op. 1, d. P-24261 RGASPI 513 2 69 Archiv Glavnoj Voennoj Prokuratury; FIG APC 1917-1943, fasc. 1517 ACS CPC busta 1696

 

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“Mamma, probabilmente morirò presto”: adolescente russo in carcere per volantini anti-Putin riferisce di essere stato brutalmente picchiato da un compagno di cella.

Pubblichiamo la traduzione dell’articolo ‘Mom, I’m probably going to die soon’: Russian teenager in prison for anti-Putin flyers says cellmate brutally beat him della testata giornalistica indipendente russa Meduza. L’immagine è tratta dal canale Telegram dedicato al sostegno per Arsenij Turbin: Svobodu Arseniju! (Libertà per Arsenij!). In una recente lettera Arsenij Turbin, sedicenne russo condannato a scontare cinque anni in un carcere minorile con l’accusa di terrorismo, ha raccontato alla madre di avere subito abusi fisici e psicologici durante la detenzione. I sostenitori di Turbin, che hanno pubblicato un estratto della sua lettera su Telegram, sospettano che oltre ad aggredirlo, i compagni di cella gli stiano rubando il cibo. Ecco cosa sappiamo. Arsenij Turbin è stato condannato a cinque anni di carcere minorile nel giugno 2024, quando aveva ancora 15 anni. Secondo gli inquirenti governativi, nell’estate del 2023 Arsenij si era unito alla legione Libertà per la Russia, un’unità filoucraina composta da cittadini russi e, su loro preciso ordine aveva iniziato a distribuire volantini che criticavano Vladimir Putin. Turbin dichiara di non essersi mai unito alla legione e di avere distribuito i volantini di sua iniziativa. Il Centro per i diritti umani Memorial ha dichiarato Turbin prigioniero politico. Al momento Turbin si trova in detenzione preventiva in attesa dell’appello contro la sua condanna. Nell’estratto di una lettera inviata a sua madre pubblicato lunedì (1 ottobre) nel gruppo Telegram Svobodu Arseniju! (Libertà per Arsenij!), l’adolescente scrive che un compagno di cella di nome Azizbek lo ha picchiato più volte. “Questa sera, dopo le 18:00, uno dei miei compagni di cella mi ha dato due pugni in testa mentre ero a letto”, ha scritto. “La situazione è davvero difficile, brutta davvero. Azizbek mi ha colpito e poi ha detto che stanotte mi inc***. Sarà una lunga nottata. Ma resisterò.” Turbin scrive anche che in carcere lo hanno catalogato come “incline al terrorismo” per il reato che gli contestano (“partecipazione a organizzazione terroristica”). In un post su Telegram i sostenitori di Turbin hanno ipotizzato che i suoi compagni di cella gli stessero rubando il cibo: nelle sue lettere chiedeva sempre alla madre pacchi di viveri, mentre questa volta le ha scritto che non ne aveva bisogno. La madre di Turbin, Irina Turbina, martedì ha riferito a Mediazona che il figlio è stato messo in isolamento dal 23 al 30 settembre. Dalla direzione della prigione le hanno detto che era dovuto a una “lite” tra Turbin e i suoi compagni di cella e che tutti e quattro i prigionieri coinvolti erano stati puniti con l’isolamento. Irina Turbina ha anche detto che il personale del carcere non le ha permesso di parlare con Arsenij al telefono e che l’ultima volta che hanno parlato è stata a inizio settembre. La madre ha raccontato l’ultimo incontro con suo figlio al sito Ponjatno.Media: “Quando sono andata a trovarlo l’11 settembre non l’ho riconosciuto. Non era mai particolarmente allegro neanche le volte precedenti che l’ho visto, certo, ma almeno aveva ancora speranza, era ottimista: aspettava l’appello e credeva che qualcosa di buono l’avremmo ottenuto. L’11 settembre, invece, Arsenij aveva le lacrime agli occhi. Mi ha detto: ‘Mamma, ti prego, fai tutto il possibile, tirami fuori di qui. Sto davvero, davvero male qui’.” “Mamma, probabilmente morirò presto”, ha continuato a riferire la madre, citando il figlio. Ha poi detto di avere inoltrato la lettera a Eva Merkačeva, membro del Consiglio presidenziale russo per i diritti umani, chiedendole di intervenire. Secondo le informazioni di Mediazona, ad Arsenij è stato finalmente permesso di parlare con sua madre al telefono l’8 ottobre. Le avrebbe detto che il suo aggressore era stato trasferito in un’altra cella il giorno prima e che si trovava bene con gli altri compagni di cella. Aggiornamento del 20 ottobre dal canale Telegram Svobodu Arseniju!: “Questa settimana Arsenij non ha mai telefonato”. La madre riferisce di averlo sentito l’ultima volta l’8 ottobre scorso. 25 ottobre 2024

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Cagliari, 22 ottobre. “Belarus, poesia e diritti umani”.

Martedì 22 ottobre alle 18.00, presso l’Università degli Studi di Cagliari, Campus Aresu (aula 6), nell’ambito del ciclo di seminari Ucraina, Belarus, Russia: lottare e resistere per i diritti nell’Europa post-sovietica dedicato al tema della resistenza al regime di Putin e del suo alleato Lukašenka si svolge il seminario Belarus, poesia e diritti umani. Nell’occasione sarà presentato il volume Il mondo è finito e noi invece no. Antologia di poesia bielorussa del XXI secolo curato da Alessandro Achilli, Giulia De Florio, Maya Halavanava, Massimo Maurizio, Dmitry Strotsev per WriteUp Books. Intervengono Dmitry Strotsev (Pubblicare poesia bielorussa in emigrazione), Julia Cimafiejeva (Scrivere poesia bielorussa all’estero) e la nostra Giulia De Florio (Tradurre poesia bielorussa in Italia). Modera Alessandro Achilli. È possibile seguire l’incontro in diretta Zoom, utilizzando il link https://monash.zoom.us/j/81314970717?pwd=gAd5RXcOX6w2BE18DHkmfxO6xTDyRG.1.

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