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Bolognesi Remo

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Cognome: Bolognesi

Nome: Remo

Figlio di: Biagio

Pseudonimo: Baroncini Miro, Paolo; Orfanello.

Luogo e data di nascita: Nato a Imola (BO) il 2 gennaio 1913.

Origine sociale e percorso politico prima dell’arrivo in URSS: Falegname, dal 1928 iscritto alla FGCI. Arrestato a Imola il 4 gennaio del 1931 per attività comunista, viene deferito al Tribunale Speciale e poi assolto per insufficienza di prove e ammonito. Nel settembre del 1932 viene condannato a tre mesi di arresto e a 2.000 lire di multa. In data non certa lascia l’Italia clandestinamente.

Data dell’arrivo in URSS: 1932.

Percorso professionale/politico in URSS: Nel 1932 viene inviato dall’Internazionale della Gioventù comunista a Nikolaev , dove lavora come istruttore al Club Internazionale dei Marinai fino al 1935 e si sposa con una donna russa. Nel 1935 si trasferisce a Mosca e vi rimane lavorando nel segretariato del KIM.

Data, luogo e motivi dell’arresto: Il 6 settembre 1937 a Mosca è arrestato per attività antisovietica.

Condanna: Il 2 novembre 1937 comincia il processo per spionaggio a suo carico. Il 10 aprile 1938 l’OSO dell’NKVD lo condanna a 8 anni di prigione per attività controrivoluzionaria.

Data, luogo e causa della morte: Muore nel 1946 mentre si trova in un lager nella regione di Chabarovsk.

Riabilitazione: Rabilitato il 23 luglio 1956.

Fonti archivistiche: RGASPI 513 2 69; Archiv Glavnoj Voennoj Prokuratury ; FIG, APC,1921-1943, fasc. 1517; FIG, Fondo Robotti; ACS, CPC busta 703

 

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Milano, 18 febbraio 2025. Presentazione del volume “La mia vita nel Gulag. Memorie da Vorkuta 1945-1956”.

Mi sono riappisolata. Dopo un po’, Wanda mi sveglia: «Sai Hanka, bisogna prepararsi all’estremo viaggio, perché ci devono fucilare. Sono entrati e si sono messi a chiacchierare: dicevano che all’alba ci porteranno nel bosco e ci fucileranno». Eravamo fermamente con­vinte che fosse arrivata la fine. Sapevamo che l’intero reparto era sta­to liquidato. E nessuno pensava di riuscire a salvare la pelle. Ce ne eravamo persino fatti una ragione, dal momento che non esistevano vie d’uscita. Io e Wanda ci mettemmo a pregare. Ci ordinarono di prepararci. Alle donne slegarono le mani e fu ordinato di salire sul camion. I ragazzi erano stati pestati da far pietà, erano insanguina­ti, senza berretto, laceri. Sul camion cercammo in qualche modo di coprirli e di proteggerli. Sono strane le sensazioni che si provano in una situazione di quel genere: la famiglia e il passato erano divenuti lontani e irrilevanti, mentre quei ragazzi ci erano adesso molto più vicini e cari. Martedì 18 febbraio 2025 alle 17:30 presso la Biblioteca Lambrate di Milano (via Valvassori Peroni 56) si tiene la presentazione del volume La mia vita nel Gulag. Memorie da Vorkuta 1945-1956 di Anna Szyszko-Grzywacz, compreso nella collana Narrare la memoria, curata da Memorial Italia per Edizioni Guerini. L’ingresso è libero. Intervengono Luca Bernardini, curatore del testo, e Barbara Grzywacz e Patrizia Deotto per Memorial Italia.

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