Lettera aperta delle associazioni russe di difesa dei diritti dell’uomo all’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa

I difensori dei diritti russi si sono rivolti all’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa in vista delle audizioni sull’adempimento degli obblighi della Russia di fronte al Consiglio d’Europa.

I difensori dei diritti russi si sono rivolti all’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa in vista delle audizioni sull’adempimento degli obblighi della Russia di fronte al Consiglio d’Europa.

Il 2 ottobre 2012 l’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa (APCE) deve esaminare l’ademprimento da parte della Federazione Russa dei suoi obblighi verso il Consiglio d’Europa. Un rapporto su questo tema è stato preparato da Gyorgy Frunda (Romania) e Andreas Gross (Svizzera), che hanno anche proposto un progetto di risoluzione che il comitato ha approvato all’unanimità.
I difensori russi dei diritti dell’uomo hanno esaminato attentamente il testo del rapporto e della risoluzione. Constatando che le raccomandazioni dei documenti sono di natura concreta, essi hanno esaminato criticamente una serie di valutazioni contenute nel progetto di risoluzione. Secondo i difensori dei diritti dell’uomo, il progetto non segnala il carattere di finzione dei passi verso la «liberalizzazione» del sistema politico in Russia, non fa parola sulla situazione dei diritti dell’uomo nella repubblica di Cecenia, non presta attenzione alla situazione umiliante delle donne in Cecenia.

Il testo completo del messaggio è riportato qui di seguito.

Vedere anche:
Il progetto della risoluzione: «Adempimento da parte della Federazione Russa dei suoi obblighi verso il Consiglio d’Europa (in russo): http://www.memo.ru/uploads/files/854.pdf
Il rapporto: «Adempimento da parte della Federazione Russa dei suoi obblighi verso il Consiglio d’Europa (in inglese): http://www.memo.ru/uploads/files/855.pdf

Lettera aperta delle associazioni russe di difesa dei diritti dell’uomo all’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa

Signori,

Noi, rappresentanti delle organizzazioni russe di difesa dei diritti dell’uomo, abbiamo studiato attentamente il progetto di Risoluzione dell’APCE sull’adempimento da parte della Federazione Russa dei suoi obblighi nei confronti del Consiglio d’Europa, preparato dal comitato di Monitoring.
Questo progetto comporta numerose raccomandazioni, utili e precise, alle autorità del nostro paese. Tuttavia, una serie di imprecisioni, di qualifiche inesatte di avvenimenti e fatti, può annullare il possibile effetto positivo di questa risoluzione. Accanto a una valutazione totalmente adeguata delle modifiche non democratiche nella legislazione e nella pratica del diritto russe, in questo progetto noi scopriamo, con stupore, la soddisfazione della dinamica di questa situazione! Tale soddisfazione è connessa a un pacchetto di leggi proposto dall’antico presidente Medvedev e a manifestazioni di protesta di massa (punti 3,4,10 e 24 del progetto di Risoluzione).
Noi non comprendiamo come si possa giungere a una conclusione tanto ottimista. Appare evidente che i «passi» antidemocratici del potere russo hanno un carattere sistematico e che essi hanno già condotto a una modifica qualitativa della situazione nel paese, collocando la Russia nella categoria dei regimi di polizia.
Le misure citate nel rapporto del comitato di Monitoring e nel progetto della Risoluzione (punti 4 e 10 del Progetto di Risoluzione), misure a prima vista spettacolari, prese nella Federazione Russa, che possono condurre al ritorno delle possibilità democratiche, non possono essere considerate come delle misure sincere e adeguate e probabilmente non sono altro che una finzione. È molto importante precisarlo nel documento finale.

Cerchiamo di giustificare questa affermazione.

  1. Il ritorno a elezioni dirette dei capi del potere esecutivo delle regioni, proclamato come un successo delle riforme liberali (punto 10 del progetto di Risoluzione) perde il suo potenziale democratico: allo stesso tempo si adotta il cosiddetto «filtro municipale» – che esige che il candidato si assicuri il sostegno di una determinata percentuale, molto elevata, di eletti municipali. In condizioni in cui il partito dirigente conserva la maggioranza nelle riunioni municipali, questa norma esclude dalle elezioni i rappresentanti dell’opposizione. Vediamo attualmente come questo accade nelle regioni dove i governanti devono essere eletti.
  2. Anche l’abbassamento della soglia del numero dei membri necessari dei partiti (da 50000 a 500) e l’aumento delle possibilità di proporre candidati da parte dei partiti, si rivelano una finzione. Il divieto di costituire blocchi pre-elettorali, insieme al mantenimeto del 5% (barriera per le elezioni al parlamento) e all’esigenza obbligatoria per i partiti di partecipare alle elezioni (sotto pena di perdita della registrazione) praticamente privano i partiti d’opposizione di ogni possibilità di accesso al parlamento.
  3. Non si comprende perché si dovrebbe in terpretare come un’avanzata verso la società democratica la forte esplosione di proteste provocate dalla non accettazione da parte della società della falsificazione massiccia delle elezioni e dalla crescita delle persecuzioni per motivi politici (punto 3 del progetto della Risoluzione).
  4. Non si comprende affatto perché, nel progetto della Risoluzione, non si parli del fatto che i principali media russi – sia di stato sia quelli appartenenti a monopoli prossimi al potere – sono utilizzati come macchine di propaganda di governo, anche per calunniare l’opposizione, le organizzazioni di difesa dei diritti dell’uomo e altre organizzazioni non governative. Perché il progetto non parla delle persecuzioni per motivi politici, delle pressioni esercitate sui militanti della società civile, del ricorso per questo scopo a cause penali falsificate, all’arbitrio e all’applicazione allargata delle disposizioni della legislazione anti-estremista?
  5. Nella segnalazione delle grossolane violazioni dei diritti dell’uomo in Inguscezia e in Daghestan (p.15), la Risoluzione ignora totalmente la situazione nella Repubblica di Cecenia. E tuttavia, dall’adozione nel 2010 della Risoluzione dell’APCE Nº1738, che esprime viva inquietudine per le violazioni grossolane e sistematiche dei diritti dell’uomo in Cecenia, non è avvenuto nessun miglioramento.

Il progetto della Risoluzione passa sotto silenzio la situazione umiliante e arbitraria delle donne in Cecenia, malgrado le informazioni a questo proposito contenute nei rapporti delle organizzazioni di difesa dei diritti dell’uomo, come pure in altri documenti accessibili ai relatori al momento della preparazione del loro rapporto e del progetto della Risoluzione.
Noi vi chiediamo di apportare le necessarie modifiche al testo della Risoluzione, segnalando da un lato il carattere sistematico delle misure antidemocratiche delle autorità russe e dall’altro il carattere di finzione di liberalizzazione della legislazione politica.
Noi supponiamo che le spiacevoli insufficienze del rapporto di Monitoring e del progetto di Risoluzione dell’APCE preparato sulla base di tale rapporto, siano dovute al fatto che i co-autori del rapporto, per ragioni incomprensibili, non hanno incontrato i rappresentanti della società civile russa.

Centro di difesa dei diritti dell’uomo «Memorial»
Liudmila Alekseeva, Presidente del gruppo Helsinki di Mosca
Valeryj Borchev, membro del gruppo Helsinki di Mosca
Juryj Vdovin, organizzazione di difesa dei diritti «Controllo Civile»
Svetlana Gannuskina, Comitato «Assistenza Civile»
Oleg Orlov, membro del Consiglio del centro di difesa «Memorial»
Sergej Kovalev, Presidente della Commissione Sociale per lo studio dell’eredità dell’accademia A.Sacharov
Lev Ponomarev, Movimento panrusso «per i diritti dell’uomo»
Lilia Chibanova, Associazione di difesa dei diritti degli elettori di «GOLOS»
Juryj Schmidt, avvocato, Consiglio di difesa dei diritti di San Pietroburgo.

 

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