Jan Karski
La mia testimonianza davanti al mondo
Storia di uno Stato segreto
A cura di Luca Bernardini
Adelphi Edizioni, 2013
“Non le darò istruzioni né le farò raccomandazioni … Dovrà soltanto riferire obiettivamente quello che ha visto, raccontare quello che ha vissuto in prima persona e ripetere ciò che in Polonia le è stato ordinato di dire su coloro che vivono là e negli altri paesi occupati d’Europa»: con questo viatico il premier Sikorski mandò Jan Karski a informare gli Alleati di ciò che stava accadendo agli ebrei nel suo paese e di come i polacchi non avessero mai smesso di lottare. Unitosi alla Resistenza nel 1939, il giovane ufficiale della riserva era stato incaricato di tenere i collegamenti fra lo Stato segreto polacco – una struttura clandestina perfettamente funzionante nelle sue varie ramificazioni, caso davvero unico quanto misconosciuto nell’Europa occupata dai nazisti – e gli organi ufficiali del governo in esilio a Londra. Oltre a svolgere temerarie missioni – culminate nella sua cattura da parte della Gestapo e in una rocambolesca fuga –, Karski aveva compiuto un’impresa inaudita: era riuscito a infiltrarsi nel ghetto di Varsavia e nel campo di transito di Bełzec e, fatto ancora più inaudito, a uscirne indenne, deciso a denunciare al mondo le atrocità commesse dai nazisti ai danni della nazione polacca e degli ebrei tutti. Porterà in effetti la sua testimonianza diretta ai grandi della terra, incluso il presidente Roosevelt, ma per motivi politico-strategici il suo appello non verrà raccolto né avrà seguito: non gli resterà, nel 1944, che affidarlo a questo libro. Dimenticato nel dopoguerra in ragione dei nuovi assetti politici mondiali, Karski sarà riscoperto e intervistato dal regista Claude Lanzmann per il celeberrimoShoah (1985), che darà l’avvio alla seconda fase della sua missione: ricordare l’indifferenza degli Alleati di fronte al consumarsi del genocidio.