Memorial Internazionale insieme altre ONG russe si rivolge alla Corte Europea per la legge sugli agenti

6 February 2013
For immediate release

 

Leading Russian Human Rights NGOs launch challenge at European Court to ‘Foreign Agent’ Law.

Today, an application is being lodged with the European Court of Human Rights on behalf of eleven leading Russian human rights NGOs to contest the recently introduced ‘Foreign Agent’ Law. They allege that this Law violates their rights to freedom of association and expression (Articles 11 and 10 of the European Convention on Human Rights (ECHR)), and request that the European Court gives urgent priority to their case. The case is being brought by the Russian NGO ‘Memorial’ and the European Human Rights Advocacy Centre (EHRAC), based at Middlesex University.

The Law was passed in November 2012 and has established a new classification of NGOs in Russia, the ‘Foreign Agent’. Under this Law, if an NGO receives foreign funding and is engaged in ‘political activity’ then it must register as a ‘Foreign Agent’ and is then subject to significant reporting restrictions and regulations. Any materials or resources produced by the NGO must be labelled as having been produced by a ‘Foreign Agent’.

The case is brought on behalf of Ecodefence, Golos, Citizens Watch, Civic Assistance Committee, the Committee against Torture, Mashr, International Memorial, Moscow Helsinki Group, Public Verdict, Memorial Human Rights Group and the Movement for Human Rights.
Significantly, it is widely felt that the organisation Golos (“Voice”), which conducts independent election monitoring, was a contributor to the recent surge in the protest movement in Russia, which in turn led to legislative restrictions including the Law on Foreign Agents. The NGOs argue that the Law unnecessarily and unjustifiably puts them at risk of serious sanctions, including criminal prosecutions of individuals and the possible suspension of their organisations.

The applicants also say that the term ‘Foreign Agent’ has very negative connotations in Russia due to its association with the word ‘spy’ in the Russian language, which will therefore affect their reputations and their ability to function effectively. The lack of a clear definition of ‘political activity’ in the Russian legislation is also contested as it is believed that it could lead to the arbitrary application of the law by the authorities.

As well as impacting on the eleven NGOs named in this application, it is also argued that the ‘Foreign Agent’ Law will affect more than one thousand NGOs across Russia.

“This is a very repressive law which directly threatens the integrity and the activities of Russian NGOs which play an absolutely vital role in scrutinising and monitoring the State. We urge the Strasbourg Court to move quickly to strike it down.”

Philip Leach, EHRAC.

 

Comments from the United Russia party include:

President Putin: “[..] they are allegedly our national NGOs but in substance working for foreign money plays the music ordered by a foreign state [..] We have to shield ourselves from that interference with our internal affairs”

Mikhail Starshinov (the co-author of the law, member of the State Duma, and delegate of the United Russia party): “some political technologies [..] allow the destruction of the constitutional order of states with the use of NGOs and similar structures”.

The United Russia party: “those NGOs which are engaged in political activity and are paid from abroad must have the status of foreign agent so the public can see who implants ideas into their minds and who pays for their work”

Comments from International NGOs include:

Hugh Williamson, Director of the European and Central Asian program of Human Rights Watch:
“This disingenuous claim by President Putin and his swift signing of the amendments, despite domestic and international criticism, show his lack of respect for Russia’s international human rights obligations [..] The new law seriously undermines free assembly in Russia.”

John Dalhuisen, Amnesty International’s Director for Europe and Central Asia:
“This bill appears to have no other purpose than to set hurdles for many of the leading NGOs critical of the government and to make it even more difficult for them to operate in Russia. It should be repealed immediately”

 

Aiutaci a crescere

Condividi su:

Per sostenere Memorial Italia

Leggi anche:

Verona, 14 novembre 2024. Il caso Sandormoch.

Giovedì 14 novembre alle 16:00 nell’aula co-working del dipartimento di lingue e letterature straniere dell’università di Verona la nostra presidente Giulia De Florio terrà il seminario Riscrivere la storia, proteggere la memoria: il caso di Sandormoch. Giulia De Florio e Andrea Gullotta hanno curato per Stilo Editrice la traduzione italiana del volume Il caso Sandormoch: la Russia e la persecuzione della memoria di Irina Flige, presidente di Memorial San Pietroburgo. Del volume hanno voluto parlare Martina Napolitano, Stefano Savella, Francesco Brusa e Maria Castorani. Nell’immagine il monumento in pietra presente all’ingresso del cimitero di Sandormoch sul quale si legge l’esortazione “Uomini, non uccidetevi”. Foto di Irina Tumakova / Novaja Gazeta.

Leggi

Pisa, 8-29 novembre 2024. Mostra “GULag: storia e immagini dei lager di Stalin”.

Il 9 novembre 1989 viene abbattuto il Muro di Berlino e nel 2005 il parlamento italiano istituisce il Giorno della Libertà nella ricorrenza di quella data, “simbolo per la liberazione di Paesi oppressi e auspicio di democrazia per le popolazioni tuttora soggette al totalitarismo”. Per l’occasione, l’assessorato alla Cultura del Comune di Pisa porta a Pisa la mostra GULag: storia e immagini dei lager di Stalin. La mostra, a cura di Memorial Italia, documenta la storia del sistema concentrazionario sovietico illustrata attraverso il materiale documentario e fotografico proveniente dagli archivi sovietici e descrive alcune delle principali “isole” di quello che dopo Aleksandr Solženicyn è ormai conosciuto come “arcipelago Gulag”: le isole Solovki, il cantiere del canale Mar Bianco-Mar Baltico (Belomorkanal), quello della ferrovia Bajkal-Amur, la zona mineraria di Vorkuta e la Kolyma, sterminata zona di lager e miniere d’oro e di stagno nell’estremo nordest dell’Unione Sovietica, dal clima rigidissimo, resa tristemente famosa dai racconti di Varlam Šalamov. Il materiale fotografico, “ufficiale”, scattato per documentare quella che per la propaganda sovietica era una grande opera di rieducazione attraverso il lavoro, mostra gli edifici in cui erano alloggiati i detenuti, la loro vita quotidiana e il loro lavoro. Alcuni pannelli sono dedicati a particolari aspetti della vita dei lager, come l’attività delle sezioni culturali e artistiche, la propaganda, il lavoro delle donne, mentre altri illustrano importanti momenti della storia sovietica come i grandi processi o la collettivizzazione. Non mancano una carta del sistema del GULag e dei grafici con i dati statistici. Una parte della mostra è dedicata alle storie di alcuni di quegli italiani che finirono schiacciati dalla macchina repressiva staliniana: soprattutto antifascisti che erano emigrati in Unione Sovietica negli anni Venti e Trenta per sfuggire alle persecuzioni politiche e per contribuire all’edificazione di una società più giusta. Durante il grande terrore del 1937-38 furono arrestati, condannati per spionaggio, sabotaggio o attività controrivoluzionaria: alcuni furono fucilati, altri scontarono lunghe pene nei lager. La mostra è allestita negli spazi della Biblioteca Comunale SMS Biblio a Pisa (via San Michele degli Scalzi 178) ed è visitabile da venerdì 8 novembre 2024, quando verrà inaugurata, alle ore 17:00, da un incontro pubblico cui partecipano Elena Dundovich (docente di Storia delle relazioni internazionali all’Università di Pisa e socia di Memorial Italia), Ettore Cinnella (storico dell’Università di Pisa) e Marco Respinti (direttore del periodico online Bitter Winter). Introdotto dall’assessore alla cultura Filippo Bedini e moderato da Andrea Bartelloni, l’incontro, intitolato Muri di ieri e muri di oggi: dal gulag ai laogai, descriverà il percorso che dalla rievocazione del totalitarismo dell’Unione Sovietica giunge fino all’attualità dei campi di rieducazione ideologica nella Repubblica Popolare Cinese. La mostra resterà a Pisa fino al 28 novembre.

Leggi

La mia vita nel Gulag. Memorie da Vorkuta 1945-1956 di Anna Szyszko-Grzywacz.

La mia vita nel Gulag. Memorie da Vorkuta 1945-1956 di Anna Szyszko-Grzywacz con curatela di Luca Bernardini (Guerini e Associati, 2024). Una testimonianza al femminile sull’universo del Gulag e sugli orrori del totalitarismo sovietico. Arrestata nel 1945 a ventidue anni per la sua attività nell’AK (Armia Krajowa), l’organizzazione militare clandestina polacca, Anna Szyszko-Grzywacz viene internata nel lager di Vorkuta, nell’Estremo Nord della Siberia, dove trascorre undici anni. Nella ricostruzione dell’esperienza concentrazionaria, attraverso una descrizione vivida ed empatica delle dinamiche interpersonali tra le recluse e della drammatica quotidianità da loro vissuta, narra con semplicità e immediatezza la realtà estrema e disumanizzante del Gulag. Una realtà dove dominano brutalità e sopraffazione e dove la sopravvivenza per le donne, esposte di continuo alla minaccia della violenza maschile, è particolarmente difficile. Nell’orrore quotidiano raccontato da Anna Szyszko-Grzywacz trovano però spazio anche storie di amicizia e solidarietà femminile, istanti di spensieratezza ed emozioni condivise in una narrazione in cui alla paura e alla dolorosa consapevolezza della detenzione si alternano le aspettative e gli slanci di una giovane donna che non rinuncia a sperare, malgrado tutto, nel futuro. Anna Szyszko-Grzywacz nasce il 10 marzo 1923 nella parte orientale della Polonia, nella regione di Vilna (Vilnius). Entra nella resistenza nel settembre 1939 come staffetta di collegamento. Nel giugno 1941 subisce il primo arresto da parte dell’NKVD e viene rinchiusa nella prigione di Stara Wilejka. Nel luglio 1944 prende parte all’operazione “Burza” a Vilna come infermiera da campo. Dopo la presa di Vilna da parte dei sovietici i membri dell’AK, che rifiutano di arruolarsi nell’Armata Rossa, vengono arrestati e internati a Kaluga. Rilasciata, Anna Szyszko cambia identità, diventando Anna Norska, e si unisce a un’unità partigiana della foresta come tiratrice a cavallo in un gruppo di ricognizione. Arrestata dai servizi segreti sovietici nel febbraio 1945, viene reclusa dapprima a Vilna nel carcere di Łukiszki, e poi a Mosca alla Lubjanka e a Butyrka. In seguito alla condanna del tribunale militare a venti anni di lavori forzati, trascorre undici anni nei lager di Vorkuta. Fa ritorno in patria il 24 novembre 1956 e nel 1957 sposa Bernard Grzywacz, come lei membro della Resistenza polacca ed ex internato a Vorkuta, con cui aveva intrattenuto per anni all’interno del lager una corrispondenza clandestina. Muore a Varsavia il 2 agosto 2023, all’età di cento anni.

Leggi